I LOVE… MARCO FERRERI emoziona i giovani all’Ariano International Film Festival

I LOVE... MARCO FERRERI all'Ariano Int. Film FestivalRicevo e volentieri pubblico

Il grande regista di tanti capolavori ingiustamente dimenticati riscoperto grazie al docufilm di Pierfrancesco Campanella proiettato in terra irpina

C’era una volta il cinema, quello vero, tosto, innovativo, che prescindeva dalle logiche dei palinsesti televisivi e puntava all’incasso nelle sale. Oggi il mercato è cambiato e l’industria cinematografica, visto che il pubblico va sempre meno al cinema, è costretta a puntare su altre forme di finanziamento, in primis la televisione. Con la diretta conseguenza che si crea sin dall’origine di un progetto filmico una sorta di autocensura preventiva, che costringe gli autori ad evitare argomenti troppo “scomodi” o, comunque, a realizzarli in maniera “blanda”, in modo da non “urtare” un “sistema” che premia solo la massificazione e l’omologazione culturale.

Campanella e Placido sul set di I LOVE... MARCO FERRERIUn regista sarcastico e irriverente come Marco Ferreri, che ha regalato al cinema italiano e internazionale autentici “gioielli” di caustico anticonformismo quali Dillinger è morto, La donna scimmia o La grande abbuffata, in questi tempi di sciatte commediole ripetitive avrebbe faticato non poco a lavorare. Prova ne sia che la sua arte è stata frettolosamente rimossa dalla stessa “intellighenzia”, o presunta tale, prima ancora che dal grande pubblico. In questo senso è doppiamente meritorio il lavoro svolto da Pierfrancesco Campanella: un docufilm che si propone di risolvere l’inquietante interrogativo su chi abbia metaforicamente ucciso Marco Ferreri. Per arrivare alla conclusione che il “colpevole” è proprio la stessa società consumistica che il geniale regista milanese aveva tanto stigmatizzato nelle sue pellicole. La particolarità di I love… Marco Ferreri è che non si tratta di un documentario sic et simpliciter, ma di un film vero e proprio, con una trama autonoma, del quale è protagonista un bizzarro e misterioso detective che indaga sui “nemici” occulti di Ferreri. Naturalmente, non mancano spezzoni filmati tratti dalle sue opere più famose. Inoltre, testimonianze di attori che hanno lavorato con lui, come Michele Placido e Piera Degli Esposti, e, infine, interviste ad esperti e operatori culturali come Orio Caldiron, Mario D’Imperio, Emanuele Pecoraro, Franco Mariotti, Fabio Melelli.

Il regista Pierfrancesco Campanella sul setI love… Marco Ferreri, che Campanella ha scritto con Lorenzo De Luca, è una produzione Cinedea, e per la parte fiction si avvale, tra gli altri, dell’interpretazione di Fabrizio Rampelli, Carla Dujany e Marco Werba. Portarlo in Irpinia alla manifestazione A.I.F.F., appena conclusa, è stato, da parte di Campanella, un vero e proprio atto di coraggio. La sfida è stata ampiamente vinta: il pubblico in sala lo ha applaudito lungamente e la cosa che ha colpito maggiormente è stato l’interesse suscitato nel pubblico più giovane. Alla fine della visione, tenutasi presso l’Auditorium di Ariano Irpino, Pierfrancesco è stato investito da una raffica di domande e curiosità per lo più proprio da parte di ragazzi e ragazze letteralmente “ammaliati” da un tipo di cinema così diverso dai plot “innocui” e privi di reale spessore cui sono abituati al giorno d’oggi. Mala tempora currunt!

VENEZIA 72: VOGLIAMO I COLONNELLI di Mario Monicelli per Venezia Classici

Ricevo e volentieri pubblico

NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI MARIO MONICELLI, LA CINETECA NAZIONALE RISCOPRE “VOGLIAMO I COLONNELLI”: DOMANI, 3 SETTEMBRE, A VENEZIA CLASSICI LA “CRONACA DI UN COLPO DI STATO” IN UNA FARSA SCATENATA TRA SATIRA E FANTAPOLITICA

VOGLIAMO I COLONNELLI - Venezia Classici - Cineteca Nazionale (1)  

Nel centenario della nascita di MARIO MONICELLI, autore tra i più amati del nostro cinema, la CINETECA NAZIONALE porta in prima mondiale alla 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, nella sezione Venezia Classici, il restauro di uno dei suoi titoli meno conosciuti: uscito nel 1973, invitato in concorso al Festival di Cannes ma “oscurato” dal successo di scandalo de La grande abbuffata, VOGLIAMO I COLONNELLI è infatti, nella fittissima filmografia monicelliana, uno tra gli episodi più dimenticati. Ispirato a fatti ben vivi nella memoria dell’epoca (dal “Piano Solo” del generale De Lorenzo al “golpe Borghese” alla dittatura militare in Grecia), il film racconta – come spiega il sottotitolo – la “cronaca di un colpo di Stato” guidato dall’onorevole Giuseppe Tritoni della Grande Destra (interpretato da Ugo Tognazzi), con la complicità di una “armata Brancaleone” di militari in servizio e in pensione.

