DOC ANNO ZERO – AL VIA LA 2° SESSIONE 2018

Ricevo e volentieri pubblico

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IL CINEMA DEL REALE, NUOVA VIA DELLA CINEMATOGRAFIA ITALIANA?

Roma, 15 e 16 ottobre 2018

con il sostegno di

institut français                  weegil

In collaborazione con

mamiani                       socrate

romafrica                                ottobre africano

con il patrocinio di

 regione lazio          doc it

PRESENTAZIONE

Dopo la candidatura agli Oscar del documentario di Gianfranco Rosi Fuocoammare, Orso d’Oro alla Berlinale 2016, ci è sembrato naturale inaugurare la prima edizione della Rassegna della neonata Associazione Culturale Cinematografica Raccontar di Cinema concentrando il focus su una programmazione di documentari. Infatti il Cinema del cosiddetto “reale” non è più considerato una sezione separata dalla cinematografia dei generi, ma una sua parte integrante e significativa, con un ruolo ben riconoscibile e non più in subordine. Sempre più nei prestigiosi Festival Internazionali , quali appunto Berlino, ma anche Cannes, oltre che alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e alla giovane Festa del Cinema di Roma, vengono infatti presi in considerazione documentari, inserendoli nelle competizioni ufficiali dei lungometraggi di genere.

La sessione primaverile di DOC ANNO ZERO si è svolta il 16 aprile 2018 presso il Centro culturale francese INSTITUT FRANÇAIS – CENTRE SAINT-con il patrocinio della Regione Lazio e della all’Associazione DOC.IT – documentaristi italiani. Alla manifestazione hanno collaborato l’Istituto Professionale Rossellini e il Liceo Classico Socrate di Roma con una nutrita rappresentanza di giovani cinefili, ma anche di professori e di un pubblico adulto. Sono intervenuti al dibattito dopo le proiezioni il regista Marco Amenta del quale è stato presentato MAGIC ISLAND (vincitore al Salina Doc Fest) e Gianfranco Pannone che ha presentato CON UGO un ritratto inedito di Ugo Gregoretti, dibattendo quindi del tema proposto dalla manifestazione. E’ stato anche proiettato di Mario Sesti il suo omaggio a Lucio Dalla dal titolo SENZA LUCIO (Premio Libero Bizzarri per il miglior soggetto della sezione Italia Doc 2015). Nell’ambito della manifestazione sono stati presentati pure sei corti doc a tema libero, gentilmente selezionati da Alessandro Zoppo (Karavan Fest) di altrettanti giovani registi che hanno partecipato al Premio Miglior Short Doc 2018 Mario Matteucci che ha visto vincitore IRREGULARS Fabio Palmieri (8′) scelto da una giuria di studenti del Rossellini e del Socrate.

Nella sessione autunnale di DOC ANNO ZERO la scelta è caduta su cinque Registi Italiani. Tre Registi consolidati per esperienza e affermazione quali Gianfranco Pannone, Mario Sesti e Marco Spagnoli, e due giovani registi Christian Carmosimo e Francesco Mattuzzi. Dei primi tre si propongono affreschi della nostra società attraverso la storia del secolo passato e di una icona dell’Italia del boom economico con l’OMAGGIO AL RAGIONIERE PIÙ AMATO D’ITALIA, mentre dei due giovani registi si sono scelte le tematiche legate a popoli che sembrano lontani ma sono vicini a noi. Accanto ai lungometraggi la rassegna vuole essere attenta alle tematiche attuali che dilaniano l’Italia del terzo millennio naturale approdo dei migranti che scappano dalle guerre e dalla fame. Per questo DOC ANNO ZERO sente la necessità impellente di proporre le ultime opere di giovani registi italiani di seconda generazione che si sono cimentati nella realizzazione di cortometraggi e si sono distinti nella recente manifestazione del Roma Africa Film Festival. Ciò anche al fine di abbinare all’esperienza consolidata dei primi le passioni giovanili di questi, meno noti ma non meno interessanti ed attuali. Ne è risultata una rassegna composita sia per stili che per temi affrontati che ci auguriamo avvicinerà il pubblico all’emergente “cinema del reale” per rinvigorire la cultura cinefila e “catturare” altri, giovani e no, alla passione per la settima arte parlando anche di ciò che accade intorno a noi.

