NICCOLO’ CALVAGNA nella SERIE TV canadese SANCTUARY

Ricevo e volentieri pubblico

Niccolò Calvagna-1

Niccolò Calvagna: il piccolo talento italiano nella serie televisiva canadese Sanctuary

Ha soltanto dodici anni, ma già vanta un curriculum degno di una stella del cinema dalla lunga esperienza.

Dopo aver lavorato nelle serie televisive Il sistema e Sorelle ed essere stato al servizio di importanti registi italiani quali Daniele Luchetti (Anni felici), Giulio Base (Mio papà), Volfango De Biasi (Un Natale stupefacente) e i fratelli Taviani (Maraviglioso Boccaccio), il piccolo Niccolò Calvagna varca i confini dello stivale tricolore per approdare nella serie televisiva canadese Sanctuary, ideata dal Damian Kindler autore anche di Stargate SG1 e Stargate Atlantis.

Niccolò Calvagna-2Già nota al grande pubblico, la serie si concentra sulle avventure della dottoressa Helen Magnus, che, supportata da altri personaggi, è impegnata nella ricerca di creature conosciute come anormali, alcune delle quali sono esseri umani, in modo da difendere da esse i comuni mortali. Anche se, in alcuni casi, si trova costretta, invece, a difendere i primi da questi ultimi.

Calvagna è stato scelto dopo aver sostenuto un provino interamente in lingua inglese e vestirà i panni dello psicopatico Elliott, unico bambino del gruppo degli anormali. Una prova tutt’altro che facile e che non potrà fare a meno di lasciar emergere altre interessanti sfumature del talento in erba, ormai destinato a conquistare schermi internazionali.

 

VENEZIA 74 – DOWNSIZING di Alexander Payne

downsizing-recensione-venezia-74-inizia-con-alexander-payne-recensione-v8-34806-1280x16TITOLO: DOWNSIZING; REGIA: Alexander Payne; genere: fantascienza, drammatico, commedia; paese: USA, Canada; anno: 2017; cast: Matt Damon, Christoph Waltz, Kristen Wiig; durata: 135′

Film di apertura di questa 74° edizione della Mostra del Cinema di Venezia è Downsizing, ultima fatica dell’acclamato cineasta Alexander Payne, in concorso per il Leone d’Oro.

Al fine di risolvere il problema della sovrappopolazione, alcuni scienziati norvegesi trovano un modo per rimpicciolire le persone di parecchi centimetri. A questo modo vi saranno non pochi vantaggi, sia dal punto di vista economico che ambientale. Ovviamente ogni cittadino sarà libero di scegliere se farsi rimpicciolire o meno. Paul e sua moglie Audrey, ad esempio, sono tra le persone interessate a questo nuovo esperimento. Al momento di cambiare vita, però, Audrey si tirerà indietro, lasciando Paul da solo a fare i conti con il nuovo mondo ed a cercare di capire quale sia il suo ruolo all’interno di esso.

Una grande metafora della vita, del suo senso e, non per ultima, della società – in particolare quella americana, più volte “tirata in causa” quale vera, grande protagonista di tutta la cinematografia di Payne insieme al tema del viaggio stesso, in qualità di passaggio necessario alla crescita ed al cambiamento. Se pensiamo, però, alle precedenti opere dell’autore, ci rendiamo conto che questo suo ultimo lungometraggio sta a sancire quasi una sorta di “cambio di rotta”: dalla necessità di raccontare l’universale attraverso il singolo badando alla sostanza più che alla forma, si passa irrimediabilmente ad un’opera in cui la forma sembra avere la meglio su tutto il resto. Ed ecco che, qui, allo stesso Payne sembra sfuggire di mano il controllo della situazione, dando vita ad un’opera “maestosa”, ma molto, molto pretenziosa in cui un’iniziale idea potenzialmente brillante finisce ben presto per scadere in una pericolosa retorica ed in banali manierismi.

Poco convincono, dunque, interpreti brillanti come Matt Damon ed il grandissimo Christoph Waltz: seppur scorrevole e, in qualche modo “leggero”, questo lungometraggio di Payne sembra a tutti gli effetti uno di quei prodotti finalizzati a far incetta di Premi Oscar, ma dei quali, in seguito alla visione, resterà purtroppo ben poco.

Peccato. Soprattutto perché, in genere, in apertura di un festival come questo di Venezia ci si aspetta sempre di urlare al capolavoro. L’inizio, però, quest’anno è stato piuttosto tiepidino. E pensare che lo scorso anno si era scelto di aprire la Mostra addirittura con un’opera come La La land..ma questa è un’altra storia.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – L’INFANZIA DI UN CAPO di Brady Corbet

coverlg (1)TITOLO: L’INFANZIA DI UN CAPO; REGIA: Brady Corbet; genere: drammatico; paese: USA, Francia, Canada, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Svezia; anno: 2015; cast: Robert Pattinson, Berenice Bejo, Stacy Martin; durata: 113′

Nelle sale italiane dal 29 giugno, L’infanzia di un capo – ispirato all’omonimo racconto di Jean-Paul Sartre ed al romanzo Il mago di John Fowles – è la pluripremiata opera prima dell’attore Brady Corbet, vincitrice, nel 2015, del Premio Orizzonti alla Miglior Regia e del Premio Luigi De Laurentiis alla Miglior Opera Prima alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il film si divide in quattro atti che segnano la formazione del carattere del giovane Prescott. La Prima Guerra Mondiale è finita da poco. Il bambino, figlio di un diplomatico e di una donna molto religiosa, vive appena fuori Parigi ed è soggetto a frequenti scatti d’ira che, di volta in volta, staranno a stravolgere gli equilibri famigliari costituitisi. La sua formazione caratteriale ed il suo divenire un importante uomo di potere staranno a simboleggiare il male del fascismo che proprio in quegli anni iniziò a prendere piede.

linfanzia_di_un_capo_scenaGirato in 35mm, questo primo lungometraggio di Corbet non stupisce solo per l’impeccabile confezione stilistica in sé, ma soprattutto per la straordinaria maturità e lucidità che traspaiono da un lavoro così complesso e così profondo. Fin dai primi minuti le immagini di un treno in corsa di notte, unite ad una musica quasi ansiogena riescono fin da subito a catapultare lo spettatore in un ambiente sinistro, che è quello della casa di Prescott, culla di pericolosi ideali nascituri.

La macchina da presa è nelle mani di Corbet agile e coraggiosa: non ha paura di osare ed andare oltre gli schemi. Particolarmente degne di nota, a tal proposito, sono la sequenza finale, in cui vediamo un Prescott adulto scendere dalla macchina tra una folla adorante, e la fine del terzo atto, quando il protagonista, ancora bambino, cade per terra al termine di un ultimo scatto d’ira e la stessa macchina da presa si capovolge, indicandoci la distruzione di ogni equilibrio.

