I LOVE… MARCO FERRERI emoziona i giovani all’Ariano International Film Festival

I LOVE... MARCO FERRERI all'Ariano Int. Film FestivalRicevo e volentieri pubblico

Il grande regista di tanti capolavori ingiustamente dimenticati riscoperto grazie al docufilm di Pierfrancesco Campanella proiettato in terra irpina

C’era una volta il cinema, quello vero, tosto, innovativo, che prescindeva dalle logiche dei palinsesti televisivi e puntava all’incasso nelle sale. Oggi il mercato è cambiato e l’industria cinematografica, visto che il pubblico va sempre meno al cinema, è costretta a puntare su altre forme di finanziamento, in primis la televisione. Con la diretta conseguenza che si crea sin dall’origine di un progetto filmico una sorta di autocensura preventiva, che costringe gli autori ad evitare argomenti troppo “scomodi” o, comunque, a realizzarli in maniera “blanda”, in modo da non “urtare” un “sistema” che premia solo la massificazione e l’omologazione culturale.

Campanella e Placido sul set di I LOVE... MARCO FERRERIUn regista sarcastico e irriverente come Marco Ferreri, che ha regalato al cinema italiano e internazionale autentici “gioielli” di caustico anticonformismo quali Dillinger è morto, La donna scimmia o La grande abbuffata, in questi tempi di sciatte commediole ripetitive avrebbe faticato non poco a lavorare. Prova ne sia che la sua arte è stata frettolosamente rimossa dalla stessa “intellighenzia”, o presunta tale, prima ancora che dal grande pubblico. In questo senso è doppiamente meritorio il lavoro svolto da Pierfrancesco Campanella: un docufilm che si propone di risolvere l’inquietante interrogativo su chi abbia metaforicamente ucciso Marco Ferreri. Per arrivare alla conclusione che il “colpevole” è proprio la stessa società consumistica che il geniale regista milanese aveva tanto stigmatizzato nelle sue pellicole. La particolarità di I love… Marco Ferreri è che non si tratta di un documentario sic et simpliciter, ma di un film vero e proprio, con una trama autonoma, del quale è protagonista un bizzarro e misterioso detective che indaga sui “nemici” occulti di Ferreri. Naturalmente, non mancano spezzoni filmati tratti dalle sue opere più famose. Inoltre, testimonianze di attori che hanno lavorato con lui, come Michele Placido e Piera Degli Esposti, e, infine, interviste ad esperti e operatori culturali come Orio Caldiron, Mario D’Imperio, Emanuele Pecoraro, Franco Mariotti, Fabio Melelli.

Il regista Pierfrancesco Campanella sul setI love… Marco Ferreri, che Campanella ha scritto con Lorenzo De Luca, è una produzione Cinedea, e per la parte fiction si avvale, tra gli altri, dell’interpretazione di Fabrizio Rampelli, Carla Dujany e Marco Werba. Portarlo in Irpinia alla manifestazione A.I.F.F., appena conclusa, è stato, da parte di Campanella, un vero e proprio atto di coraggio. La sfida è stata ampiamente vinta: il pubblico in sala lo ha applaudito lungamente e la cosa che ha colpito maggiormente è stato l’interesse suscitato nel pubblico più giovane. Alla fine della visione, tenutasi presso l’Auditorium di Ariano Irpino, Pierfrancesco è stato investito da una raffica di domande e curiosità per lo più proprio da parte di ragazzi e ragazze letteralmente “ammaliati” da un tipo di cinema così diverso dai plot “innocui” e privi di reale spessore cui sono abituati al giorno d’oggi. Mala tempora currunt!

LA RECENSIONE – LIBERE DISOBBEDIENTI INNAMORATE di Maysaloun Hamoud

libere_disobbedienti_innamorateTITOLO: LIBERE DISOBBEDIENTI INNAMORATE; REGIA: Maysaloun Hamoud; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Israele, Francia; cast: Mouna Hawa, Sana Jammelieh, Shaden Kanboura; durata: 103′

Nelle sale italiane dal 6 aprile, Libere disobbedienti innamorate è l’opera prima della giovane regista israeliana Maysaloun Hamoud, presentata in concorso al Toronto International Film Festival.