Le proiezioni si svolgeranno nella sede dell’ INSTITUT FRANÇAIS – CENTRE SAINT-LOUIS (largo Toniolo 20, Roma) nella giornata del 15 ottobre 2018 e presso la sede del WeGIL (largo Ascianghi 5, Roma) nella giornata del 16 ottobre 2018.

I LUNGOMETRAGGI

Christian Carmosimo: A piedi nudi (Pieds nud) – (2015) La Rivoluzione d’Ottobre in Burkina Faso e la successiva transizione

Francesco Mattuzzi: Il peso dei sogni. – (2016) Aurelio e Latifa sono una coppia. Vivono a bordo del loro camion e sognano una famiglia tradizionale. Presentato ad ALICE nella CITTA’ 2016 sezione Panorama DOC

Gianfranco Pannone: Lasciate stare i Santi (2016) Una processione della durata di un secolo attraverso riti e manifestazioni di religiosità collettiva di grande interesse presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Mario Sesti: La voce di Fantozzi – (2017) Le avventure di una delle icone del nostro cinema, con una analisi del pensiero ‘fantozziano’ sviscerato attraverso le testimonianze di scrittori, registi, attori e intellettuali.

Marco Spagnoli: Cinecittà Babilonia – (2017) E’ la storia delle prime dive cinematografiche italiane nel quale il regista mette a frutto la sua abilità di ricercatore per tracciare un ritratto di un periodo storico dell’Italia attraverso il cinema e racconta il sogno hollywoodiano del fascismo e la nascita dell’industria cinematografica italiana.

I CORTI G2

In collaborazione con il Roma Africa Film Festival proponiamo una selezione di quattro cortometraggi di giovani registi italiani di seconda generazione emergenti che hanno partecipano alla sezione G2, spazio alle seconde generazioni insieme al vincitore del Premio Miglior Short Doc 2018 Mario Matteucci IRREGULARS di Fabio Palmieri (8′) pluripremiato in numerosi festival e che parla con un linguaggio cinematografico potente della immigrazione così come è vissuta dalla voce narrante di un immigrato.

Ecco i corti dal Roma Africa FF:

21 Insomnia e Idris di Kassim Yassin Saleh

AMBARADAM di Amin Nour e Paolo Negro

Paura dell’Ignoto di Gabriel Jenkinson

In entrambe le giornate verrà proiettato il cortometraggio di Annamaria Liguori LA NOTTE PRIMA (2018), opera che si avvale della produzione esecutiva della MP FILM di Nicola Liguori e Tommaso Ranchino. La direzione creativa dell’opera è della Proformat Comunicazione ed è promossa da Pfizer. Il corto, dedicato alle donne con tumore al seno metastatico, è stato presentato in anteprima internazionale alla 75ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione VENICE PRODUCTION BRIDGE.

Si ringraziano tutti i soggetti sopra menzionati e le Società Proformat Comunicazione e Pfizer che hanno reso possibile questa sessione autunnale di DOC ANNO ZERO 2018.

Il Direttore Artistico Luigi Noera

DOC ANNO ZERO è una produzione: www.raccontardicinema.it

LA RECENSIONE – IL CRATERE di Silvia Luzi e Luca Bellino

ilcratereTITOLO: IL CRATERE; REGIA: Silvia Luzi, Luca Bellino; genere: drammatico; paese: Italia; anno: 2017; cast: Rosario Caroccia, Sharon Caroccia; durata: 97′

Nelle sale italiane dal 12 aprile, Il Cratere è il primo lungometraggio a soggetto dei documentaristi Silvia Luzi e Luca Bellino, presentato come film d’apertura della Settimana della Critica alla 74° Mostra d’Arte Cinematografia di Venezia.

