DOC ANNO ZERO – AL VIA LA 2° SESSIONE 2018

Ricevo e volentieri pubblico

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IL CINEMA DEL REALE, NUOVA VIA DELLA CINEMATOGRAFIA ITALIANA?

Roma, 15 e 16 ottobre 2018

con il sostegno di

institut français                  weegil

In collaborazione con

mamiani                       socrate

romafrica                                ottobre africano

con il patrocinio di

 regione lazio          doc it

PRESENTAZIONE

Dopo la candidatura agli Oscar del documentario di Gianfranco Rosi Fuocoammare, Orso d’Oro alla Berlinale 2016, ci è sembrato naturale inaugurare la prima edizione della Rassegna della neonata Associazione Culturale Cinematografica Raccontar di Cinema concentrando il focus su una programmazione di documentari. Infatti il Cinema del cosiddetto “reale” non è più considerato una sezione separata dalla cinematografia dei generi, ma una sua parte integrante e significativa, con un ruolo ben riconoscibile e non più in subordine. Sempre più nei prestigiosi Festival Internazionali , quali appunto Berlino, ma anche Cannes, oltre che alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e alla giovane Festa del Cinema di Roma, vengono infatti presi in considerazione documentari, inserendoli nelle competizioni ufficiali dei lungometraggi di genere.

La sessione primaverile di DOC ANNO ZERO si è svolta il 16 aprile 2018 presso il Centro culturale francese INSTITUT FRANÇAIS – CENTRE SAINT-con il patrocinio della Regione Lazio e della all’Associazione DOC.IT – documentaristi italiani. Alla manifestazione hanno collaborato l’Istituto Professionale Rossellini e il Liceo Classico Socrate di Roma con una nutrita rappresentanza di giovani cinefili, ma anche di professori e di un pubblico adulto. Sono intervenuti al dibattito dopo le proiezioni il regista Marco Amenta del quale è stato presentato MAGIC ISLAND (vincitore al Salina Doc Fest) e Gianfranco Pannone che ha presentato CON UGO un ritratto inedito di Ugo Gregoretti, dibattendo quindi del tema proposto dalla manifestazione. E’ stato anche proiettato di Mario Sesti il suo omaggio a Lucio Dalla dal titolo SENZA LUCIO (Premio Libero Bizzarri per il miglior soggetto della sezione Italia Doc 2015). Nell’ambito della manifestazione sono stati presentati pure sei corti doc a tema libero, gentilmente selezionati da Alessandro Zoppo (Karavan Fest) di altrettanti giovani registi che hanno partecipato al Premio Miglior Short Doc 2018 Mario Matteucci che ha visto vincitore IRREGULARS Fabio Palmieri (8′) scelto da una giuria di studenti del Rossellini e del Socrate.

Nella sessione autunnale di DOC ANNO ZERO la scelta è caduta su cinque Registi Italiani. Tre Registi consolidati per esperienza e affermazione quali Gianfranco Pannone, Mario Sesti e Marco Spagnoli, e due giovani registi Christian Carmosimo e Francesco Mattuzzi. Dei primi tre si propongono affreschi della nostra società attraverso la storia del secolo passato e di una icona dell’Italia del boom economico con l’OMAGGIO AL RAGIONIERE PIÙ AMATO D’ITALIA, mentre dei due giovani registi si sono scelte le tematiche legate a popoli che sembrano lontani ma sono vicini a noi. Accanto ai lungometraggi la rassegna vuole essere attenta alle tematiche attuali che dilaniano l’Italia del terzo millennio naturale approdo dei migranti che scappano dalle guerre e dalla fame. Per questo DOC ANNO ZERO sente la necessità impellente di proporre le ultime opere di giovani registi italiani di seconda generazione che si sono cimentati nella realizzazione di cortometraggi e si sono distinti nella recente manifestazione del Roma Africa Film Festival. Ciò anche al fine di abbinare all’esperienza consolidata dei primi le passioni giovanili di questi, meno noti ma non meno interessanti ed attuali. Ne è risultata una rassegna composita sia per stili che per temi affrontati che ci auguriamo avvicinerà il pubblico all’emergente “cinema del reale” per rinvigorire la cultura cinefila e “catturare” altri, giovani e no, alla passione per la settima arte parlando anche di ciò che accade intorno a noi.

Le proiezioni si svolgeranno nella sede dell’ INSTITUT FRANÇAIS – CENTRE SAINT-LOUIS (largo Toniolo 20, Roma) nella giornata del 15 ottobre 2018 e presso la sede del WeGIL (largo Ascianghi 5, Roma) nella giornata del 16 ottobre 2018.

I LUNGOMETRAGGI

Christian Carmosimo: A piedi nudi (Pieds nud) – (2015) La Rivoluzione d’Ottobre in Burkina Faso e la successiva transizione

Francesco Mattuzzi: Il peso dei sogni. – (2016) Aurelio e Latifa sono una coppia. Vivono a bordo del loro camion e sognano una famiglia tradizionale. Presentato ad ALICE nella CITTA’ 2016 sezione Panorama DOC

Gianfranco Pannone: Lasciate stare i Santi (2016) Una processione della durata di un secolo attraverso riti e manifestazioni di religiosità collettiva di grande interesse presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Mario Sesti: La voce di Fantozzi – (2017) Le avventure di una delle icone del nostro cinema, con una analisi del pensiero ‘fantozziano’ sviscerato attraverso le testimonianze di scrittori, registi, attori e intellettuali.

Marco Spagnoli: Cinecittà Babilonia – (2017) E’ la storia delle prime dive cinematografiche italiane nel quale il regista mette a frutto la sua abilità di ricercatore per tracciare un ritratto di un periodo storico dell’Italia attraverso il cinema e racconta il sogno hollywoodiano del fascismo e la nascita dell’industria cinematografica italiana.

