HO CONOSCIUTO MAGNUS di Paolo “Fiore” Angelini in anteprima nazionale a Bologna

Ricevo e volentieri pubblico

Ho conosciuto Magnus

Film del regista Paolo “Fiore” Angelini

01_-Paolo Fiore Angelini regista del film Ho conosciuto Magnus

ABC, in vista dell’imminente ricorrenza del ventennale della morte del celebre artista bolognese Roberto Raviola (1939 – 1996), meglio conosciuto con lo pseudonimo di Magnus, ha prodotto e realizzato uno straordinario progetto cinematografico, omaggio alla sua persona, che si è concretizzato nel film di Paolo “Fiore” Angelini “Ho conosciuto Magnus”.

Il film Ho conosciuto Magnus, si presenta come scandito in tre tappe fondamentali che ripercorrono la carriera di uno dei più grandi autori italiani nel campo del fumetto.

Un vero e proprio viaggio nei tre atti della produzione artistica di Magnus, ma anche in quella che è la sua sfera privata: due dimensioni che all’interno del film, così come nella sua vita, si muovono sorprendentemente di pari passo.

Sin dal primo periodo, quello della giovinezza, infatti, sia sul piano artistico-professionale che su quello affettivo, si riscontrano percorsi analoghi di unione e separazione. Nasce infatti Alan Ford, realizzato insieme a Max Bunker, opera che avrà un successo straordinario, e nel momento stesso in cui questo sodalizio professionale volgerà al termine, si vede una separazione analoga nella vita privata.

Nel periodo della maturità artistica, ovvero il secondo atto di questo film, trova nuove fonti d’ispirazione che lo portano a realizzare Lo Sconosciuto, considerato uno dei suoi migliori lavori.

Nel terzo e ultimo periodo, invece, dopo essersi separato anche dalla seconda moglie, sceglie di dedicare tutto se stesso alla leggenda del fumetto italiano, il Tex de La valle del terrore.

Un vero e proprio testamento artistico, al quale dedicherà ben sette lunghi anni e che porterà Magnus a isolarsi tra i boschi e le valli di Castel del Rio, sperimentando una fase di graduale distacco dalla realtà, vivendo sempre più immerso nel proprio mondo immaginifico, ovvero nei suoi fumetti, unico strumento che gli permette di creare una realtà alternativa a quella che vive, quasi al confine con la follia.

Il film dunque ricrea questa atmosfera sospesa, alternando costantemente realtà e fantasia, fino a confonderle, disorientando così lo spettatore, incapace di distinguere se ci si trovi nella mente e nel mondo creativo di Magnus o nella sua vita reale.

Alle conversazioni, ai racconti e alle impressioni di chi lo ha conosciuto e frequentato, nei diversi anni della sua vita, il regista affianca inquadrature riprese direttamente dal repertorio di immagini dei fumetti di Magnus, nei quali l’autore stesso riversava la propria vita, e nei quali, soprattutto negli ultimi anni, si rifugiava: un luogo nella propria mente che gli consentiva un ritorno al suo essere bambino e che l’artista custodiva gelosamente, escludendone gli altri, ottenendo le sue più grandi soddisfazioni.

Angelini, consapevole dell’impossibilità per chiunque di dare di Roberto Raviola un’immagine univoca e completa, sceglie di restituire al pubblico un’identità multiforme e sfaccettata del protagonista, non solo come celebre professionista, ma anche come uomo, marito, amico, collega e maestro.

Un’idea di Magnus che scaturisce dalla diversa visione, dal differente vissuto e dal rapporto del tutto personale che gli altri hanno avuto con lui.

Ho conosciuto Magnus è dunque il ritratto di un uomo di grande intelligenza e talento, ma è anche il racconto del percorso creativo di un artista che gradualmente ha vissuto sempre di più nella sua opera e sempre meno nella vita reale, in un percorso straordinario di immaginario e follia.

Il progetto, a cura di ABC, è stato prodotto in collaborazione con Icaro Like us, Promomusic, Maxman, El Garaje e con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Unicredit e Hera.

Il film è stato realizzato anche in funzione di un più ampio progetto promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Il progetto si compone di una grande mostra dal titolo “Magnus e l’altrove. Favole Oriente, Leggende” a cura di Luca Baldazzi e Michele Masini, allestita presso la sede della Fondazione in via delle Donzelle 2 a Bologna dal 22 novembre al 6 gennaio. Insieme alla mostra esce anche il libro “Magnus prima di Magnus. Gli anni dell’apprendistato di un maestro del fumetto”, (Alessandro editore) a cura di Luca Baldazzi.

Il film sarà proiettato al pubblico in anteprima nazionale, come evento conclusivo del festival BilBOlbul, al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna (via Azzo Gardino, 65) nella serata di domenica 22 novembre 2015 alle ore 20.15 e alle ore 22.15.