Sharon è un’adolescente con uno straordinario talento per il canto. Suo padre Rosario è ben consapevole del dono di sua figlia e, stanco di vivere una vita in continue ristrettezze economiche, lavorando come venditore ambulante di peluches durante le fiere, per tutta la vita non ha fatto altro che spronare la figlia a coltivare la sua passione per il canto, sottoponendola a estenuanti esercizi per la voce e procurandole un gran numero di provini. La ragazza, com’è logico che sia, si sentirà eccessivamente sotto pressione, al punto di entrare in una profonda crisi personale.

Ed ecco che, ancora una volta, ci troviamo ad assistere a una sorta di miracolo cinematografico all’interno del nostro Bel Paese. In questo piccolo, ma importante lavoro, infatti, i due giovani cineasti riescono a mettere in scena il delicato rapporto padre-figlia riuscendo a cogliere ogni singola emozione e ogni più recondito sentimento che pervade i due protagonisti (interpretati da Rosario e Sharon Caroccia, padre e figlia anche nella via reale).

Sono ravvicinatissime inquadrature e dettagli del viso regalatici con un costante uso di camera a mano a trasmetterci quel senso di angoscia e claustrofobia che si respira fin dai primi minuti e che, nel corso della narrazione, non fa che diventare sempre più forte, fino a farsi addirittura insopportabile. Lo spettatore, dunque, soffre insieme alla giovane protagonista e viene coinvolto a 360°, grazie alla straordinaria padronanza del mezzo cinematografico da parte dei due registi, oltre che alla bravura degli stessi interpreti, entrambi alla loro prima esperienza sul grande schermo.

Con un piglio decisamente zavattiniano, dunque, Il Cratere si rivela un ottimo manuale di cinema del reale, in grado – proprio grazie alla particolare messa in scena – di colpire lo spettatore nel vivo e di distinguersi all’interno di un panorama cinematografico che, mai come in questo ultimo anno, ha visto comparire sul grande schermo uno spropositato numero di pellicole nostrane.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – L’AMORE SECONDO ISABELLE di Claire Denis

isabelleTITOLO: L’AMORE SECONDO ISABELLE; REGIA: Claire Denis; genere: drammatico; paese: Francia; anno: 2017; cast: Juliette Binoche, Gerard Dépardieu; Valeria Bruni Tedeschi; durata: 94′

Nelle sale italiane dal 19 aprile, L’amore secondo Isabelle è l’ultimo lungometraggio diretto dall’attrice e regista francese Claire Denis, presentato in concorso all’ultima edizione del Torino Film Festival.

Isabelle è una pittrice di successo, divorziata e con una figlia di dieci anni. Cercando incessantemente l’amore, passa da una storia all’altra incontrando solo uomini privi di scrupoli. Solo un veggente saprà aiutarla a capire che l’importante è innanzitutto amare sé stessi, prima di riuscire ad amare qualcun altro.

Con una sempre ottima Juliette Binoche, Claire Denis è riuscita sapientemente a mettere in scena il dramma di una donna non più giovanissima che non riesce a stare da sola, raccontando una storia universale e scandagliando ogni aspetto dell’animo umano con garbo e anche una giusta dose di ironia.

Sono i lunghi dialoghi, alternati a grandi silenzi, i veri protagonisti della pellicola, in cui la regista non ha paura di scadere in banali stereotipi, ma, dimostrando sempre una grande padronanza della messa in scena, ha saputo creare un ritratto della società contemporanea in cui non c’è più tempo per le relazioni e in cui nessuno (o quasi) ha più voglia di impegnarsi.

La Binoche, dal canto suo, con intensi primi piani e repentini cambi di registro, ha dato vita a una Isabelle vera e sincera, nella quale chiunque, prima o poi, ha avuto modo di rispecchiarsi.

Ultima considerazione: il lungo monologo di Gerard Dépardieu in veste di veggente/guru/guida spirituale alla fine del lungometraggio è un vero e proprio valore aggiunto all’intero lavoro.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – THE CONSTITUTION – DUE INSOLITE STORIE D’AMORE di Rajko Grilc

theconstitutionTITOLO: THE CONSTITUTION – DUE INSOLITE STORIE D’AMORE; REGIA: Rajko Grlic; genere: commedia, drammatico; paese: Croazia; anno: 2016; cast: Nebojsa Glovac, Dejan Acimovic, Ksenjia Marinkovic; durata: 93′

Nelle sale italiane dal 5 aprile, The Constitution – Due insolite Storie d’Amore è l’ultimo, pluripremiato lungometraggio di Rajko Grlic e distribuito in Italia da Cineclub Internazionale.