Siamo a Tel Aviv. Laila è un’affascinante avvocato, sicura di sé e molto ammirata. Salma, dal canto suo, ha una personalità molto più docile, lavora come barista e saltuariamente come deejay. Nour, infine, è la più fragile di tutte. Estremamente religiosa (soprattutto in seguito all’educazione ricevuta), è fidanzata e prossima alle nozze con un uomo considerato dalla propria famiglia “un buon partito”. Solo nel momento in cui andrà a vivere con Laila e Salma capirà cosa vuol dire davvero essere felici e, soprattutto, essere sé stesse.

in_between_still_1_h_2016Se si pensa al titolo originale del lungometraggio – In Between – si riesce ad inquadrare maggiormente la condizione in cui le tre ragazze si trovano. Sono donne, loro, che hanno già spiccato quel salto verso la libertà e l’affermazione di sé (cosa naturale all’interno della cultura occidentale), ma che, tuttavia, non riescono, loro malgrado, a superare del tutto la loro stessa cultura, ancora estremamente tradizionale. Il coesistere di questi due mondi, l’essere in bilico tra essi viene reso particolarmente bene dalla giovane regista, la quale, dal canto suo, pur dando al lungometraggio un andamento decisamente classico e lineare, parte inizialmente subito in quarta – grazie anche ad un particolare uso della musica (ad alto volume) e del montaggio (con tagli netti, quasi improvvisi) – facendo sì che il suo lavoro sia un lungometraggio arrabbiato, “urlato”, che sa il fatto suo e che, analogamente alle sue protagoniste, reclama a gran voce il diritto di “fare la differenza”, di distinguersi all’interno della cinematografia del proprio paese, sia per il tema trattato, sia per il fatto di essere stato girato da una donna (se si pensa a Ronit Elkabetz, a Rama Burstein e a poche altre, non sono molte, di fatto, le registe donne in Israele). E, di fatto, malgrado un (a volte fin troppo) forte attaccamento alla cinematografia occidentale, dovuto, probabilmente, in parte ai gusti personali, in parte alla scarsa esperienza dietro la macchina da presa, questo lavoro della Hamoud in qualche modo la differenza la fa. Se non altro per la genuinità della regista stessa e, soprattutto, per le brave interpreti che, malgrado una caratterizzazione forse un po’ troppo stereotipata e non del tutto naturale dei loro personaggi, riescono a rendere, di fatto, le loro Laila, Salma e Nour fortemente empatiche e fin da subito in sintonia con lo spettatore.

10_lLa creta ce l’abbiamo, ora pensiamo a modellare la scultura. E, chissà, magari prima di quanto si pensi, il cinema di Maysaloun Hamoud raggiungerà finalmente una propria, necessaria maturità, in modo da spiccare il volo una volta per tutte.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

DUE EURO L’ORA di Andrea D’ambrosio in anteprima a Napoli

Ricevo e volentieri pubblico

 

«Due euro l’ora», anteprima a Napoli il 10 maggio. Dal 12 maggio in programmazione nelle sale

 

Peppe Servillo e Chiara Baffi gli attori protagonisti del film premiato al Bif&st. Opera prima del regista Andrea D’Ambrosio.

 

Dopo i consensi di pubblico e critica al Bif&st-Bari International Film Festival, il premio Laudadio per il regista del miglior film e il premio Artisti 7607 per la migliore attrice protagonista, Chiara Baffi, il film Due euro l’ora si prepara al debutto nelle sale cinematografiche, previsto il 12 maggio 2016. Prima però, due tappe significative di avvicinamento alla data di programmazione al cinema. Il 1° maggio, in una giornata che si preannuncia di grande partecipazione di pubblico, il film verrà proiettato a Montemarano, paese dell’Irpinia dove è stato girato e dove Giambattista Basile scrisse parte de “Lo cunto de li cunti”. Il 10 maggio, invece, anteprima a Napoli al cinema Modernissimo.

 

Due euro l’ora, prodotto dalla Achab Film e realizzato col contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con Rai Cinema, racconta la storia di due donne che cercano, attraverso il lavoro, un riscatto della loro condizione sociale e affettiva. Il film si avvale di un cast d’eccezione, quasi interamente campano, di cui fanno parte, Peppe Servillo, Chiara Baffi, Paolo Gasparini, l’esordiente Alessandra Mascarucci, Massimo De Matteo, Patrizia Di Martino, Marianna Mercurio, Antonella Morea, Virginia Da Brescia, Davide Schiavo, Peppe Miale, Lorena Leone, e con la partecipazione, per la prima volta sullo schermo, della modella Alyona Osmanova.