The_Childhood_of_a_Leader_1_-_Tom_SweetDalle ambientazioni alle musiche, dalla scelta degli interpreti all’ottima qualità delle immagini, tutto sembra impeccabile. E, in seguito alla visione di questo primo lungometraggio di Corbet in molti – a ragione – hanno urlato al miracolo. Si pensi che il compianto Jonathan Demme – presidente della giuria Orizzonti all’epoca – ha addirittura paragonato il giovane cineasta ad Orson Welles. E, di fatto, L’infanzia di un capo, opera imponente e maestosa, i premi vinti li ha meritati eccome. Peccato solo che in Italia ci abbia messo ben due anni ad uscire in sala.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

RIFF 2016 – I VINCITORI DELLA XV EDIZIONE DEL ROME INDEPENDENT FILM FESTIVAL

download-5Ed eccoci giunti, anche quest’anno, al termine del più importante festival italiano dedicato al cinema indipendente. Di seguito, tutti i premi e le considerazioni su questa XV edizione del Rome Independent Film Festival.

Grande successo di pubblico per la XV edizione del RIFF, Rome Independent Film Festival, che si è svolta dal 25 novembre al 1 dicembre 2016 e che ha visto in programmazione, presso il Cinema Savoy e il Cinema Europa di Roma, 110 opere in concorso – tra lungometraggi, cortometraggi e documentari – provenienti da 24 paesi di cui 15 in anteprima mondiale e 10 in anteprima europea. Tutti i film in concorso sono stati presentati in anteprima italiana. Sono stati 12 i film in concorso di cui otto stranieri provenienti da Canada, Germania, Francia, Usa, Filippine, Spagna e Cile a cui si sono aggiunti quattro film italiani in Concorso.
2e860127-1d24-4ad9-8168-d019dd0c41d2I RIFF Awards, il cui valore ammonta ad un totale di circa 50.000 Euro, sono stati assegnati nel corso della serata di premiazione alla presenza del premio Nobel per la Pace Alfonso Perez Esquivel alle seguenti opere:
Miglior Lungometraggio Internazionale  “You’ll Never Be Alone” di Alex Anwandter (Chile)
**Menzione speciale a “1:54” di Yan England (Canada)
Miglior Lungometraggio Italiano: “Sex Cowboys” di Adriano Giotti (Italy)
Miglior Film Documentario Internazionale: Vincitore: “Une jeune fille de 90 ans di Valeria Bruni Tedeschi & Yann Coridian (France)
Miglior Film Documentario Italiano:  “2 Girls” di Marco Speroni (Italy)
**Menzione speciale a “Gente di amore e rabbia” di Stefano Casertano (Italy)
Miglior Cortometraggio Internazionale:Ja passou” di Sebastiao Salgado (Portugal)
**Menzione speciale a “Minh Tam” di Vincent Maury (France)
Miglior Cortometraggio Italiano: E così sia” di Cristina Spina (Italy)
**Menzione speciale a “Parla che ti sento” di Idria Niosi (Italy)
Miglior Cortometraggio Studenti: Anna” di Or Sinai (Israel)
**Menzione speciale a “America” di Aleksandra Terpinska (Poland) e “Gionatan con la G” di Gianluca Santoni (Italy)
Miglior Cortometraggio d’Animazione: “Playgroung” di Francis Gavelle e Claire Inguimberty (France)
Miglior Sceneggiatura per Lungometraggio: “Veleno nelle gole” di Gisella Orsini & Simona Barba
Miglior Sceneggiatura per Cortometraggio:L’ultima partita” di Flavio Costa
Miglior Soggetto: “Deserto di Ghiaccio” di Ermanno Felli & Marco Gallo.

59dfeb2c-1d84-4ea2-bc14-dad694ee169fI RIFF Awards 2016 sono stati assegnati dalla Giuria Internazionale del Festival, composta dal giornalista italiano Giovanni Anversa e dal finlandese Jouni Kantola di Berta Film, dagli attori Riccardo De Filippis e Stefano Fregni, dal Presidente della FICE Domenico Dinoia, dall’operatrice culturale spagnola María del Carmen Hinojosa, dall’attrice colombiana Juana Jimenez, dalla distributrice di NewGold Serena Lastrucci, dallo sceneggiatore e regista, Presidente ANAC, Francesco Ranieri Martinotti, dal regista spagnolo Gabriel Velázquez, dalla giornalista e produttrice canadese Megan Williams e dalla fondatrice di Wanted Cinema Anastasia Plazzotta.
Tra i numerosi ospiti presenti durante la settimana del Festival ricordiamo, tra gli italiani, Valeria Bruni Tedeschi, Pippo Delbono, Valeria Golino, Isabella Ferrari, Renato De Maria, Lorenza Indovina, Niccolò Ammaniti, Silvia D’Amico, Stefano Fresi, Teresa Saponangelo, Franco Nero, Alessandro Haber, Giordano Meacci, Alessio Boni, Valentina Carnelutti, Maurizio Sciarra, Dino Abbrescia, Federico Rosati, Ivan Franek. Tra gli stranieri il Premio Nobel per la Pace Adolfo Peréz Esquivel, l’attore britannico Jamie Bamber e il direttore della fotografia nominato agli Oscar Phedon Papamichael, gli attori canadesi Antoine Olivier Pilon e Lou-Pascal Tremblay. Con loro i registi di molti dei film presenti al Festival.

0da201c2-4daf-4a1f-a244-e835d68f52aeIl RIFF, diretto da Fabrizio Ferrari, è realizzato con il contributo e il patrocinio della Direzione Generale CinemaMinistero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio, con il contributo di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale in collaborazione con SIAE ed è inserito nell’edizione 2016 dei Festival di particolare interesse per la vita culturale della Città: “Roma, una Cultura Capitale

RIFF 2016 – TUTTI GLI OSPITI,I FILM E I DOCUMENTARI DELLA XV EDIZIONE

download-5Dal 25 novembre al 1° dicembre, presso il cinema Savoy, a Roma, avrà luogo la XV edizione del Rome Independent Film Festival, che, come ogni anno, ci mostra un’importante selezione di lungometraggi e documentari indipendenti. <una settimana ricca di proiezioni, incontri e dibattiti a cui non si può mancare!

Di seguito, tutti i dettagli riguardanti il festival.

Torna il RIFF CON OLTRE 110 FILM IN SELEZIONE. 
IN ANTEPRIMA ITALIANA TUTTI I FILM IN CONCORSO.
NUTRITA LA SEZIONE DI DOCUMENTARI.

Tra gli ospiti della XV edizione

Valeria Bruni Tedeschi, Lorenza Indovina, Silvia D’Amico, Filippo Nigro, Donatella Finocchiaro, Francesco Montanari, Stefano Fresi, Lisa Andreozzi, Biagio Izzo, Gianluca di Gennaro, Teresa Saponangelo, Enrico Loverso, Ciro Petrone, Franco Nero, Marco d’Amore, Alessandro Haber, Maurizio Sciarra, Paolo Sassanelli, Dino Abbrescia, Federico Rosati, Ivan Franek.
Tra gli stranieri atteso il Premio Nobel Adolfo Peréz Esquivel,  
Gli attori Jamie Bamber, Kellan Lutz, Edward Asner e
Phedon Papamichael – direttore della fotografia nominato agli Oscar.

