LA RECENSIONE: RABBIA FURIOSA – ER CANARO di Sergio Stivaletti

rabbiafuriosaTITOLO: RABBIA FURIOSA – ER CANARO; REGIA: Sergio Stivaletti; genere: thriller; paese: Italia; anno: 2018; cast: Riccardo de Filippis, Romina Mondello, Virgilio Olivari; durata: 116′

Roma, quartiere Portuense, 18 febbraio 1988. Il toelettatore Pietro De Negri, detto “Er Canaro della Magliana”, uccide, dopo ore e ore di torture, il pugile Giancarlo Ricci. I due, amici e complici da anni, avevano architettato tempo prima una rapina, di cui era stato accusato solamente De Negri, e il forte rancore covato da quest’ultimo nei confronti di Ricci, lo porterà a compiere uno dei delitti più efferati d’Italia. Un delitto, ancora oggi, tristemente impresso nella memoria collettiva.

Ed ecco che, a trent’anni di distanza, sono ben due le pellicole cinematografiche a ispirarsi a tale fatto di cronaca. Se, infatti, da un lato, Matteo Garrone ha presentato in concorso alla 71° edizione del Festival di Cannes il suo Dogman (che ha visto la vittoria dell’esordiente Marcello Fonte, premiato con la Palma d’Oro alla Miglior Interpretazione Maschile), appena poche settimane dopo – e precisamente dal 7 giugno 2018 – vediamo in palinsesto un ulteriore prodotto che verte sul tema, realizzato questa volta dal maestro degli effetti speciali Sergio Stivaletti. Stiamo parlando di Rabbia Furiosa – Er Canaro, il quale differisce parecchio nella forma dal lavoro di Garrone, dimostrandosi, pertanto, una delle numerose, possibili declinazioni della Settima Arte nel momento in cui si vuol mettere in scena un determinato argomento.

Interessante sorpresa, dunque, questa presentataci da Stivaletti, il quale, forte della sua maestria nel campo degli effetti speciali e, non per ultima, della sua propensione verso lo splatter, ci ha regalato una rilettura del delitto del Canaro del tutto soggettiva, ma mai scontata. Se, infatti, i suoi precedenti lavori si sono contraddistinti (anche) per la violenza e i relativi spargimenti di sangue, questo suo Rabbia Furiosa prevede sì momenti del genere, ma è anche vero che relega questi agli ultimi minuti del lungometraggio stesso, prediligendo per quasi l’intera durata toni da thriller classico. Il risultato finale è un giustamente auspicato crescendo di tensione, smorzato, tuttavia, dal fatto di aver tirato un po’ troppo per le lunghe tutti i momenti che precedono il tanto atteso climax. Poco male, però. Ciò che alla fine arriva allo spettatore è l’interessante ricostruzione – senza edulcorazione alcuna – non soltanto di un fatto di cronaca, ma anche – e soprattutto – di uno spaccato di società odierno. A tal proposito, particolarmente interessante l’ambientazione scelta dal regista: con il quartiere del Mandrione sullo sfondo – che tanto sta a ricordare le location di alcuni film di Pier Paolo Pasolini, a cui viene anche fatto riferimento – vediamo una rilettura dei fatti in chiave contemporanea. Scelta, questa, dovuta anche a motivi di budget, ma che è stata ben gestita fin dall’inizio, rivelandosi infine del tutto azzeccata.

Se c’è, tuttavia, un qualcosa che nel presente lavoro di Stivaletti risulta particolarmente degno di nota, è il montaggio alternato che vede scene di violenza da parte del Pugile unite a momenti di tranquilla vita lavorativa del Canaro: gesti simili con uso di strumenti diversi ben si sposano con le note dell’aria Largo al Factotum de Il Barbiere di Siviglia come commento musicale. Ed è, dunque, (anche) con un copioso utilizzo del montaggio alternato, unito a dissolvenze incrociate che ci mostrano interessanti similitudini tra il Canaro e i suoi amici a quattro zampe (unici esseri viventi a cui il protagonista si sente realmente affine) che Sergio Stivaletti si è divertito a lasciare la propria firma.