 

«Due euro l’ora, scritto insieme alla sceneggiatrice Donata Carelli – ha detto il regista Andrea D’Ambrosio – è un film che parla del Sud, di lavoro, d’amore e della giovinezza che fugge, di donne che lottano e sperano in una vita diversa e migliore. Ringrazio la squadra che mi ha sostenuto e gli attori, che sono riusciti a darmi forza ed entusiasmo durante i faticosi e meravigliosi giorni di riprese in Irpinia. Il mio premio è il loro premio».

 

È possibile seguire le news e gli approfondimenti sul film “Due euro l’ora” sulla pagina facebook ufficiale all’indirizzo www.facebook.com/dueeurolora

I VINCITORI DEL BIF&ST 2016 TRIONFANO ANCHE AI DAVID

Ricevo e volentieri pubblico

 

I VINCITORI DEL BIF&ST 2016 TRIONFANO ANCHE AI DAVID

IL RACCONTO DEI RACCONTI _ Bebe Cave e Guillaume Delaunay _ FOTO00086414Premio David di Donatello per il miglior regista a Matteo Garrone che al Bif&st, pochi giorni fa, era stato insignito del Premio Mario Monicelli per la migliore regia per il film Il racconto dei racconti. Premio David di Donatello per il miglior regista esordiente a Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot che a Bari aveva ottenuto l’appena istituito Premio Ettore Scola per il regista della migliore opera prima in concorso e a Roma ha trionfato con altri sei riconoscimenti. E ancora: David di Donatello a Massimo Cantini Parrini cui la giuria dei critici del Bif&st aveva destinato il Premio Piero Tosi per i migliori costumi di Il racconto dei racconti che ha conquistato altri 5 David. In totale sono stati 20 su 20 i David assegnati – per le diverse categorie – ai film in concorso al Bari International Film Festival svoltosi dal 2 al 9 aprile scorso con la direzione di Felice Laudadio, presidente Ettore Scola, promosso dalla Regione Puglia e con il sostegno di SIAE.

VIAGGIO DA PAURA di Alì F. Mostafa in slaa dal 12 maggio

Ricevo e volentieri pubblico

 

VIAGGIO DA PAURA DI ALÌ F. MOSTAFA

un’esilarante commedia araba on the road

da Abu Dhabi a Beirut

locandina Viaggio da paura.jpg

Dal 12 Maggio al cinema

 

Alì Mostafa, classe 1981, è considerato uno dei più promettenti registi degli Emirati Arabi.  Viaggio da Paura (From A to B), è il suo secondo lungometraggio ed è stato campione di incassi nel mondo Arabo. E’ il primo film uscito in contemporanea in ben 9 paesi arabi, dopo il suo acclamato City of Life.

Viaggio da Paura uscirà nella sale italiane il 12 maggio distribuito da Cineama.

viaggio da paura 3.jpg“Ho sempre avuto l’idea di realizzare una commedia on the road ambientata in Medio Oriente,” dice Ali Mustafa che con questo film ha aperto l’ultimo Dubai International Film Festival.  “Ho voluto raccontare come da Abu Dhabi a Beirut passando per la Siria, appena si attraversano i confini dei diversi paesi, il paesaggio e la cultura cambiano in modo forte e a volte radicale.”

viaggio da paura 1.jpgOmar, Ramy e Jay, dopo anni di allontanamento a seguito della morte di Hadi, decidono di finalmente intraprendere il viaggio che avrebbero dovuto fare a suo tempo, da Abu Dhabì a Beirut, per visitare la tomba dell’amico.

viaggio da paura 2.jpgOmar è un personal trainer è quasi neo-papà, Jay è un playboy aspirante DJ, e Ramy un blogger attivista politico con 737 followers su Twitter! I tre devono partire di nascosto, chi dalla moglie prossima al parto, chi dalla madre ansiosa e oppressiva, chi da un padre-padrone. I tre guideranno da Abu Dhabi a Beirut attraversando l’Arabia Saudita, la Giordania e la Siria.

viaggio da paura 4.jpgSequestrati da un gruppo di ribelli, rischieranno la vita e cominceranno a riconsiderare la loro visione del mondo. Tra avventure rocambolesche, esilaranti e rischiose giungeranno infine a Beirut più forti e più uniti di prima.

viaggio da paura 5.jpgI tre protagonisti sono: Fahad Albutairi nel ruolo di Yousef ‘Jay’, Shadi Alfons in quello di Rami e Fadi Rifaai in quello di Omar.