Dal 25 Novembre al 1 Dicembre 2016 avrà luogo la XV edizione del Rome Independent Film Festival – RIFF, nella location del Cinema Savoy, del Cinema Europa e della Biblioteca Europea di Roma, dove saranno protagonisti 110 titoli tra film e documentari “indipendenti” provenienti da 24 paesi di cui 15 in anteprima mondiale e 10 in anteprima europea. Tutti i film in concorso sono in anteprima italiana su un totale di duemila film visionati.
Sono 12 i film in concorso di cui otto stranieri provenienti da Canada, Germania, Francia, Usa, Filippine, Spagna e Cile a cui si aggiungo quattro film italiani in Concorso.
Film di apertura del Concorso Internazionale il 25 novembre sarà il film cileno You’ll Never Be Alone (Nunca vas a estar solo) di Alex Anwandter. Il film è stato vincitore del Teddy Jury Awards alla Berlinale 2016 e sarà presentato in anteprima italiana al RIFF, che, quest’anno apre la sua selezione con un film a tematica Queer. Dopo che il figlio Pablo, adolescente gay, viene malmenato da alcuni giovani omofobi, Juan, taciturno manager di una fabbrica di manichini, lotta tra il dover pagare le esorbitanti spese mediche di suo figlio e l’ultimo tentativo di diventare socio della sua azienda. Mentre s’imbatte in vicoli ciechi e in tradimenti inaspettati, scoprirà che il mondo può essere violento anche con lui. Juan ha fatto troppi errori, ma suo figlio può ancora essere salvato.
Sabato 26 novembre sarà presentato An Autumn Without Berlin (Un otoño sin Berlin) della spagnola Lara Izagirre che sarà presente in sala. Dopo essere andata via di casa alla ricerca di un futuro migliore, June ritorna nella sua città natale per riprendere i contatti con Diego, il suo primo amore, e con suo padre. June proverà a realizzare il suo sogno adolescenziale di andare a Berlino con Diego, ma si renderà presto conto che gli anni lo hanno cambiato.
Sempre sabato 26 sarà proiettato il film francese di animazione The Girl Without Hands (La Jeune Fille Sans Mains) diretto da Sébastien Laudenbach. In tempi duri, un mugnaio vende la figlia al diavolo. Protetta dalla sua purezza, lei fugge ma è priva delle sue mani. Durante il suo cammino, incontra la dea delle acque, un dolce giardiniere e il principe nel suo castello. Un lungo viaggio verso la luce.
Lo stesso 26 novembre sarà presentato il film filippino/USA Toto diretto da John Paul Su che sarà presente in sala. Antonio “Toto” Estares, lavora in un hotel di Manila, ed ha sempre sognato di arrivare in America per realizzare il sogno dei suoi genitori. Dopo una serie di tentativi andati a male, per ottenere un visto statunitense in cui mette a repentaglio amicizie, lavoro e dignità, perde la speranza di realizzare il suo sogno ma sarà un americano ad aiutarlo, in un modo molto inaspettato.
Domenica 27 sarà proiettato Money di Martín Rosete, il film sarà presentato dal Produttore Atit Shahe e da gli attori Jamie Bamber, Kellan Lutz. Il film Usa/Spagna vede al centro due uomini d’affari in procinto di scappare con 5 milioni di dollari provenienti da traffici illeciti quando ricevono una visita inaspettata.
Martedì 29 sarà presentato il film tedesco Jonathan di Piotr J. Lewandowski. Le responsabilità di Jonathan contraddicono i suoi 23 anni. Le giornate iniziano e finisco prendendosi cura del padre malato, Burghardt, e mandando avanti la fattoria di famiglia con la zia Martha. Col passare del tempo le condizioni di Burghardt peggiorano, Martha assume Anka, un’infermiera che aiuta il padre, della quale Jonathan s’innamora. Mentre la loro relazione fiorisce, la distanza emotiva di Burghardt dalla sua famiglia rivela devastanti segreti, uno dei quali emergerà con l’arrivo di Ron, un suo vecchio amico. Conosciuta la verità, potrà Jonathan perdonare suo padre?
Mercoledì 30 novembre sarà la volta del film canadese 01:54 diretto da Yan England che saluterà il pubblico in sala. Tim, un atleta timido di 16 anni, è sia intelligente che talentuoso. Ma la pressione che subisce lo porta verso il baratro, in un luogo in cui i limiti umani raggiungono un punto di non-ritorno. La proiezione del film rientra tra gli eventi dedicati alle scuole in cui l’incontro col regista ha l’obiettivo di stimolare l’immaginazione dei ragazzi. Il film scelto, per la tematica affrontata e per lo stile con cui è girato, ha lo scopo di sviluppare lo sguardo critico degli studenti.
Sempre il 30 sarà presentato il film USA Hunky Dory di Michael Curtis Johnson. Sidney avrebbe sempre voluto essere una rock star, ma è diventato una drag queen in una bettola. La sua vita prende una piega drammatica quando la sua ex svanisce dopo aver inaspettatamente lasciato fuori dal suo appartamento il loro figlio undicenne. Sidney è sempre stato in grado di nascondere al figlio i suoi demoni, ma quando lo stress di ritrovarsi genitore single si fa pesante, la sua vita inizia a cadere a pezzi.

Per gli italiani in concorso, venerdì 25 il primo dei film proiettato alla presenza della regista è La Fuga (Girl in Flight) di Sandra Vannucchi. Il film racconta la storia di Silvia, una bambina undicenne la cui vita a casa è consumata dalla depressione clinica della madre. Capendo che nessuno realizzerà il suo sogno di visitare Roma, scappa, determinata a farlo da sola. Sul treno incontra una ragazza, Emina, e la segue per le vie di Roma fino al suo campo. Girato in un vero campo nomadi con attori non professionisti. Le immagini del film, catturate dal pluripremiato direttore della fotografia Vladan Radovic, mostrano il tenero, spaventoso ed emozionante percorso emotivo di una ragazzina che prende in mano la propria vita. Nel cast Donatella Finocchiaro, Filippo Nigroe Lisa Ruth Andreozzi, tutti presenti al Festival.
Sabato 26 sarà presentato Sex Cowboys diretto da Adriano Giotti. Sex cowboys è un viaggio dentro la nostra generazione, la generazione perduta, destinata a vivere senza un lavoro fisso, una casa fissa e uno stile di vita ben preciso. I personaggi di questo viaggio sono nomadi, precari e immaturi. Alla rabbia di Simone e al bisogno di magia di Marla, si alterna la passione e il sesso. La crisi generazionale è dentro di noi, e noi dobbiamo trovare il modo per sopravvivere e fare del presente il nostro sogno, dato che nel futuro non avremo spazio.
Domenica 27 sarà presentato Gramigna (Volevo una vita normale) di Sebastiano Rizzo. Gramigna narra la storia di Luigi, figlio di Diego, uno dei più potenti boss della malavita campana che, ancora oggi, sta scontando l’ergastolo e che lui ha visto solo in galera. Luigi è costretto a fare i conti con il bene e il male, conteso tra “tentatori” e “angeli custodi”. Gli insegnamenti di questi ultimi mettono in guardia Luigi dai rischi del malaffare e lo spronano a studiare e a lavorare, riuscendo a estirpare dalla sua mente, come una Gramigna, ogni forma di tentazione che potrebbe costargli quella libertà che conquisterà a sue spese, sperimentando l’umiliazione del carcere. Nel cast Biagio Izzo, Gianluca di Gennaro, Teresa Saponangelo, Enrico Lo Verso, Ciro Petrone, tutti presenti al Festival.
Martedì 29 sarà la volta di Da che parte stai di Francesco Lopez. In una delle tante città del sud in piena espansione, gli ultimi abitanti di un quartiere popolare devono cedere i propri alloggi alle ristrutturazioni che trasformeranno il quartiere nella nuova area residenza signorile del centro. Manuela, giovane madre di due bambini insieme a suo marito Nico, appena uscito di galera, e suo fratello Enzo avranno 24 ore per trovare una nuova sistemazione, ma il destino li metterà l‘uno contro l’altro e ognuno di loro dovrà scegliere da che parte stare.

