VENEZIA 73 – AUSTERLITZ di Sergei Lonitsa

austerlitz-sergei-loznitsaTITOLO: AUSTERLITZ; REGIA: Sergei Lonitsa; genere: documentario; anno: 2016; paese: Ucraina, Russia; durata: 94′

Presentato fuori concorso alla 73° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Austerlitz è l’ultimo documentario diretto dal pluripremiato cineasta ucraino Sergei Lonitsa, già a Venezia lo scorso anno con l’ottimo The Event, dove ci viene raccontato – attraverso un accurato lavoro di montaggio di filmati d’epoca – il colpo di stato che, nel 1991, ha tentato il rovesciamento del governo Gorbaciov.

Come reagisce, oggi, la società nel rapportarsi in prima persona ad una delle più grandi tragedie della storia? In che modo determinati avvenimenti hanno o hanno avuto influenza su di noi?

Trentatré piani sequenza a camera fissa ci mostrano gruppi di turisti all’interno di un campo di concentramento. Le immagini parlano da sé, non vi è bisogno di alcuna voce narrante, così come non vi è bisogno di musica. E non vi è bisogno di colori. Orde di persone sorridenti e chiassose affollano le inquadrature. Gli smartphones fanno da grandi protagonisti. Una coppia di turisti – marito e moglie, probabilmente – guarda incuriosita in macchina, notando la presenza dell’operatore. Una bambina corre, sbirciando qua e là, attraverso i corridoi dei dormitori. Una comitiva di visitatori chiede, impaziente, quando ci sarà la pausa pranzo. Un uomo si fa fotografare dalla moglie a mo’ di impiccato vicino ad uno dei pali dove molti internati sono stati a loro tempo appesi. E poi selfies, selfies e ancora selfies. Lungi da voler fare un discorso sulla morale, possiamo affermare, senza dubbio, che con Austerlitz abbiamo avuto modo di imbatterci in uno dei più interessanti lavori presentati fino ad ora al Lido. Ma procediamo per gradi.

Il tempo e la memoria sono sempre stati una costante nella prolifica carriera di Lonitsa. Sia per quanto riguarda i film di finzione, che per quanto riguarda i documentari. Cineasta particolarmente realista ed intellettualmente onesto, ci mostra la realtà così com’è – senza abbellimento alcuno. A nulla servono i filtri, sta allo spettatore prendere atto di quanto appare sullo schermo. Ed ecco che il cinema torna alle proprie origini, come quando – nel lontano 1895 – i fratelli Lumière filmarono per la prima volta i loro operai mentre uscivano dalla fabbrica.

Il tempo, appunto, ci mostra come determinati avvenimenti possano non avere influenza alcuna su chi viene “dopo”. E – proprio a questo proposito – la memoria fa da grande assente. Assenza che potrebbe far sì che molti errori commessi in passato possano essere pericolosamente reiterati da una società immemore che ha fatto dell’esibizionismo e del voyeurismo il suo pane quotidiano. Una società spesso studiata da Lonitsa – in rapporto ai grandi avvenimenti storici – nel corso della sua carriera e che – al giorno d’oggi – sembra aver perso quella consapevolezza, quella coscienza e quel senso di appartenenza mostratici dallo stesso cineasta in The Event.

Non si tratta semplicemente di uno dei tanti documentari sui campi di concentramento, quello no. Austerlitz è molto di più. È un documento di forte impatto su ciò che oggi siamo diventati. Un prodotto estremamente stratificato nella sua semplicità. Un lungometraggio che – con un’estetica priva di fronzoli e con scelte registiche altamente minimaliste (in piena linea con tutta la cinematografia di Lonitsa, d’altronde) – colpisce dove deve colpire, esprimendo sì un preciso messaggio, ma evitando – allo stesso tempo – che quest’ultimo venga manifestato in modo invadente. Neanche quando, man mano che ci si avvicina alla conclusione, vediamo una famiglia sorridente intenta a farsi un selfie sotto la scritta “Arbeit macht frei”, all’ingresso del campo. Ma Austerlitz non è solo questo. Dal punto di vista prettamente cinematografico, questo piccolo, potente documentario è una vera e propria perla. Pregiato, raffinato, curatissimo (grazie anche alla fotografia di Vladimir Golovnitzkiy), è un’ulteriore conferma del grande talento di Sergei Lonitsa. Autore che, purtroppo, fatta eccezione per determinati festival cinematografici, nel nostro paese non ha ancora avuto l’attenzione che merita.

VOTO: 9/10

Marina Pavido

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