I CORTI G2

In collaborazione con il Roma Africa Film Festival proponiamo una selezione di quattro cortometraggi di giovani registi italiani di seconda generazione emergenti che hanno partecipano alla sezione G2, spazio alle seconde generazioni insieme al vincitore del Premio Miglior Short Doc 2018 Mario Matteucci IRREGULARS di Fabio Palmieri (8′) pluripremiato in numerosi festival e che parla con un linguaggio cinematografico potente della immigrazione così come è vissuta dalla voce narrante di un immigrato.

Ecco i corti dal Roma Africa FF:

21 Insomnia e Idris di Kassim Yassin Saleh

AMBARADAM di Amin Nour e Paolo Negro

Paura dell’Ignoto di Gabriel Jenkinson

In entrambe le giornate verrà proiettato il cortometraggio di Annamaria Liguori LA NOTTE PRIMA (2018), opera che si avvale della produzione esecutiva della MP FILM di Nicola Liguori e Tommaso Ranchino. La direzione creativa dell’opera è della Proformat Comunicazione ed è promossa da Pfizer. Il corto, dedicato alle donne con tumore al seno metastatico, è stato presentato in anteprima internazionale alla 75ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione VENICE PRODUCTION BRIDGE.

Si ringraziano tutti i soggetti sopra menzionati e le Società Proformat Comunicazione e Pfizer che hanno reso possibile questa sessione autunnale di DOC ANNO ZERO 2018.

Il Direttore Artistico Luigi Noera

DOC ANNO ZERO è una produzione: www.raccontardicinema.it

LA RECENSIONE – THE CONSTITUTION – DUE INSOLITE STORIE D’AMORE di Rajko Grilc

theconstitutionTITOLO: THE CONSTITUTION – DUE INSOLITE STORIE D’AMORE; REGIA: Rajko Grlic; genere: commedia, drammatico; paese: Croazia; anno: 2016; cast: Nebojsa Glovac, Dejan Acimovic, Ksenjia Marinkovic; durata: 93′

Nelle sale italiane dal 5 aprile, The Constitution – Due insolite Storie d’Amore è l’ultimo, pluripremiato lungometraggio di Rajko Grlic e distribuito in Italia da Cineclub Internazionale.

Vjeko è un insegnante croato di mezza età che, dopo la morte del compagno, vive con il padre gravemente malato. L’uomo è solito indossare abiti femminili, per poi uscire, di notte, a bere qualcosa in un bar sotto casa. Una sera, però, viene pestato a sangue da un gruppo di teppisti che non sopportano gli omosessuali. A venirgli in aiuto sarà la sua vicina di casa, infermiera croata, la quale ha sposato un poliziotto serbo. Tra i due uomini, proprio a causa delle loro differenti nazionalità, inizialmente non correrà buon sangue. Le cose, tuttavia, cambieranno nel momento in cui il professore dovrà aiutare il vicino a studiare a memoria la Costituzione, al fine di superare un importante esame a lavoro.

Con una struttura ellittica, che vede, in apertura e in chiusura del film, la medesima inquadratura attraverso i vetri di una finestra di casa di Vjeko, The Constitution – ambientato in un periodo storico di fondamentale importanza per i paesi della Ex-Jugoslavia – sa raccontarci un aspetto delicato e spinoso come quello dell’integrazione – sia che si parli dell’integrazione dei serbi in Croazia, che degli omosessuali all’interno di una società ancora non propriamente pronta ai cambiamenti – con garbo e anche con una giusta dose di umorismo, evitando – malgrado l’elevato rischio quando si trattano argomenti del genere – ogni pericolosa retorica e inutili buonismi.

All’interno di una sceneggiatura che funziona (che, volendo analizzare la cosa nel dettaglio, forse pecca solo di troppi importanti eventi che convergono in chiusura) e con un cast di attori che sanno rendere alla perfezione i loro sfaccettati personaggi, ogni singolo dettaglio non è lasciato al caso. Persino la convincente (e, a suo modo, divertente) sottotrama che vede un pericoloso squilibrato seminare in giro per le strade di Zagabria salsicce con dentro dei chiodi, al fine di ferire i cani.

Pur essendo ambientato, dunque, in un preciso momento storico, The Constitution, per i temi trattati, può classificarsi a tutti gli effetti come un film “universale”. Si tratta di una storia, quella qui messa in scena, che potrebbe accadere in qualsiasi momento, seppur con le sue dovute varianti. Il risultato finale è una commedia dal retrogusto amaro, piacevole e ben riuscita, perfettamente in linea con la cinematografia dell’Est Europa, che da sempre ci regala piacevoli sorprese.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – 120 BATTITI AL MINUTO di Robin Campillo

photoTITOLO: 120 BATTITI AL MINUTO; REGIA: Robin Campillo; genere: drammatico; paese: Francia; anno: 2017; cast: Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel; durata: 135′

Nelle sale italiane dal 5 ottobre, 120 battiti al minuto è l’ultimo lungometraggio di Robin Campillo, presentato in concorso al 70° Festival di Cannes, dove è stato premiato con il Grand Prix, e candidato per la Francia all’Oscar come Miglior Film Straniero.

Le storie messe in scena sono quelle di tanti ragazzi. Giovani affetti dal virus dell’HIV, come il fragile ma coraggioso Sean, o che, come nel caso di Nathan, vogliono saperne di più. Ragazzi e ragazze che, in una Parigi degli anni Novanta, militano nell’associazione Act Up Paris, al fine di chiedere un intervento tempestivo contro l’Aids alla politica nazionale ed alle case farmaceutiche. Non hanno paura, questi ragazzi, di andare oltre, di superare i confini di ciò che è lecito e di ciò che non lo è più. Non si fanno scrupoli davanti alla legge o ai cosiddetti potenti. Ciò che conta è il loro fine ultimo.

