LA RECENSIONE – A CASA TUTTI BENE di Gabriele Muccino

a casa tutti beneTITOLO: A CASA TUTTI BENE; REGIA: Gabriele Muccino; genere: drammatico; paese: Italia; anno: 2018; cast: Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Stefania Sandrelli; durata: 105′

Nelle sale italiane dal 14 febbraio, A casa tutti bene è l’ultima fatica del cineasta italiano Gabriele Muccino.

Pietro ed Alba stanno per festeggiare le nozze d’oro e, per l’occasione, hanno deciso di riunire la loro numerosa famiglia al fine di festeggiare tutti insieme sull’isola dove ormai abitano da anni. Un’improvvisa mareggiata, tuttavia, impedirà ai traghetti di partire e, di conseguenza, l’enorme famiglia allargata sarà costretta a trascorrere altri due giorni sull’isola. In questa occasione, vecchi rancori torneranno a galla, nasceranno nuovi amori, salteranno fuori importanti verità e, forse, al termine della “vacanza forzata”, nulla sarà più come prima.

Non Festen di Thomas Vinterberg, nemmeno È solo la fine del mondo, di Xavier Dolan. Questa storia familiare, firmata Gabriele Muccino, è la versione italiana di ciò che – nel bene o nel male – dai sopra menzionati autori è stato precedentemente prodotto. Per “italiana”, ovviamente, si intende anche il tipo di messa in scena adottato, molto più esplicito, molto più “urlato”, in pieno stile Muccino, il quale, dopo la parentesi statunitense, è tornato al vecchio filone che racconta storie di famiglie dell’alta borghesia, all’interno delle quali risiedono conflitti di ogni genere. Che poi, se vogliamo, sono storie contenenti anche un forte autobiografismo.

Pulito nella forma, studiato nel dettaglio, il film – grazie anche alla presenza di un grande cast dove, forse, solo il personaggio di Sandra Milo, malgrado le numerose potenzialità, risulta ingiustamente sacrificato – è proprio ciò che ci si aspetta dal Muccino più classico. Stupisce, ma non troppo. E, a tal proposito, c’è anche da dire che dal climax stesso ci si sarebbe aspettato un po’ più di tensione emotiva. Ma tant’è.

In molti, di certo apprezzeranno. Di una cosa siamo certi: Muccino, in questo caso, è proprio nel suo: sincero ed empatico, crede davvero ciò che mette in scena. E, in un certo senso, si può anche dire che abbia dato il via ad un certo tipo di cinema nato in Italia già dalla fine degli anni Novanta.

VOTO: 6/10

Marina Pavido

In uscita nelle sale NINNA NANNA con FRANCESCA INAUDI E NINO FRASSICA

Ninna Nanna1Ricevo e volentieri pubblico

Arriva nelle sale cinematografiche dal 29 giugno “Ninna Nanna” di Dario Germani ed Enzo Russo interpretato, tra gli altri, da Francesca Inaudi, Nino Frassica, Fabrizio Ferracane e Manuela Ventura. La colonna sonora è firmata da Francesco “Kekko” Silvestre. Il film sarà distribuito da Plumeria Film srl.

 Con l’arrivo della bella stagione il cinema italiano indipendente non si ferma, anzi, nel mese di giugno porta ben due film nelle sale cinematografiche. Dopo l’uscita di Girotondo, distribuito da SeDici Cinema srl in uscita il 21 giugno, Tonino Abballe questa volta in veste di produttore esecutivo, porta al cinema con Plumeria Film srl “Ninna Nanna” una pellicola diretta da Dario Germani ed Enzo Russo, girata in Sicilia tra Gibellina, Castelvetrano Selinunte e Tre Fontane in uscita al cinema dal 29 giugno.

Nel cast troviamo Francesca Inaudi, Nino Frassica, Fabrizio Ferracane, Manuela Ventura, Guia Jelo, Salvatore Misticone, Maria Rosaria Omaggio, Massimiliano Buzzanca e Luca Lionello. La bellissima colonna sonora, invece, è firmata da Francesco Kekko Silvestre (Modà).

