I DATI DEL MERCATO CINEMATOGRAFICO 2015 – Quali saranno le sorti del cinema italiano?

Si è tenuta martedì 19 gennaio, a Roma, la conferenza stampa sui bilanci del mercato cinematografico per l’anno 2015. Erano presenti alla conferenza il Presidente CINETEL Michele Napoli, i Presidenti ANEC Luigi Cuciniello e Riccardo Tozzi, il Presidente ANEM Carlo Bernaschi, il Direttore Generale Cinema del MiBACT Nicola Borrelli, mentre per la Sezione Produttori ANICA Francesca Cima e per la Sezione Distributori ANICA Andrea Occhipinti.

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Dando un’occhiata al bilancio del 2015 e confrontandolo con quello del 2014, potrebbero nascere non poche speranze circa le sorti del cinema italiano ed internazionale, dal momento che, nonostante la nascita di nuove piattaforme atte a diffondere sempre di più la fruizione di un cinema home video, l’affluenza nelle sale risulta maggiore rispetto all’anno passato. Basti pensare che i biglietti venduti nel 2015 hanno registrato un incremento dell’8,56% rispetto al 2014, con un aumento degli incassi pari al 10,78%.
La situazione, però, non è così positiva come sembra. Quello che maggiormente ha risentito delle tendenze dell’ultima stagione cinematografica, infatti, è stato proprio il cinema italiano, il quale ha registrato il 21,35% di presenze nelle sale contro il 27,76% nel 2014.

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Non dimentichiamo, inoltre, che anche all’estero la situazione del nostro cinema non è tra le più rosee: basti pensare che, nel complesso, i film italiani, lo scorso anno, hanno registrato circa 3.000.000 di ingressi contro gli 81.000.000 circa dei film francesi.
Cosa si può fare, dunque, per far sì che la cinematografia del nostro paese possa diventare una cinematografia in grado di competere con quelle degli stati esteri?
“Il fatto che in Italia sia aumentata la produzione di film non sempre sta ad indicare una crescita, ma il più delle volte è la causa di una certa frammentazione nell’ambito della produzione nazionale” spiega il Presidente ANICA Riccardo Tozzi. “La politica attuale ha come conseguenza diretta la diminuzione della permanenza dei film nelle sale. In questo modo, ogni film non riesce a raggiungere il potenziale massimo che può esprimere. Bisogna prendere atto del fatto che ogni film ha un suo pubblico e lavorare tenendo presente questo dato” ha affermato Francesca Cima. Per quanto riguarda la produzione di nuove opere cinematografiche, Andrea Occhipinti ha delineato una possibile linea guida per risolvere il problema:”Ogni film ha bisogno di un determinato budget. Per competere con l’estero è necessario produrre film ad alto budget, anche se questo non significa dare meno importanza agli autori che hanno intenzione di produrre le loro opere prime”.

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Particolarmente illuminato si è rivelato il Direttore Generale Cinema del MiBACT, Nicola Borrelli:”Andando avanti per questa strada, i problemi continueranno ad aumentare. Attualmente ci basiamo su modelli distributivi monotoni ed obsoleti. Per raggiungere tutti i potenziali pubblici esistenti, bisognerebbe tenere conto del fatto che al cinema non si va per vedere film, ma principalmente per vivere un’esperienza. Ecco perchè non c’è da stupirsi quando viene registrato un notevole aumento dell’affluenza nelle sale”.
Non possiamo che essere d’accordo con le parole di Borrelli.
Cosa fa sì che le cinematografie estere abbiano tanto successo e che quella italiana registri un numero sempre minore di spettatori? Non è che, forse, bisognerebbe proprio prendere esempio da paesi come la Francia, la quale produce sì meno film rispetto all’Italia, ma accanto a film ad alto budget, prevede anche la nascita di un sostanziale numero di opere prime?

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Qualità, non quantità. E chissà se questo nostro cinema, che numerosi capolavori ha saputo sfornare negli scorsi decenni, non riesca a risollevare le proprie sorti, magari facendo sì che non solo i film di Checco Zalone (i quali escono una volta ogni due anni circa) siano d’aiuto per poter registrare una grande affluenza di pubblico.

Marina Pavido

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