Nostalgici del compianto Jonathan Demme, che pure nel 1993, con il bellissimo Philadelphia, aveva trattato lo stesso argomento, non disdegnamo, tuttavia, questo ultimo lungometraggio di Campillo, il quale, dal canto suo, dimostra un’ottima padronanza del tema trattato, oltre ad avere un passato come militante proprio all’interno di Act Up.

Ed è già dai primi minuti, dunque, che vediamo questo nutrito gruppo di attivisti in azione, intenti a scagliare palloncini pieni di sangue finto durante una convention proprio sull’Aids. Un urlo di rabbia, il loro, che non cesserà mai durante tutta la durata del lungometraggio. Ciò che maggiormente è riuscito nella messa in scena di 120 battiti al minuto, a tal proposito, è proprio la coralità dei personaggi. Cosa, come sappiamo, assolutamente non facile da gestire. Stesso discorso vale per quanto riguarda alcune sequenze che vedono i protagonisti ballare seguendo una musica ritmata – 120 battiti al minuto, appunto – con effetti visivi dai colori psichedelici e figure che, piano piano, sembrano assumere le forme di molecole di DNA.

In linea di massima a suo agio, dunque, Robin Campillo, nel gestire questo suo terzo film da regista. Gli unici momenti in cui il lungometraggio in sé sembra zoppicare sono, paradossalmente, proprio quelli in cui la storia d’amore tra Nathan e Sean viene messa in primo piano, scadendo pericolosamente nel già visto e facendo perdere, di conseguenza, non pochi punti a tutto il lavoro. Un lavoro che, malgrado il malcelato desiderio (inconscio?) di Campillo di emulare, a tratti, il suo “maestro” Laurent Cantet – con il quale ha lavorato per anni come montatore – si è rivelato un prodotto di tutto rispetto. Dimostrazione del fatto che, appena pochi anni dopo l’uscita in sala del poco convincente Eastern Boys (secondo lungometraggio di Campillo), il cineasta sta davvero prendendo, finalmente, una strada tutta sua.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

EVENTO SPECIALE – RAFFAELLO IL PRINCIPE DELLE ARTI 3D di Luca Viotto

cq5dam.web.738.462TITOLO: RAFFAELLO – PRINCIPE DELLE ARTI 3D; REGIA: Luca Viotto; genere: documentario; anno: 2017; paese: Italia; cast: Flavio Parenti, Angela Curri, Enrico Lo Verso; durata: 90′

Nelle sale italiane solo il 3, 4 e 5 aprile, Raffaello – Il principe delle arti 3D è il quarto film – dopo Firenze e gli Uffizi 3D, Musei Vaticani 3D e S. Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D – prodotto da Sky, Musei Vaticani e Nexo Digital, in collaborazione con Magnitudo Film, nonché prima trasposizione cinematografica su Raffaello Sanzio.

Grazie ad interessanti ricostruzioni storiche in live action ed ai consulti di storici dell’arte come Antonio Paolucci, Antonio Natali e Vincenzo Farinella, oltre ad un’accurata rivisitazione in 3D delle opere dell’artista urbinate, sarà possibile rivivere sul grande schermo alcuni dei più grandi capolavori di tutti i tempi.

Come è stato per i precedenti lavori, anche Raffaello – principe delle arti 3D si è rivelato un prodotto di tutto rispetto, che, al di là di ogni qualsivoglia scelta registica e/o produttiva,merita di essere visto anche solo per un’ora e mezzo di puro piacere per gli occhi.

Marina Pavido

LA RECENSIONE – PIIGS di Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre

piigs1TITOLO: PIIGS; REGIA: Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre; genere: documentario; anno: 2017; paese: Italia; cast: Claudio Santamaria (voce); durata: 76′

Da aprile nelle sale italiane, PIIGS è un tagliente documentario d’attualità firmato a sei mani da Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre.

Da otto anni, ormai, siamo ufficialmente entrati in piena crisi economica. L’acronimo “PIIGS” (che significa letteralmente “maiali”) è stato per l’occasione coniato per indicare quei paesi europei che, negli ultimi anni, hanno adottato riforme economiche e costituzionali tali da aggravare maggiormente la crisi in atto, nonché da rendere praticamente impossibili le condizioni di vita da parte di un numero sempre più elevato di cittadini, i quali a stento possono permettersi una casa o cure sanitarie. Tali paesi sono Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. In seguito ad una lunga indagine durata cinque anni, i tre cineasti si sono interrogati circa le possibili strategie da adottare al fine di uscire dalla crisi, consultando ed intervistando anche personalità del calibro di Noam Chomsky, Warren Mosler, Stephanie Kelton, Federico Rampini, Paolo Barnard ed Erri De Luca.

Il regime dell’austerity può davvero aiutarci in questo periodo di crisi? Partendo da tale considerazione, gli autori hanno man mano scandagliato tutti i dogmi adottati dai paesi europei che ci hanno portato inevitabilmente alla condizione attuale. Ed ecco che, con un andamento accattivante, si potrebbe dire addirittura pop, ma con un linguaggio elementare (con la voce narrante di Claudio Santamaria che si intervalla ad interviste, filmati di repertorio e piccole animazioni), PIIGS ci esorta tutti a riflettere su ciò che maggiormente ci riguarda, passando da un contesto più ampio, fino a concentrarsi sul singolo, prendendo in esame, nello specifico, la situazione della Cooperativa “Il Pungiglione”, che si occupa di assistenza a persone disabili e con problemi psichici e che, proprio a causa della crisi, rischia oggi il fallimento.

