LA RECENSIONE DI MARINA: IL CLUB di Pablo Larrain

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TITOLO: IL CLUB; REGIA: Pablo Larrain; genere: drammatico; anno: 2015; paese: Cile; cast: Alfredo Castro, Antonia Zegers, Roberto Farias, Jaime Vadell; durata: 98′

Attualmente – e finalmente! – in programmazione – da giovedì 25 febbraio – nelle sale italiane, Il club, vincitore dell’Orso d’Argento al Festival di Berlino nel 2015, è l’ultima fatica del cineasta cileno Pablo Larrain.

In una casa in riva al mare, in un piccolo paesino sulla costa cilena, vivono quattro sacerdoti, insieme ad una suora, i quali devono fare penitenza per i loro peccati. I cinque, però, si dedicano alle scommesse sulle corse clandestine di levrieri e conducono una vita non in linea con ciò che la Chiesa stessa gli ha imposto. L’arrivo di un quinto sacerdote ed il suo subitaneo suicidio, però, sconvolgeranno gli equilibri venutisi a formare.

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Pablo Larrain, autore tra i più influenti nel panorama cinematografico contemporaneo e da sempre impegnato sul piano politico, ha qui, per la prima volta, trattato un tema quanto mai attuale come quello dei preti pedofili e dell’omertà della Chiesa Cattolica a riguardo. Dopo la dittatura di Pinochet – ampiamente trattata già in Post mortem e nel recente No – I giorni dell’arcobaleno – ecco che il cineasta cileno approfondisce un nuovo tema, creando un prodotto altamente d’impatto, “scomodo” (basti pensare che in Italia sono pochissime le sale in cui viene proiettato), ma, allo stesso tempo di grande potenza cinematografica. Un prodotto politico, ma in cui il cinema non viene “assorbito” dal potere politico stesso.

Il-Club-di-Pablo-Larraín-05-1000x583Il lungometraggio si apre con un passo della Genesi: “Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre”. Partendo da questa dicotomia luce/tenebre, ecco che Larrain si concentra su queste ultime, mostrandoci un mondo “sporco”, oscuro, segreto. Ma chi è, in fin dei conti, la vittima e chi il carnefice? La figura del sacerdote mandato dalla Chiesa per indagare circa il passato dei quattro protagonisti sta a rappresentare questo potere supremo, corrotto, fasullo che dall’alto è pronto a giudicare chiunque provi a discostarsi da regole severamente imposte. I sacerdoti, dal canto loro, sono personaggi malati, ipocriti, che, dopo aver perso il contatto con sé stessi a furia di sentirsi costretti in una vita non loro, hanno anche perso la lucidità nell’affrontare la vita stessa.

El-clubUna figura particolarmente interessante è quella del pescatore alcolizzato Sandokan, vittima, durante l’infanzia, di abusi sessuali da parte di un prete. Egli, una sorta di “voce della verità” è un personaggio scomodo, ma anche una sorta di Cristo sceso in terra, che pertanto dovrà “espiare” le colpe dei suoi fratelli – secondo il giudizio della comunità del paesino – immolandosi al posto loro. Particolarmente intrisa di simbolismo religioso, a questo proposito, la scena in cui, dopo aver fatto picchiare Sandokan dalla gente del posto, accusandolo di una colpa non commessa, uno dei sacerdoti, in atto di penitenza, è intento a lavare i piedi all’uomo, per poi chinarsi a baciarli. Sandokan, dal canto suo, è composto sulla sedia alla stregua di un Cristo appena deposto dalla croce.

A021_C013_0722KAPablo Larrain racconta tutto ciò in modo assolutamente personale e spiazzante, senza voler proclamare a tutti i costi una tesi definitiva. Questo suo modo di raccontare viene, qui, inoltre, rafforzato da una regia sapiente e da una fotografia che gioca molto sul contrasto luce/ombra, con immagini spesso poco definite e con personaggi di cui vediamo sovente soltanto il controluce, il riflesso o l’ombra stessa.

Con questo suo ultimo lavoro, Larrain ha nuovamente dato prova del suo grande talento di cineasta e narratore, dimostrando, così, di essere una delle personalità più importanti del panorama cinematografico contemporaneo.

VOTO: 9/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: SUFFRAGETTE di Sarah Gavron

TITOLO: SUFFRAGETTE; REGIA: Sarah Gavron; genere: drammatico; anno: 2015; paese: Gran Bretagna; cast: Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Meryl Streep; durata: 106′

Nelle sale italiane dal 3 marzo, Suffragette è l’ultimo lungometraggio della regista Sarah Gavron, presentato fuori concorso all’ultima edizione del Torino Film Festival.

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Londra, 1903. Maude Watts, operaia in fabbrica e madre di un bimbo di sei anni, incoraggiata da alcune colleghe, inizierà a prendere parte ai cortei di protesta organizzati da migliaia di donne, soprannominate con spregio “Suffragette” e capitanate da Emmeline Pankhurst, al fine di fare approvare una legge che dia alle donne il diritto di voto.

17156100681_320b35b7d5_oLa storia di queste eroine è stata messa in scena da una troupe tutta al femminile: la regista Sarah Gavron (nomination BAFTA Award e BIFA Award per Brick Lane), la sceneggiatrice Abi Morgan (The Hour, The Iron Lady, Shame) e le produttrici Faye Ward e Alison Owen, oltre ad un cast stellare che vede Carey Mulligan nel ruolo della protagonista, Helena Bonham Carter e Meryl Streep, nel ruolo di Emmeline Pankhurst. Il risultato è un lungometraggio ben scritto, ben riuscito, che non cede mai a buonismi o a falsi pietismi, ma che racconta, senza sconti di pena, una storia, quella di Maude Watts – personaggio fittizio creato a scopi narrativi – nello specifico, e quella di migliaia di donne che hanno lottato per qualcosa che, ancora oggi grazie alle loro proteste, è un diritto universalmente riconosciuto.

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Maude Watts è una donna come tante, un’operaia sfruttata e sottopagata, la quale vive con un marito di strette vedute e con un bambino di sei anni, ma che, però, riesce a trovare il tempo per lottare per qualcosa in cui crede – forte anche dell’appoggio di molte sue compagne – mettendo in gioco anche la sua vita lavorativa e personale, oltre che quella di suo figlio. La storia di tante donne di quell’epoca, spesso derise, mai capite ed umiliate, oltre che considerate delle vere e proprie fuorilegge.