VOGLIAMO I COLONNELLI - Venezia Classici - Cineteca Nazionale (2)Più che una commedia all’italiana, un’autentica, scatenata “farsa alla Keaton“, come la definì lo stesso Monicelli in un’intervista a Sergio Toffetti raccolta nel volume Lo sguardo eclettico (Marsilio, 2011): Con Age e Scarpelli l’abbiamo costruita prendendo spunto dai giornali che adombravano la faccenda. C’era quel generale con il monocolo, De Lorenzo, che era già una macchietta, c’era quello che voleva fare un golpe con la guardia forestale, così decidemmo di spingere al massimo e ci divertimmo, anche perché il colpo di stato in Italia non era credibile, o meglio lo era ma non lo era”. Accanto a Tognazzi, un “esercito” di caratteristi (da Antonino Faà di Bruno a Camillo Milli) e di non attori, come Giancarlo Fusco e il fondatore del “Male” Pino Zac, dà vita a una galleria di irresistibili cialtroni cui Age e Scarpelli (con un lavoro sulla “lingua destrorsa” degna dell’epopea di Brancaleone) offrono battute memorabili: dal “barracuda volante” Barbacane, trevigiano col mito del romanesco (perché “il veneto ciacola, il romano azzanna“) alla contessa d’Amatrice, al colonnello Automatikos.

VOGLIAMO I COLONNELLI - Venezia Classici - Cineteca Nazionale (3)Il film – proseguiva Monicelli – dovrebbe essere dato nelle scuole di cinema, perché chi vuol fare il regista deve imparare innanzitutto la farsa: chi sa fare la farsa, sa fare tutto. Perché è complicatissima: è difficile tenere i toni, dirigere gli attori, reggere i ritmi”. Oltre che una farsa, però, Vogliamo i colonnelli – come notava il suo autore in un’intervista riportata nel pressbook dell’epoca – è un film di fantapolitica, una satira: attraverso la storia di un gruppo di militari trucibaldi, intendo mettere in guardia i cittadini contro l’inganno in cui potrebbero cadere”. Per questo – continuava Monicelli – al momento di chiudere il film la scelta era caduta su un finale amaro: La prima idea è stata quella di un finale “positivo” con bandiere rosse vincitrici. Ma allora, ci siamo detti, è inutile fare il film. Noi volevamo, infatti, far suonare una campana. Dire allo spettatore e quindi al cittadino di fare attenzione, di essere vigilante…

Il restauro di Vogliamo i colonnelli è promosso da CSC – Cineteca Nazionale in collaborazione con Dean film.

OMAGGIO A PHILIPPE NOIRET AL MUSEO INTERATTIVO DEL CINEMA DI MILANO

Ricevo e volentieri pubblico

 

MIC – MUSEO INTERATTIVO DEL CINEMA

Viale Fulvio Testi 121, Milano

 

OMAGGIO A PHILIPPE NOIRET

 Dal 4 AL 27 LUGLIO 2014

 

Dal 4 al 27 luglio 2014 presso il MIC – Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana presenta OMAGGIO A PHILIPPE NOIRET, una rassegna di otto film con protagonista il carismatico attore francese scomparso nel 2006.

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Nato a Lille nel 1930, Noiret fece il suo esordio sul grande schermo con una piccola parte in Gigi (1949) di Jacqueline Audry, e da quel momento interpreta circa centoquaranta pellicole, per una carriera lunga più di mezzo secolo. Noto per la sua mimica facciale da uomo pigro e disilluso, che ricorda vagamente il muso di un cane (animale che Noiret amava moltissimo), e caratterizzato da una corporatura ingombrante, l’attore francese fu particolarmente a suo agio nei ruoli di uomo qualunque di mezza età, lontanissimo com’era da ogni idealizzazione da eroe romantico.

Gourmet e viveur, sofisticato fumatore di sigari e grande appassionato d’arte, Philippe Noiret ha vinto due volte il premio César come miglior attore, ed è oggi riconosciuto come uno dei più grandi interpreti di sempre del cinema europeo, amatissimo sia in patria che in Italia, dove ha lavorato con registi del calibro di Ferreri, Monicelli e Tornatore.

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Il primo appuntamento della rassegna è venerdì 4 luglio con il controverso capolavoro di Marco Ferreri La grande abbuffata (1973), dove Noiret interpreta, in compagnia di Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Ugo Tognazzi, uno dei quattro suicidi “edonisti” del film. Sempre per la regia di Ferreri la Cineteca propone il surreale Non toccate la donna bianca (1974), geniale rivisitazione della battaglia di Little Big Horn nella Parigi dell’epoca.