 

LINK TRAILER

https://youtu.be/H9P6QK5BoRg

LA RECENSIONE DI MARINA: TRUMAN di Cesc Gay

584678TITOLO: TRUMAN; REGIA: Cesc Gay; genere: commedia, drammatico; anno: 2015; paese: Spagna, Canada; cast: Ricardo Darin, Javier Cámara, Dolores Fonzi; durata: 108′

Nelle sale italiane dal 21 aprile, Truman è l’ultimo lungometraggio diretto dall’acclamato regista spagnolo Cesc Gay, presentato in concorso all’ultima edizione del Toronto International Film Festival e vincitore di numerosi Premi Goya.

Julián e Tomás sono amici da molti anni, anche se abitano a parecchi chilometri di distanza: il primo, di origini argentine, vive e lavora come attore a Madrid, mentre il secondo abita in Canada ed è professore universitario. Un giorno Tomás farà all’amico una visita a sorpresa: quest’ultimo, malato da tempo, ha deciso di sospendere le cure, le quali in ogni caso non lo aiuteranno a guarire. Prima che sia troppo tardi, però, dovrà occuparsi di una questione importante: trovare un degno padrone per il suo cane Truman, che egli considera al pari di un figlio.

truman-in-italia-dal-21-aprile-il-film-trionfatore-ai-premi-goya-2016-v2-256517-1280x720Il regista spagnolo (Krampack, Hotel room) si è distinto – fin dai suoi primi lavori – per la straordinaria capacità di indagare a fondo nell’animo umano, dando vita a personaggi ben caratterizzati, poliedrici, fragili, ma – allo stesso tempo – incredibilmente coraggiosi. E questo è anche il caso di Truman, dove i due protagonisti sono frutto di un accurato lavoro di scrittura, ben studiati e con numerose sfaccettature: estroso e bohémien Julián, più responsabile e pragmatico Tomás, volubile ma estremamente coraggioso il primo, generoso e a volte severo il secondo. E infine troviamo Truman, il meraviglioso bullmastiff di Julián, che qui, più che come un figlio, possiamo dire che viene considerato quasi alla stregua di “trasfigurazione” del protagonista stesso. E di questo avremo conferma soprattutto nel finale.

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Truman è la storia di un’amicizia, che tratta anche il tema della difficoltà nell’affrontare momenti difficili. Una storia sì toccante, ma anche – a tratti – eccessivamente didascalica. Il vero problema del lungometraggio, infatti (oltre alla conclusione prevedibile fin dai primi minuti) è un indugiare in modo quasi ossessivo sul tema della malattia, ma tentando – allo stesso tempo – di dare al lungometraggio i toni leggeri della commedia. Tentativo, questo, riuscito solo in parte. Il lungometraggio va avanti in modo ripetitivo, prendendosi un’ora e cinquanta di tempo, quando avrebbe potuto benissimo durare la metà. E, malgrado la buona caratterizzazione dei personaggi, alcune scene, alcune azioni sono pericolosamente prevedibili. Film che tratta temi non facili ed estremamente delicati, ma che fa di questa sua scelta virtù, ben consapevole del fatto che la presa sul pubblico è praticamente garantita.

truman2Una particolare nota di merito, però, è da attribuire agli interpreti (Ricardo Darin nel ruolo di Julián e Javier Cámara nei panni di Tomás), i quali hanno saputo cambiare di volta in volta registro, dimostrando grande talento ed una straordinaria sensibilità

Detto questo, Truman resta comunque un film sì gradevole, ma con parecchie cadute di stile, troppo importanti per rendere il lungometraggio pienamente soddisfacente. Un prodotto toccante e delicato, ma decisamente sopravvalutato.

VOTO: 6/10

Marina Pavido

FAR EAST FILM FESTIVAL: SOTTO IL SEGNO DELLA TIGRE!

Ricevo e volentieri pubblico

 

FAR EAST FILM FESTIVAL:

SOTTO IL SEGNO DELLA TIGRE!

 

 

Apertura con il kolossal sudcoreano The Tiger, venerdì 22 aprile, e chiusura con il thriller hongkonghese The Bodyguard, sabato 30, alla presenza del leggendario Sammo Hung.

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72 i titoli della selezione ufficiale (50 in concorso, 5 anteprime mondiali) e oltre 100 eventi organizzati in città. Da non perdere la preziosa retrospettiva dedicata alla fantascienza giapponese e i gioielli di Bruce Lee restaurati in 4K.

 

Il Festival trailer unisce due segni artistici d’eccezione: la regia di Johnnie To e le musiche di Lim Giong. 

