Uno dei film più attesi dell’estate 2023 è indubbiamente Barbie, ultima fatica dell’attrice e regista Greta Gerwig e ispirato alla leggendaria bambola che dal 1959 fa sognare grandi e piccine in tutto il mondo. Sarà stato in grado il film di soddisfare le aspettative degli spettatori? Presto detto.
La storia messa in scena, dunque, è quella di Barbie nella sua versione più classica (impersonata da una perfetta Margot Robbie), la quale vive a Barbieland insieme a molte altre Barbie e a svariati Ken (tra cui un Ken speciale, innamorato di lei e impersonato da Ryan Gosling) e che, di punto in bianco, sembra porsi molte domande esistenziali, perdendo quell’ingenua spensieratezza che da sempre ha caratterizzato le sue giornate. Cosa sarà mai successo? A quanto pare, ciò dipende da una bambina che gioca con lei nel mondo reale, la quale, con i suoi pensieri cupi, ha aperto una sorta di varco tra il suo mondo e Barbieland. Al fine di ripristinare gli equilibri, dunque, toccherà proprio alla nostra Barbie fare un viaggio nel mondo della bambina e cercare di sanare ciò che non sta andando per il verso giusto.
Irriverente, dissacrante, esilarante (soprattutto per quanto riguarda la sua prima parte), ma anche estremamente attuale, il film di Greta Gerwig tratta innanzitutto la situazione delle donne nel mondo in cui viviamo, dove, a differenza di quanto accade a Barbieland, un forte patriarcato sembra ancora svolgere un ruolo a dir poco centrale. Non a caso, dunque, anche Ken, che per troppo tempo ha avuto l’impressione di esistere soltanto in virtù della sua Barbie, trova nel mondo degli umani il suo ambiente ideale. O, almeno, questo è ciò che crede.
Con un’importante citazione iniziale di 2001: Odissea nello Spazio (Stanley Kubrick, 1968), un cameo di Barbara Handler (figlia di Ruth Handler, l’inventrice di Barbie) e una piccola ma curata sottotrama riguardante i delicati rapporti madre-figlia (tema centrale di Lady Bird opera prima della regista, realizzata nel 2017), questo Barbie si rivela indubbiamente un lungometraggio impeccabile nell’estetica e decisamente arguto, ma – rischio alquanto prevedibile – tende leggermente a “sgonfiarsi” man mano che si va avanti con la messa in scena, con tanto di snodi narrativi a volte eccessivamente deboli e forzati. Peccato. Soprattutto perché data la prima parte del lungometraggio, ci si sarebbe aspettati molto di più. Ma sta bene. In fondo, trattando temi piuttosto urgenti ed estremamente attuali, Greta Gerwig ci ha comunque regalato due ore di piacevole intrattenimento, che ci spingono anche a una riflessione più profonda.
Marina Pavido