LA RECENSIONE DI MARINA: GRAND BUDAPEST HOTEL di Wes Anderson

In sala da giovedì 10 aprile, Grand Budapest Hotel, ultima fatica di Wes Anderson e vincitore dell’Orso d’Argento all’ultimo Festival di Berlino, risulta essere uno dei più interessanti lungometraggi del regista americano dopo il successo dell’ormai celebre I Tennenbaum.

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Il film si apre con l’immagine di una giovane ragazza davanti ad un busto raffigurante uno scrittore del passato (sotto il busto è soltanto presente la scritta “Author”), da qui parte un flashback che raffigura lo stesso autore, il cui nome non viene mai fatto durante tutto il film, il quale inizia a raccontare un’insolita vicenda illustratagli in gioventù da un singolare ospite di un hotel semi-abbandonato in cui si trovava per problemi di salute, il Grand Budapest Hotel. Ha qui inizio un secondo flashback che ci mostra il nostro autore da giovane insieme al suo misterioso interlocutore. Il racconto di quest’ultimo, che dà vita ad un ulteriore flashback, rappresenta il cuore della storia, che vede il Grand Budapest Hotel nel suo periodo di massimo splendore, con il grande Monsieur Gustave alla guida.
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La storia raccontata è molto ben articolata e ricca di colpi di scena e di tensione. Al di là di ciò, Wes Anderson non si smentisce mai: il suo cinema è un vero e proprio piacere per gli occhi! Numerose le carrellate, ormai marchio di fabbrica del regista, con colori sgargianti e vivi la fotografia, ricca di dettagli la scenografia ed una macchina da presa vivace ed attenta, i cui movimenti sono numerosi e molto ben articolati. Tutto ciò contribuisce a conferire alla storia raccontata un certo tono fiabesco ed una certa leggerezza, nonostante si tratti di una vicenda con risvolti amari, come spesso succede nei film di Anderson.
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Il cast presente in questo film è davvero stellare, capita raramente di vedere tanti nomi così importanti tutti insieme nello stesso lungometraggio: da Ralph Fiennes (nel ruolo di Monsieur Gustave) a Jude Law (lo scrittore da giovane) da F. Murray Abraham (proprietario dell’hotel) ad Adrien Brody, da Bill Murray (ormai attore feticcio di Anderson) ad un’irriconoscibile Tilda Swinton.
Solo alla fine del film, nei titoli di coda, si apprende che la storia è ispirata a diverse opere di Stefan Zweig (la vera identità dell’autore sconosciuto), grande autore austriaco emigrato in Sud America negli anni ’30 a causa dell’avvento di HItler ed appassionato di psicanalisi. Anche se il suo nome, oggi, non viene ricordato da molti, dai suoi lavori sono state spesso realizzate trasposizioni cinematografiche. La più celebre fra tutte è Lettera da una sconosciuta, realizzata nel 1948 da Max Ophuls, fino alla più recente Une promesse di Patrice Leconte, presentata fuori concorso all’ultima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
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In conclusione, Grand Budapest Hotel risulta essere un film molto ben articolato, con una storia avvincente e la firma di Wes Anderson, che, oggi come oggi, è sempre una garanzia. Da non perdere assolutamente!
Voto: 10/10
Marina Pavido
ASCOLTA LA RECENSIONE AUDIO DI MARINA DALLA PUNTATA 122 DI ENTR’ACTE – https://www.youtube.com/watch?v=oq13k5NSpuo&feature=youtu.be

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