La storia di “Ninna Nanna” racconta un tema attuale: “Cosa accade spesso alle donne dopo una gravidanza, sia a livello psicologico che a livello fisico? Perché alcune volte il bambino diventa una minaccia alla propria felicità? Ce lo racconta Anita (Inaudi) una giovane enologa talentuosa, amata ed innamorata di suo marito Salvo (Ferracane). Anita aspetta una bambina che non vede l’ora di conoscere e di cantarle la ninna nanna che ha preparato appositamente per lei. Dopo il parto, però, crede di aver passato il peggio e di essere pronta per il suo nuovo ruolo di mamma ma, in realtà, la presenza della bambina incrina la sua vita serena ed equilibrata fino a diventare una “minaccia” per la sua felicità e per la sua relazione con Salvo. Questa situazione porterà Anita a riportare a galla i fantasmi del passato e a dover fare i conti con se stessa.

Trailer del film https://youtu.be/2ToPs2g6ijY

Stefano Calvagna gira a Londra NO ONE LIKE US

No one like usRicevo e volentieri pubblico

Stefano Calvagna torna dietro alla macchina da presa unendo due grandi passioni: quella per il cinema e quella per il calcio.

Su un nuovo terreno, quello londinese, il cineasta romano racconterà in No one like us la storia attuale di un imprenditore italiano interpretato da Ilario Calvo (Rush di Ron Howard e la nota serie tv Outlander nel curriculum), che, messo in ginocchio dalla crisi economica in Italia ed a seguito del fallimento della sua azienda, parte verso la capitale britannica per aprire un ristorante ed iniziare una nuova vita.

Il susseguirsi degli eventi lo porterà a Londra ad entrare in contatto con una famosa tifoseria locale ispirata a quella del Millwall, squadra del nord della città, famosa per avere la firm “più incazzata d’Inghilterra”, formata da uomini definiti “lions” (leoni), appassionati e pronti a lottare nel nome del proprio team calcistico.

Nel cast figurano anche anche Sean Cronin (Mission: Impossible – Rogue Nation, Harry Potter e la camera dei segreti) e Adam Shaw (Salvate il soldato Ryan, Red 2, la serie tv Doctor Who).

LA RECENSIONE – IL PUGILE DEL DUCE di Tony Saccucci

Il-Pugile-Del-Duce-Leone-20173399TITOLO: IL PUGILE DEL DUCE; REGIA: Tony Saccucci; genere: documentario; anno: 2016; paese: Italia; durata: 65′

Nelle sale italiane dal 21 marzo – in occasione della Giornata Mondiale contro il razzismoIl pugile del duce è l’opera prima del regista Tony Saccucci, liberamente tratto dal libro Nero di Roma di Mauro Valeri.

Leone Jacovacci era un pugile pressoché perfetto: campione quasi imbattuto, ottima tecnica, ottima resistenza. Essendo, però, per metà italiano e per metà congolese, trovò non poche difficoltà nel farsi riconoscere la cittadinanza italiana. La situazione non migliorò nel momento in cui il duce decise di “cancellarlo” letteralmente dalla storia d’Italia, lanciando la figura di Primo Carnera come campione nazionale di pugilato.

Questo suo lavoro di Saccucci indubbiamente ci regala un’altra porzione della nostra storia andata, ormai, dimenticata. Con una serie di testimonianze (prima tra tutte, quella di Mauro Valeri, biografo di Jacovacci), fotografie d’epoca e filmati di repertorio, ecco rivivere sul grande schermo la singolare figura del pugile di colore che tanti consensi ha riscosso da parte del pubblico, ma che, proprio per il colore della sua pelle, è stato considerato una figura “scomoda”, poco adatta a rappresentare l’Italia, malgrado la sua adesione, tra l’altro, proprio al partito fascista.

Tale storia ci viene raccontata quasi come una sorta di favola, con una voce narrante che da un lato da sì l’impressione di assistere ad un prodotto prettamente televisivo, ma che, dall’altro lato, risulta decisamente necessaria. Il risultato finale è un prodotto di tutto rispetto: un prezioso documento che testimonia importanti avvenimenti nel nostro paese, ormai completamente dimenticati, ma che, grazie anche al potere della Settima Arte, possono finalmente tornare alla luce.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