Sul fronte dei documentari il RIFF propone 14 documentari in concorso di cui cinque per la sezione internazionale provenienti da Nuova Zelanda, Giappone, Usa e Francia e nove documentari italiani.

Anche la sezione documentari, da sempre, fiore all’occhiello del RIFF per l’importanza delle tematiche affrontate compie 15 anni. La selezione dei documentari Internazionali e i suoi cinque titoli, raccontando storie diverse propone uno spunto di riflessione sulla società, la politica e la storia odierna.
Domenica 27 sarà proiettato, alla presenza della regista, il biografico Crossing Rachmaninoff diretto dalla neo-zelandese Rebecca Tansley che segue l’aspirante solista di pianoforte Flavio Villani nella sua prima performance in orchestra nel preparare il concerto No.2 di Rachmaninoff.
Lunedì 28 sarà la volta del documentario USA Under The Gun di Stephanie Soechtig che offre uno sguardo sul periodo immediatamente successivo al massacro di Sandy Hook e sul fatto che non determinò nessun cambiamento nelle leggi americane sul possesso di armi da fuoco.
Martedì 29 il documentario francese Women Against Isis diretto da Pascale Bourgaux e ambientato in Siria mostra un sorprendente numero di donne combattenti contro l’organizzazione terroristica che minaccia il territorio.
Mercoledì 30 sarà presentato Une jeune fille de 90 ans, diretto da Valeria Bruni Tedeschi, che prenderà parte alla serata, il documentario è il frutto di una coregia con Yann Coridian, presente al festival, ed è ambientato nel reparto geriatrico di un ospedale in cui il famoso coreografo Thierry Thieu Niang tiene un laboratorio di danza con i pazienti affetti dal morbo di Alzheimer.
Il giapponese A New Moon Over Tohoku di Linda Ohama che sarà presentato sempre il 30 racconta, invece, una commovente storia d’amore e di sopravvivenza attraverso la ricostruzione del terremoto, dello tsunami e del disastro nucleare che nel 2011 hanno colpito il Giappone.
Al centro della proposta dei nove documentari Italiani invece ci sono l’incontro e le persone tra passato, presente e nuovi mondi da scoprire. C’è chi crea uno spazio di condivisione come in Bar Mario di Stefano Lisci che sarà proiettato venerdì 25 alla presenza del regista e che racconta di un bar a forma di nave punto di riferimento per gli abitanti di un quartiere di Bolzano. Sempre il 25 alla presenza del regista sarà la volta di Puzzle città immaginate di Matteo Alemanno che racconta di una realtà urbana diventata modello sociale alternativo nato dal basso e capace di offrire importanti attività sociali. Lo stesso giorno ci sarà anche Ombre Della Sera di Valentina Esposito, presente in sala, e che racconta il difficile percorso di reinserimento familiare e sociale dei detenuti in misura alternativa e degli ex detenuti del Carcere di Rebibbia. Tra gli interpreti Pippo Delbono.  Il 25 altri due documentari italiani in concorso. In Europia di Fabio Colasso & Sirio Timossi, ci si immerge nelle storie di chi ha cercato di dimenticare un paese in guerra, di fuggire da un’epidemia, di ricongiungersi ai propri cari, iniziare una nuova vita tra approdi incerti e il rischio di morire. La storia di Sakiko di Francesco Mancinisegue, invece, una coppia siciliana che adotta una bambina in oriente: Italia e Giappone, paesi con solidissime tradizioni e davvero distanti tra loro, si ritrovano così uniti dalla storia di una bimba.
Sabato 26, con il regista in sala, sarà presentato Gente di amore e rabbia di Stefano Casertano che ha come protagonista un luogo d’incontro e ospitalità: Corviale è infatti il più grande palazzo residenziale in Europa. Sempre sabato sarà programmato Sull’orlo della gloria diretto da Maurizio Sciarra, che presenterà il film in sala.  Si tratta di un percorso alla scoperta delle cose e dei personaggi che hanno animato il mondo innovativo e geniale di Pino Pascali, uno dei fondatori della cosiddetta arte povera. Nel documentario Paola Pitagora.
Martedì 29 in 2 Girls di Marco Speroni le storie parallele di Lola e Tigist, due ragazze provenienti da paesi molto diversi quali il Bangladesh e l’Etiopia, ma che condividono la fuga come unica possibilità di salvezza da una vita di povertà e abusi.
Mercoledì 30 l’immigrazione è al centro di Porto il velo adoro i Queen di Luisa Porrino che descrive le nuove identità etniche presenti in Italia attraverso gli occhi delle nuove generazioni.
Chiude la XV edizione del RIFF il Premio Nobel Adolfo Peréz Esquivel che sarà presente al Festival con Rivers Of Hope di Dawn Gifford Engle che racconta la storia dell’America Latina degli ultimi ottanta anni vista attraverso gli occhi di un uomo – artista di fama mondiale, attivista per i diritti umani, e premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel. Dal lavoro che ha svelato la “guerra sporca” condotta dalle dittature militari, al suo periodo come “desaparecido” e prigioniero politico, Adolfo diventa simbolo della coscienza dell’America. Questo film racconta i reali progressi compiuti nella lotta per i diritti umani e la giustizia sociale.

E ancora cortometraggi internazionali e nazionali e corti di animazione. Tra i numerosi cortometraggi internazionali in concorso: domenica 27 sarà presentato A Beautiful Day diretto da Phedon Papamichael con gli interpreti James Brolin e Frances Fisher. Phedon Papamichael, celebre direttore della fotografia americano, ha ricevuto una nomination agli Oscar per Nebraska, sarà presente in sala per il pubblico del festival. Qui alla regia di un interessante cortometraggi che, nel solco del nuovo fenomeno del Cinema greco, mette in risalto la fragilità della psiche umana davanti alla morte e alla sua difficile accettazione. Il regista terrà anche una masterclass sabato 26 novembre.

Tra gli altri corti internazionali A New Home di Z. Virc – Slovenia, Baraka di N. Ruiz Medina – Spagna, False Flag di A. Urbieta – Spagna, Home di D. Mulloy – Kosovo/UK, Já Passou di S. Salgado – Portugal, Lethe di D. Kulumbegashvili – Georgia/Francia, Limbo di K. Kotzamani – Grecia/Francia, Minh Tâm di V. Maury – Francia, Mixteip – The Greatest Tape Ever Told di T. Åke – Finlandia, Serval And Chaumier di B. Daret & A. Goisset – Francia, The Beast (Zvjerka) di D. O. Pusic – Croazia /Finlandia, The Quantified Self di G. Osatinski – USA, Veil of Silence (Un Grand Silence) di J. Gourdain – Francia, Youth di B. Marty – USA.