GERMANO SARTELLI – LA FORMA DELLE COSE, CONVERSAZIONI di Paolo “Fiore” Angelini

Ricevo e volentieri pubblico

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 GERMANO SARTELLI

 La forma delle cose, conversazioni

 un film di Paolo “Fiore” Angelini

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ABC – Arte Bologna Cultura annuncia l’uscita dell’atteso film sull’artista Germano Sartelli, un progetto complesso e ambizioso, pensato e diretto dal regista Paolo “Fiore” Angelini e raccontato in prima persona dall’artista, recentemente scomparso, e da un coro di voci autorevoli, le stesse di chi, da sempre, lo ha frequentato: Andrea Emiliani, Maurizio Calvesi, Marisa Vescovo, Claudio Spadoni e Dario Trento.

Il film è stato prodotto e fortemente voluto da ABC in collaborazione con Icaro like-us grazie al prezioso sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, di Unicredit, del Gruppo Hera e della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, e vanta i patrocini di Genus Bononiae, Dams-Università di Bologna e CNA. Una grande conferma per l’associazione bolognese che, in linea con la mission e le caratteristiche delle attività promosse fino ad oggi, continua a posizionarsi come realtà di riferimento per gli appassionati di arte.

Il risultato è un racconto di vita personale e intimo su uno degli artisti che, dall’immediato dopoguerra ai giorni nostri, si è sempre distinto nel panorama dell’arte contemporanea per la sua natura eclettica, quanto riservata.

Scomparso nel settembre scorso, dopo una lunga malattia, Sartelli ha tenuto in vita fino all’ultimo il suo atelier immerso nella natura del piccolo borgo di Codrignano in cui ancora, all’età di 89 anni, progettava le sue opere; in questo luogo, nel corso degli ultimi otto mesi della sua vita, ha accolto il regista e la troupe per le riprese del documentario.

Il film guarda l’opera dell’Artista, se ne avvicina quanto più possibile per capire, per sentire, avvalendosi della sua voce, dei suoi racconti, delle sue indicazioni e anche dei suoi silenzi. Si pone in ascolto per scoprire cosa la materia, chiave di lettura della sua opera, nasconda e cosa possa svelare. Al tempo stesso, è una visita nel suo territorio e nei luoghi del suo agire. Germano Sartelli ha accolto l’indiscreto occhio della macchina da presa con la sua proverbiale gentilezza.

La testimonianza cinematografica di Angelini vuole essere la trasposizione della poetica stessa di Sartelli. Il tempo e il ritmo delle immagini create dal regista, la costante presenza dei suoni e dei rumori della natura catturati, sono l’occhio e la percezione che hanno caratterizzato la creazione dell’Artista. In particolare, la delicata e grata contemplazione della natura osservata a pieno nella vastità del tempo è un’importante chiave di lettura del lavoro del regista bolognese.

L’arte di Sartelli, sottile, intrigante e in costante dialogo con la natura, attraversa pittura e scultura in nome di una necessità espressiva e sperimentale mai limitata al rigore formale; il suo è un linguaggio sintetico e lirico, in grado di trasformare ogni materia (ferro, legno, vimini, paglie e qualunque altro elemento) in poesia.

Il film è un racconto inedito ed esclusivo su un artista che è sempre stato considerato dalla critica un “fuori dal coro” sia per la sua natura schiva e riservata, volontariamente a distanza dalla mondanità, sia per la maniera del tutto personale con la quale anticipava e attraversava movimenti e correnti artistiche. La sua è stata una formazione “sul campo”, al tempo stesso classica e sperimentale, ma anche da “bottega”, legata alla manualità, al contatto e all’interazione con gli elementi naturali. Alcuni critici per descriverne il percorso creativo hanno fatto ricorso a nomi di primo piano dell’arte del Novecento come Giacometti, Burri, Dubuffet, Pollock, Michaux.

Maurizio Calvesi, colui che racconterà insieme ad alti critici Sartelli, si rivela una persona chiave per la lettura delle opere e della vita dell’artista imolese: proprio Calvesi presentò la sua prima mostra personale presso il Circolo di Cultura di Bologna nel 1958 e fu anche colui che invitò Sartelli alla XXXII Biennale di Venezia nel 1964, insieme a Afro Basaldella, Lucio Fontana e Cesare Gnudi.

Il film verrà proiettato in anteprima nazionale presso la Cineteca di Bologna, e sarà parte integrante della mostra antologica, in corso di costruzione e programmazione, che Genus Bononiae dedicherà a Germano Sartelli nella prestigiosa sede di Palazzo Fava.

GERMANO SARTELLI

La forma delle cose, conversazioni

Un film di Paolo “Fiore” Angelini

Durata: 75 minuti

Link al Teaser: http://youtu.be/Z_sbUG_4L_U

prodotto da:

ABC e Icaro like-us

 con il sostegno di:

 Fondazione del Monte di Bologna e di Ravenna, Unicredit, Gruppo Hera, Fondazione Cassa di Risparmio di Imola

 con il patrocinio di:

 Genus Bononiae, Dams-Università di Bologna e CNA

un ringraziamento particolare a:

Galleria d’Arte De Foscherari – Bernardo Bartoli

 Cineteca di Bologna

 Regia: Paolo “Fiore” Angelini

Sceneggiatura: Paolo “Fiore” Angelini e Alberto Murmura

 Direttore di Produzione: Francesco G. Ferrara

 Fotografia e Montaggio: Massimiliano Bartolini

 Suono e Musiche: Fabio Iaci