Un lavoro di tutto rispetto, dunque, questo Rabbia Furiosa, il quale, tuttavia, poco convince nel momento in cui vengono realizzate poco appropriate scene oniriche che ci mostrano il protagonista e la sua cagnolina Bea mentre giocano spensierati sui prati. Scelte, queste, sempre rischiose, che spesso e volentieri finiscono per dare al tutto un che di stucchevole che – come in questo caso – mal si amalgama a un lavoro complessivamente dignitoso.

Ultima considerazione: se in Dogman Marcello Fonte si è rivelato una vera e propria sorpresa, nel presente Rabbia Furiosa, Riccardo de Filippis (nel ruolo del Canaro) altro non ha fatto che confermare ancora una volta il proprio talento. Un’altra delle (non poche) chicche di questa ultima fatica di Stivaletti.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – THE CONSTITUTION – DUE INSOLITE STORIE D’AMORE di Rajko Grilc

theconstitutionTITOLO: THE CONSTITUTION – DUE INSOLITE STORIE D’AMORE; REGIA: Rajko Grlic; genere: commedia, drammatico; paese: Croazia; anno: 2016; cast: Nebojsa Glovac, Dejan Acimovic, Ksenjia Marinkovic; durata: 93′

Nelle sale italiane dal 5 aprile, The Constitution – Due insolite Storie d’Amore è l’ultimo, pluripremiato lungometraggio di Rajko Grlic e distribuito in Italia da Cineclub Internazionale.

Vjeko è un insegnante croato di mezza età che, dopo la morte del compagno, vive con il padre gravemente malato. L’uomo è solito indossare abiti femminili, per poi uscire, di notte, a bere qualcosa in un bar sotto casa. Una sera, però, viene pestato a sangue da un gruppo di teppisti che non sopportano gli omosessuali. A venirgli in aiuto sarà la sua vicina di casa, infermiera croata, la quale ha sposato un poliziotto serbo. Tra i due uomini, proprio a causa delle loro differenti nazionalità, inizialmente non correrà buon sangue. Le cose, tuttavia, cambieranno nel momento in cui il professore dovrà aiutare il vicino a studiare a memoria la Costituzione, al fine di superare un importante esame a lavoro.

Con una struttura ellittica, che vede, in apertura e in chiusura del film, la medesima inquadratura attraverso i vetri di una finestra di casa di Vjeko, The Constitution – ambientato in un periodo storico di fondamentale importanza per i paesi della Ex-Jugoslavia – sa raccontarci un aspetto delicato e spinoso come quello dell’integrazione – sia che si parli dell’integrazione dei serbi in Croazia, che degli omosessuali all’interno di una società ancora non propriamente pronta ai cambiamenti – con garbo e anche con una giusta dose di umorismo, evitando – malgrado l’elevato rischio quando si trattano argomenti del genere – ogni pericolosa retorica e inutili buonismi.

All’interno di una sceneggiatura che funziona (che, volendo analizzare la cosa nel dettaglio, forse pecca solo di troppi importanti eventi che convergono in chiusura) e con un cast di attori che sanno rendere alla perfezione i loro sfaccettati personaggi, ogni singolo dettaglio non è lasciato al caso. Persino la convincente (e, a suo modo, divertente) sottotrama che vede un pericoloso squilibrato seminare in giro per le strade di Zagabria salsicce con dentro dei chiodi, al fine di ferire i cani.

Pur essendo ambientato, dunque, in un preciso momento storico, The Constitution, per i temi trattati, può classificarsi a tutti gli effetti come un film “universale”. Si tratta di una storia, quella qui messa in scena, che potrebbe accadere in qualsiasi momento, seppur con le sue dovute varianti. Il risultato finale è una commedia dal retrogusto amaro, piacevole e ben riuscita, perfettamente in linea con la cinematografia dell’Est Europa, che da sempre ci regala piacevoli sorprese.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

68° BERLINALE – ISLE OF DOGS di Wes Anderson

isle-of-dogs-1200-1200-675-675-crop-000000TITOLO: ISLE OF DOGS; REGIA: Wes Anderson; genere: animazione; paese: USA; anno: 2017; durata: 101′

Presentato in anteprima come film d’apertura – ed in concorso per l’Orso d’Oro – alla 68° edizione del Festival di Berlino, Isle of Dogs è l’ultimo, interessante lavoro del cineasta statunitense Wes Anderson, nonché suo secondo film d’animazione dopo Fantastic Mr. Fox (2009).