Per la sua efficacia comunicativa, per il suo stile dinamico e a volte ironico, con un vivace commento musicale in sottofondo e, tuttavia, per la sua linearità narrativa PIIGS risulta oggi, come potrebbe risultare in qualsiasi altro momento storico, un prodotto decisamente necessario. Vera e propria perla nel panorama del documentario italiano da non lasciare assolutamente passare inosservata.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

Per la prima volta al CINEMA il TEATRO di KENNETH BRANAGH

Ricevo e volentieri pubblico

Dopo lo straordinario successo di pubblico e di critica dell’Amleto

con Benedict Cumberbatch dal National Theatre di Londra

 ARRIVA PER LA PRIMA VOLTA AL CINEMA

IL TEATRO DI KENNETH BRANAGH

BTL_WintersTale_PortraitImageAl via dal 18 ottobre con Racconto d’inverno con Judi Dench

la nuova stagione della Kenneth Branagh Theatre Company che porta sul grande schermo gli spettacoli diretti dal candidato all’OscarKenneth Branagh“L’idea che il teatro e il cinema si incontrino è eccitante. Per questo l’arrivo su grande schermo dei nostri spettacoli apre la via a una nuova sfida. Abbiamo un team di grande esperienza in entrambi i mondi, quello teatrale e quello cinematografico: i risultati -in particolare nell’esplorazione della magia insita nell’opera di Shakespeare- dovrebbero essere affascinanti”.

Kenneth Branagh

 Dopo l’eclatante successo al box office dell’Amleto di Shakespeare, che in due soli giorni ha raccolto 28.000 spettatori, proseguono le celebrazioni per i 400 anni dalla scomparsa di Shakespeare. Nexo Digital è infatti orgogliosa di presentare la prima stagione della Kenneth Branagh Theatre Company che propone un’eccezionale serie di spettacoli realizzati per il cinema e in scena al Garrick Theatre di Londra nel corso dell’anno.

A partire dall’autunno Nexo Digital distribuirà così nelle sale italiane tre spettacoli della Kenneth Branagh Theatre Company, la compagnia -creata dal regista e attore britannico- che vede la presenza di star come Judi Dench, Rob Brydon e Lily James. Dal teatro Garrick di Londra arriveranno così su grande schermo due opere shakespeariane Racconto d’inverno (con Judi Dench e Kenneth Branagh, nelle sale il 18 e 19  ottobre) e Giulietta e Romeo (con Derek Jacobi, Lili James, Richard Madden e Meera Syal nelle sale il 29 e 30 novembre) oltre a The entertainer di John Osborne (nelle sale il 10 e 11 gennaio). Gli spettacoli saranno sempre in lingua inglese sottotitolati in italiano.

Sir Kenneth Charles Branagh, attore, regista e sceneggiatore, è nato a Belfast nel 1960 e ama Shakespeare sin da quando era ragazzo. È stato candidato a 5 Premi Osca e si è aggiudicato numerosi premi internazionali. Nel 1988 ha diretto ed interpretato il film Enrico V, che gli è valso una candidatura all’Oscar per la miglior regia e il miglior attore protagonista. Nel 1991 ha diretto Il canto del cigno, ricevendo la candidatura all’Oscar per il miglior cortometraggio. Successivamente ha diretto e interpretato Frankenstein di Mary Shelley e Hamlet con cui ha ottenuto la quarta candidatura ai Premi Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Ha ricevuto una quinta candidatura per la statuetta come miglior attore non protagonista per il film Marilyn.  Nel 2015 ha diretto Cenerentola della Disney.

Sempre nel 2017, accanto alla stagione della Branagh Company, Nexo Digital proporrà al cinema anche il Riccardo III di Shakespeare con Ralph Fiennes e Vanessa Redgrave. Il Direttore Artistico del Teatro Almeida di Londra Rupert Goold (American Psycho re Carlo III, Il mercante di Venezia, Medea) porterà infatti in scena il cattivo più famoso di tutto il teatro di Shakespeare con un cast d’eccezione che comprende Ralph Fiennes nei panni di Riccardo III e Vanessa Redgrave in quelli della regina Margherita. La data dello spettacolo verrà comunicata nei prossimi mesi.

La stagione della Kenneth Branagh Theatre Company è distribuita nei cinema italiani da Nexo Digital con il sostegno del British Council.

 IL CALENDARIO DELLA STAGIONE 2016/2017

18/19 ottobre 2016

The Winter’s Tale (Racconto d’inverno) di William Shakespeare

Diretto da Rob Ashford e Kenneth Branagh. Con Judi Dench e Kenneth Branagh.

Racconto d’inverno è una tragicommedia senza tempo che esplora il tema dell’ossessione e della redenzione. La trama racconta di Re Leonte sembra che sembra avere tutto: potere, ricchezza, una famiglia amorevole e amici. Ma la gelosia mette in moto una catena di eventi con conseguenze tragiche …

 Nel cast Judi Dench, che interpreta Paulina, al fianco di Tom Bateman (Florizel), Jessie Buckley (Perdita), Hadley Fraser (Polissene), Miranda Raison (Hermione) e Kenneth Branagh nei panni di Leonte.

 29/30 Novembre 2016

Romeo and Juliet (Romeo e Giulietta) di William Shakespeare

Diretto da Kenneth Branagh. Con Derek Jacobi, Lily James, Richard Madden

La storia d’amore più famosa di tutti i tempi viene portata in scena da Branagh e il suo team creativo che presentano una moderna e appassionata versione della tragedia classica, in cui la faida tra Montecchi e  Capuleti porta a conseguenze devastanti per i due giovani amanti coinvolti nel conflitto .