 

UDINE – Per molti è un simbolo di forza. Per molti altri è un simbolo di libertà. Per molti ancora, specie per chi ha letto Salgari, è un simbolo di resistenza e di ribellione. Per il Far East Film Festival è, prima di tutto, un simbolo di energia: quella che serve per portare avanti un grande progetto culturale e quella che occorre, non senza qualche indispensabile dose di autoironia, per dichiararne gli intenti. Del resto, non è certo un caso se la diciottesima edizione si aprirà sotto il segno della tigre. Anzi: sotto il segno di The Tiger, per essere precisi, lo splendido e potente kolossal di Park Hoonjung che ruggirà in anteprima internazionale venerdì 22 aprile!

 

L’Opening Night sarebbe già memorabile così, va detto, ma la fierissima tigre sudcoreana di Park, assetata di sangue e di giustizia, non ruggirà da sola: sotto i riflettori del Teatro Nuovo farà ritorno uno dei più vecchi e cari amici del FEFF. Chi? Un genio chiamato Johnnie To! A lui, indimenticato trionfatore del primissimo Audience Award con A Hero Never Dies, spetteranno due compiti: presentare al pubblico il gangster movie Trivisa di cui è produttore, sontuoso compendio dello stile Milkyway (a proposito: buon ventesimo anniversario, ragazzi!), e tagliare ufficialmente il nastro con il Festival trailer che porta la sua firma!

 

Ebbene sì: il FEFF diventa maggiorenne e, per festeggiare come si deve, ha deciso di regalare a se stesso e al pubblico un gioiello davvero inestimabile. 30 secondi di pura bellezza d’autore. 30 secondi in cui Johnnie “debutta” nel cinema d’animazione (già questo, superfluo sottolinearlo, è un regalo nel regalo) e in cui il suo sguardo incontra le sonorità di un enorme compositore: Lim Giong (regalo nel regalo nel regalo), premiato a Cannes per le musiche di The Assassin di Hou Hsiao-Hsien (incoronato, a propria volta, per la regia)! Cos’altro chiedere, alla serata d’apertura?

 

Forse, per amor di simmetria, sarebbe giusto aspettarsi una serata di chiusura altrettanto memorabile. Ed ecco, allora, la Closing Night del 30 aprile: una data da segnare sul calendario, con un evidenziatore fluo, perché è la data in cui Sammo Hung salirà sul palco del Far East Film Festival! Dopo Joe Hisaishi e Jackie Chan, le due superstar del 2015, un altro mito assoluto ritirerà dunque il Gelso d’Oro alla Carriera. L’attore, regista e coreografo action che, nel corso dei decenni, ha saputo rivoluzionare indelebilmente il segno visivo delle arti marziali. Leggendario in patria, e amatissimo in tutto il mondo, Sammo accompagnerà a Udine il suo The Bodyguard (International Festival Premiere), entusiasmando i fan e consolidando la reputazione internazionale capitalizzata, anno dopo anno, dal FEFF.

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Ma lasciamo parlare – brevemente – le cifre di questo 18° capitolo: 72 film nella selezione ufficiale, di cui 50 in concorso, provenienti da 10 aree geografiche dell’Asia (5 anteprime mondiali, 10 anteprime internazionali, 8 Festival Premiere e 37 anteprime italiane, di cui 18 europee), oltre 100 eventi disseminati nel centro di Udine (citiamo, fra tutti, l’immancabile Far East Cosplay Contest del 24 aprile), 150 volontari prontissimi a scendere in campo, dal 22 al 30 aprile, spalleggiando lo staff del Festival.

 

Un calendario fitto e articolato dentro cui non mancheranno il secondo FEFF Campus, la scuola di giornalismo per giovani talenti europei e asiatici, e il workshop internazionale Ties That Bind, che ormai da 8 anni mette in connessione produttori occidentali e orientali. E non va certo dimenticato l’evento di pre-apertura: una serata straordinaria, quella del 21 aprile, con lo spettacolo The Ghosts di Constanza Macras (ennesima pietra preziosa del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia)!

 

Tra le novità del 2016, poi, spicca Focus Asia, l’appuntamento di business che si svolgerà al Cinema Visionario di Udine il 27, il 28 e il 29 aprile e vedrà il FEFF collaborare con MIA – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo di Roma (assieme al Fondo Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e in collaborazione con la DG Cinema – MIBACT). Un primo passo verso il rafforzamento delle relazioni tra Europa e Asia per offrire ai buyer una panoramica sulle più recenti produzioni di genere.