Un elegante stop motion – misto ad immagini che tanto stanno a ricordare le litografie di Hokusai e di Eisen – viene scelto dal regista per raccontarci una vicenda che, apparentemente, può apparirci quasi surreale, ma che, analizzata a fondo, è molto più concreta di quanto possa inizialmente sembrare. Ci troviamo in Giappone, precisamente nel 2037, nella città di Megasaki. Misteriosamente, tutti i cani della città si sono ammalati di un morbo sconosciuto. Il sindaco Kabayashi, un uomo privo di scrupoli, affiancato da un inquietante consigliere che tanto sta a ricordarci il Nosferatu di Friedrich W. Murnau, ha deciso di confinare tutte le bestia in un’isola piuttosto lontana dalla città. Suo nipote – un coraggioso ragazzino di dodici anni di nome Atari – riuscirà, tuttavia a raggiungere l’isola, al fine di ritrovare il suo amato cane Spots. Qui il giovane incontrerà un’altra banda di coraggiosi cagnolini – capeggiata dal burbero ma generoso Chief – che lo aiuteranno nel suo intento.

Non si tratta soltanto di una storia di amicizia tra uomo e animale. O meglio, non solo. Da bravo cineasta continuamente in maturazione qual è, Anderson ha dato vita ad un prodotto molto più complesso e stratificato di quanto inizialmente possa sembrare. E quindi non è solo l’importanza dei nostri amici a quattro zampe ad essere messa in scena, bensì soprattutto sono i danni dell’uomo – con non troppo velati riferimenti al disastro di Fukushima – a fare da filo conduttore in Isle of Dogs. L’uomo, la macchina, le fabbriche, l’inquinamento sono tutti fattori che non hanno fatto altro che danneggiare ciò che di prezioso in natura avevamo. Una storia dal respiro universale, che, anche se ambientata in un ipotetico futuro, potrebbe funzionare perfettamente in qualsiasi periodo storico. Una storia che, a tratti, si ispira persino ad Antoine de Saint-Exupéry e dove sono i sentimenti più puri a trionfare, evitando, però, ogni pericolosa retorica.

Ad arricchire una già di per sé soddisfacente messa in scena, vi sono suggestivi momenti di rappresentazioni di teatro Kabuki, i quali non fanno altro che completare una fedelissima ricostruzione del Giappone, con atmosfere rese ancora più vive da un commento musicale firmato Alexandre Desplat (il quale, fortunatamente, questa volta ha evitato di “strafare”, mantenendosi sì moderato, ma anche incredibilmente incisivo, con un leit motiv essenziale di tamburi che quasi vogliono stare a scandire i movimenti di ogni singolo personaggio).

Con un vero e proprio crescendo qualitativo della sua filmografia, Wes Anderson, dunque, riesce nuovamente a stupire, rivelandosi capace di gestire ogni singolo aspetto della messa in scena, senza mai rivelarsi scontato. Insieme all’ottimo Moonrise Kingdom (2012), probabilmente Isle of Dogs può classificarsi di diritto come uno dei suoi lavori maggiormente riusciti. Che sia proprio l’animazione il campo in cui Anderson riesce a dare il meglio di sé?

VOTO: 9/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA- FALCHI di Tony D’Angelo

falchi_michele_riondino_fortunato_cerlino_jpg_1003x0_crop_q85TITOLO: FALCHI; REGIA: Tony D’Angelo; genere: poliziesco, drammatico; anno: 2017; paese: Italia; cast: Fortunato Cerlino, Michele Riondino, Pippo Delbono, Stefania Sandrelli; durata: 97′

Nelle sale italiane dal 2 marzo, Falchi è l’ultimo lungometraggio diretto da Tony D’Angelo.