Per I cortometraggi italiani: Buffet di S. De Santis & A. D’Ambrosi, E così sia di C. Spina, Che ora è di F. d’Aniello,
Ego di Lorenza Indovina con Rolando Ravello, Il buio di G. Oppes con Franco Nero, La favola bella di L. Ferrari Carissimi, La gita di F. Buffa, Millelire di A. Calculli nel cast: Paolo Sassanelli, Lorenzo De Angelis, Dino Abbrescia, Uccio De Santis, Simone Castano, Agnese Nano, Anna Ferzetti, Nando Irene. E ancora Monica di Alessandro Haber, presente in sala, dedicato alla grande Monica Scattini, scomparsa nel 2015. Mostri di A. Giotti con Alessandro benvenuti e Federico Rosati, Nous revons di A. Spaziani, Parla che ti sento di I. Niosi, Santa Maria di A. G. Giacummo, Sogni a orologeria di F. Colangelo, Timballo di M. Forcella con Maria Grazia Cucinotta e Ivan Franek presente al Festival.
Ivan Franek, Tundra di M. Nardari, Uno di noi di L. Ferrante & M. Ricca con Simone Montedoro, Euridice Axen, Uomo in mare di E. Palamara conMarco D’Amore che sarà presente al festival con il regista.
Per I corti di animazione Neck And Neck di S. Clark – UK, Nutag – Homeland di A. Telengut – Canada, Leerstelle di U. Zintler – Germania, Playground(Cour de récré) di F.Gavelle & C. Inguimberty – Francia, Satie’s parade (Parade de Satie) di Koji Yamamura – Giappone, Urban Audio di M. Schnider – Germania/Svizzera.
Per I film fuori concorso: A proposito di Franco di Gaetano Di Lorenzo – Italia, Non voltarti indietro di Francesco Del Grosso – Italia, Fatti osceni in luogo pubblico di Stefano Viali – Italia, Giro di giostra di Massimiliano Davoli – Italia, La slitta di Emanuela Ponzano – Italia, L’insonne – Ouverture di Alessandro Giordani – Italia, Like a butterfly di Eitan Pitigliani – Italia/UK, Nessuno mi aveva mai aperto la porta di Valeria Tomasulo – Italia, Neuf cordes di Ugo Arsac – Italia/Francia, Umbra di Carlo Fenizi – Italia, Where We Begin di Hikari aka, Mitsuyo Miyazaki – USA.

Il RIFF è realizzato con il contributo e il patrocinio della Direzione Generale Cinema – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio, con il contributo di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale in collaborazione con SIAE ed è inserito nell’edizione 2016 dei Festival di particolare interesse per la vita culturale della Città: “Roma, una Cultura Capitale”

34° TORINO FILM FESTIVAL – I PREMI UFFICIALI

torino-film-festival-tff-2016Si è da poche ore conclusa la 34° edizione del Torino Film Festival, che, per la raffinata selezione di lungometraggi presentati, anche quest’anno si è classificata come uno dei festival cinematografici italiani più interessanti dell’anno.

Di seguito, tutti i film vincitori, nelle loro rispettive sezioni:

 

TORINO 34

La Giuria di Torino 34 – Concorso Internazionale Lungometraggi, composta da Ed Lachman (USA, presidente), Don McKellar (Canada), Mariette Rissenbeek (Germania), Adrian Sitaru (Romania), Hadas Yaron (Israele), assegna i premi:

Miglior film(€ 15.000) a:

Juan Zeng Zhe / The Donor di Qiwu Zang (Cina, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Siamo onorati di assegnare il premio a un film così meravigliosamente penetrante e così poetico nella narrazione, nella performance, nella comprensione del mondo in cui proviamo a vivere. Pensiamo di aver trovato una nuova voce del cinema cinese che ci arricchirà tutti. Grazie”.

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Premio Speciale della giuria – Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (€ 7.000) a:

Los decentes di Lukas Valenta Rinner (Austria/Corea Del Sud/Argentina, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Questo film ci porta in un viaggio con Belén, una collaboratrice domestica di una ricca famiglia in un quartiere sorvegliato e recintato, che trova una via di fuga dal suo mondo claustrofobico quando scopre una comunità di nudisti che vive al di là del recinto. Los decentes esplora con grande sensibilità e penetrante spirito di osservazione l’impatto che questa nuova libertà ha sulla vita della donna. Allo stesso tempo, questa libertà provoca la reazione della borghesia del quartiere. Diamo il Premio Speciale della Giuria a questo film audace e originale”.

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 Premio per la Miglior attrice a:

Rebecca Hall per il film Christine di Antonio Campos (USA, 2016)

Con la seguente motivazione:

“L’attrice, con una fortissima presenza scenica e le molte sfumature della sua performance è riuscita a ritrarre perfettamente un personaggio commovente che è in conflitto emotivo con se stesso.”

 Premio per il Miglior attore a:

Nicolas Duran per il film Jesusdi Fernando Guzzoni (Cile/Francia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Per un ritratto molto credibile, che veicola una gamma di emozioni, da parte di un talento così giovane e promettente”.

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 Premio per la Miglior sceneggiatura a:

Juan Zeng Zhe / The Donor di Qiwu Zang (Cina, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Forse saremmo stati influenzati dall’ambiente che ci circonda, ma la giuria è rimasta colpita da questo film duro ed emotivamente devastante, che mostra come la tradizione del Neorealismo italiano sia ancora viva in angoli remoti del globo”.

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Premio del pubblico a:

Wir Sind die Flut / We Are the Tide di Sebastian Hilger (Germania, 2016)

 

TFFdoc

INTERNAZIONALE.DOC

La Giuria di Internazionale.doc, composta da Kamal Aljafari, Ann Carolin Renninger, Gaël Teicher, assegna i seguenti premi:

Miglior film per Internazionale.doc (€ 5.000) a:

 Houses Without Doors di Avo Kaprealian (Siria/Libano, 2016)

Con la seguente motivazione:

“In una situazione impossibile, ci fa vedere l’impossibile – dal balcone di casa egli guarda il mondo intero. Ci fa sentire come i siriani e gli armeni rappresentino tutta l’umanità e ci restituisce la fiducia nella capacità del cinema di aiutare tutti gli essere umani a esistere e a resistere in ogni epoca”.

Premio Speciale della giuria per Internazionale.doc a:

 Attaque di Carmit Harash (Francia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Perché si pone nel cuore del caos sollevando interrogativi sulle tante immagini che ci circondano, con uno spirito libero e con uno humour che aiutano a prendere le distanze e a sconfiggere la depressione, perché propone di non credere alle immagini ma trattarle in modo originale e nuovo”.

ITALIANA.DOC

La Giuria di Italiana.doc, composta da Eleonora Danco, Luciano Rigolini, Marcello Sannino, assegna i seguenti premi:

 Miglior Film per Italiana.doc (€ 5.000) a:

 Sarodi Enrico Maria Artale (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Un viaggio alla ricerca di un padre mai conosciuto. Un documentario intimo e spiazzante diretto con incredibile lucidità e rigore. L’autore riesce a trattare la sua storia con intensità e coraggio, attraverso una struttura narrativa coinvolgente dove la dimensione personale diventa universale”.