Vjeko è un insegnante croato di mezza età che, dopo la morte del compagno, vive con il padre gravemente malato. L’uomo è solito indossare abiti femminili, per poi uscire, di notte, a bere qualcosa in un bar sotto casa. Una sera, però, viene pestato a sangue da un gruppo di teppisti che non sopportano gli omosessuali. A venirgli in aiuto sarà la sua vicina di casa, infermiera croata, la quale ha sposato un poliziotto serbo. Tra i due uomini, proprio a causa delle loro differenti nazionalità, inizialmente non correrà buon sangue. Le cose, tuttavia, cambieranno nel momento in cui il professore dovrà aiutare il vicino a studiare a memoria la Costituzione, al fine di superare un importante esame a lavoro.

Con una struttura ellittica, che vede, in apertura e in chiusura del film, la medesima inquadratura attraverso i vetri di una finestra di casa di Vjeko, The Constitution – ambientato in un periodo storico di fondamentale importanza per i paesi della Ex-Jugoslavia – sa raccontarci un aspetto delicato e spinoso come quello dell’integrazione – sia che si parli dell’integrazione dei serbi in Croazia, che degli omosessuali all’interno di una società ancora non propriamente pronta ai cambiamenti – con garbo e anche con una giusta dose di umorismo, evitando – malgrado l’elevato rischio quando si trattano argomenti del genere – ogni pericolosa retorica e inutili buonismi.

All’interno di una sceneggiatura che funziona (che, volendo analizzare la cosa nel dettaglio, forse pecca solo di troppi importanti eventi che convergono in chiusura) e con un cast di attori che sanno rendere alla perfezione i loro sfaccettati personaggi, ogni singolo dettaglio non è lasciato al caso. Persino la convincente (e, a suo modo, divertente) sottotrama che vede un pericoloso squilibrato seminare in giro per le strade di Zagabria salsicce con dentro dei chiodi, al fine di ferire i cani.

Pur essendo ambientato, dunque, in un preciso momento storico, The Constitution, per i temi trattati, può classificarsi a tutti gli effetti come un film “universale”. Si tratta di una storia, quella qui messa in scena, che potrebbe accadere in qualsiasi momento, seppur con le sue dovute varianti. Il risultato finale è una commedia dal retrogusto amaro, piacevole e ben riuscita, perfettamente in linea con la cinematografia dell’Est Europa, che da sempre ci regala piacevoli sorprese.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

PIZZA MARCONI – A BREVE LE RIPRESE DEL FILM TRATTO DAL CORTO DI MAURIZIO M. MERLI

WhatsApp Image 2017-11-17 at 23.10.01Andrea e Massimo sono due amici che, al fine di riuscire ad arrivare a fine mese, lavorano nella pizzeria del padre di Andrea. Entrambi appassionati di motori e di corse, entrambi apparentemente spensierati, purtroppo devono convivere con un passato decisamente non facile.

Doppio ribaltamento per questo breve, ma interessante lavoro del giovane cineasta Maurizio M. Merli. Un lavoro, questo, che per le ambientazioni particolarmente indovinate in una Roma degli anni Novanta e per la struttura a meccanismo che per i cortometraggi si rivela spesso vincente, si classifica indubbiamente come un prodotto particolarmente degno di nota. Al punto da spingere lo stesso autore a voler realizzare un lungometraggio che prende spunto proprio da qui, le cui riprese inizieranno tra marzo ed aprile.

Prodotto da CinemAlfa e da Father and Son, Pizza Marconi ci suggerisce un altro nome da tenere d’occhio all’interno del panorama cinematografico nostrano. Un autore che, muovendo i primi passi nel circuito underground, ci ha sorpreso piacevolmente. Attendiamo fiduciosi, dunque, il risultato della sua prossima, appassionante sfida.