FESTINA LENTE di Lucilla Colonna dal 6 marzo al cinema

Ricevo e volentieri pubblico

locandina-festina-lenteDopo la positiva esperienza del Capri Hollywood International Film Festival, che ha voluto proiettare il film al Cinema Paradiso proprio il primo dell’anno, questo 2017 ci riserva già un’altra gradita sorpresa: Festina lente (Affrettati lentamente) sta per arrivare in sala con una regolare programmazione. L’uscita del film è infatti prevista dal 6 Marzo al Cinema dei Piccoli di Roma, storico edificio situato all’interno di Villa Borghese fra la Casa del Cinema e i busti marmorei della poetessa Vittoria Colonna e dello stampatore Aldo Manuzio, che sono le due figure fondamentali del film stesso. Ci fa particolarmente piacere che Festina lente sarà proiettato anche nella Giornata della Donna, l’8 Marzo, trattandosi di un’opera costruita intorno alla poesia femminile e al percorso di emancipazione di una grande autrice del Rinascimento italiano. Non a caso la regista Lucilla Colonna è stata premiata dal Cenacolo dei Poeti con il Poetry Movie Award 2016. Per l’occasione siamo orgogliosi di presentarvi, fresca di stampa, la locandina ufficiale con l’intenso sguardo dell’attrice protagonista Francesca Ceci, che ha saputo interpretare la sensibiità e il carisma di Vittoria Colonna con un’energia che le è valsa riconoscimenti di livello internazionale come il Best Actress International Feature Film al Wild Rose Film Fest e il Best Actress Award al Barcelona Planet Film Festival.

67° FESTIVAL DI BERLINO – FINAL PORTRAIT di Stanley Tucci

finalportrait-tucci-659x371TITOLO: FINAL PORTRAIT; REGIA: Stanley Tucci; genere: biografico; anno: 2017; paese: USA; cast: Geoffrey Rush, Armie Hammer; durata: 90′

Presentato fuori concorso alla 67° Berlinale, Final Portrait è l’ultimo lungometraggio diretto dall’attore e regista Stanley Tucci, incentrato su un episodio della vita dell’artista Alberto Giacometti.

Siamo a Parigi, nel 1964, due anni prima della morte di Giacometti. Il giovane scrittore americano James Lord (Armie Hammer) è impegnato a farsi fare un ritratto dall’artista, così, ogni giorno, si reca presso il suo studio. Dai loro incontri nascerà un’amicizia destinata a durare sino alla morte di Giacometti stesso.

Perché, dunque, questo ultimo lavoro di Tucci risulta particolarmente interessante? Non solo, ovviamente, perché la figura dello scultore riesce già di suo a catturare l’attenzione, ma anche perché grazie all’ambientazione (la maggior parte del lungometraggio si svolge all’interno dello studio di Giacometti) unita ad una regia attenta e mai scontata, oltre ad un montaggio usato spesso in modo volutamente non convenzionale ci troviamo davanti ad un prodotto elegante ed a suo modo ricercato, che, se lo si osserva attentamente, risulta molto meno banale di quanto inizialmente possa sembrare.

È sui primi piani e sui dettagli, in particolare, che Tucci fa affidamento. Siano essi dettagli della mano dell’artista intento a dipingere, dettagli dei quadri o delle sculture stesse, o dettagli del volto dei due protagonisti. Soprattutto per quanto riguarda i volti, diverse inquadrature – con relativi scavalcamenti di campo in questo caso particolarmente azzeccati – si susseguono con un montaggio frenetico nelle scene in cui James Lord è intento a posare per Giacometti. Malgrado la rilevanza di tali scelte registiche, però, il momento di maggior impatto in assoluto è rappresentato dall’inquadratura che vede l’artista – a destra dello schermo – osservare attentamente un mezzo busto da lui scolpito – situato a sinistra – ed accarezzarlo con la mano. Al centro, la figura, fuori fuoco, dello scrittore che osserva entrambi, prima l’uno, poi l’altro.

Il ritratto che ne viene fuori è un Alberto Giacometti apparentemente ruvido, ma anche gaudente, a volte insicuro e, soprattutto, alla costante ricerca di affetto, sia esso da parte della moglie che da parte di Caroline, prostituta parigina con cui ha una relazione da anni. Un Alberto Giacometti, però, che non riusciremo mai, forse, a comprendere fino in fondo, ma che, spesso e volentieri, ci lascia fuori dalla sua intimità. Emblematiche, a tal proposito, le numerose inquadrature dell’artista, durante la sua quotidianità, con la macchina da presa posta fuori dalla finestra, addirittura dietro i vetri.

