MARINA PAVIDO PER ENTR’ACTE: RAI CINEMA PER LA RETE

Lunedì 9 giugno, presso la Casa del Cinema, a Roma, è stata presentata una nuova iniziativa, lanciata da Rai Cinema, che prevede la distribuzione di una serie di lungometraggi, prodotti o co-prodotti stesso da Rai Cinema, direttamente sulla rete, senza passare per il “classico” grande schermo.

 

In occasione di questo evento, è stato proiettato “Neverlake”, horror diretto da Riccardo Paoletti, uno dei film facenti parte di questo progetto. Per tutto il mese di giugno, inoltre, la Casa del Cinema organizzerà proiezioni di altri lungometraggi distribuiti, in futuro, solo sulla rete. Questa, per il momento, è l’unica occasione di poterli vedere sul grande schermo.

 

La distribuzione esclusiva attraverso la rete non è una realtà del tutto nuova. Basti pensare, ad esempio, al film vincitore della settima edizione della Festa del Cinema di Roma, “Marfa girl”, diretto da Larry Clarke. E, come lui, molti altri autori hanno pensato ad una distribuzione del genere per i loro prossimi lavori. Tra di loro pare che ci siano addirittura Steven Spielberg e Ridley Scott.

 

Ora, è assolutamente vero che i costi di produzione e di distribuzione sono diventati insostenibili. E’ altrettanto vero che, ormai, non si riesce più a fare a meno del proprio smartphone o del proprio tablet per stare sempre connessi con il resto del mondo. E’ chiaro che, di questo mondo virtuale, il cinema è entrato da tempo a far parte (d’altronde non dimentichiamo che, purtroppo, alcuni film di validi autori dimenticati possono essere riscoperti solo grazie ad accurate ricerche in rete). Però, una domanda sorge spontanea. Non è compito di chi nel mondo del cinema ci lavora e, di conseguenza, di chi ama o, almeno, dovrebbe amare questa arte far sì che quest’ultima venga difesa in ogni modo e non venga ridotta allo stesso livello di qualche video amatoriale di youtube? Ovviamente vedere un film completamente al buio, sul grande schermo e senza continue interruzioni non è la stessa cosa di guardare un film sullo schermo di un cellulare, magari durante un viaggio in metropolitana, solo per passare il tempo.

 

Visto che, però, i costi di un biglietto cinematografico sono diventati insostenibili per molti, non sta a chi, in qualche modo, ha il “potere” in mano cercare di abbassare i costi (non solo dei biglietti, ma anche, eventualmente, di produzione e distribuzione), in modo da poter rendere accessibile a tutti un’arte così bella ed anche così importante? Piano piano il cinema sta perdendo il proprio valore, se si continua così verrà associato soltanto ad un momento di noia o relax in cui si può spegnere il cervello. A questo punto sorge spontanea un’altra domanda: per caso, prima di entrare in un museo, sono in molti a decidere di spegnere il cervello e non riflettere su ciò che stanno per vedere?

 

Costringere un film ad un piccolo display, a questo punto, sarebbe quasi come togliere ogni opera d’arte dai musei, tanto, ormai, chiunque può vederne le riproduzioni in fotografia.

 

E, ribadisco, la colpa non è dello spettatore, ma di chi ha permesso e sta permettendo che tutto ciò accada. Purtroppo capita raramente che chi operi in questo settore (per quanto riguarda la produzione, l’amministrazione, la distribuzione ed un qualsiasi grande circuito cinematografico in generale) abbia la sensibilità e la passione adatte a trattare un ambito così delicato.

Una delle cose peggiori, in tutto ciò, è che è lo spettatore stesso, spesso e volentieri ad essere sottovalutato. Basti pensare alla maggior parte dei film che vengono distribuiti su grande scala. Oppure al fatto stesso che, ormai, nessuno cerca di “educare”, in qualche modo, il pubblico ad un’adeguata cultura cinematografica.

 

La cosa più inquietante che è emersa dalla conferenza stampa di presentazione di questo ultimo progetto di Rai Cinema è stata un’affermazione di uno dei responsabili del progetto, il quale ha ribadito quanto, ormai, i giovani non amino andare al cinema, quanto i cinema siano frequentati quasi esclusivamente dai meno giovani e quanto sia frequente la visione di lungometraggi su internet. In parte, queste affermazioni sono vere. Però è altrettanto vero che di appassionati di cinema ce n’è davvero tanti. E di tutte le età. E con appassionati intendo chi, come molti di noi, è ancora convinto che un film vada visto sul grande schermo e non sul display di un cellulare. E chissà quanti altri sarebbero incuriositi e cercherebbero di saperne di più su questo mondo, se quest’ultimo venisse valorizzato e tutelato come si deve!

 

Siamo proprio sicuri che “arrendersi” alla rete, cosa che, temo, prenderà sempre più piede, sia davvero la soluzione giusta?

 

 

Marina Pavido

 

ASCOLTA L’INTERVISTA DI MARINA A CARLO BRANCALEONI – https://www.youtube.com/watch?v=RIpfxD9f0XA&feature=youtu.be