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Ad affiancare la ricca sezione-concorso, che vedrà in sfida per l’Audience Award 2016 i migliori titoli panasiatici dell’ultima stagione (blockbuster, cult movie, outsider su cui scommettere, ma anche “oasi d’autore”, come l’attesissimo Three Stories of Love di Hashiguchi Ryosuke), ci sarà l’info-screening della controversa opera collettiva Ten Years e ci saranno ancora una volta diverse traiettorie parallele: quella dedicata ai documentari (da non perdere The Lovers and the Despot, preview del Biografilm Festival, cioè l’incredibile storia del rapimento del regista sudcoreano Shin Sang-ok da parte del dittatore nordcoreano Kim Jong-il), quella dedicata al Fresh Wave Festival (le giovani voci di Hong Kong), quella dedicata alla paura (grandissimo ritorno dell’Horror Day e primissimo approdo, sullo schermo udinese, per il sommo Kurosawa Kiyoshi: un crudele viaggio nel buio, e nella psiche, intitolato Creepy!), quella dedicata alle mostre (dall’arte contemporanea giapponese di Paradoxa all’universo del fumetto con il Viaggio a Tokyo di Vincenzo Filosa).

 

Se quest’anno l’immancabile – devoto – omaggio alla storia del cinema asiatico sfiorerà la tuta gialla di Bruce Lee, proponendo nei nuovissimi restauri 4k alcuni autentici must (Dalla Cina con furore, Il furore della Cina colpisce ancora, L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente e The Game of Death) , l’occhio del FEFF indagherà a fondo sulla gloriosa fantascienza giapponese. Una retrospettiva di 10 film e una pubblicazione, entrambe intitolate Oltre Godzilla – Futuri alternativi e scenari fantastici del cinema giapponese ed entrambe curate dall’espertissimo Mark Schilling, che vedranno come ospite d’onore il mitico regista Obayashi Nobuhiko!

 

«Gli appassionati – scrive Mark Schilling – considerano da molto tempo il Giappone una superpotenza del cinema di fantascienza, soprattutto per un sottogenere, i film di mostri (kaiju eiga), e per un personaggio, Godzilla. In realtà, i film di fantascienza giapponesi degli anni Cinquanta e Sessanta, affollati di razzi spaziali, UFO e vari tipi di armi e gadget esotici, saranno pure stati ispirati ai film sulle invasioni aliene di Hollywood, ma il loro stile unico, la loro energia e la loro immaginazione hanno influenzato non solo registi e animatori giapponesi, ma anche le loro controparti in tutto l’Occidente».

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Non resta che darsi appuntamento al Teatro Nuovo, sede storica del Far East Film Festival, e aspettare che il trailer di Johnnie To apra ufficialmente le danze. Quale sarà il colpo di fulmine che, quest’anno, trafiggerà gli spettatori? Un esordio con la “e” maiuscola come The World of Us di Yoon Ga-eun o, magari, il sorprendente Ola Bola che ci parla del calcio malaysiano? Un intenso dramma sentimentale come Mountain Cry di Larry Yang o, magari, l’insolito road movie Lost in Hong Kong di Xu Zheng che ha letteralmente polverizzato il botteghino dell’ex colonia britannica? Una buffa e tragica storia di redenzione come Mohican Comes to Home di Okita Shuichi (con un inedito Matsuda Ryuhei in versione punk-hipster) o, magari, la prima mondiale di Hime-Anole, che il 25 aprile porterà sul red carpet del FEFF 18 (è tutto vero, care ammiratrici, è tutto vero!) l’idol giapponese Morita Go?

 

Per scoprirlo, bisognerà pazientare fino alla notte del 30 aprile. Anche se le tigri, è risaputo, di pazienza ne hanno poca!

ELEONORA GIORGI AL BIF&ST

Ricevo e volentieri pubblico

 

Eleonora Giorgi: “Marcello amico surreale e divertente”

Bari: le Masterclass del Bif&st 2016

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L’ultima Masterclass del Bif&st 2016 dedicata a Marcello Mastroianni ha visto sul palco del Teatro Petruzzelli, intervistati da Marco Spagnoli, la regista Mimma Nocelli e gli attori Eleonora Giorgi e Maurizio Donadoni. Ad aprire l’incontro il Direttore del Festival, Felice Laudadio.

 

Nell’evento conclusivo delle iniziative dedicate a Marcello Mastroianni del Bif&st 2016, anche i ricordi del Direttore Felice Laudadio legati all’attore, che portò per la prima volta a Bari nel 1988 per la premiazione del Festival Europa Cinema e lo accompagnò poi al Festival di Palm Springs, dove l’attore inaspettatamente si produsse in un vero e proprio show che incantò gli spettatori americani.