 Premio Speciale della giuria per Italiana.doc a:

 Moo Yadi Filippo Ticozzi (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Un documentario intenso e raffinato. Uno sguardo poetico che scava un territorio segnato da un trauma di violenza e morte la cui memoria è viva nel protagonista Opio e nelle persone che incontriamo. Il regista riesce a creare con sensibilità e rigore una vera mimesi tra la temporalità filmica ed il tempo sospeso della vita quotidiana dove la natura è una lunga lacrima colorata”.

Assegna inoltre una menzione speciale a:

 A Bitter Story di Francesca Bono (Italia, 2016)

 Con la seguente motivazione:

“La giovane autrice decide di confrontarsi con una delle questioni sociali più imminenti: l’integrazione. Gli adolescenti di una piccola comunità cinese che affrontano le decisioni sul proprio futuro sospesi in un limbo identitario e territoriale.

Un approccio formale e psicologico audace che fa uso della messa in scena non escludendo momenti di autentica intimità, riuscendo così ad andare oltre il realismo frontale senza perdere la sincerità”.

 

ITALIANA.CORTI

 La Giuria di Italiana.corti, composta da Colapesce, Lucia Veronesi, Matteo Zoppis, assegna i seguenti premi:

 Premio Chicca Richelmy per il Miglior film (€ 2.000 offerti da Associazione Chicca Richelmy) a:

Ex voto di Fabrizio Paterniti Martello (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Il film racconta la tradizione di un luogo diviso fra sacro e profano e ci restituisce poeticamente l’immagine di un’Italia divisa tra tradizione e modernità”.

 Premio Speciale della giuria a:

Il futuro di Era di Luis Fulvio (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Il film scolpisce la metafora della condizione umana. Propone una chiave di lettura attuale della continua e ossessiva ricerca della bellezza attraverso la sua distruzione”.

 

PREMIO FIPRESCI

La Giuria del Premio Fipresci, composta da Frédéric Jaeger, Yael Shuv e Gianlorenzo Franzi, assegna il Premio per il Miglior film a:

Les derniers parisiens di Hamè Bourokba e Ekoué Labitey (Francia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Una storia attuale raccontata con empatia e urgenza, con un tocco leggero. Les Derniers Parisiens narra il difficile rapporto tra due fratelli migranti che cercano di sbarcare il lunario a Parigi. Offre uno sguardo della vita a Pigalle e scorci sulle molte storie accennate sullo schermo”.

 

PREMIO CIPPUTI

La Giuria, composta da Francesco TullioAltan, Mariano Morace, Costanza Quatriglio assegna il Premio Cipputi 2016Miglior film sul mondo del lavoro a:

Lao Shi / Old Stone di Johnny Ma (Cina/Canada, 2016)

 Con la seguente motivazione:

 “Per lo stile sospeso fra la cronaca vera e lo stato d’allucinazione con cui Johnny Ma segue la fulminante odissea tragica di un taxista rimasto coinvolto in un incidente stradale. La responsabilità non era sua, ma il senso di colpa per avere fatto sprofondare un ragazzino in coma profondo è ossessivo: niente e nessuno lo aiuteranno, né gli amici, né la famiglia sempre meno comprensiva e affettuosa, né tanto meno gli squali burocrati delle società d’assicurazione. La perdita del lavoro quotidiano provoca un fatale smarrimento dell’identità. Ognuno è solo sul cuore della terra, e il buio si avvicina”.

11° FESTA DEL CINEMA DI ROMA – LOUISE EN HIVER di Jean-François Laguionie

tumblr_o8amyndlfa1rb1rgoo10_1280TITOLO: LOUISE EN HIVER; REGIA: Jean-François Laguionie; genere: animazione; anno: 2016; paese: Francia, Canada; cast: Dominique Frot; durata: 75′

Presentato all’interno della Selezione Ufficiale – in collaborazione con Alice nella Città – all’11° Festa del Cinema di Roma, Louise en Hiver è l’ultimo lungometraggio diretto dal celebre animatore francese Jean-François Laguionie.

Siamo a Biligen. L’estate, ormai, volge al termine ed i bagnanti si accingono a lasciare la città per tornare a casa. Tra di essi vi è Louise, simpatica vecchietta solita passare le sue giornate estive in spiaggia scrivendo il suo diario ed osservando le persone che la circondano. L’ultimo treno della stagione sta per partire: ormai è tempo di tornare a casa. Louise, però, purtroppo non riesce a raggiungere la stazione in tempo. Non le resta, ormai, che aspettare che qualcuno venga a cercarla per riportarla a casa. Nel frattempo, però, dovrà organizzarsi al meglio per affrontare le ormai prossime giornate invernali.

Un vecchio album di cartoline appare, imponente, sul grande schermo. Vecchie fotografie ed immagini rimandanti i mesi estivi si susseguono, man mano che le pagine vengono sfogliate. Ed ecco che, come per magia, entrando dentro una vecchia cartolina proveniente da Biligen, ci troviamo su di una spiaggia affollata, dove i bagnanti stanno quasi a ricordare il celebre quadro di Picasso Le bagnanti a Biarritz d’estate. Colori pastello, delicati ma curati fondali – realizzati con la tecnica dell’acquerello e dei pastelli su carta – più che silenti spettatori diventano quasi co-protagonisti di questo ultimo lungometraggio di Laguionie. L’anziana Louise passeggia, di notte, lungo il viale deserto, ricordando le persone incontrate nei mesi estivi – ed ecco che ci troviamo in Sera sul viale Carl Johann di Edvard Munch. Di notte, magicamente, in seguito all’alta marea, il letto di Louise inizia a fluttuare tra le onde del mare. Siamo in un quadro di Magritte, nel momento in cui un uomo con la bombetta le rivolge un cenno di saluto, così come vediamo Salvador Dalì quando, nel giro di pochi secondi, le case – anch’esse fluttuanti tra le onde – diventano degli enormi orologi. Eppure, Louise en Hiver ha una sua marcata identità, che lo rende un lungometraggio prezioso e quasi unico nel suo genere, oltre che un’ulteriore conferma del grande valore artistico del cinema di animazione francese.

Sono il tempo e la memoria i veri protagonisti di questo ultimo lavoro di Laguionie, i quali, insieme ad una profonda riflessione sulla vita, sulla morte e sul diventare vecchi, prendono forma da un profondo flusso di coscienza che – con la voce di Dominique Frot – ci accompagna per tutto il lungometraggio e viene interrotto solo sporadicamente da poche battute pronunciate da Tom – lo scheletro, appeso ad un albero, di un soldato morto durante la guerra (facente parte dei ricordi di infanzia della protagonista) – e da Pepper, vecchio cane randagio, unica compagnia di Louise durante i mesi invernali.

Forte è la componente onirica, la quale sta a regalare al tutto un certo tocco di surrealismo che ben si sposa con il resto della messa in scena. Ciò che rimane – al termine della visione – è un raro senso di pace e tranquillità, come se noi stessi – insieme alla stessa Louise – avessimo iniziato a considerare la nostra stessa vita in un’ottica diversa.