LA RECENSIONE – MAL DI PIETRE di Nicole Garcia

31899d233c50b5de28de22c79caa3a2bTITOLO: MAL DI PIETRE; REGIA: Nicole Garcia; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Francia; cast: Marion Cotillard, Alex Brendemühl, Louis Garrel; durata: 120′

Nelle sale italiane dal 13 aprile, Mal di pietre è l’ultimo lungometraggio della regista ed attrice francese Nicole Garcia, tratto dall’omonimo romanzo di Milena Agus e presentato in concorso al Festival di Cannes 2016.

Gabrielle non è una persona semplice. Nata e cresciuta in un piccolo paesino nella Francia degli anni Cinquanta, ben poco sembra adattarsi al contesto in cui vive, alle tradizioni ed alla mentalità eccessivamente chiusa e provinciale dei suoi compaesani. È, al contrario, una donna libera, appassionata, fortemente bisognosa d’amore ed estremamente fragile. Talmente fragile da soffrire di “mal di pietre”, con tanto di dolorosi crampi addominali. Un male, il suo, del tutto psicosomatico, che soltanto curando mente e spirito potrà essere sconfitto. Per quanto riguarda la mente, però, i problemi sono ben altri, dal momento che proprio per questo suo modo di “urlare” i suoi bisogni affettivi, Gabrielle è, a detta di tutti, famigliari compresi, completamente pazza. Solo suo marito, sposato più per il desiderio di fuggire da quell’ambiente angusto ed ostile che per amore, sembra riuscire a “leggere tra le righe”, a capire quella persona così complessa e così ostinata che vive al suo fianco.

e5955d112404ae80cf599bd26814d7bcUn personaggio dalle mille sfaccettature, dunque, quello di Gabrielle. Un personaggio che viene reso magnificamente sullo schermo dalla bravissima Marion Cotillard (lei, si sa, può davvero tutto), ma a cui non viene reso giustizia dal punto di vista dello script in sé: quel che emerge della protagonista è solo la “punta dell’iceberg”. Nulla ci viene detto del suo passato, ben poco vengono approfonditi i legami con José – suo marito – ed André, il suo amante. Personaggi, anch’essi, di grande interesse e complessità (soprattutto per quanto riguarda José), ma che vengono qui sviluppati in modo eccessivamente raffazzonato e frettoloso. Il tentativo di narrare per immagini i tormenti interiori di ognuno di essi risulta, dunque, carente di una necessaria e più profonda introspezione, così come il buon Ingmar Bergman ci ha insegnato. Ma, si sa, non è affatto facile rifare Ingmar Bergman.

b51fc840866fe797501dd57f87f3bce7Ben poco, quindi, possono suggestive inquadrature di panorami mozzafiato o fedeli ricostruzioni di ambienti d’epoca. Il grande problema di Mal di pietre – oltre alla musica eccessivamente presente, smielata e quasi patetica – è proprio lo script. Uno script che, pur mantenendo di base la storia originale, ha voluto “spiccare il volo”, assumere una propria identità perdendo, però, il controllo della situazione e dando vita a qualcosa di banale ed inconsistente, malgrado le iniziali potenzialità. Uno script a cui si perdonano, tuttavia, soltanto i velati riferimenti/omaggi al cinema ed alle sue origini (vedi la cittadina di La Ciotat, dove vivono Gabrielle e José, ma anche la loro permanenza a Lione – città dei fratelli Lumière – presso l’hotel Langlois – proprio come il caro vecchio Henri Langlois!). Ma, si sa, tutto questo non è abbastanza. Ed ecco che anche Mal di pietre si andrà ben presto ad unire ai numerosi prodotti passati in sala e finiti quasi subito nel dimenticatoio. Triste, ma purtroppo molto, molto probabile.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – THE STARTUP di Alessandro D’Alatri

the_startup_matteo_vignati_matilde_gioli_andrea_arcangeliTITOLO: THE STARTUP; REGIA: Alessandro D’Alatri; genere: drammatico; anno: 2017; paese: Italia; cast: Andrea Arcangeli, Paola Calliari, Matilde Gioli; durata: 97′

Nelle sale italiane dal 6 aprile, The Startup è l’ultimo film di Alessandro D’Alatri, prodotto da Luca Barbareschi ed ispirato ad una storia vera.