Può, dunque, la sola regia fare molto per una sceneggiatura che, in fin dei conti, si è rivelata piuttosto classica, anche se ben scritta? Può farlo eccome. D’altronde, è – soprattutto – questo il grande potere della Settima Arte.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

RIFF 2016 – I VINCITORI DELLA XV EDIZIONE DEL ROME INDEPENDENT FILM FESTIVAL

download-5Ed eccoci giunti, anche quest’anno, al termine del più importante festival italiano dedicato al cinema indipendente. Di seguito, tutti i premi e le considerazioni su questa XV edizione del Rome Independent Film Festival.

Grande successo di pubblico per la XV edizione del RIFF, Rome Independent Film Festival, che si è svolta dal 25 novembre al 1 dicembre 2016 e che ha visto in programmazione, presso il Cinema Savoy e il Cinema Europa di Roma, 110 opere in concorso – tra lungometraggi, cortometraggi e documentari – provenienti da 24 paesi di cui 15 in anteprima mondiale e 10 in anteprima europea. Tutti i film in concorso sono stati presentati in anteprima italiana. Sono stati 12 i film in concorso di cui otto stranieri provenienti da Canada, Germania, Francia, Usa, Filippine, Spagna e Cile a cui si sono aggiunti quattro film italiani in Concorso.
2e860127-1d24-4ad9-8168-d019dd0c41d2I RIFF Awards, il cui valore ammonta ad un totale di circa 50.000 Euro, sono stati assegnati nel corso della serata di premiazione alla presenza del premio Nobel per la Pace Alfonso Perez Esquivel alle seguenti opere:
Miglior Lungometraggio Internazionale  “You’ll Never Be Alone” di Alex Anwandter (Chile)
**Menzione speciale a “1:54” di Yan England (Canada)
Miglior Lungometraggio Italiano: “Sex Cowboys” di Adriano Giotti (Italy)
Miglior Film Documentario Internazionale: Vincitore: “Une jeune fille de 90 ans di Valeria Bruni Tedeschi & Yann Coridian (France)
Miglior Film Documentario Italiano:  “2 Girls” di Marco Speroni (Italy)
**Menzione speciale a “Gente di amore e rabbia” di Stefano Casertano (Italy)
Miglior Cortometraggio Internazionale:Ja passou” di Sebastiao Salgado (Portugal)
**Menzione speciale a “Minh Tam” di Vincent Maury (France)
Miglior Cortometraggio Italiano: E così sia” di Cristina Spina (Italy)
**Menzione speciale a “Parla che ti sento” di Idria Niosi (Italy)
Miglior Cortometraggio Studenti: Anna” di Or Sinai (Israel)
**Menzione speciale a “America” di Aleksandra Terpinska (Poland) e “Gionatan con la G” di Gianluca Santoni (Italy)
Miglior Cortometraggio d’Animazione: “Playgroung” di Francis Gavelle e Claire Inguimberty (France)
Miglior Sceneggiatura per Lungometraggio: “Veleno nelle gole” di Gisella Orsini & Simona Barba
Miglior Sceneggiatura per Cortometraggio:L’ultima partita” di Flavio Costa
Miglior Soggetto: “Deserto di Ghiaccio” di Ermanno Felli & Marco Gallo.

59dfeb2c-1d84-4ea2-bc14-dad694ee169fI RIFF Awards 2016 sono stati assegnati dalla Giuria Internazionale del Festival, composta dal giornalista italiano Giovanni Anversa e dal finlandese Jouni Kantola di Berta Film, dagli attori Riccardo De Filippis e Stefano Fregni, dal Presidente della FICE Domenico Dinoia, dall’operatrice culturale spagnola María del Carmen Hinojosa, dall’attrice colombiana Juana Jimenez, dalla distributrice di NewGold Serena Lastrucci, dallo sceneggiatore e regista, Presidente ANAC, Francesco Ranieri Martinotti, dal regista spagnolo Gabriel Velázquez, dalla giornalista e produttrice canadese Megan Williams e dalla fondatrice di Wanted Cinema Anastasia Plazzotta.
Tra i numerosi ospiti presenti durante la settimana del Festival ricordiamo, tra gli italiani, Valeria Bruni Tedeschi, Pippo Delbono, Valeria Golino, Isabella Ferrari, Renato De Maria, Lorenza Indovina, Niccolò Ammaniti, Silvia D’Amico, Stefano Fresi, Teresa Saponangelo, Franco Nero, Alessandro Haber, Giordano Meacci, Alessio Boni, Valentina Carnelutti, Maurizio Sciarra, Dino Abbrescia, Federico Rosati, Ivan Franek. Tra gli stranieri il Premio Nobel per la Pace Adolfo Peréz Esquivel, l’attore britannico Jamie Bamber e il direttore della fotografia nominato agli Oscar Phedon Papamichael, gli attori canadesi Antoine Olivier Pilon e Lou-Pascal Tremblay. Con loro i registi di molti dei film presenti al Festival.