La Masterclass di stamattina al Teatro Petruzzelli è stata preceduta dalla proiezione dello speciale Marcello di Mimma Nocelli, prodotto da Rai Movie che lo manderà in onda proprio stasera. La regista, presente all’incontro, ha ricordato la sua stretta frequentazione con l’attore che la portò, una volta, anche a recarsi con lui presso un centro di dimagrimento, in un periodo in cui Mastroianni si sentiva sovrappeso: “Fu sottoposto ad una dieta per cui lui, così amante del cibo, poteva bere solo succhi. Al terzo o quarto giorno non ne poteva più, volle andar via e ci portò subito in un ristorante dove mangiò di tutto”.

Eleonora Giorgi, invece, recitò accanto a lui in Oltre la porta di Liliana Cavani: “Però lo avevo già conosciuto prima insieme a Fellini, diventammo amici, era una persona surreale e divertente, gli piaceva molto raccontare storie. La sua autoironia era tale che i racconti più frequenti erano legati alla fine dei suoi amori, compreso quello con Catherine Deneuve.”

Maurizio Donadoni ha condiviso con Mastroianni il set di Storia di Piera di Marco Ferreri: “Scambiammo appena una battuta, lo vidi arrivare con una 130 blu sport che perdeva qualche pezzo, commentai: ‘bella macchina!” e lui: “ci sono affezionato!”. Ma il ricordo più bello sono le sue alzate di sopracciglia quando per esigenze di scena dovettero applicarmi un fallo finto”.

Per Eleonora Giorgi, Marcello Mastroianni esprimeva le sue idee, più che con le parole, con le sue scelte professionali: “Penso, ad esempio, al personaggio dell’omosessuale di Una giornata particolare o la scelta di interpretare Il Bell’Antonio, ovvero il personaggio del siciliano impotente, subito dopo quello del latin lover di La dolce vita. La sua era una vera e propria militanza cinematografica”.

LUCIANO TOVOLI AL BIF&ST

Ricevo e volentieri pubblico

 

Luciano Tovoli: “Io regista grazie a Ferreri e a Marcello”

Bari: le Masterclass del Bif&st 2016

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Il grande direttore della fotografia Luciano Tovoli è stato protagonista della Masterclass di stamattina al Teatro Petruzzelli dove è stato proiettato il suo unico film da regista, “Il generale dell’armata morta” (o “L’armata ritorna”) interpretato da Marcello Mastroianni, prima dell’incontro moderato da Marco Spagnoli.

 

“Il cinema, e in particolare la regia, mi interessavano fin da giovanissimo ma quando fui preso al Centro Sperimentale di Cinematografia scelsi il corso di direttore della fotografia per tranquillizzare mia madre, dopo che si rese conto che avrei dovuto lasciare gli studi universitari che stavo facendo a Pisa. Pensava che magari avrei avuto più occasioni di lavoro, alla peggio potevo aprire un negozio di fotografia!”

Luciano Tovoli, l’autore della fotografia di tanti capolavori del cinema italiano e non solo, collaboratore di Antonioni, Ferreri, Scola, Argento e Barbet Schroeder, ha rievocato nella Masterclass al Teatro Petruzzelli di stamattina la sua prima e unica esperienza di regista per Il generale dell’armata morta, interpretato da Marcello Mastroianni, rispondendo alle domande di Marco Spagnoli.

“Un giorno stavamo girando L’ultima donna di Marco Ferreri quando, durante le riprese di un primo piano di Gérard Depardieu, ebbi l’impudenza di dire ‘Stop!’ che è una prerogativa del solo regista. Alle proteste di Ferreri, ribattei che avevo predisposto le luci per una scena in cui Depardieu avrebbe dovuto gridare una battuta, anziché mormorarla come aveva fatto. E che se avesse dovuto pronunciare la sua battuta così, era necessario cambiare illuminazione, cosa che feci. Dopodiché Ferreri mi disse: ‘ho capito, adesso finiamo questo film, poi magari ne facciamo un altro e poi te ne produco uno io, del quale dovrai essere il regista”.

“In cerca di un’idea o meglio di un testo da trasferire sullo schermo, ne parlai con Marcello Mastroianni che mandò un suo assistente a casa per portarmi un libro dalla sua biblioteca. Era “Il generale dell’armata morta”, il primo romanzo dello scrittore albanese Ismail Kadare, allora inedito in Italia ma che aveva avuto buone critiche in Francia. Me ne innamorai subito e chiesi a Mastroianni se voleva interpretare il film. Lui prese un pezzo di carta e vi scrisse: ‘non solo io farò questo film con Tovoli regista ma ne farò altri due che individueremo in seguito’. È il ricordo più bello che ho di lui insieme alla sua semplicità, alla capacità di ascolto, alla sua generosità e al suo rispetto per le persone”.