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La regista Sarah Gavron si è dimostrata particolarmente capace nel raccontare questi due drammi – quello universale in primis e quello personale nello specifico – mediante una regia asciutta, cruda, che prevede anche una fotografia cupa, ma che, allo stesso tempo, riprende i colori scelti dalle Suffragette quali “marchio” per fare del loro movimento uno strumento di propaganda.

suffra_stillParticolarmente degna di nota è la scena finale del film, in cui la protagonista esce di casa per unirsi al corteo delle sue compagne: in un attimo le figure diventano sfocate, la protagonista stessa si confonde tra le altre donne e, in dissolvenza, l’immagine si unisce ad un filmato di repertorio che mostra un corteo di Suffragette: ecco, così, che il tutto diventa storia. Una porzione di storia che tutti dovrebbero conoscere e ricordare.

Per la realizzazione, ma soprattutto per il tema trattato, Suffragette di Sarah Gavron è un film che dovrebbe essere visto da spettatori di tutte le età.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

SPECIALE OSCAR 2016: tutti i vincitori

Oscar-2016-1A cura di Marina Pavido

Si è da poco conclusa la tanto attesa cerimonia di premiazione presso il Dolby Theatre di Los Angeles e non poche sono state le sorprese in questa lunga nottata. La serata, che ha visto come conduttore il comico Chris Rock – il quale ha spesso ironizzato sul fatto che nessun artista di colore sia stato candidato, quest’anno, ai Premi Oscar – si è conclusa con la vittoria di “Spotlight”, di Tom McCarthy, come Miglior Film. Un premio, questo, conferito più al potere politico del film che al cinema stesso. Un film sì ben realizzato, ma decisamente inferiore ad altri lungometraggi candidati per lo stesso titolo: primo fra tutti “La grande scommessa” di Adam McKey – anch’esso testimone di un importante argomento di attualità – oppure “Il ponte delle spie” di Steven Spielberg o ancora “Room” di Lenny Abrahamson. In poche parole, una vittoria che ha fatto storcere il naso a molti.

060720624-fdf2c1fe-892d-427d-b6cb-893892ca9802Grande ovazione in sala in occasione del conferimento del Premio Oscar per il Miglior Attore Protagonista a Leonardo Di Caprio, il quale, evidentemente pressato dalla grande battaglia mediatica circa le sue mancate vittorie agli Oscar nonostante le numerose candidature, ha tenuto un interessante discorso sulle pericolose condizioni climatiche del nostro pianeta, affermando che per lui questi problemi che riguardano tutti noi non sono affatto scontati e che analogamente anche questa serata per lui non è stata affatto scontata.

oscar-2016-oscars-oscar-brie-larson-oscarBrie Larson, la giovane protagonista di “Room” ha ottenuto, meritatamente, il Premio Oscar per la Miglior Interpretazione Femminile, mentre ad Alicia Vikander, per la sua performance in “The Danish Girl” di Tom Hooper, è andata la statuetta alla Miglior Attrice Non Protagonista. Due giovani donne, due talenti agli albori della loro carriera, questo è quello che l’Academy ha voluto premiare.

720x405-FRD-DS-00668Il lungometraggio che ha collezionato il maggior numero di statuette – ben sei – è stato “Mad Max: Fury Road” di George Miller: ad esso sono andati gli Oscar per il Miglior Montaggio, per la Miglior Fotografia, per i Migliori Costumi, per il Miglior Trucco e Acconciature, per il Miglior Sonoro e per il Miglior Montaggio Sonoro. Grande escluso della serata è stato, invece, “Star Wars”, che non ha portato a casa nessuno degli Oscar per cui era stato nominato.

spotlight-xlargeUn altro premio che non ha convinto più di tanto il pubblico e la critica è stato quello alla Miglior Sceneggiatura Originale, conferito a “Spotlight”, che vedeva, tra i suoi concorrenti, anche il bellissimo “Inside Out”, lungometraggio di animazione della Pixar dallo script originale, commovente, divertente ed arguto, il quale, in compenso, si è meritatamente aggiudicato l’Oscar come Miglior Film di Animazione.

1200x630_307863_il-figlio-di-saul-rivelazione-a-canneNessuna sorpresa, invece, per quanto riguarda il conferimento del Premio Oscar al Miglior Film Straniero: “Il figlio di Saul”, dell’ungherese Laszlo Nemes è stato, secondo l’Academy, il miglior lungometraggio di lingua straniera.

1401x788-102669322Deludente, invece, la scelta di conferire al documentario “Amy”, sulla cantante Amy Winehouse, l’Oscar al Miglior Documentario. Vero, il tema trattato riesce a toccare molti, però, volendo prettamente parlare di cinema, il prodotto nulla ha a che vedere con il capolavoro di Joshua Oppenheimer “The look of Silence.

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Durante la serata vi sono stati non pochi momenti di commozione. Quando, ad esempio, sono state commemorate – con le note di “Blackbird” dei Beatles – tutte le personalità del cinema scomparse nell’ultimo anno, tra cui il nostro grande Ettore Scola. Ed è stato particolarmente toccante anche il momento in cui Ennio Morricone ha vinto l’Oscar alla Miglior Colonna Sonora per “The hateful Eight” di Quentin Tarantino -altro grande escluso dai premi. Il compositore, davanti ad una platea commossa e plaudente, accompagnato dal figlio che ha fatto anche da interprete, è apparso visibilmente emozionato nel ricevere per la prima volta – se si esclude il Premio Oscar alla Carriera – questo importante riconoscimento.

Di seguito, ecco l’elenco completo di tutti i vincitori in questa lunga Notte degli Oscar:

MIGLIOR FILM:  Spotlight

MIGLIOR REGIA:  Alejandro G. Iñarritu – Revenant

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA:  Leonardo Di Caprio – Revenant

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA:  Brie Larson – Room

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA:  Mark Rylance – Il ponte delle spie

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA:  Alicia Vikander – The Danish Girl

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE:  Spotlight

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE:  La grande scommessa

MIGLIOR FILM STRANIERO:  Il figlio di Saul – Laszlo Nemes (Ungheria)

MIGLIOR FILM DI ANIMAZIONE:  Inside Out

MIGLIOR MONTAGGIO:  Mad Max: Fury Road

MIGLIOR SCENOGRAFIA:  Mad Max: Fury Road

MIGLIOR FOTOGRAFIA:  Revenant

MIGLIORI COSTUMI:  Mad Max: Fury Road

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE:  Mad Max: Fury Road

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI:  Ex Machina

MIGLIOR SONORO:  Mad Max: Fury Road

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO:  Mad Max: Fury Road

MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE:  The hateful eight – Ennio Morricone

MIGLIOR CANZONE:  Writing’s on the wall – Spectre

MIGLIOR DOCUMENTARIO:  Amy

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO:  A girl in the river – The price of forgiveness

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO:  Stutterer

MIGLIOR CORTO DI ANIMAZIONE:  Bear story

E così, conclusasi anche quest’anno la famosa cerimonia di premiazione, non ci resta che aspettare l’anno prossimo per nuovi, interessanti premi, continuando, nel frattempo a vedere i film che più ci piacciono, in modo da mantenere vivo il nostro amato cinema.