Louise en Hiver, dunque, si è rivelato – secondo le aspettative – un prodotto particolarmente delicato e raffinato, dal grande valore artistico, ulteriore dimostrazione del talento di Laguionie, che, insieme ad autori come Rémy Chayé (Tout eh haut du monde), Stéphane Aubier, Vincent Patar e Benjamin Renner (Ernest e Celestine) ed il duo Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli (Un gatto a Parigi) ha fatto sì che la Francia sia attualmente uno dei paesi europei maggiormente produttivi ed attenti alla qualità nell’ambito del cinema di animazione.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

 

LA RECENSIONE DI MARINA – GO WITH ME di Daniel Alfredson

19690-go_with_me_2TITOLO: GO WITH ME; REGIA: Daniel Alfredson; genere: thriller; anno: 2014; paese: USA, Canada; cast: Anthony Hopkins, Julia Stiles, Ray Liotta; durata: 90′

Nelle sale italiane dal 13 ottobre, Go with me è l’ultimo lungometraggio diretto dal regista svedese naturalizzato statunitense Daniel Alfredson.

Lilian è una giovane donna da poco trasferitasi nella sua cittadina natale: un villaggio di taglialegna della periferia canadese. Una sera, durante il suo turno di lavoro presso un bar del posto, fa conoscenza di Blackway – ex poliziotto che fin da subito si mostra aggressivo e tenta di abusare di lei. Dopo che l’uomo – in seguito a varie minacce – le fa trovare il suo gatto decapitato, la ragazza decide di rivolgersi allo sceriffo del posto, il quale, però, le consiglia di abbandonare immediatamente la città. L’unico seriamente intenzionato ad aiutarla è Lester – anziano taglialegna con una grande tragedia alle spalle – il quale, insieme al suo aiutante Nate, parte con Lilian sulle tracce di Blackway.

go-with-me-744x445Una storia sulla carta avvincente. Un grande, grandissimo cast (tra cui spiccano Anthony Hopkins, Ray Liotta e Julia Stiles). Il paesaggio canadese che fa quasi da protagonista. Oltre al fatto che – per un motivo o per l’altro – il film sia stato in qualche modo selezionato per essere proiettato a Venezia. Tutto, inizialmente, fa sperare in un lavoro senza dubbio promettente, oltre che appassionante. Eppure non è così. Tali speranze, infatti, malgrado un inizio accattivante e dai ritmi giusti, sono ben presto destinate ad essere deluse. Ed anche, se vogliamo, nel peggiore dei modi. Go with me, infatti, già nella prima mezz’ora si rivela un lungometraggio decisamente piatto e mal riuscito. A nulla serve la bravura di Hopkins, così come dei suoi colleghi. A nulla servono i background dei personaggi, messi in scena in modo del tutto sommario al punto da non riuscire a far entrare gli stessi protagonisti in empatia con il pubblico, nemmeno quando decidono di aprirsi e di raccontarsi. A nulla servono le scene di azione immediatamente prima del finale, in quanto è il finale stesso ad essere tristemente scontato e prevedibile. Talmente prevedibile da non lasciar spazio alla benché minima immaginazione da parte dello spettatore.

gowithme-copertinaUn discorso a sé va fatto, inoltre, per il personaggio di Lester (Hopkins, appunto). Il passato di quest’ultimo viene pian piano svelato nel corso della vicenda, tanto da farci capire il motivo che lo ha spinto a voler aiutare a tutti i costi Lilian: sua figlia è morta di overdose anni prima e l’uomo non ha potuto far nulla per salvarla. Bene, come background può anche essere accettabile, seppur piuttosto deboluccio. Il problema, però, è che è proprio il personaggio a non essere sviluppato a dovere. Colpa della breve durata del film, colpa del desiderio – da parte di chi ha preso parte ai lavori – di arrivare subito al dunque. Sono tanti i fattori che non hanno permesso una buona riuscita del prodotto. Per quanto riguarda il finale, inoltre, eccessivamente costruito e poco convincente risulta lo stesso Lester, quando, ferito a morte ma miracolosamente ancora vivo ed energico, sembra perdere di punto in bianco la memoria, dal momento che ormai la giustizia è compiuta ed è riuscito – in qualche modo – a riconciliarsi con il proprio passato. Poco credibile. Pretenzioso e decisamente poco credibile.

Sono tanti gli errori di questo lavoro di Alfredson. Il più grave di tutti, però, è – malgrado le ottime intenzioni – la mancanza di una vera e propria identità del film stesso. Mancanza, questa, che – purtroppo – farà sì che Go with me finisca nel dimenticatoio collettivo già poche settimane dopo la sua stessa uscita nelle sale. Ci auguriamo, però, che i grandi nomi qui mal sfruttati possano trovare, in futuro, occasioni migliori per dare prova del loro talento. Come, d’altronde, è già accaduto in passato.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

I PREMI FINALI DI ANIMAVì – FESTIVAL DI CINEMA D’ANIMAZIONE POETICO

Ricevo e volentieri pubblico

serata finale animavi'Pergola (PU) – 14/ 17 luglio 2016

Animavì
Festival Internazionale del Cinema d’animazione poetico

prima edizione

Vince un cortometraggio russo la prima edizione di Animavì, unico festival al mondo dedicato specificatamente all’animazione poetica e d’autore, diretto dal regista Simone Massi

Altri premi a corti dal Canada, USA, Lituania, Cina e Italia

Si è tenuta a Pergola (Pesaro Urbino) dal 14 al 17 luglio 2016 presso il giardino di Casa Godio, la prima edizione diANIMAVÌ – Festival Internazionale del Cinema d’animazione poetico, con la direzione artistica di Simone Massi, considerato uno dei più importanti registi di animazione a livello internazionale, vincitore del David di Donatello perDell’ammazzare il maiale e di due Nastri d’Argento, per Animo resistente e L’attesa del maggio, da anni realizzatore della sigla della Mostra del Cinema di Venezia e del suo manifesto. Presentata da Luca Raffaelli, giornalista, saggista, sceneggiatore e uno dei massimi esperti di fumetti e animazione in Italia, la serata ha visto la presenza del regista russo Aleksandr Petrov, vincitore nel 2000 del Premio Oscar per il Miglior Cortometraggio con Il vecchio e il mare, autore anche della sigla e della locandina del festival, che ha ricevuto il Premio Bronzo Dorato all’Arte Animata.

La prestigiosa giuria di Animavì, composta da Ascanio Celestini (in rappresentanza di cinema e teatro), dal poetaUmberto Piersanti (per la letteratura) e da Aleksandr Petrov ha assegnato, tra le opere provenienti da ogni parte del mondo il Premio Bronzo Dorato per il miglior film d’animazione poetica al corto russo It’s raining, di Anna Shepilova, presente alla serata.