Matteo Achilli ha 18 anni ed è un brillante studente del liceo. Prossimo alla maturità e stanco di subire ingiustizie nel mondo del lavoro e dello sport a causa di chi può godere delle giuste raccomandazioni, decide di inventare una app che permetta di classificare gli iscritti in base al merito, in modo da dare maggiori possibilità di carriera a chi davvero abbia le competenze adatte. Il suo progetto ha subito successo ed il ragazzo inizia a guadagnare moltissimo ed a frequentare il mondo dell’alta società. Questo suo nuovo stile di vita, però, lo porterà ad allontanarsi dalla fidanzata e dagli amici di sempre.

the_startup_luca_di_giovanni_andrea_arcangeliIndubbiamente questo ultimo lavoro di D’Alatri ad un primo impatto può interessare. Se non altro sembra distaccarsi radicalmente dagli ultimi, non proprio riusciti, lavori dello stesso autore (vedi, ad esempio, Casomai, La febbre e Commediasexy). La storia raccontata, dal canto suo, presenta non pochi spunti da cui partire, per poi dare al lungometraggio il tono che si vuole. In questo caso, però, i non troppo velati (o quantomeno sperati) rimandi fincheriani restano, purtroppo, solo delle iniziali intenzioni. The Startup, di fatto, non riesce a “spiccare il volo”, non riesce a staccarsi dalla massa di lungometraggi sopra citati, ognuno dei quali vuole raccontarci la crisi e/o la precarietà del lavoro e/o i giovani a modo proprio.

the-startup-trailer-ufficiale-del-nuovo-film-alessandro-d-alatri-v4-287198Fatta eccezione, dunque, per rari momenti riguardanti la costruzione del progetto in sé, la sua partenza ufficiale e le sue conseguenze sulla carriera di Matteo, ci troviamo di fronte ad uno dei tanti prodotti buonisti, pieni di sé e talmente tante volte rifatti da essere ormai pericolosamente prevedibili, ognuno la brutta copia dell’altro. Ciò viene qui ulteriormente sottolineato, ad esempio, dalle eccessivamente “invasive” canzoni inserite all’interno del film e soprattutto dalla prima parte di esso, la quale si limita a regalarci un ormai noioso déjà vu. Dispiace, in questo caso, soprattutto per i giovani protagonisti (Andrea Arcangeli nel ruolo di Matteo, Paola Calliari nel ruolo della sua ragazza Emma e la lanciatissima Matilde Gioli, nel ruolo della bella e “pericolosa” Cecilia). Malgrado il loro impegno, a quanto pare sono stati fortemente penalizzati da una direzione attoriale che li ha voluti eccessivamente stereotipati. Evidentemente il mondo del lavoro è stato spietato anche con loro.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – LIBERE DISOBBEDIENTI INNAMORATE di Maysaloun Hamoud

libere_disobbedienti_innamorateTITOLO: LIBERE DISOBBEDIENTI INNAMORATE; REGIA: Maysaloun Hamoud; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Israele, Francia; cast: Mouna Hawa, Sana Jammelieh, Shaden Kanboura; durata: 103′

Nelle sale italiane dal 6 aprile, Libere disobbedienti innamorate è l’opera prima della giovane regista israeliana Maysaloun Hamoud, presentata in concorso al Toronto International Film Festival.

Siamo a Tel Aviv. Laila è un’affascinante avvocato, sicura di sé e molto ammirata. Salma, dal canto suo, ha una personalità molto più docile, lavora come barista e saltuariamente come deejay. Nour, infine, è la più fragile di tutte. Estremamente religiosa (soprattutto in seguito all’educazione ricevuta), è fidanzata e prossima alle nozze con un uomo considerato dalla propria famiglia “un buon partito”. Solo nel momento in cui andrà a vivere con Laila e Salma capirà cosa vuol dire davvero essere felici e, soprattutto, essere sé stesse.