 

SPECIALE OSCAR 2016: nominations e pronostici

oscar_imageA cura di Marina Pavido

“Questa statuetta assomiglia proprio a mio zio Oscar!”. Così esclamò, nel lontano 1928, Margaret Herrick, impiegata presso l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, non appena vide l’ormai celeberrima statuina. Da lì il nomignolo di Premio Oscar per l’Academy Award of Merit, ossia il premio cinematografico più antico del mondo (istituito ben tre anni prima del Leone d’Oro, conferito alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia): 35 cm di altezza per 24 carati d’oro. La prima cerimonia per il conferimento del tanto ambito Premio Oscar ebbe luogo, infatti, il 16 maggio 1929 e da quella volta ogni anno numerosi artisti di tutto il mondo fanno a gara per aggiudicarsi l’agognata statuetta.

Anche quest’anno siamo giunti alla sera della premiazione, che si terrà, come di consuetudine, presso il Dolby Theatre di Los Angeles e che, quest’anno, è giunta alla sua 88° edizione.

La cerimonia sarà visibile sul canale Sky Cinema Oscar e, in chiaro, su TV8 (canale 8 del digitale terrestre, ex MTV). Per chi desiderasse vederla in streaming, sarà possibile collegarsi sul sito http://www.tv8.it. La diretta inizierà intorno alle 23, con l’arrivo dei nominati, mentre la premiazione vera e propria avrà inizio intorno alle 2 del mattino, ora italiana.

Prima di procedere con pronostici e commenti vari, ecco l’elenco dei nominati ai Premi Oscar 2016:

Miglior film
La grande scommessa
Il ponte delle spie
Brooklyn
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto – The Martian
Revenant
Room
Il caso Spotlight

Miglior regia
Adam McKay – La grande scommessa
George Miller – Mad Max: Fury Road
Alejandro Gonzales Inarritu – Revenant
Lenny Abrahamson – Room
Tom McCarthy – Il caso Spotlight

Miglior attore protagonista
Bryan Cranston – Trumbo
Matt Damon – Sopravvissuto -The Martian
Leonardo DiCaprio – Revenant
Michael Fassbender – Steve Jobs
Eddie Redmayne – The Danish Girl

Miglior attrice protagonista
Cate Blanchett – Carol
Brie Larson – Room
Jennifer Lawrence – Joy
Charlotte Rampling – 45 anni
Saorsie Ronan – Brooklyn

Miglior attore non protagonista
Christian Bale – La grande scommessa
Tom Hardy – Revenant
Mark Rylance – Il ponte delle spie
Mark Ruffalo – Spotlight
Sylvester Stallone – Creed

Miglior attrice non protagonista

Jennifer Jason Leigh – The Hateful Eight
Rooney Mara – Carol
Rachel McAdams – Spotlight
Alicia Vikander – The Danish Girl
Kate Winslet – Steve Jobs

Miglior sceneggiatura originale
Il ponte delle spie
Ex Machina
Inside Out
Spotlight
Straight Outta Compton

Miglior sceneggiatura non originale
La grande scommessa
Brooklyn
Carol
The Martian
Room

Miglior film straniero
El abrazo de la serpiente (Colombia)
Mustang (Francia)
Il figlio di Saul (Ungheria)
Theeb (Giordania)
A War (Danimarca)

Miglior film d’animazione
Anomalisa
Boy and the World
Inside Out
Shaun – vita da pecora
Quando c’era Marnie

Miglior montaggio

La grande scommessa
Mad Max Fury Road
Revenant
Spotlight
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior scenografia
Il ponte delle spie
The Danish Girl
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto – The Martian
Revenant

Miglior fotografia
Carol
The Hateful Eight
Mad Max Fury Road
Revenant
Sicario

Migliori costumi

Carol
Cenerentola
The Danish Girl
Mad Max Fury Road
Revenant

Miglior trucco e acconciature
Mad Max: Fury Road
Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Revenant

Migliori effetti speciali
Ex Machina
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto – The Martian
Revenant
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior sonoro
Il ponte delle spie
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto – The Martian
Revenant
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior montaggio sonoro
Mad Max: Fury Road
Sopravvissuto – The Martian
Revenant
Sicario
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior colonna sonora originale
Il ponte delle spie
Carol
The Hateful Eight
Sicario
Star Wars: il risveglio della Forza

Miglior canzone
Earned It – 50 sfumature di grigio
Manta Ray – Racing Extinction
Simple Song #3 – Youth
Til It Happens To You – The Hunting Ground
Writing’s On the Wall – Spectre

Miglior documentario
Amy
Cartel Land
The Look of Silence
What Happened, Miss Simone?
Winter of Fire: Ukraine’s Fight for Freedom

Miglior corto documentario
Body Team 12
Chan, beyond the Lines
Claude Lanzmann: Spectres of the Shoah
A Girl in the River: The Price of Forgiveness
Last Day of Freedom


Miglior cortometraggio

Ave Maria
Day One
Everything Will Be OK
Shok
Stutterer

Miglior cortometraggio d’animazione
Bear Story
Prologue
Sanjay’s Super Team
We Can’t Live without Cosmos
World of Tomorrow

Senza troppi giri di parole, sappiamo che il conferimento del Premio Oscar più atteso sarà quello al Miglior Attore Protagonista, in quanto il fatto che il “povero” Leonardo Di Caprio, dopo ben 5 nominations, non sia mai stato premiato è diventato un vero e proprio tormentone sul web. E sia. Pur non trattandosi della sua interpretazione migliore, molto probabilmente la statuetta andrà proprio a lui per la sua performance in “Revenant” di Alejandro G. Iñarritu.

Per quanto riguarda la Miglior Attrice Protagonista, in molti fanno il tifo per la bravissima Cate Blanchett, che in “Carol” di Todd Haynes ha dato ulteriore prova del suo talento. Eppure, anche quest’anno l’Academy potrebbe stupirci premiando la giovane Brie Larson, protagonista di “Room” di Lenny Abrahamson. Una prova d’attrice, la sua,davvero notevole.

Continuando a parlare di attori, in molti danno per scontato il Premio Oscar al Miglior Attore Non Protagonista a Sylvester Stallone – per “Creed” di Ryan Coogler – vincitore recentemente del Golden Globe alla Carriera. Ma non dimentichiamo anche Mark Ruffalo per “Il caso Spotlight” di Tom McCarthy o Christian Bale, per la sua eccezionale performance in “La grande scommessa” di Adam McKey.