Peppe e Francesco sono due Falchi, ossia due poliziotti della sezione speciale della Squadra Mobile di Napoli, soliti usare spesso e volentieri metodi anticonvenzionali al fine di far rispettare la legge nei quartieri più malfamati della città. Un giorno si troveranno a dover fronteggiare una pericolosa banda della malavita cinese, dedita ai combattimenti clandestini tra cani ed allo sfruttamento della prostituzione.

00176-1150x748Non vi sono personaggi privi di colpe, in questo lungometraggio di Tony D’Angelo. Gli stessi protagonisti, infatti, si troveranno nelle condizioni di dover fare i conti con il proprio passato ed i propri sensi di colpa. E questo, ovviamente, avrà un peso decisivo nello svolgimento dei loro compiti.

Interessanti le atmosfere create appositamente per l’occasione. Fatta eccezione per qualche sbavatura di troppo (scene ed azioni a volte eccessivamente “urlate”, ad esempio), Falchi rivela ben precise intenzioni nel volere assumere l’aspetto dei poliziotteschi anni Settanta. E ci riesce particolarmente bene, dal punto di vista di una messa in scena dove non mancano anche, di quando in quando, anche interessanti panoramiche e dolly che ci mostrano la città di Napoli in tutto il suo fascino.

maxresdefault-2Ciò che convince meno, in questo ultimo lavoro di D’Angelo, è proprio lo script da cui parte il lavoro. Poco sviluppato, a tal proposito, è, ad esempio, il personaggio di Arianna, interpretato da Stefania Sandrelli. Personaggio, questo, che risulta quasi privo di spessore a causa di una mancata e necessaria caratterizzazione, malgrado le numerose potenzialità. Così come, ad esempio, particolarmente forzato risulta il finale stesso del lungometraggio, in cui la decisione di lasciare volutamente delle porte aperte risulta, una volta completatala realizzazione, decisamente inefficace e priva di nerbo, carente, dunque, di quel carico emotivo inizialmente immaginato.

Eppure, nonostante ciò, Falchi risulta un prodotto interessante nel suo genere. Chissà, magari, man mano l’arte di Tony D’Angelo finirà con l’affinarsi sempre di più. Le premesse di certo ci sono tutte!

VOTO: 6/10

Marina Pavido

L’OIPA PATROCINA “BELLE & SEBASTIEN”

Leggi la recensione di Marina Pavido – https://entracteblog.wordpress.com/2014/01/25/la-recensione-di-marina-belle-e-sebastien-di-nicolas-vanier/

Ricevo e volentieri pubblico

L’OIPA PATROCINA “BELLE & SEBASTIEN”
GUARDA IL FILM E CONTRIBUISCI A SALVARE I CANI SENZA FAMIGLIA

PER OGNI BIGLIETTO VENDUTO NOTORIOUS PICTURES DEVOLVERÀ PARTE DEL RICAVATO ALL’ASSOCIAZIONE A SOSTEGNO DEI CANI SENZA FAMIGLIA 

L’INIZIATIVA SARÀ PRESENTATA A ROMA IN UNA PROIEZIONE A INVITI SABATO 25 GENNAIO ALLE ORE 18:00 C/O UCI CINEMAS MARCONI INSIEME CON TANTI VIP CHE FARANNO SFILARE I LORO AMICI A 4 ZAMPE SU UN ORIGINALISSIMO DOG CARPET

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L’OIPA Italia Onlus ha dato il patrocinio al lancio italiano di “Belle & Sebastien”, il film di Nicolas Vanier ispirato alle novelle di Cécile Aubry e alla serie animata anni ‘80 che ha appassionato più di una generazione, in uscita nelle sale il prossimo 30 gennaio distribuito da NOTORIOUS PICTURES.