in_between_still_1_h_2016Se si pensa al titolo originale del lungometraggio – In Between – si riesce ad inquadrare maggiormente la condizione in cui le tre ragazze si trovano. Sono donne, loro, che hanno già spiccato quel salto verso la libertà e l’affermazione di sé (cosa naturale all’interno della cultura occidentale), ma che, tuttavia, non riescono, loro malgrado, a superare del tutto la loro stessa cultura, ancora estremamente tradizionale. Il coesistere di questi due mondi, l’essere in bilico tra essi viene reso particolarmente bene dalla giovane regista, la quale, dal canto suo, pur dando al lungometraggio un andamento decisamente classico e lineare, parte inizialmente subito in quarta – grazie anche ad un particolare uso della musica (ad alto volume) e del montaggio (con tagli netti, quasi improvvisi) – facendo sì che il suo lavoro sia un lungometraggio arrabbiato, “urlato”, che sa il fatto suo e che, analogamente alle sue protagoniste, reclama a gran voce il diritto di “fare la differenza”, di distinguersi all’interno della cinematografia del proprio paese, sia per il tema trattato, sia per il fatto di essere stato girato da una donna (se si pensa a Ronit Elkabetz, a Rama Burstein e a poche altre, non sono molte, di fatto, le registe donne in Israele). E, di fatto, malgrado un (a volte fin troppo) forte attaccamento alla cinematografia occidentale, dovuto, probabilmente, in parte ai gusti personali, in parte alla scarsa esperienza dietro la macchina da presa, questo lavoro della Hamoud in qualche modo la differenza la fa. Se non altro per la genuinità della regista stessa e, soprattutto, per le brave interpreti che, malgrado una caratterizzazione forse un po’ troppo stereotipata e non del tutto naturale dei loro personaggi, riescono a rendere, di fatto, le loro Laila, Salma e Nour fortemente empatiche e fin da subito in sintonia con lo spettatore.

10_lLa creta ce l’abbiamo, ora pensiamo a modellare la scultura. E, chissà, magari prima di quanto si pensi, il cinema di Maysaloun Hamoud raggiungerà finalmente una propria, necessaria maturità, in modo da spiccare il volo una volta per tutte.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

DALLO SVILUPPO AL PITCHING – 2° edizione

Ricevo e volentieri pubblico

Workshop per lo sviluppo di progetti di documentario e di preparazione ai pitching

Terranuova B.ni (AR) dal 28 aprile al 1 maggio 2017

16684147_1048915228587303_5233983176799870426_nDopo il successo della prima edizione con 11 progetti partecipanti, di cui 2 selezionati ai Match Making di Italian Doc Screenings Academy 2016 e 3 in fase di distribuzione, in occasione della 7a edizione del Festival Sguardi sul Reale (Terranuova B.ni – AR), Sguardi Factory Lab presenta la seconda edizione del workshop Dallo sviluppo al pitching. Una full immersion per cimentarsi in un training intensivo sul proprio progetto di documentario, condotto dai docenti dei Match Making di IDS, per approfondire alcuni aspetti della produzione, dello storytelling e dell’outreach, per confrontarsi con un panel di esperti composto da alcuni dei più importanti produttori, distributori, buyer e professionisti del cinema documentario. Inoltre il Festival offrirà un premio di €1.000,00 al regista del progetto che riterrà più meritevole.

A chi si rivolge

A filmmaker, autori e produttori che hanno un progetto di film documentario in fase di sviluppo e sono alla ricerca di un percorso produttivo e finanziario per realizzarlo e distribuirlo.

Contenuti

Training intensivo sui progetti, a distanza e in loco, attraverso l’approfondimento dei fondamenti di scrittura e di esposizione pubblica del progetto. Approfondimento sui rapporti con la produzione. Dialogo autore-produttore. Analisi delle potenzialità di mercato, di finanziamento e di promozione dei progetti. Approfondimento sull’utilizzo del crossmedia: dallo storytelling all’outreach. Presentazione dei progetti agli esperti, confronto aperto e networking.