Ricongiungendo le stelle del suo celebre film Cenerentola, Kenneth Branagh co-dirige con Rob Ashford, Richard Madden e Lily James, nei panni di Romeo e Giulietta. Sir Derek Jacobi interpreta Mercuzio, Meera Syal l’infermiera.

10/11 Gennaio 2017

The Entertainer di John Osborne

Diretto da Rob Ashford. Con Kenneth Branagh, Jonah Hauer-King, Sophie McShera, Greta Scacchi

 Sullo sfondo del dopoguerra britannico, il classico moderno di John Osborne evoca il glamour squallido delle antiche sale da musica per un esame impietoso ed esplosivo di maschere pubbliche e tormenti privati.

Rob Ashford dirige Kenneth Branagh nei panni di Archie Rice nella produzione conclusiva degli spettacoli della stagione del Garrick Theatre.

ARRIVA AL CINEMA IL FILM CHE HA CONQUISTATO MADONNA: “SEXXX” di DAVIDE FERRARIO

Ricevo e volentieri pubblico

UnknownSolo il 4 e 5 luglio nelle sale italiane il film libero e sensuale ispirato allo spettacolo di Matteo Levaggi, il coreografo che ha dato una scossa al mondo della danza contemporanea

 Con musiche di David Bowie, Ultravox, Giorgio Canali, The Longcut,

Ooioo e Massimo Zamboni

È una sera di novembre quando il regista Davide Ferrario si reca alla Lavanderia a Vapore di Collegno, edificio ottocentesco poco lontano da Rivoli adibito un tempo al lavaggio dei panni del Regio Manicomio e ora centro d’eccellenza della danza.

Sta per assistere a SEXXX, lo spettacolo di Matteo Levaggi messo in scena dal Balletto Teatro di Torino, e ne rimarrà talmente colpito da decidere di farne un film.

Come sempre accade per le opere di Ferrario, però, SEXXX non è solo la documentazione di quanto il regista osserva quella sera. La messa in scena della coreografia per il cinema – realizzata con montaggio e punti di vista insoliti per la videodanza tradizionale e con una colonna sonora che contempla David Bowie, Ultravox, Giorgio Canali, The Longcut, Ooioo e Massimo Zamboni mentre la musica originale per il balletto è di Bruno Raco– si arricchisce infatti di ricognizioni visive sul corpo nudo raccontato attraverso varie forme espressive, dalla pittura classica ai set dei film porno, con anche l’aggiunta di una sorta di fiction in forma di cortometraggio.

Dopo la presentazione all’ultimo Torino Film Festival, dove SEXXX ha conquistato pubblico e critica, la stessa Madonna ha chiesto di vedere il film, inviando quindi i suoi apprezzamenti al regista. Adesso l’appuntamento con SEXXX, che inizia tra poco  la sua carriera internazionale con l’invito al Festival di Mosca, sarà nelle sale italiane il 4 e 5 luglio (elenco dei cinema su www.nexodigital.it) per approfondire il tema del corpo, della sua potenza fisica, ma anche della sua grazia e del ruolo spesso esasperato che ricopre nel mondo contemporaneo.

Spiega Ferrarioil corpo e il suo linguaggio sono da sempre tra i temi che mi interessano di più. Per questo SEXXX è una ricognizione visuale sulla messa in scena del corpo nudo: dai nudi classici di Tintoretto e Palma il Vecchio fino a quelli dei set porno visitati quando realizzai GUARDAMI. Insieme danza, documentario, fiction e forse video arte, il film non si lascia ingabbiare da nessun genere. Ho cercato di riprendere la danza come se raccontasse una storia, utilizzando uno stile strettamente cinematografico, quasi che la macchina da presa fosse un altro elemento della coreografia, spesso aggiungendo movimento a movimento. Credo che l’esperienza che ne avrà lo spettatore sarà lontanissima da quella del punto di vista della platea che ha visto lo spettacolo a Collegno”.

Così il film di Ferrario non si rivolge solo agli appassionati di danza moderna -che potranno interrogarsi sul corpo abusato del ballerino che, al giorno d’oggi, è sempre di più alla ricerca della tecnica, della potenza fisica e di un’ideale di perfezione che rende più difficile “trasmettere emozioni”- ma parla anche a coloro che si interrogano a tutto tondo sul ruolo della fisicità e del gesto nel mondo contemporaneo, come testimonia la sequenza della performance di Levaggi stesso con gli artisti visivi Corpicrudi.

Un viaggio che comincia ad un bivio dove i corpi dei danzatori si ritrovano esausti, ma allo stesso tempo spinti ad apparire sempre più potenti, abbattendo le barriere del suono, del ritmo, della resistenza fisica. Unʼopera ribollente nel suo movimento al vetriolo che conduce lo spettatore in un viaggio di umori e pulsioni sensuali contrastanti. Un vortice di passi ben ancorati al linguaggio accademico, esemplificato anche dallʼutilizzo di scarpette da punta, sia per le danzatrici che per i danzatori.

 

SEXXX di Davide Ferrario, prodotto da Rossofuoco con il sostegno di Lombardia Film Commision e Film Commission Torino Piemonte, sarà nelle sale italiane solo il 4 e 5 luglio distribuito da Nexo Digital con il media partner MYmovies.it.

