MARINA AL FESTIVAL DEL CINEMA SPAGNOLO: EL FUTURO (recensione)

Si è svolto a Roma, dall’8 al 13 maggio, presso il cinema Farnese Persol, il Festival del cine espanol, una selezione di lungometraggi, recenti e del passato, direttamente dalla Spagna!

 

Uno dei lavori più interessanti presenti al festival è El futuro, film altamente sperimentale diretto nel 2013 dal regista Luis Lopez.

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Nero. Una voce alla radio annuncia la fine del franchismo, esortando tutto il popolo spagnolo ad unirsi ed a resistere tutti insieme per risollevare le sorti della Spagna dopo la lunga dittatura.

In seguito, saranno presenti sulla scena dei ragazzi ad una festa tenuta in casa, le voci sono concitate, l’atmosfera è allegra e rilassata, i ragazzi affrontano liberamente qualsiasi argomento precedentemente considerato tabù. A queste scene si contrappongono vecchie fotografie degli anni ’50, le quali raffigurano personaggi borghesi risultanti piuttosto rigidi ed innaturali.

 

E’ un film, questo, che lascia parlare le immagini (il tutto è girato rigorosamente in 4:3), per raccontare la fine di una dittatura, la scoperta della libertà di parola e dei costumi ed anche, alla fine, l’incapacità del popolo spagnolo, nonostante tutto, di uscire dalla crisi. Interessante come il regista ha deciso di raccontare questo ultimo aspetto in particolare: pian piano le scene dei ragazzi alla festa diventano sfocate, disturbate, a tratti si bloccano, come se la pellicola fosse difettosa. Le figure dei ragazzi, in particolare, diventano, man mano, sempre più indefinite, fino a sparire del tutto, lasciando spazio alle immagini della casa vuota. Di colpo, in seguito, le riprese in esterno di alcuni palazzi, grigi ed inquietanti. Solo alla fine vediamo la vita tornare sullo schermo: quando la macchina da presa inizia ad inquadrare la gente in strada. Nell’ultima scena alcune persone escono dei palazzi precedentemente inquadrati, simbolo della vita e della produttività che si possono trovare solo al di fuori di paesi in crisi come la Spagna.

 

Appena finito il franchismo, parliamo della fine degli anni ’70, viene reso molto bene l’entusiasmo del popolo spagnolo, la scoperta della libertà e la voglia di vivere. La macchina da presa, con una serie di piani sequenza quasi tutti a camera fissa dall’inizio alla fine, sa cogliere molto bene questi aspetti: l’atmosfera è vivace, frequenti i primi piani dei personaggi, le voci sono concitate. Spesso si fa fatica a sentire i discorsi dei personaggi, le uniche conversazioni che, all’interno di ogni sequenza, sono percepibili riguardano argomenti come la politica, la voglia di combattere per far valere il proprio valore, le droghe e la libertà sessuale. Tutti temi, questi, di cui, fino a poco tempo prima, era vietato parlare.

 

Le immagini di vecchie fotografie degli anni ’50, che, ad un certo punto, interrompono le sequenze della festa, si contrappongono alle precedenti scene: mostrano persone statiche, addirittura “finte”, perfino i bambini presenti nelle foto sembrano costretti nei loro abiti eleganti ed impeccabili ed i loro sorrisi risultano alquanto forzati, così come la vita della popolazione spagnola sotto la dittatura.

 

Si tratta di un ottimo lavoro che racconta in maniera sperimentale una fetta di vita della Spagna, fino ai giorni nostri. Il regista Luis Lopez ha scelto un modo nuovo e d’impatto per questo suo lavoro, come, purtroppo, se ne vedono pochi al giorno d’oggi. L’esperimento da lui fatto è decisamente riuscito!

 

 

Voto: 10/10

 

 

Marina Pavido