0da201c2-4daf-4a1f-a244-e835d68f52aeIl RIFF, diretto da Fabrizio Ferrari, è realizzato con il contributo e il patrocinio della Direzione Generale CinemaMinistero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio, con il contributo di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale in collaborazione con SIAE ed è inserito nell’edizione 2016 dei Festival di particolare interesse per la vita culturale della Città: “Roma, una Cultura Capitale

11° FESTA DEL CINEMA DI ROMA – SOLE CUORE AMORE di Daniele Vicari

dsc_9385TITOLO: SOLE CUORE AMORE; REGIA: Daniele Vicari; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Italia; cast: Isabella Ragonese, Francesco Montanari, Eva Grieco; durata: 113′

Presentato in anteprima – in Selezione Ufficiale – all’11° Festa del Cinema di Roma, Sole cuore amore è l’ultimo lungometraggio diretto dal regista e documentarista Daniele Vicari.

Eli e Vale sono amiche per la pelle. La prima è sposata e madre di quattro figli. Ogni giorno è costretta ad alzarsi prestissimo per andare a lavorare in un bar, dal momento che suo marito è disoccupato e solo lei è in grado di mantenere la famiglia. La seconda, single, ha deciso di intraprendere la non facile carriera di ballerina, lavora spesso di notte e – durante il giorno – aiuta l’amica facendo da babysitter ai bambini. Il mondo del lavoro e la società, però, non sembrano essere generose con nessuna delle due giovani donne.

Il tema della precarietà del lavoro, si sa, è stato – negli ultimi anni – uno dei temi più gettonati. E non solo per quanto riguarda il cinema italiano. La differenza sta, appunto, nel modo in cui il tutto viene messo in scena. E con questo suo ultimo lungometraggio Daniele Vicari è riuscito, in qualche modo, a creare qualcosa di personale, sia dal punto di vista della regia che per quanto riguarda il taglio che ha deciso di dare all’intera storia.

Interessante, a questo proposito, la scelta di utilizzare – sia in apertura, per presentare le due protagoniste, sia in chiusura, per mostrare quello che sembra essere il destino di entrambe – il montaggio parallelo. Ritmi serrati che quasi non ci fanno prendere fiato, colori e luci contrastanti – a seconda della scena rappresentata. Il tutto scorre velocemente, inesorabilmente. Anche questa volta Vicari è riuscito a mettere sullo schermo immagini di grande potenza visiva ed emotiva. Seppur leggermente autocompiacenti.

Quello che, però, all’interno del lungometraggio funziona decisamente poco, è proprio il finale. Nulla volendo togliere al riuscito impatto emotivo degli ultimi minuti, senza dubbio ci troviamo davanti ad un epilogo decisamente telefonato, che, proprio per questo motivo, non riesce ad avere la potenza originariamente auspicata. Stesso discorso per alcuni dialoghi. Soprattutto quelli tra Eli e suo marito. Le battute, di fatto, appaiono, a volte, eccessivamente costruite e poco spontanee, al punto quasi di far perdere credibilità al tutto.

Tutto sommato, però, Vicari – e questo bisogna riconoscerlo – ha evitato l’errore di mettere in scena un film retorico e buonista, visto il rischio che si corre nel momento in cui si decide di raccontare storie del genere. E lo ha fatto creando un prodotto perfettamente in linea con il suo stile e la sua cinematografia. Un prodotto che non decolla come dovrebbe e che, spesso e volentieri, fa storcere il naso, ma che, tutto sommato, si classifica come un lavoro intellettualmente onesto. E questo, di certo, non è poco.

Al termine della visione, però, sorge spontanea una considerazione: se ripensiamo a tutta la filmografia del regista, notiamo come i suoi risultati migliori siano venuti fuori attraverso i documentari. Che sia questa la strada di Daniele Vicari? Questo, ovviamente, solo il tempo saprà dircelo.