Miglior Attrice Non Protagonista potrebbe essere dichiarata Rooney Mara, sempre per “Carol”, la quale, per questa sua interpretazione, è già stata premiata all’ultima edizione del Festival di Cannes. Ma non dimentichiamo anche la brava Kate Winslet per “Steve Jobs” di Danny Boyle. Volendo, però, esprimere un giudizio del tutto personale, notevole è stata la prova di Jennifer Jason Leigh in “The hateful eight” di Quentin Tarantino. Una sua premiazione sarebbe più che azzeccata.

Veniamo al Miglior Film. Ben otto sono i titoli in corsa per il forse più importante dei Premi Oscar. Molto probabilmente la statuetta andrà a “La grande scommessa” di Adam McKey – candidato anche per la Miglior Regia – o a “Il ponte delle spie” di Steven Spielberg. Sottovalutato, invece “The Martian” di Ridley Scott, il quale, pur avendo avuto una nomination, pare non abbia riscosso un grandissimo successo di critica e di pubblico. E chissà se, alla fine, quest’anno verrà premiato un film interessante ma poco quotato come “Room” di Lenny Abrahamson!

Altro grande protagonista di questi Oscar 2016 è il capolavoro di animazione della Pixar “Inside Out”, il quale è stato nominato sia per il Miglior Film di Animazione che per la Miglior Sceneggiatura non Originale. Entrambi i premi sarebbero meritatissimi.

Tra gli Oscar quasi sicuri troviamo la nomination per Ennio Morricone, il quale ha composto la colonna sonora di “The hateful eight” di Tarantino, oltre a Joshua Oppenheimer per il suo documentario “The look of silence”, al quale è giàstato conferito alla 71° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia il Premio Speciale della Giuria. Tuttavia, per la sezione documentari, non possiamo non annoverare il bellissimo “Winter of Fire”, direttamente dall’Ucraina.

Infine, per il Premio Oscar al Miglior Film Straniero, il lungometraggio più quotato è “Il figlio di Saul” di Laszlo Nemes, storico aiuto regista del cineasta ungherese Béla Tarr, ma potrebbe anche sorprenderci il turco “Mustang”, che tratta una storia delicata e cruda di cinque sorelle che vivono in un piccolo villaggio.

Che dire? Restano, ormai,solo poche ore prima di scoprire chi saranno i premiati. Tra poco avrà inizio la diretta, quindi buona visione ai più tenaci e arrivederci al prossimo appuntamento con i nomi dei vincitori!

OGGI AL CINEMA: tutte le novità in sala del 25/02/2016

A cura di Marina Pavido

Settimana ricca, anche questa a partire da oggi, giovedì 25 febbraio, che prevede ben otto nuovi titoli in sala! Dal film di animazione Anomalisa, diretto da Charlie Kaufman e Duke Johnson, che parecchio successo ha riscosso durante l’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, al nostrano Lo chiamavano Jeeg Robot, di Gabriele Mainetti, presentato in concorso alla recente Festa del Cinema di Roma, da Good kill, di Andrew Niccol, anch’esso in concorso a Venezia nel 2014, all’imperdibile Il club, ultima fatica del celebre regista cileno Pablo Larrain. Ecco una panoramica delle nuove uscite in sala. Anche questa settimana ce ne sarà per tutti i gusti!

 

AMORE, FURTI E ALTRI GUAI

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REGIA: Muayad Alayan; genere: commedia; anno: 2015; paese: Palestina; cast: Sami Metwasi, Maya Abu Alhayyat, Ramzi Maqdisi

Mousa è un ladro di auto palestinese, che tenta di riavvicinarsi alla donna amata e che sogna di trasferirsi in Italia per giocare nella Fiorentina. Peccato, però, che è anche parecchio maldestro e, nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi, ne combinerà di tutti i colori.

 

ANOMALISA

1401x788-079-ANOMALISA-011RREGIA: Charlie Kaufman, Duke Johnson; genere: animazione, commedia, drammatico; anno: 2015; paese: USA; cast: Jennifer Jason Leigh, David Thewlis, Tom Noonan

Michael Stone, scrittore dalla vita monotona, si reca a Cincinnati per una conferenza, dove incontra la rappresentante di dolci Lisa, una donna di poche pretese che, forse, potrebbe essere l’amore della sua vita e potrebbe trascinarlo via dalla sua routine. Particolarmente apprezzato per la realizzazione in stop motion, il lungometraggio ha riscosso parecchi consensi di pubblico e di critica alla 72° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia – dove ha vinto il Gran Premio della Giuria – ed è attualmente candidato all’Oscar come Miglior Film di Animazione.

 

GOD’S NOT DEAD

vlcsnap-2014-07-29-12h13m22s68REGIA: Harold Cronk; genere: commedia, drammatico, family; anno: 2014; paese: USA; cast: Willie Robertson, David A. R. White, Shane Harper

Ispirato ad una storia vera, il lungometraggio racconta le vicende di una matricola universitaria che sfida un rinomato professore di filosofia – rischiando di mettere a repentaglio la sua stessa carriera accademica – per difendere la sua tesi sull’esistenza di Dio.

 

GODS OF EGYPT

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REGIA: Alex Proyas; genere: avventura, fantasy, azione; anno: 2016; paese: USA; cast: Gerard Butler, Nikolaj Koster-Waldau, Abbey Lee

Lo spietato Dio delle Tenebre Set ha usurpato il Trono d’Egitto, mettendo a repentaglio l’integrità dell’Impero stesso. Un uomo eroico, però, intraprenderà un lungo viaggio per salvare la sua terra e la donna da lui amata, invocando l’aiuto di Dei benevoli. Ispirato alla mitologia dell’antico Egitto.

 

GOOD KILL

maxresdefaultREGIA: Andrew Niccol; genere: thriller; anno: 2014; paese: USA; cast: Ethan Hawke, Bruce Greenwood, January Jones

Il Maggiore Tommy Egan, pilota di caccia con una lunga esperienza in Afghanistan ed in Iraq, si troverà a pilotare droni a pochi chilometri da casa sua, a Las Vegas. La nostalgia per il suo vecchio lavoro e la mancanza di adrenalina, però, lo manderanno presto in crisi. Presentato in concorso alla 71° Mostra d’Arte cinematografica di Venezia, il lungometraggio è risultato forzato e spesso gratuitamente violento. Poco convincente, in questo caso, anche l’interpretazione di Ethan Hawke.