Sexxx_7DAVIDE FERRARIO

Nato nel 1956 a Casalmaggiore, si laurea in letteratura americana all’Università di Milano. Vive a Torino. Inizia a lavorare nel campo del cinema negli anni ’70 come critico cinematografico e saggista, avviando al contempo una piccola società di distribuzione a cui si deve la circuitazione in Italia di Fassbinder, Wenders, Wajda e di altri registi. Lavora, in seguito, in qualità di agente italiano per alcuni registi americani indipendenti come John Sayles, e Jim Jarmusch. Il suo debutto alla regia è del 1989 con La fine della notte, giudicato “Miglior film indipendente” della stagione. Dirige poi sia opere di finzione che documentari, che gli procurano una grande considerazione in Italia e che sono stati presentati in numerosi festival internazionali, da Berlino al Sundance, a Venezia, Toronto, Locarno. Tra gli altri: Tutti giù per terra, Figli di Annibale, Guardami e i lavori realizzati con Marco Paolini. Ultimi in ordine di tempo la commedia La luna su Torino e Accademia Carrara. Il Museo riscoperto. Ferrario occupa un posto singolare all’interno della scena italiana. Rigorosamente indipendente, non è solo regista ma guida, al contempo, e con notevoli risultati la propria casa di produzione, Rossofuoco. Dopo mezzanotte, realizzato con un budget molto ridotto, ha ottenuto un grande successo in Italia, ed è stato venduto in tutto il mondo, così come il documentario La strada di Levi. È anche autore di romanzi: Dissolvenza al nero è stato tradotto in molte lingue e adattato per lo schermo da Oliver Parker. Nel settembre 2010 è uscito per Feltrinelli Sangue mio. E’ collaboratore di testate giornalistiche e radiofoniche; ha anche pubblicato un libro di fotografie a seguito della sua mostra Foto da galera (2005).

MATTEO LEVAGGI

Si forma alla scuola del BTT, dove ha poi modo di entrare a far parte della compagnia distinguendosi per le sue particolarità di movimento. Molti coreografi invitati creano per lui, come accade con Karole Armitage nel 2000. Nel 1997 entra allʼAterballetto, con la direzione di Mauro Bigonzetti. Sceglie quindi una carriera libera. Lavora con Giorgio Albertazzi nelle Memorie di Adriano, dove interpreta il ruolo di Antinoo, e ha esperienze televisive nel sabato sera di Raffella Carrà. Per il BTT ha creato balletti ispirati a pittori come Andy Warhol e Caravaggio. Eclettico nelle scelte, lavora con compositori contemporanei come Giovanni Sollima (che crea nel 2004 la musica di Caravaggio), Heiner Goebbels, Béla Bartók, Gyorgy Ligeti, ma anche autori di musica elettronica come Scanner, Autechre, Pan Sonic, Bochumwelt, Andy dei Bluvertigo. Crea per il balletto dellʼArena di Verona La Bottega Fantastica (Rossini/Respighi) e Drowning by Numbers su musiche di Michael Nyman, mentre Le Grand Théâtre de Genève prende in repertorio un suo duetto, Largo, su musiche di Dimitri Shostakovic. Nel 2006 è invitato da Ismael Ivo con una creazione per il BTT alla Biennale di Venezia Danza, nel 2007 alla Biennale della Musica di Zagabria. Nel 2008 alla Biennale de la Danse de Lyon con la creazione, PRIMO TOCCARE I White, nell’ottobre del 2009 con il capitolo PRIMO TOCCARE II Black, al Joyce Theater di New York, e con PRIMO TOCCARE III Red a BolzanoDanza nel 2010. Nel maggio del 2011 Francesca Pedroni dedica al lavoro di Matteo Levaggi un documentario per il canale satellitare SKY Classica. Nel settembre 2011 è ospite con la creazione Le Vergini all’International Ballet FEST of Miami e nellʼottobre 2011 al Festival internazionale MILANoLTRE, come unico coreografo italiano. Nel 2013 crea il pezzo di forte impatto visivo SEXXX in coproduzione con MilanOltre, rinnovando così lʼintesa artistica con il festival milanese. Ad oggi Matteo Levaggi è considerato una delle espressioni di punta della danza contemporanea italiana nel mondo.

OGGI AL CINEMA: tutte le novità in sala del 05/05/2016

A cura di Marina Pavido

Anche questa settimana si preannuncia particolarmente ricca e stimolante! Ben 10, infatti, i film in uscita nelle sale italiane. Dall’attesissimo Captain America al francese Florida, da Al di là delle montagne – ultimo lavoro di Jia Zhangke – al thriller Il traditore tipo. Come ogni settimana, la nostra rubrica vuole offrirvi un elenco dei nuovi titoli, in modo da potervi aiutare a scegliere ciò che più fa per voi. Di seguito a qualche trama, inoltre, potrete trovare alcune delle nostre recensioni riguardanti i film trattati. Buona lettura!

 

CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR

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REGIA: Anthony Russo, Joe Russo; genere: azione, fantascienza, fantasy; anno: 2016; paese: USA; cast: Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johannson

Il nuovo film Marvel ci racconta un’altra delle rocambolesche avventure degli Avengers, che stavolta – sempre in lotta per salvaguardare l’umanità – vengono coinvolti in un disastroso incidente internazionale che minaccia di portare con sé pesanti conseguenze.

AL DI LÀ DELLE MONTAGNE

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REGIA: Jia Zhangke; genere: drammatico; anno: 2015; paese: Cina, Francia; cast: Zhao Tao

Cina, 1999. Due amici di infanzia sono innamorati della bella Tao, la quale, a sua volta, dovrà scegliere tra uno dei due. La storia di due generazioni in una società in continua evoluzione. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015.

