LA RECENSIONE DI MARINA: MATRIMONIO AL SUD di Paolo Costella

Nelle sale italiane dal 12 novembre, “Matrimonio al sud” è l’ultimo lungometraggio diretto da Paolo Costella ed interpretato da Massimo Boldi e Biagio Izzo.

fotografo vincenzo schettino castellammare di stabia (1387 di 1819)Lorenzo è un imprenditore milanese, orgoglioso delle sue origini. La sua vita verrà sconvolta il giorno in cui scoprirà che suo figlio Teo sta per sposare Sofia, figlia di Pasquale, pizzaiolo napoletano.

Il lungometraggio di Costella è uno dei tanti film che trattano l’eterno divario nord-sud, ormai da almeno dieci anni a questa parte. Sebbene tematiche del genere siano state spesso affrontate (basti pensare al fortunato “Benvenuti al sud”), è anche importante il modo in cui il tema viene trattato. Ebbene, questo film non si salva nemmeno da questo punto di vista. Banale, scontato, pieno di stereotipi, è perfettamente in linea con i tanti film del duo Boldi – De Sica (ormai scoppiato) e con tutti gli altri lungometraggi interpretati dai due comici dopo la rottura. In poche parole, un film totalmente visto e rivisto.

fotografo vincenzo schettino (46)Ma andiamo con ordine. Le famiglie qui presentate sono stereotipate ai limiti del ridicolo. Quasi come se il film fosse ambientato decenni fa, quando non si conoscevano gli usi e i costumi delle diverse regioni d’Italia, se non per sentito dire. Ok, la scelta di adottare questi stereotipi è finalizzata a creare un effetto comico. Tale effetto comico, però, è del tutto inesistente. Come si può pensare che possa far ridere vedere Boldi che, per sbaglio, si soffia il naso con la pasta della pizza, che resta traumatizzato dall’idea di dover mangiare un capitone o che si schiaccia le dita chiudendo un portone?

Fa ancora ridere mettere in scena la freddezza della gente del nord insieme alla pacchianeria della gente del sud? Ormai nessuno crede più a certi clichés.

fotografo vincenzo schettino castellammare di stabia-282Anche per quanto riguarda le singole gag comiche (se così si può chiamarle), si tratta di qualcosa di visto e rivisto, spesso e volentieri viene usata la volgarità come unico espediente. Basti pensare, ad esempio, alla scena in cui Boldi e Izzo vanno in sacrestia e, vedendo il prete fare un’iniezione al sacrestano, subito sono portati a pensare ad una situazione sessualmente ambigua.

Battute volgari, personaggi volgari e una sensazione di dejà vu sono i veri protagonisti del film, il quale, pur essendo stato girato solo nei mesi scorsi, risulta vecchio di almeno vent’anni.

foto mas 2 (1)Ciò che lascia interdetti è la convinzione che il pubblico possa essere attirato solo da roba del genere. E questa è decisamente un’offesa bella e buona all’intelligenza umana, dal momento che certi film resteranno in palinsesto chissà per quante settimane, mentre altri interessanti prodotti, che non hanno importanti case di produzione alle spalle, sono destinati a passare quasi inosservati.

Ma forse anche questo è un discorso affrontato ormai così tante volte da essere quasi superato.

Per concludere, l’effetto finale di questo film è quello di sollevare un unico interrogativo: che ne sarà di questo nostro cinema che tanto ha insegnato in tutto il mondo negli anni passati e nel quale sembra ormai non credere più nessuno? Personalmente, ho quasi paura a conoscere la risposta.

VOTO: 1/10

Marina Pavido​