 

IL CLUB

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REGIA: Pablo Larrain; genere: drammatico; anno: 2015; paese: Cile; cast: Alfredo Castro, Antonia Zegers, Roberto Farias

Quattro sacerdoti, per espiare le loro colpe passate, vivono isolati in una casa sul mare. Il loro equilibrio verrà rotto dall’arrivo di un quinto uomo dal passato oscuro. Presentato in anteprima all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, il lungometraggio si è rivelato uno dei più brillanti lavori dell’acclamato regista Pablo Larrain, al quale, proprio alla Festa del Cinema, è stata dedicata una retrospettiva completa.

 

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

Lo-chiamavano-Jeeg-Robot-1-1024x607REGIA: Gabriele Mainetti; genere: fantasy, drammatico, commedia; anno: 2015; paese: Italia; cast: Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli

Enzo, per sfuggire ad alcuni poliziotti, entra in contatto con una sostanza radioattiva che gli regala una forza sovrumana. Convinto di poter utilizzare questo suo “superpotere” per i suoi furti, cambierà stile di vita dopo l’incontro con Alessia, ragazza infantile ed indifesa, convinta che Enzo sia l’eroe della sua serie animata preferita, “Jeeg Robot d’acciaio”. Grande successo alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma, il lungometraggio vede una sorprendente prova d’attore di Luca Marinelli, nel ruolo dell’antagonista.

 

TIRAMISU’

tiramisu-prima-volta-da-regista-di-fabio-de-luigi-clip-dal-film-newsREGIA: Fabio De Luigi; genere: commedia; anno: 2016; paese: Italia; cast: Fabio De Luigi, Vittoria Puccini, Angelo Duro

Antonio Moscati, rappresentante di una casa farmaceutica, è sposato con Aurora ed ha paura che sua moglie possa stancarsi di lui e della sua mediocrità. La sua vita cambia dopo aver dimenticato, nello studio di un medico, il tiramisù fatto da sua moglie, che avrebbe dovuto consegnare alla Caritas. Esordio alla regia del comico Fabio De Luigi.

 

La nostra rubrica vi dà appuntamento alla prossima settimana. Scegliete in sala quello che più vi piace e buon Cinema a tutti!

LA RECENSIONE DI MARINA: BROOKLYN di John Crowley

TITOLO: “Brooklyn”; REGIA: John Crowley; genere: drammatico; anno: 2015; paese: Irlanda, Gran Bretagna, Canada; cast: Saoirse Ronan, Domhnall Gleeson, Emory Cohen

Nelle sale italiane dal 17 marzo, “Brooklyn”, presentato in anteprima all’ultima edizione del Torino Film Festival, è l’ultimo lungometraggio diretto dal regista irlandese John Crowley.

50-BROOKLYN-LionsgateIrlanda, 1951. Eilis è una giovane ragazza che lavora in un negozio di generi alimentari nella sua piccola cittadina natale. Un giorno, grazie all’aiuto della sorella Rose, riesce a trovare un impiego presso una catena di grandi magazzini di New York. Cambiare vita ed abbandonare la sua famiglia e le sue origini non sarà, però, così facile.

Tratto dall’omonimo romanzo di Colm Tóibin, del 2009, “Brooklyn” racconta le difficoltà degli immigrati nell’integrarsi in una vita ed in una società del tutto diverse da quelle delle loro origini. Vero e proprio romanzo di formazione, il film segue passo passo le vicende della giovane Eilis, la nostalgia della sua famiglia e della sua patria, le nuove amicizie e la scoperta dell’amore in una città che, fino ad allora, le era sempre stata estranea.

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Lungometraggio dai toni classici, “Brooklyn” risulta, purtroppo, eccessivamente debole nel complesso, sia dal punto di vista della sceneggiatura che dal punto di vista prettamente registico, in quanto, anche nei momenti di maggiore tensione interiore vissuti dalla protagonista, il tutto viene messo in scena in modo approssimativo e poco incisivo. Il risultato è un prodotto piatto e prevedibile, che presenta, inoltre, non poche “cadute di stile”. Prima fra tutte: la scena in cui Jim, un giovane irlandese innamorato di Eilis, trova una lettera della ragazza sotto la porta di casa sua. Per dare maggior enfasi alla drammaticità del momento, Crowley (che, nonostante tutto, in passato aveva raccolto numerosi consensi di critica e di pubblico per “Intermission” e “Boy A”) ha – non si sa bene per quale motivo – pensato di far letteralmente nevicare nell’ingresso della casa del giovane, mentre quest’ultimo era alle prese con le sue pene amorose.

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Volendo fare un discorso sulla fotografia, anche in questo caso il risultato finale lascia molto a desiderare, in quanto, con una luce e dei colori troppo accesi, oltre ad una scarsa profondità di campo, le figure, come anche le ambientazioni, risultano come “schiacciate”, innaturali. Stesso discorso vale per il trucco, il quale, fin troppo vistoso, ha contribuito a rendere i personaggi (sia uomini che donne) alla stregua di manichini, addirittura di “figurine”.

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Una nota di merito, però, va al cast: oltre alla brava Saoirse Ronan (“Espiazione”, “The Grand Budapest Hotel”), la quale per questa sua interpretazione – in cui è riuscita perfettamente a mettere in scena il cambiamento e la crescita interiore di Eilis, senza mai andare sopra le righe – è attualmente nominata all’Oscar per la Miglior Interpretazione Femminile, il lungometraggio vede anche la presenza di Domhnall Gleeson (“The Revenant”, “Anna Karenina”), nel ruolo dello sfortunato Jim e di Emory Cohen, nel ruolo di Tony, fidanzato della protagonista. Quasi dispiace che un sì ricercato gruppo di attori sia finito in un film talmente mal riuscito.

“Brooklyn” di John Crowley – nonostante tratti un tema particolarmente attuale come quello dell’immigrazione, della crescita interiore e della costante ricerca di sé – è, purtroppo, un prodotto decisamente deludente, che terminerà la sua permanenza in sala senza lasciare traccia alcuna nei ricordi degli spettatori.

VOTO: 4/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: LA CANZONE PERDUTA di Erol Mintas

Nelle sale italiane dal 24 marzo, “La canzone perduta” è l’opera prima del giovane regista curdo Erol Mintas, vincitrice del Sarajevo Film Festival nel 2014 e del Babel Film Festival nel 2015.

Lacanzoneperduta003Ali è un giovane insegnante curdo che, all’inizio degli anni Novanta, è costretto, insieme all’anziana madre, ad abbandonare il proprio villaggio, per trasferirsi nella periferia di Istanbul. Nigar, madre di Ali, non si adatterà mai a questa sua nuova vita e, per molti anni ancora, continuerà costantemente a cercare un’antica canzone popolare, l’unica cosa che la aiuti a rivivere i suoi anni passati.