Sullo schermo, accanto a Marcello Mastroianni, c’era Michel Piccoli: “Lo adoravo, avevo già fatto un film in Francia con lui e quindi volevo proporgli il ruolo del cappellano militare. Piccoli conosceva il romanzo di Kadare, lo trovava meraviglioso, disse subito di sì e anzi manifestò l’intenzione di produrlo lui. Ma c’era un problema: qualche tempo prima Ferreri e Piccoli avevano litigato. Mi rivolsi ancora una volta a Marcello che mi invitò a cena per parlarne con calma. Dopo un po’ arrivò anche Ferreri che ci disse che si sarebbe ritirato lui dalla produzione per altri impegni sopraggiunti. In seguito, Piccoli e Ferreri sarebbero tornati a lavorare insieme”.

Sul titolo del film, che è stato proiettato al teatro Petruzzelli come L’armata ritorna, Tovoli ha chiarito che “fu girato con il titolo del romanzo, senonché a riprese ultimate la Rai, che era entrata in produzione, volle cambiarlo perché sosteneva che la parola ‘morte’ avrebbe spaventato gli spettatori televisivi. Solo in seguito avrebbe recuperato il titolo originale”.

Sulle riprese: “Iniziammo a girare in Albania, nei luoghi del romanzo ma dopo qualche giorno fummo cacciati dal Paese e ripiegammo sulle montagne dell’Abruzzo, che peraltro mi sembravano più adatte”.

Luciano Tovoli ha deliziato la platea del Teatro Petruzzelli con tanti altri aneddoti legati al film, alla sua carriera di direttore della fotografia e sui suoi rapporti non solo con gli attori (in Il generale dell’armata morta c’era anche un giovanissimo Sergio Castellitto, praticamente agli esordi) ma anche con il produttore Mario Cecchi Gori, con Ferreri, Scola con cui fece tre film, con Zurlini che è stato il suo modello per la regia dopo l’esperienza in Il deserto dei tartari. Per chiudere con un rimpianto: “Vorrei che la parola post-produzione fosse bandita dal cinema così come i nuovi monitor con i quali si osservano le riprese come se fosse un controllo notarile. Non sono un passatista, voglio ricordare che nel 1981 feci con Michelangelo Antonioni Il mistero di Oberwald, il primo film realizzato in elettronica. Però tutti questi nuovi procedimenti cancellano il concetto di fiducia che prima dominava nel cinema e che reputo fondamentale.”

BIF&ST 2016: I PREMI DELL’ITALIAFILMFEST

Ricevo e volentieri pubblico

BIF&ST 2016 – ECCO I PREMI DELL’ITALIAFILMFEST


La giuria del pubblico, formata da 30 spettatori selezionati e presieduta dal regista Andrea Segre, ha assegnato i seguenti riconoscimenti per la sezione OPERE PRIME E SECONDE

lo chiamavano jeeg robot

  • Premio Ettore Scola per il regista del miglior film a

Gabriele Mainetti per il film Lo chiamavano Jeeg Robot

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  • Premio Mariangela Melato per il cinema per la migliore attrice protagonista a

Juliette Binoche per il film L’attesa di Piero Messina

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  • Premio Gabriele Ferzetti per il migliore attore protagonista a

Giorgio Colangeli per il film Un posto sicuro di Francesco Ghiaccio

 

La giuria del pubblico, formata da 30 spettatori selezionati e presieduta dalla critica cinematografica Dana Duma, ha assegnato i seguenti riconoscimenti per la sezione NUOVE PROPOSTE CINEMA ITALIANO

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  • Premio Francesco Laudadio per il regista del miglior film a

Andrea D’Ambrosio per il film Due euro l’ora

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  • Premio Artisti 7607 per il migliore attore protagonista a

Andrea Vasone per il film The Plastic Cardboard Sonata di Enrico Falcone e Piero Persello

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  • Premio Artisti 7607 per la migliore attrice protagonista a

Chiara Baffi per il film Due euro l’ora di Andrea D’Ambrosio

 

I vincitori presenti incontreranno il pubblico e la stampa questa sera alle ore 19.30 al Teatro Margherita in occasione del “Focus su…” condotto da Franco Montini.

 

I premi verranno consegnati nel corso della serata al Teatro Petruzzelli (ore 21:00).