Premi Speciali Concorso Internazionale sono stati assegnati a:
Nightingales in December, di Theodore Ushev (Canada);
Feral, di Daniel Sousa (USA);
Ursus, di Reinis Petersons (Lituania)

Premio del Pubblico a:
The song for rain, di Yawen Zheng (Cina)

Primo Premio Concorso Scuole a:
Sarajevo, di Giacomo Passanisi (Italia)

Menzione Speciale Scuola di Casa Godio a:
Le matrici dell’Io, di Francesco Ruggeri (Italia)

I miei film” – ha spiegato Petrov, commentando i propri cortometraggi proiettati durante la serata – “sono sull’amore, sulla compassione. E sul rapporto tra l’uomo e la natura, come “Il vecchio e il mare”. Storie dove si può trovare la gratitudine per la vita, nonostante la sua durezza”. “La stessa gratitudine, ha continuato Petrov, presente nelle storie di guerra, di resistenza, di lavoro nelle miniere o nei campi raccontato da alcuni anziani nelle serate di Animavì, festival che ha voluto dare spazio anche alle memorie e alle storie di vita vissuta. Mi hanno colpito in questo festival i racconti delle persone e del loro passato. In queste serate si è creata un’atmosfera molto bella, piena di calore e dedicare una manifestazione alla Poesia è un’idea magnifica, che mi auguro possa crescere ancora”.
it's rainingUna partecipazione intensa e calorosa, per un festival che è riuscito a dare spazio, oltre ai film d’animazione, alla poesia di Umberto Piersanti, al fascino della madrina, l’attrice e regista Valentina Carnelutti, all’incontro con il registaEmir Kusturica, alle storie di guerra partigiana di Ascanio Celestini e alle memorie di vita vissuta degli anziani raccolte da Filippo Biagianti. “Animavì” si è dimostrato fin da questa prima edizione un festival di livello internazionale, di grande valore artistico e sociale. E il seme gettato in questi giorni promette di crescere in futuro, e di arricchire il panorama dei festival di animazione con una manifestazione sempre più originale, appassionata e ricca di energie creative.

Animavì sottolinea a festival concluso il direttore artistico Simone Massiè venuto come lo avevo pensato, tutto è filato liscio, merito di un gruppo straordinario capitanato da Mattia Priori, Leone Fadelli e Silvia Carbone. Fondamentale è stata la conduzione di Luca Raffaelli che con la sua grande umanità e intelligenza è stato capace di adattarsi alle diverse situazioni che gli si presentavano sul palco e il risultato è che siamo riusciti a portare in un paesino come Pergola, nomi prestigiosi e pubblico da tutta Italia, rendendo tutti felici. Da oggi lavoriamo per la seconda edizione, che sarà anche migliore”.

Animavì è un evento realizzato grazie all’organizzazione di Mattia Priori, Leone Fadelli, Silvia Carbone e dall’associazione culturale Ars Animae, con il patrocinio di Regione Marche, Ministero della Cultura, Marche Film Commission, Comune di Pergola, SNGCI (Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) e Accademia del Cinema Italiano.

APERITIVI E PROIEZIONI AL SARDINIA FILM FESTIVAL

Ricevo e volentieri pubblico

aperitivo-1Peter Marcias dialoga con Francesca Arca di Radio Venere alle 19 in via Torre Tonda. Oggi e domani è possibile ritirare i biglietti gratuiti per una serata di cinema e di calcio. Per venire incontro agli amanti del cinema che hanno anche la passione del calcio, il Sardinia Film Festival propone per sabato 2 luglio una serata particolare: si inizia alle 19.30 con la premiazione dei corti vincitori di questa edizione e poi, alle 21, il grande schermo del Quadrilatero manda in diretta la partita Italia-Germania. Nell’intervallo tra i due tempi, in proiezione il cortometraggio vincitore del David di Donatello, “Bellissima”, alla presenza del regista Alessandro Capitani.

 La quarta giornata del Sardinia Film Festival, giovedì 30 giugno, si apre di pomeriggio alle 17 (Aula “Salvatore Satta” del Quadrilatero, viale Mancini 3) con la proiezione di alcuni cortometraggi fuori concorso selezionati da uno dei partenr europei del SFF, l’irlandese Fastnet Short Film Festival. Il Fastnet fa parte della rete europea di festival che il Sardinia sta consolidando da un paio d’anni per promuovere i giovani filmmakers e far circolare i loro lavori fuori dai confini nazionali. Ne fa parte anche l’Edinburgh Short Film Festival, ospite la sera dell’inaugurazione con una selezione di cortometraggi fuori concorso. Inoltre, il direttore dell’ESFF, Paul Bruce, è quest’anno in giuria insieme al regista Salvatore Mereu e a Manuela Buono della casa di distribuzione “Slingshot Film” di Trieste.

Alle 19 il Sardinia Film Festival si sposta dalla sede del Quadrilatero alla terrazza esterna del ristorante “Borgo di Torre Tonda” in via Torre Tonda 24. Qui la giornalista di Radio Venere, Francesca Arca, intervista il regista Peter Marcias, uno degli autori più conosciuti e apprezzati del giovane cinema sardo. Oristanese, classe 1977, Marcias è autore di numerosi documentari (tra cui “Ma la Spagna non era cattolica” e “Liliana Cavani-Una donna nel cinema”), cortometraggi e lungometraggi, il più recente dei quali è “Dimmi che destino avrò”, che affronta il tema dell’integrazione tra culture diverse.

filmofrenico-lightLe proiezioni serali dei film in concorso iniziano alle 21 nello spazio esterno del Quadrilatero in viale Mancini 5. Il primo film in programma, “La paralisi” di Gianni Costantino, è una commedia amara e divertente con protagonista un anziano pieno di vita costretto dai parenti a spacciarsi per invalido per incassare la pensione di invalidità. “La gita”, in concorso sia in Vetrina Sardegna che in Fiction Italiana è un lavoro tutto sassarese. Il regista, Giampiero Bazzu, ha scritto la sceneggiatura insieme allo scrittore Gianni Tetti, ispirandosi liberamente alla graphic novel “Gli Innocenti” del fumettista e regista Gipi. Anche il cast è tutto locale, così come le location di Piazza d’Italia, Predda Niedda e la spiaggia di Platamona. Dalla Germania arriva “Trade Queen” di David Wagner, con protagonisti Mr Jonas e Mr. Schmidt, all’apparenza due grigi venditori, in realtà portatori di una vita interiore inaspettata. “The pinky” (Polonia) di Tomasz Cichon è un thriller all’ultimo respiro ambientato in un ristorante cinese, capace di tenere gli spettatori incollati sulla sedia fino all’inaspettato scioglimento. Il documentario spagnolo “The dance of the infants” (La danza dei bambini) racconta la corrida parallela dei bambini che costruiscono tori di legno per poi correre lungo le strade proprio come fanno i grandi. Sempre dalla Spagna arriva la commedia Señor o señorito? di Cristina Piernas e Victoria Ruiz. Questa la sinossi: in un mondo dominato dalle donne, Bernardo dovrà affrontare un singolare colloquio per accedere alla posizione di segretario che desidera. La filmmaker francese Agnès Vialleton nel delizioso e surreale “Game of life” (Il gioco della vita) parla di due fratelli che, pur vivendo lontani, si ritrovano tutti gli anni per compiere un rito molto partiolare all’interno di un cimitero. Arriva dal Canada “Winter” (Inverno) di Lina Roessler, la storia dei piccoli Farzin e Gita e del loro tentativo di dare un senso alla scomparsa della madre e alla nuova casa in Canada subito dopo la rivoluzione iraniana nei primi anni del 1980.