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Una regia semplice e pulita, con un costante uso di camera a mano, ed una fotografia dai colori freddi e saturi, raccontano una storia semplice, delicata e cruda allo stesso tempo – la storia dei due protagonisti, che è anche quella di migliaia di persone. Ali, con una madre anziana a carico, è combattuto tra il desiderio di integrarsi nella vita di città ed il richiamo alle proprie origini. Dal canto suo, la madre continuerà a mantenere vivo il legame del protagonista con il suo villaggio natale. É qui presente, inoltre, una forte simbologia, che vede come protagonisti due elementi in particolare: la lingua curda – nella quale Ali scrive i propri libri e comunica con l’anziana madre – ed una vecchia canzone popolare, quasi una sorta di McGuffin hitchcockiano, in quanto è proprio dalla ricerca di questa canzone che le vicende del protagonista hanno inizio. Sono questi gli unici due fattori – simboli di un’identità perduta – che fanno sì che i due protagonisti non dimentichino le proprie origini.

Still_NigarLaptopTutta la cinematografia dell’Europa dell’Est si contraddistingue per il realismo e l’intensità nel raccontare storie semplici di gente comune. Questo è anche il caso del lungometraggio di Mintas. Particolarmente degne di nota sono le scene che ritraggono l’anziana Nigar intenta ad osservare dal balcone del proprio appartamento la città di Istanbul, grande, fin troppo grande, fredda ed estranea. Come anche d’effetto è la scena in cui la donna e suo figlio sono intenti a guardare in tv un vecchio film di Charlie Chaplin: qualcosa che appartiene al passato, che ricorda a Niger, in qualche modo, gli anni della sua giovinezza e che riesce a regalarle momenti di serenità.

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Erol Mintas – di origine curda – è riuscito molto bene nell’intento di trasmettere al pubblico la sensazione di smarrimento e il mancato senso di appartenenza ad una comunità che questo popolo ha vissuto e continua a vivere ancora oggi. Il risultato è un lungometraggio intenso delicato, tenero ed amaro allo stesso tempo, che vanta, inoltre, la presenza di personaggi ben caratterizzati nella loro semplicità e di una sceneggiatura pulita e priva di fronzoli.

Distribuito da Lab 80, “La canzone perduta” è un film che merita di essere visto sia per osservare da vicino una porzione di storia contemporanea spesso poco conosciuta, sia per poter apprezzare un piccolo gioiellino di una cinematografia interessante, della quale, però, solo pochi prodotti hanno avuto la distribuzione che meritavano.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

PAROLE E CARTOONS – IL LINGUAGGIO DELLE FIABE E IL CINEMA DI ANIMAZIONE

Ricevo e volentieri pubblico

 

Domani, mercoledì 24 febbraio 2016
h. 17:00 – 19:00

c/o UNIVERSITA’ LUMSA di Roma
(Borgo S.Angelo, 13)

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Presentazione a ingresso gratuito del libro  Parole e Cartoons – Il linguaggio delle fiabe e il cinema d’animazione, di Maddalena Menza, edito da Arbor SapientiaE, alla presenza di giornalisti e accademici di cinema

 

Si tiene domani, mercoledì 24 febbraio a partire dalle ore 17:00 presso l’Aula Cardinali dell’Università LUMSA di Roma (Borgo S. Angelo, 13) la presentazione – aperta al pubblico e a ingresso gratuito – del libro Parole e Cartoons – Il linguaggio delle fiabe e il cinema d’animazione (224 pag, 20 euro, Isbn 978-88-97805-68-7), di Maddalena Menza, edito da Arbor SapientiaE. Saranno presenti, oltre all’autrice, la dott.ssa Claudia Camicia, presidente del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile e redattrice di Pagine giovani, il prof. Italo Spada, presidente del Centro Studi di Cinematografia per Ragazzi e il prof. Gennaro Colangelo, docente di Progettazione e organizzazione dello spettacolo alla Lumsa.

 

Il volume Parole e Cartoons – Il linguaggio delle fiabe e il cinema d’animazione è un viaggio nel mondo poco conosciuto del cartoon italiano. Un cinema che ha dato ottimi frutti, da La Rosa di Bagdad di Anton Gino Domeneghini, film a colori del 1949 ai personaggi delle Winx creati da Igino Straffi e visti in 150 Paesi del Mondo. Ma anche i capolavori di Bruno Bozzetto, primo fra tutti Allegro non troppo, che negli USA è un cult-movie, e i lavori di Enzo D’Alò, da La Freccia azzurra, tratto da Rodari a Momo, al grande successo de La gabbianella e il gatto. Il libro contiene una intervista all’illustratore proprio de La Freccia azzurra, Paolo Cardoni, ma grande spazio è dato anche al dimenticato pioniere dell’animazione, Stelio Passacantando, scomparso nel 2010, e creatore di personaggi ribelli quali Alice e Gian Burrasca, che ha lavorato con i grandi dell’animazione come George Dunning (collaborando al film sui Beatles Yellow submarine). Completano il volume le schede dei film e numerose interviste.

“Lo spunto del libro – sottolinea l’autrice, Maddalena Menza –  arriva dalla mia esperienza di bambina riemersa dal profondo con il ricordo delle fiabe raccontate da mia madre napoletana, unita al mio personale vissuto di madre e maestra. Questo mi ha spinta a indagare la forza inalterata che conserva ancora oggi la fiaba per bambini, spesso di questi tempi iper-stimolati, che vivono la narrazione  con la stessa profondità di sempre. La sua magia  non sta tanto nel trasportarci in mondi lontani quanto di mostrarci la verità sulla vita, come diceva Schiller, più di quanto  lo facciano le “verità” apprese da grandi”.

 

L’autrice

Maddalena Menza, giornalista, scrittrice e docente, è laureata in Storia dello Spettacolo e dottore di ricerca in Pedagogia. Ha preso parte alla scuola drammaturgia di Eduardo De Filippo e ha lavorato con Federico Fellini nel film La voce della luna e con diverse produzioni teatrali. Specializzata in cinema e letteratura per l’infanzia ha scritto diversi libri dedicati a Tofano (Sergio Tofano e il signor Bonaventura, edito da Kappa), a Carlo Ludovico Bragaglia, Ferzan Ozpetek (Il viaggiatore dell’anima, edito da Kappa) e alcune fiabe per bambini in corso di pubblicazione. Redattrice di Pepe verde, Teatro Cult e Campo dè Fiori, per i suoi libri ha ricevuto riconoscimenti tra cui il Premio Ricomincio da Roma del 2013 e il Trofeo Penna d’autore di Torino.