Per ogni biglietto venduto dal 30 gennaio al 28 febbraio nel circuito UCI CINEMAS, NOTORIOUS PICTURES devolverà € 0,10 a sostegno delle attività di salvataggio e recupero di cani senza famiglia che l’OIPA porta avanti quotidianamente nelle regioni del Sud Italia, le più colpite dal fenomeno del randagismo. L’iniziativa sarà realizzata con il sostegno editoriale del Gruppo Finelco.

“Dopo aver sostenuto concretamente attraverso i nostri film numerose cause benefiche, siamo particolarmente felici oggi di legare ai progetti dell¹OIPA uno dei nostri film più attesi e ringrazio il circuito UCICINEMAS, il gruppo FINELCO e TIZIANA ROCCA COMUNICAZIONE di aver aderito come partner tecnici a una iniziativa così meritevole.” Ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Notorious Pictures, Guglielmo Marchetti.

Ambientato durante la Seconda guerra mondiale, il film narra la storia del piccolo orfano Sebastien e della sua amicizia con Belle, un grande cane dei Pirenei che abita nei boschi intorno al paese e che dovrà difendere da chi lo ritiene un feroce e pericoloso predatore.

Il valore educativo e formativo dell’amicizia tra cane e bambino, il superamento del pregiudizio verso ciò che non si conosce il rispetto per tutti gli altri animali che abitano questo pianeta, la percezione della natura come parte integrante e imprescindibile della vita dell’uomo: questi i messaggi chiave della pellicola che si sposano con i valori dell’OIPA e che hanno spinto l’associazione a legarsi all’iniziativa charity che accompagnerà l’uscita del film nelle sale” spiega Massimo Comparotto, Presidente OIPA Italia.

Per i sostenitori dell’associazione sarà inoltre possibile accedere a uno dei cinquanta posti riservati per vedere il film in anteprima il prossimo 28 gennaio presso il cinema del circuito UCI CINEMAS della propria città: è sufficiente visitare la pagina web dedicata e seguire le istruzioni www.notoriouspictures.it/oipa.php

L’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) è la prima confederazione internazionale di associazioni animaliste e protezioniste e ha lo scopo di tutelare e valorizzare la natura e l’ambiente, abolire la vivisezione nei vari paesi del mondo e difendere gli animali da qualsiasi forma di maltrattamento: caccia, circhi con animali, corride, feste popolari con animali, randagismo, pellicce, traffico di animali esotici, zoo, allevamenti intensivi, macelli e per una diffusione dell’alimentazione vegetariana/vegana. Oggi l’OIPA è presente in 53 stati sui 5 continenti con 207 leghe membro e  numerose delegazioni nazionali. In Italia è attiva con 90 sezioni locali e 35 nuclei di guardie zoofile distribuiti su tutto il territorio italiano. La presenza capillare sul territorio ha permesso di arrivare dove la voce dei più deboli non è ascoltata, distribuendo tonnellate di cibo a rifugi, canili e gattili in tutta Italia, salvando migliaia di animali abbandonati, investiti o malati dalla strada, ma anche intervenendo in occasione di gravi catastrofi naturali come i terremoti in Abruzzo e in Emilia Romagna o la recente alluvione in Sardegna.

L’iniziativa sarà presentata sabato 25 gennaio alle 18:00 a Roma presso UCI CINEMAS MARCONI, in occasione di una proiezione ad inviti del film BELLE & SEBASTIEN organizzata in collaborazione con Tiziana Rocca Comunicazione. Alla prima del film parteciperanno personaggi del cinema e dello spettacolo insieme con i loro amici a 4 zampe. Tanti i vip che saranno presenti e che sfileranno con i loro fedeli amici su un originalissimo “dog carpet” e che sosterranno questa importante iniziativa per un evento che unisce solidarietà e cinema. 

 

Per ulteriori informazioni:

Alessandra Ferrari
Ufficio stampa OIPA Italia
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Tel. 320 4056710

 OIPA Italia Onlus
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(DM del 1/8/2007 pubblicato sulla G.U. n. 196 del 24/8/2007)
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