CORPO ESTRANEO

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REGIA: Krzysztof Zanussi; genere: drammatico, sentimentale; anno: 2014; paese: Polonia, Italia, Russia; cast: Riccardo Leonelli, Agnieszka Grochowska, Agata Buzek

Angelo e Kasia si incontrano in Italia e si innamorano. Quando la donna deciderà di tornare in Polonia per entrare in convento, il ragazzo la seguirà fino a Varsavia, al fine di farle cambiare idea. La sua nuova vita all’estero, però, non sarà così semplice.

 

FLORIDA

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REGIA: Philippe Le Guay; genere: commedia; anno: 2015; paese: Francia; cast: Jean Rochefort, Sandrine Kiberlain, Laurent Lucas

Claude ha ottant’anni e, mostrando i primi segni dell’Alzheimer, viene accudito dalla figlia Carole. Il suo sogno è quello di poter andare, un giorno, in Florida, terra di speranza e di benessere, dove vive la sua secondogenita.

LA RECENSIONE:

LA RECENSIONE DI MARINA: FLORIDA di Philippe Le Guay

 

IL MINISTRO

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REGIA: Giorgio Amato; genere: commedia, drammatico; anno: 2016; paese: Italia; cast: Gian Marco Tognazzi, Alessia Barela, Fortunato Cerlino

Franco è un imprenditore sull’orlo della bancarotta. La sua unica salvezza dipende da un Ministro, con cui ha recentemente stretto amicizia. Al fine di parlargli della sua situazione, lo invita a cena a casa sua, insieme alla moglie, ad un altro conoscente e ad una prostituta.

 

IL TRADITORE TIPO

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REGIA: Susanna White; genere: thriller; anno: 2016; paese: Gran Bretagna; cast: Ewan McGregor, Stellan Skarsgard, Naomie Harris

Una giovane coppia in vacanza a Marrakech fa la conoscenza di un eccentrico uomo d’affari, che presto si rivela un esponente della mafia russa. L’uomo, che ha intenzione di collaborare con il governo britannico, chiederà ai due di aiutarlo nella sua complicata quanto pericolosa missione.

LA RECENSIONE:

LA RECENSIONE DI MARINA: IL TRADITORE TIPO di Susanna White

 

LA BUONA USCITA

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REGIA: Enrico Iannaccone; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Italia; cast: Marco Cavalli, Gea Martire, Andrea Cioffi

Lucrezia, seducente professoressa napoletana, dopo aver deciso di troncare la sua relazione con lo spregiudicato imprenditore Marco, dovrà affrontare le pesanti conseguenze della sua scelta.

 

MICROBO & GASOLINA

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REGIA: Michel Gondry; genere: commedia; anno: 2015; paese: Francia; cast: Théophile Baquet, Ange Dargent, Audrey Tautou

Microbo, timido e riservato, e Gasolina, brillante e pieno di inventiva, diventano da subito amici e, durante le vacanze estive, costruiranno una sorta di bizzarra automobile, al fine di viaggiare per le città della Francia. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione “Alice nella città”.

 

ROBINSON CRUSOE

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REGIA: Vincent Kesteloot, Ben Stassen; genere: animazione, commedia, avventura, family; anno: 2016; paese: Belgio

La vera storia di Robinson Crusoe raccontata dal punto di vista del pappagallo Martedì, il quale sarà l’unico a soccorrere il naufrago sull’isola e che, in seguito, diventerà il suo migliore amico.

 

STONEWALL

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REGIA: Roland Emmerich; genere: drammatico, sentimentale; anno: 2015; paese: USA; cast: Jeremy Irvine, Jonathan Rhys Meters, Ron Perlman

Danny è un giovane ragazzo di provincia, che vive nell’Indiana insieme alla sua famiglia. Dopo aver rivelato ai genitori la propria omosessualità, però, sarà costretto ad allontanarsi da casa per partire alla volta di New York, dove da subito verrà accolto da un gruppo di ragazzi che militano intorno allo storico locale Stonewall Inn.

 

La nostra rubrica vi dà appuntamento alla prossima settimana! Nel frattempo, andate numerosi al cinema e godetevi quella magia che solo il grande schermo sa regalare! Buon Cinema a tutti!

LA RECENSIONE DI MARINA: IL TRADITORE TIPO di Susanna White

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TITOLO: IL TRADITORE TIPO; REGIA: Susanna White; genere: thriller; anno: 2016; paese: Gran Bretagna; cast: Ewan McGregor, Stellan Skarsgard, Naomie Harris, Damian Lewis; durata: 107′

Nelle sale italiane dal 5 maggio, Il traditore tipo è l’ultimo lungometraggio diretto da Susanna White, tratto dal romanzo Il nostro traditore tipo dell’acclamato scrittore John Le Carré (Chiamata per il morto, La talpa).

Durante una vacanza a Marrakech, Perry – un insegnante inglese – e sua moglie Gail hanno modo di conoscere Dima, appariscente uomo d’affari che presto si rivelerà essere un boss del riciclaggio di denaro appartenente alla mafia russa. L’uomo convincerà Perry ad aiutarlo a proteggere la sua famiglia da un pericoloso malvivente e, pertanto, gli chiederà di consegnare ai servizi segreti britannici una chiavetta contenente importanti informazioni. Il giovane accetta, ma, da quel momento in poi, sarà difficile per lui e sua moglie salvaguardare la propria incolumità.