 

Il libro è disponibile in vendita online sul sito della casa editrice www.arborsapientiae.com e presso la Libreria La Leoniana di Roma (Via dei Corridori, 16).

 

Per maggiori informazioni:
www.arborsapientiae.com
info@arborsapientiae.com

tel. 06 87567202

cell. 339 8487027

CUCINIELLO (ANEC): L’ORSO D’ORO A “FUOCOAMMARE” UN SUCCESSO IMPORTANTE PER IL CINEMA ITALIANO

Ricevo e volentieri pubblico

 

CUCINIELLO (ANEC): L’ORSO D’ORO A “FUOCOAMMARE” UN SUCCESSO IMPORTANTE PER IL CINEMA ITALIANO

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“Ancora una volta il cinema italiano primeggia a livello internazionale vincendo premi prestigiosissimi”: è il commento del presidente dell’ANEC – Associazione Nazionale Esercenti Cinema – Luigi Cuciniello, alla notizia dell’Orso d’oro della Berlinale 2016 a Gianfranco Rosi per “Fuocoammare”.

“Rosi prosegue un percorso stilistico originale e innovativo nell’affrontare tematiche sociali e politiche di grande rilevanza, che hanno colpito la sensibilità del pubblico come della critica, oltre che della giuria berlinese. Un importante successo”, prosegue la riflessione di Cuciniello, “che spinge l’Associazione dell’esercizio a evidenziare il tema della più corretta ed efficace diffusione al pubblico delle sale cinematografiche di opere di tale levatura, per dare il dovuto risalto alle diverse tipologie di cinema italiano ed evitare sovraffollamenti dannosi per l’intera industria”.

 

UN MOMENTO DI FOLLIA di jean-Francois Richet in sala dal 24 marzo

Ricevo e volentieri pubblico

 

UN MOMENTO DI FOLLIA

(Un moment d’égarement)
UN FILM DI JEAN-FRANÇOIS RICHET

 

LA COMMEDIA CHE HA SCANDALIZZATO ANCORA UNA VOLTA LA FRANCIA.

ARRIVA IN ITALIA IL 24 MARZO, CON CAMiMOVIE, IN PARTNERSHIP CON MEDUSA

1_unmoment_Cassel_Cluzez_LolaLeLann.jpgVincent Cassel e François Cluzet (con le giovanissime Lola Le Lann e Alice Isaaz) protagonisti del remake del film di Claude Berri del 1977. Come accadde alla fine degli anni ’70 con il film di Berri che fu definito scandaloso, oggi più che mai la storia di un uomo di oltre quarant’anni che cede alle lusinghe di un’adolescente fa molto discutere, stampa e opinione pubblica. Antoine (François Cluzet) e Laurent (Vincent Cassel) sono amici di vecchia data e decidono di passare le vacanze in Corsica con le rispettive figlie: Louna (Lola Le Lann) di 17 anni e Marie (Alice Isaaz) di 18. Una sera sulla spiaggia, Louna seduce Laurent. La ragazza si innamora dell’amico del padre mentre per lui è stato solo ‘un momento di follia’ di cui ora dovrà affrontare le conseguenze… Per quanto tempo riuscirà a mantenere il segreto con l’amico Antoine?

 

Prima dei remake: l’originale di Claude Berri

Claude Berri(Parigi, 1934 – 2009), attore, sceneggiatore, regista e produttore, è stato tra i più proficui artisti del cinema francese. Autore di innumerevoli commedie, come Sex Shop (Quello che già conosci sul sesso e non prendi più sul serio, 1972) e Le mâle du siècle (Il cornuto scontento, 1975), eleganti e sofisticate – oseremo dire “tipicamente francesi” – viene spesso ricordato, oltre i confini nazionali, solo per i suoi grandi successi degli anni Ottanta e Novanta. Infatti, Manon des sources (Manon delle sorgenti, 1986), Jean de Florette (1986) e ancor di più il suo sequel Lucie Aubrac (Lucie Aubrac – Il coraggio di una donna, 1996) hanno messo in ombra la quasi totalità delle sue opere, come il riuscitissimo e “scandaloso” Un moment d’égarement (1977). Film dal quale, non a caso, sono già stati tratti due remake : l’americano Blame It On Rio (Quel giorno a Rio, 1984) di Stanley Donen ed il francese Un moment d’égarement (Un momento di follia, 2015) di Jean-François Richet prodotto da Thomas Langmann, figlio di Claude Berri.

Un moment d’égarement, che alla sua uscita in Francia ricevette molte critiche a causa della delicata tematica sessuale trattata, infatti, racconta la storia di due amici, Jacques (Victor Lanoux) e Pierre (Jean-Pierre Marielle), che, come ogni anno, decidono di passare le vacanze estive insieme a Saint-Tropez con le loro figlie Françoise (Agnès Soral) e Martine (Christine Dejoux) di diciassette anni. Pierre, che da quando ha divorziato con la moglie ha un rapporto molto conflittuale con la figlia Martine, è ormai da molti anni il confidente intimo di Françoise che conosce da quando era poco più che una bambina. Ma la piccola Françoise è ormai cresciuta, trasformandosi in una donna. Una sera, i due si ritrovano da soli in spiaggia e Pierre, rapito dall’euforia della ragazza, dopo un bagno di mezzanotte cede alle sue avances. Consapevole dell’errore commesso, il giorno dopo Pierre cerca di parlare con la ragazza che, incurante della situazione, continua a provocarlo in ogni modo. Quando Pierre decide di essere chiaro una volta per tutte con la ragazza e troncare la loro relazione, questa racconta tutto al padre senza rivelare, però, l’identità dell’amante. Jacques, inorridito all’idea che un uomo della sua età possa avere un rapporto con sua figlia, si rivolge a Pierre pregandolo di sfruttare il rapporto di confidenza con sua figlia per scoprire l’identità di quest’uomo. Preso dal panico, Pierre inizialmente decide di confondere il più possibile le idee dell’amico, fino a che la situazione non gli sfugge di mano…

 

3_unmoment_VincentCassel_LolaLeLann.jpgIl manifesto del film originale firmato Wolinski

Il codardo attentatore è diventato l’arma segreta dei credenti. È bizzarro. Avete notato che gli atei non ammazzano quasi per niente? Gli atei mettono raramente delle bombe davanti a dei luoghi di culto. Solo la Fede dona sufficiente coraggio ai suoi fedeli fanatici per riuscire a sgozzare, mutilare, violentare, sterminare i suoi vicini o per farsi saltare in aria in una macchina piena di esplosivo. L’ateo di base non ha alcun gusto per il martirio. Lui legge «Chalie-Hebdo». E lui evita di passare in bicicletta davanti all’Ambasciata Americana.(Wolinski)