VOTO: 6/10

Marina Pavido

Grande successo per FESTINA LENTE di LUCILLA COLONNA

Francesca Ceci

TITOLO: FESTINA LENTE – AFFRETTATI LENTAMENTE; REGIA: Lucilla Colonna; genere: drammatico, storico; anno: 2016; paese: Italia: cast: Francesca Ceci, Francesco Rossini, Silvia Delfino, Rimi Beqiri; durata: 102′

Pluripremiato in Spagna e negli Stati Uniti al Wild Rose Film Fest, grande successo all’ Ischia Film Festival, al festival internazionale Tracce Cinematografiche di Nettuno ed a Fabriano, Festina lente – Affrettati lentamente, opera prima scritta e diretta da Lucilla Colonna si è rivelata un’operazione particolarmente interessante nel panorama cinematografico attuale.

La storia della poetessa Vittoria Colonna (Francesca Ceci) viene qui ricostruita – in seguito ad una lunga preparazione in merito – focalizzando l’attenzione sul coraggio della protagonista e sulla sua forza interiore nell’affrontare difficoltà nella vita privata e, soprattutto, nel rapportarsi con il potere, con la Chiesa e con le istituzioni. Il tutto messo in scena con suggestive ambientazioni, imponenti costumi ed una colonna sonora di tutto rispetto. Una Vittoria Colonna appassionata e determinata, un personaggio come ce ne vorrebbero tanti, soprattutto al giorno d’oggi.

Diego Bottiglieri, Francesca Ceci e Silvia Delfino“Se si maneggiassero più libri che armi, non si vedrebbero tante stragi, tanti misfatti, tante brutture.”. Così disse il tipografo Aldo Manuzio, citato – anche per questa sua affermazione – in Festina lente. E il concetto da cui prende spunto tutto il film, soprattutto per questo motivo, risulta attuale più che mai. Così come esemplare è il processo da cui è nato tutto il lungometraggio. Nell’ambito di un panorama cinematografico che sembra proporci – per quanto riguarda la grande distribuzione – spesso e volentieri prodotti visti e rivisti, un’operazione come quella di produrre e realizzare un film totalmente indipendente risulta quasi un’impresa eroica, che presuppone anni ed anni di lavoro e non poche difficoltà. Impresa, questa, realizzata durante la produzione di Festina lente, che – a sua volta – si è rivelato un film fortemente sentito e pieno di pathos e che vede la sua regista – Lucilla Colonna, appunto – quasi come un alter ego della protagonista stessa, perseverante, combattiva ed appassionata più che mai.

Francesca Ceci e Filippo GiliPiù e più volte – in particolare negli ultimi anni – si è parlato di cinema indipendente. Un cinema realizzato da giovani autori che, senza importanti case di produzione alle spalle, hanno deciso di dar vita alle loro opere, scegliendo, in compenso, una grande libertà produttiva. Ed è questo un cinema che man mano sta prendendo sempre più piede e che ha visto l’affermarsi di non pochi nomi nel panorama cinematografico. Che sia questo anche il destino dell’esordiente Lucilla Colonna? Staremo a vedere. Nel frattempo, la sua opera prima, Festina lente, ha già conquistato numerosi spettatori nell’ambito di festival italiani ed internazionali. E questa, di certo, non è cosa da poco.

Marina Pavido

I CLASSICI DI VENEZIA 73

Ricevo e volentieri pubblico

la Biennale di Venezia /73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

 I film restaurati di Venezia Classici /

Il regista Roberto Andò

Presidente della Giuria di studenti di cinema

Mostra-del-cinema-di-Venezia Sarà il regista italiano Roberto Andò (Le confessioni, Viva la libertà, Il manoscritto del principe) a presiedere la Giuria di studenti di cinema che ?C per la quarta volta ?C assegnerà i PREMI VENEZIA CLASSICI per il MIGLIOR FILM RESTAURATO e per il MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA.

Tra i diversi capolavori restaurati di Venezia Classici della 73. Mostra, saranno ad esempio presentati: L’argent diRobert Bresson (1983), La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966), Il ladro di Parigi di Louis Malle (1965), La leggenda della montagna di King Hu (1979), Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis (1981),Manhattan di Woody Allen (1979), Oci Ciornie di Nikita Michalkov (1987), L’uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri (1965), Zombi di George A. Romero (1978)

La 73. Mostra del Cinema di Venezia si terrà al Lido dal 31 agosto al 10 settembre 2016, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

1 Roberto Andò c Lia PasqualinoVenezia Classici è la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale, con crescente successo, unaselezione dei migliori restauri di film classici realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Curata da Alberto Barbera con la collaborazione di Stefano Francia di Celle, Venezia Classicipresenta inoltre una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. La Giuria presieduta da Roberto Andò è composta da 26 studenti ?C indicati dai docenti – dell’ultimo anno dei corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari.