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Un acclamato scrittore, un cast stellare, una regista che ha avuto non pochi consensi nell’ambito del cinema documentario e delle serie televisive. Il traditore tipo si è da subito preannunciato come uno dei prodotti di genere più accattivanti della stagione cinematografica. Eppure, che cos’è che di questo ultimo lavoro della White proprio non convince? Senza dubbio, una sceneggiatura che, pur partendo da un’idea interessante ed accattivante, fa acqua da tutte le parti, facendo in modo che tutto il lavoro perda di credibilità e diventi – a tratti – addirittura involontariamente ridicolo. Siamo troppo spietati? No, non lo siamo. Perché, parliamoci chiaro, è assai improbabile che una donna coinvolta suo malgrado nei traffici della mafia russa di punto in bianco sia ben lieta di trovarsi in quella situazione ed inizi a tenere molto più alle persone coinvolte – fino a poco tempo prima del tutto sconosciute – che quasi alla sua stessa vita. A meno che non si tratti di puro masochismo. Ma andiamo avanti. Il problema sopra citato porta con sé, purtroppo, tristi conseguenze che – soprattutto negli ultimi minuti del film – fanno scadere il tutto quasi nello stucchevole. Esemplare, a questo proposito, il momento in cui Dima (interpretato, tra l’altro, dal bravissimo Stellan Skarsgård) scopre – non si sa come – che l’elicottero su cui sta per salire contiene una bomba, ma, giusto per fare l’eroe della situazione, decide di imbarcarsi lo stesso, senza alcuna apparente giustificazione.

OKOT_JB_D06_00600.jpgSenza dubbio, è un peccato che un film su cui si è puntato molto sia stato rovinato in questo modo. Soprattutto perché, in genere, le trasposizioni dai romanzi di Le Carré difficilmente hanno deluso le aspettative. In questo caso, però, a quanto pare né l’idea di base né la presenza di un cast di tutto rispetto – tra cui vediamo, oltre a Skarsgård, anche Ewan McGregor, Damian Lewis e Naomie Harris – hanno potuto influire più di tanto sulla riuscita finale.

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Una nota di merito, però, va proprio alla regia. Strano ma vero, il lungometraggio della White si distingue per la maestria con cui determinate scene sono state girate: un intrigante gioco di riflessi e di sdoppiamento delle immagini unito ad inquadrature a tratti claustrofobiche, ma che vedono anche la presenza di paesaggi talmente suggestivi da incutere quasi timore, hanno contribuito a salvare in corner un lavoro mediocre e decisamente poco convincente. Sia ben chiaro, questo non basta a far sì che un prodotto possa dirsi ben riuscito, però almeno riesce a trasmettere qualcosa di positivo e a fare in modo che tutto il film possa mantenere una sua pur debole dignità. Cosa che, come sappiamo, non accade, purtroppo, tanto spesso.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: FLORIDA di Philippe Le Guay

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TITOLO: FLORIDA; REGIA: Philippe Le Guay; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Francia; cast: Jean Rochefort, Sandrine Kiberlain, Laurent Lucas; durata: 110′

Nelle sale italiane dal 5 maggio, Florida è l’ultimo lungometraggio diretto da Philippe Le Guay, acclamato regista di Le donne del 6° piano e Molière in bicicletta.

Claude ha ottantuno anni, viene accudito dalla figlia Carole ed inizia a mostrare i primi segni del morbo di Alzheimer. Dopo aver diretto per anni l’azienda di famiglia, ha subito la grave perdita di un’altra figlia, morta in un incidente stradale. La donna abitava a Miami, in Florida e l’uomo – che non vuole accettare il lutto – continuerà per tutta la vita a sognare ed a voler raggiungere a tutti i costi la città della figlia scomparsa.

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Tema delicato e non facile, questo trattato da Le Guay in questo suo ultimo lavoro. Tema che, comunque, continua ad attirare l’attenzione di numerosi cineasti, i quali, negli ultimi anni in particolare, hanno prodotto una ricca serie di opere, ognuna delle quali ha scelto un diverso approccio all’argomento: dalla scelta di conferire al tutto i toni leggeri della commedia, al tentativo di raccontare la malattia in tutta la sua drammaticità e focalizzando, di volta in volta, l’attenzione sull’aspetto clinico in sé, oppure sui rapporti del malato con famigliari ed amici.

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Florida, in questo senso, si colloca a metà tra i due filoni, in quanto non mancano momenti in cui viene strappata una risata, ma, allo stesso tempo, sono presenti numerose scene in cui vediamo il dramma della malattia senza edulcorazione alcuna. Alla base c’è, comunque, un approfondito studio della malattia in sé e, inoltre, il complicato rapporto padre-figlia viene qui descritto in modo delicato, a tratti commovente, senza mai scadere nel patetico.

Ciò che meno convince di questo ultimo lavoro di Le Guay sta proprio nella sceneggiatura: vi sono qui diversi elementi lasciati in sospeso o mal approfonditi, oltre a personaggi del tutto inutili nello sviluppo della trama, come ad esempio la figura di Thomas – compagno di Carole – o di Robin – figlio della donna. Coraggiosa e ben riuscita, invece, si è rivelata la scelta di alternare ciò che accade nella realtà con proiezioni che hanno luogo solo nella mente del protagonista. Chissà, magari se il regista avesse calcato maggiormente la mano in merito, si sarebbe ottenuto un risultato ancora migliore.

florida (1)Detto questo, si potrebbe addirittura affermare che Florida è il film di Jean Rochefort (Claude) e di Sandrine Kiberlain (Carole), in quanto sta proprio nelle interpretazioni di questi due attori il maggiore punto di forza dell’opera di Le Guay. Ma, come sappiamo, nonostante tutto, ciò non è sufficiente a far sì che un prodotto possa dirsi perfettamente riuscito.

Decisamente inferiore ai precedenti lavori dell’autore, Florida resta comunque un prodotto semplice ed onesto, ma che, molto probabilmente, tra le tante opere che trattano lo stesso argomento, farà fatica a trovare una propria, marcata identità.

VOTO: 6/10

Marina Pavido