 

Così scriveva il fumettista francese Georges David Wolinski all’età di ottant’anni, poco prima di morire il 7 gennaio 2015 durante l’attentato alla sede del giornale satirico «Charlie Hebdo» a Parigi. Nato nel 1934 in Tunisia, da padre ebreo polacco e madre italiana, Wolinski (questo era il suo nome d’arte e quello con cui firmava le geniali vignette) si trasferisce molto giovane in Francia, dove inizia a lavorare come disegnatore per la rivista «Hara-Kiri», poi per «Action», «Paris-Presse», «Hara-Kiri Hebdo», «Charlie Hebdo», «L’Humanité» e infine «Paris-Match». Diviene capo redattore di «Charlie Mensuel», affinando sempre più quella satira che si avvale di un ampio uso di doppi sensi, con un taglio caustico nel rappresentare il cinismo quotidiano, ironizzando su tabù sociali e religiosi, e sul politically correct. Sua la celebre frase: “Bisogna migliorare la condizione della donna: per esempio ingrandendo le cucine, abbassando i lavelli o isolando meglio i manici delle casseruole”.

Nel 1977, Claude Berri si rivolge a lui per disegnare la locandina di Un moment d’égarement, e Wolinski, come di consueto, crea il suo piccolo/grande capolavoro…

 

 

 

 

5_unmoment_AliceIsaaz_LolaLeLann.jpgDa Berri a Richet

Proprio come a Berri, anche a Jean-François Richet non sono mancati infuocati dibattiti e prese di posizione sulla ‘questione morale’ che pone il film. Infatti, ancora oggi una parte della Francia del nuovo millennio, proprio come quella degli anni Settanta, è rimasta sconvolta dalla tematica – ritenuta “oscena” – intorno a cui si snoda l’ultima fatica del regista. A nulla sono valse le precauzioni prese dall’autore, che ha partecipato anche alla stesura della sceneggiatura insieme alla collega Lisa Azuelos e la cui presenza doveva assicurare una certa autenticità, evitando di scivolare sui rischiosi cliché del genere – proprio come ha dichiarato il protagonista Vincent Cassel: “Il mio personaggio non doveva apparire come un predatore che domina la situazione”.

Richet, infatti, ha più volte esplicitato l’assenza di giudizio sui suoi personaggi, ribadendo l’intento autoriale di mettere in scena la storia di due ultraquarantenni sconclusionati, alle prese con le difficoltà della vita e con due figlie adolescenti. Un intento, questo, che ha messo a dura prova l’autore che per la prima volta si è distaccato dalle sue tematiche ricorrenti, quali la periferia ed il gangster, per abbracciare un genere totalmente nuovo e piuttosto rischioso. Infatti, dopo il dittico Mesrine: L’instinct de mort (Nemico pubblico N. 1 – L’istinto di morte, 2008) e Mesrine: L’ennemi public n° 1 (Nemico pubblico N. 1 – L’ora della fuga, 2008) – il thriller biografico sul gangster francese Jacques Mesrine – Richet gioca con i generi per creare una vera e propria commedia drammatica. Ancora una volta il protagonista è Vincent Cassel, la cui performance è stata notevolmente apprezzata ed applaudita in patria – “Una mescolanza e una grazia ottenuta grazie, soprattutto, alla prestazione di Vincent Cassel, formidabile dall’inizio alla fine”, «L’Express»; “Il film si staglia nel genere della commedia, a volte nella farsa, e le due star stanno al gioco con talento, eccessi compresi “, «Télérama». Un’interpretazione che tiene testa al predecessore Jean-Pierre Marielle.

 

 

4_unmoment_VincentCassel_FrancoisCluzet.jpgIL BOX OFFICE IN FRANCIA

 

Un momento di follia uscito in Francia il 24 giugno 2015 ha immediatamente conquistato il box office francese e, alla fine del mese di luglio, era il primo film francese. Alla fine della stagione estiva francese, il lungometraggio di Jean-François Richet aveva raggiunto le 870.000 presenze, equivalenti a circa 5.5 milioni di euro di incasso.

 

La CAMiMOVIE che, in partnership con Medusa ha distribuito come primo film French Connection (uscito il 26 marzo 2015), è una nuova società del Gruppo Abate (Industrie Abate Holding). Dopo l’ingresso nel mondo televisivo, avvenuto nel gennaio 2014 con la nascita dell’emittente a carattere regionale (Campania) Piuenne, entra anche nel mondo del cinema con una nuova società che va ad ampliare ed arricchire le numerose e solide realtà del Gruppo. La CAMiMOVIE, infatti, si occupa di produzione e di distribuzione cinematografica. Il secondo film distribuito è stato un sequel attesissimo, uno degli horror più apprezzati ed elogiati dalla critica, Wolf Creek 2 – La preda sei tu, che è arrivato nelle sale italiane il 10 giugno 2015. Nel 2005 l’australiano Greg Mclean ha diretto Wolf Creek, presentato al Sundance Film Festival, che è diventato subito un film cult, passando in diverse manifestazioni cinematografiche e vincendo innumerevoli premi. Il seguito, sempre diretto da Mclean, per alcuni critici è perfino migliore dell’originale. Il terzo film è stato Fuck You, Prof! (Fack ju Göhte) di Bora Dagtekin, una divertentissima e scorretta commedia ambientata in un liceo made in Germany arrivato nelle sale italiane il quindici ottobre 2015. E se qualcuno pensava che i tedeschi non avessero il senso dell’umorismo si è dovuto ricredere con questa commedia che ha ottenuto un enorme successo di pubblico in Germania: sei milioni di biglietti dalla sua uscita, guadagnando più di 60 milioni di euro al box office tedesco. Ed è andato molto bene, soprattutto fra i giovanissimi, anche in Italia. Primo film distribuito da CAMiMOVIE nel 2016: Un momento di follia (Un moment d’égarement) diretto da Jean-François Richet con Vincent Cassel e François Cluzet, remake del film di Claude Berri del 1977. Una commedia uscita in Francia a giugno del 2015 che ha conquistato immediatamente il podio al box office nel primo weekend, suscitando un grande dibattito sulla stampa. In uscita nei cinema italiani dal 24 marzo. Prossimamente arriverà nelle sale italiane Fuck You, Prof! 2 sempre diretto da Bora Dagtekin e con la super-collaudata coppia formata da Elyas M’Barek e Karoline Herfurth.