Docenti

Edoardo Fracchia, Glenda Galliano, Stefano Tealdi, Gregorio Paonessa

Esperti

Simone Catania, Claudio Giapponesi, Riccardo Chiattelli, Serena Gramizzi, Fabio Mancini, Stefano Mutolo, Markus Nikel

Iscrizione

Il corso prevede una selezione di massimo 12 progetti Per ogni progetto è ammesso un secondo partecipante Inoltre sono ammessi massimo 6 partecipanti senza progetto. Le iscrizioni per i partecipanti senza progetto sono a esaurimento posti Quote di iscrizione: partecipanti con progetto €150,00 (IVA inclusa) secondo partecipante €100,00 (IVA inclusa) partecipanti senza progetto €70,00 (IVA inclusa).

Chi vorrà iscriversi al workshop dovrà inviare a segreteria@macma.it con oggetto della mail: Dallo sviluppo al pitching 2 entro le ore 24.00 del 9 aprile 2017: > (obbligatorio — per i partecipanti con progetto) un progetto di max 3 cartelle > (obbligatorio) domanda di iscrizione in corpo di mail; > (obbligatorio) una breve biografia di presentazione e/o curriculum vitae; > (consigliato — per i partecipanti con progetto) un trailer di max 3 min o un estratto di max 5 min Entro le ore 24.00 del 12 aprile 2017 verrà comunicato l’esito della selezione dei progetti e i partecipanti ammessi al workshop.

I candidati che riceveranno conferma di ammissione, dovranno perfezionare l’iscrizione inviando a segreteria@macma.it ricevuta di bonifico effettuato della quota sopra indicata entro le ore 24.00 del 15 aprile 2017, pena l’esclusione. Dati per bonifico bancario: Associazione culturale MACMA IBAN: IT 97 M 08811 71540 000000605599 c/o BANCA DEL VALDARNO CREDITO COOPERATIVO – Filiale di Montevarchi La causale del bonifico dovrà riportare la seguente dicitura: per progetto: sviluppo-pitching + (titolo progetto). Per il secondo partecipante legato al medesimo progetto:  sviluppo-pitching + (titolo progetto) 2° partecipante . Per partecipante senza progetto: sviluppo-pitching + partecipante senza progetto .

A pagamento effettuato, nel caso di mancata partecipazione o di ritiro dell’iscrizione, la quota non verrà restituita, salvo che per motivi dipendenti dall’organizzazione (annullamento del corso, mancato raggiungimento del numero minimo di partecipanti, ecc.).

Per ulteriori informazioni:

MACMA –> https://www.facebook.com/macmassociazione/?fref=ts
Sguardi Factory Lab –> https://www.facebook.com/sguardifactorylab/?fref=ts
Dallo sviluppo al pitching – 2a edizione –> https://www.facebook.com/events/376504939373035/

EVENTO SPECIALE – RAFFAELLO IL PRINCIPE DELLE ARTI 3D di Luca Viotto

cq5dam.web.738.462TITOLO: RAFFAELLO – PRINCIPE DELLE ARTI 3D; REGIA: Luca Viotto; genere: documentario; anno: 2017; paese: Italia; cast: Flavio Parenti, Angela Curri, Enrico Lo Verso; durata: 90′

Nelle sale italiane solo il 3, 4 e 5 aprile, Raffaello – Il principe delle arti 3D è il quarto film – dopo Firenze e gli Uffizi 3D, Musei Vaticani 3D e S. Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D – prodotto da Sky, Musei Vaticani e Nexo Digital, in collaborazione con Magnitudo Film, nonché prima trasposizione cinematografica su Raffaello Sanzio.

Grazie ad interessanti ricostruzioni storiche in live action ed ai consulti di storici dell’arte come Antonio Paolucci, Antonio Natali e Vincenzo Farinella, oltre ad un’accurata rivisitazione in 3D delle opere dell’artista urbinate, sarà possibile rivivere sul grande schermo alcuni dei più grandi capolavori di tutti i tempi.

Come è stato per i precedenti lavori, anche Raffaello – principe delle arti 3D si è rivelato un prodotto di tutto rispetto, che, al di là di ogni qualsivoglia scelta registica e/o produttiva,merita di essere visto anche solo per un’ora e mezzo di puro piacere per gli occhi.

Marina Pavido