Questo l’elenco dei titoli di Venezia Classici selezionati per la 73. Mostra:

・         1848

di Dino Risi (Italia, 1948, 11’, B/N)

restauro: Archivio Nazionale Cinema Impresa-CSC-Cineteca Nazionale e Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano

  • An American Werewolf in London  [Un lupo mannaro americano a Londra]

di John Landis (Gran Bretagna, 1981, 137’, Colore)

restauro: Universal Studios

L’argent (Money) [Il denaro]

di Robert Bresson (Francia, Svizzera, 1983, 83’, Colore)

restauro: MK2

 

・         La battaglia di Algeri (The Battle of Algiers)

di Gillo Pontecorvo (Italia, Algeria, 1966, 121’, B/N)

restauro: Cineteca di Bologna e Istituto Luce ?C Cinecittà in collaborazione con Surf Film Srl e Casbah Entertainment

 

・         The Brat  [La trovatella]

di John Ford (Stati Uniti, 1931, 65’, B/N)

restauro: The Museum of Modern Art e The Film Foundation

 

・         Break up – L’uomo dei cinque palloni (The Man with the Balloons)

di Marco Ferreri (Italia, Francia, 1965, 85’, B/N)

Restauro: Cineteca di Bologna e Museo Nazionale del Cinema  in collaborazione con Warner Bros

 

  • Dawn of the Dead ?C European Cut [Zombi]

di George A. Romero (Stati Uniti, Italia, 1978, 116’, Colore)

restauro: Koch Media in collaborazione con Norton Trust e Antonello Cuomo

 

  • Manhattan

di Woody Allen (Stati Uniti, 1979, 97’, B/N)

restauro: Park Circus, Metro Goldwyn Mayer

 

  • Oci Ciornie (Dark Eyes)

di Nikita Michalkov (Italia, URSS, 1987, 144’, Colore)

restauro: Istituto Luce-Cinecittà e CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con Viggo

 

・         The Ondekoza

di Kato Tai ( Giappone 1979, 107’, Colore)

restauro: Shochiku Co., Ltd.

 

  • Opfergang (The Great Sacrifice) [La prigioniera del destino]

di Veit Harlan (Germania, 1942-1943, 97’, Colore)

restauro: Friedrich Wilhelm Murnau Stiftung

 

  • Pretty Poison [Dolce veleno]

di Noel Black (Stati Uniti, 1968, 89’, Colore)

restauro: 20th Century Fox

 

 

  • Processo alla città (The City Stands Trial)

di Luigi Zampa (Italia, 1952, 99’, B/N)

restauro: CSC-Cineteca Nazionale e Gaumont in collaborazione con Astrea. Sentimenti di giustizia

 

  • Profumo di donna (Scent of a Woman)

di Dino Risi (Italia, 1974, 105’, Colore)

restauro: CSC-Cineteca Nazionale e Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con Dean Film

 

・         Shanzhong Chuanqi (Legend of the Mountain) [La leggenda della montagna]

di King Hu (Hong Kong, 1979, 184’, Colore)

restauro: Taiwan Film Institute

 

  • Shichinin no Samurai (Seven Samurai) [I sette samurai]

di Akira Kurosawa (Giappone, 1954, 207’, B/N)

restauro: Tōhō

  • Stalker

di Andrej Tarkovskij (URSS, 1979, 162’, B/N, Colore )

restauro: Mosfilm (produttore del restauro Karen Shakhnazarov)

 

・         Tutti a casa  (Everybody Go Home!)

di Luigi Comencini (Italia, Francia, 1960, 115’, B/N)

restauro: Filmauro e CSC-Cineteca Nazionale

 

・         Twentieth Century [XX secolo]

di Howard Hawks (Usa, 1934, 91’, B/N)

restauro: Sony Pictures

 

・         Le Voleur (The Thief of Paris) [Il ladro di Parigi]

di Louis Malle (Francia, Italia, 1965, 122’, Colore)

restauro: Gaumont

 

A completamento della sezione Venezia Classici, verrà presentata una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. L’elenco completo della sezione sarà reso noto nel corso della conferenza stampa di presentazione del programma della Mostra di Venezia, che si terrà a Roma giovedì 28 luglio alle ore 11.00 (Hotel Excelsior).