Nelle sale italiane dal 10 dicembre, “Le ricette della signora Toku” è l’ultimo lungometraggio della regista giapponese Naomi Kawase, presentato nella sezione “Un certain regard” all’ultima edizione del Festival di Cannes.
Sentaro, giovane uomo dal passato difficile, gestisce una piccola pasticceria in cui vende i dorayaki, frittelle dolci ripieni di marmellata di fagioli rossi (an). Toku è un’anziana signora un po’ naif, la quale, un giorno, chiede a Sentaro di poterlo aiutare nella sua attività. Wakana, infine, è un’adolescente timida e solitaria, che solo in compagnia di Toku e Sentaro sentirà di aver trovato una famiglia.
Tre solitudini, tre personaggi che, apparentemente, non sembrano avere nulla in comune. Eppure sono più simili di quanto si pensi. Il lungometraggio della Kawase racconta proprio questo: l’incontro di tre mondi diversi che nel riscoprire piccole cose a cui normalmente non si suole dedicare molta importanza, ritrovano quel calore ormai quasi dimenticato.
Sullo sfondo, una calda primavera con ciliegi in fiore. E proprio i ciliegi, simbolo di morte, ma anche immagine di bellezza tanto effimera quanto magnetica, sono qui un’immagine speculare della singolare signora Toku, giunta nelle vite di Sentaro e di Wakana quasi dal nulla, ma in grado di riportare calore nelle loro quotidianità.
Particolare importanza ha, nella storia, la preparazione delle frittelle dorayaki. Una ricetta semplice, apparentemente facile, la quale, però richiede impegno, attenzione ed amore. Solo così si potrà ottenere un risultato eccellente. La cura che la signora Toku dedica alla cucina è la stessa che dedica alle persone che ama. Sarà proprio questa la lezione che impareranno i due giovani.
Naomi Kawase ha dimostrato una spiccata sensibilità nel raccontare questa storia delicata ed amara allo stesso tempo. Perfettamente in linea con l’estetica orientale. Il risultato finale è un prodotto tenero e commovente, curato nei dettagli, con una sceneggiatura robusta e personaggi che arrivano subito al cuore dello spettatore. Da gustare tutto fino alla fine.
VOTO: 8/10
Marina Pavido