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La rassegna continua con Il testimone (1978) di Jean-Pierre Mocky, atto d’accusa verso la pena di morte che vede la gara di bravura di Noiret con un grande del cinema italiano come Alberto Sordi. Con il cult Amici miei (1975) di Mario Monicelli emerge invece tutta la verve comica dell’attore francese; mentre ne Il deserto dei tartari (1976) di Valerio Zurlini interpreta un vecchio colonnello di un esercito austro-ungarico in declino. L’andamento pigro e l’espressione disillusa sono sfruttate a meraviglia da Bertrand Tavernier in Colpo di spugna (1981), dove l’attore francese fa emergere il suo lato più cupo. È invece estremamente commovente la prova di Noiret in Gli occhiali d’oro (1987) di Giuliano Montaldo, dove interpreta un vecchio medico omosessuale alle prese con i pregiudizi dei suoi concittadini.

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La rassegna si chiuderà con l’amatissimo Il postino (1994) di Michael Radford, una delle ultime e più apprezzate prove di Noiret, che qui interpreta, a fianco di Massimo Troisi, un Pablo Neruda in esilio nel Sud Italia.

 

CALENDARIO E SCHEDE FILM

 

Venerdì 4 luglio

h 17.00 La grande abbuffata (Marco Ferreri, Italia, Francia, 1973, 130’)

Il pilota Marcello, il produttore Michel, lo chef Ugo e il giudice Philippe, uomini di successo votati all’autodistruzione, si ritrovano nella villa fuori città di Philippe con l’intenzione di suicidarsi attraverso un lungo percorso di cibo e sesso. Insieme a loro delle prostitute ingaggiate appositamente e una maestra elementare locale che rimarrà con loro sino alla fine.

 

Domenica 6 luglio

h 16.00 Il testimone (Jean-Pierre Mocky, Francia, Italia, 1978, 90’)

Il pittore italiano Antonio Berti, in traferta a Reims, è testimone dell’omicidio di Cathy, la ragazza che gli fa da modella, ad opera dell’amico Robert. Mentre il padre della ragazza cerca giustizia, Antonio viene ingiustamente incolpato dell’omicidio e processato.

 

 

 

 

h 18.00 Amici miei (Mario Monicelli, Italia, 1975, 140’)

Quattro amici di mezza età, insieme sin dall’infanzia, esorcizzano lo spettro della vecchiaia escogitando qualsiasi tipo di scherzo nei confronti di chiunque incroci la loro strada. A loro si unirà anche un primario di chirurgia, il professor Sassaroli.

 

Venerdì 11 luglio

h 17.00 Il deserto dei tartari (Valerio Zurlini, Italia, Francia, Germania Ovest, 1976, 140’)

Tratto dal romanzo omonimo di Dino Buzzati, è la storia del tenente dell’esercito austro-ungarico Drogo, che viene spedito ai confini asiatici dell’Impero per difendere una fortezza nel deserto dall’attacco dei famigerati Tartari. L’unico problema è che nessuno ha mai visto questi fantomatici nemici, mentre il tempo passa nell’attesa di un’offensiva.

 

Domenica 13 luglio

h 16.00 Non toccare la donna bianca (Marco Ferreri, Francia, Italia, 1974, 108’)

Western surreale che rilegge la battaglia di Little Big Horn ambientandola nella Parigi degli anni ’70. Il generale Custer, richiamato dal generale Terry, è determinato a sconfiggere l’esercito indiano del capo Toro Seduto. A complicare le cose c’è l’amore di Custer per una crocerossina francese.

 

h 18.00 Colpo di spugna (Bertrand Tavernier, Francia, 1981, 128’)

Lucien Cordier, pigro e vigliacco capo della polizia in un villaggio coloniale dell’Africa francese, non riesce a mantenere l’ordine tra la popolazione locale e i pochi francesi presenti. Inoltre la moglie lo tradisce e i colleghi non fanno che umiliarlo. Le cose cambiano quando Lucien incontra l’ambigua Anne, la quale sembra tirare fuori il peggio dall’uomo.

 

Venerdì 18 luglio

h 17.00 Il postino (Michael Radford, Italia, Francia, Belgio, 1994, 116’)

Mario, giovane pescatore, accetta l’incarico di postino personale del poeta Pablo Neruda, in esilio nel Sud Italia. Tra il giovane e il poeta nasce una bella amicizia, e Neruda finirà per fare da testimone alle nozze di Mario con la bella Beatrice. Tornato in Cile, il poeta continuerà a pensare al postino.

 

Domenica 20 luglio

h 16.00 Gli occhiali d’oro (Giuliano Montaldo, Italia, Francia, Iugoslavia, 1987, 110’)

Dal romanzo di Giorgio Bassani, è la storia del dottor Fadigati, stimato medico che tenta di celare la propria omosessualità agli occhi dei concittadini nella Ferrara fascista. Ma quando si innamora apertamente del giovane Eraldo viene progressivamente emarginato e abbandonato.

 

h 18.00 Colpo di spugna (Bertrand Tavernier, Francia, 1981, 128’) Replica

 

Venerdì 25 luglio

h 17.00 La grande abbuffata (Marco Ferreri, Italia, Francia, 1973, 130’) Replica

 

Domenica 27 luglio

h 16.00 Il testimone (Jean-Pierre Mocky, Francia, Italia, 1978, 90’)

h 18.00 Gli occhiali d’oro (Giuliano Montaldo, Italia, Francia, Iugoslavia, 1987, 110’) Replica

 

INFO

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