VENEZIA 75 – SUSPIRIA di Luca Guadagnino

il-ritorno-suspiria-venezia-con-luca-guadagnino-dakota-johnson-intervista-v3-40603-1280x16TITOLO: SUSPIRIA; REGIA: Luca Guadagnino; genere: horror; paese: Italia; anno: 2018; cast: Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth; durata: 152′

Presentato in concorso alla 75° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Suspiria è l’ultimo lavoro di Luca Guadagnino, atteso remake dell’omonimo film di Dario Argento del 1977.

Anche qui, come nel film di Argento, assistiamo alle inquietanti vicende della giovane Susi, giunta in Germania, al fine di formarsi come ballerina di danza classica. Anche qui assistiamo alla misteriosa sparizione prima e alla brutale morte poi di alcune delle allieve dell’accademia. le sopracitate differenze visive e le diverse scelte cromatiche, tuttavia, rendono solo vagamente l’idea di come questo ultimo lavoro di Guadagnino si differenzi dalla precedente pellicola di Argento.

Nel voler realizzare il presente remake, pur di differenziarsi dall’opera di Argento e di creare a tutti i costi qualcosa di strettamente soggettivo, Guadagnino ha caricato tutto eccessivamente, dalle scene splatter, alla dilatazione dei tempi, dalle numerose componenti tirate in ballo (in questa versione viene fatto riferimento anche alla tragedia dell’Olocausto), fino ad arrivare, addirittura, quasi a una sorta di contaminazione di generi, dove la componente horror non è più prerogativa del regista, ma, al contrario, viene tirato in ballo anche il dramma storico e personale di alcuni personaggi nello specifico. E, di fatto, la tali scelte potrebbero sembrare anche interessanti. Ma perché, allora, questo ultimo lavoro di Guadagnino proprio non è riuscito a cogliere nel segno? Semplice: quando il desiderio di strafare e di far sentire la propria mano in modo così evidente hanno la meglio, si finisce per perdere di vista le iniziali intenzioni, facendo sì che l’intero prodotto perda totalmente di mordente e, alla fine dei giochi, non riesca a sviluppare a dovere nessuno dei precedenti elementi tirati in ballo. Ed ecco che, dunque, ci troviamo di fronte a un’opera dai ritmi eccessivamente – e ingiustificatamente – dilatati, dove si arranca per più di due ore per arrivare al dunque, finendo per accelerare il tutto appena pochi minuti prima della conclusione. Nel frattempo, una serie di carrellate e lente e compiaciute panoramiche fanno il resto, spezzate soltanto da alcune riuscite scene, come il momento in cui – con un buon montaggio alternato – vediamo la protagonista esibirsi in un frenetico ballo e, nel contempo, la sua amica in balia di forze sovrannaturali che imita i suoi stessi movimenti, frantumandosi tutte le ossa. Eppure, anche i momenti esteticamente più interessanti e maggiormente riusciti, di fatto non riescono a convincere fino in fondo. L’impressione che si ha, infatti, è quella di un voler mostrare a tutti i costi il proprio talento, senza avere realmente a cuore ciò che si sta mettendo in scena. Quasi come se si stesse svolgendo un compitino in accademia al fine di ottenere un buon voto e poter passare alla fase successiva.

Non c’è alcuna tensione, dunque, quando si arriva al tanto sospirato climax. Non c’è tensione, ma solo suggestive immagini virate al rosso di donne impegnate in inquietanti rituali. Ormai, ciò che durante i primi minuti del film aveva iniziato a inquietarci è svanito del tutto. Segno che, pur avendo una buona padronanza del mezzo cinematografico da un punto di vista prettamente tecnico, basta ben poco a lasciarsi sopraffare dal desiderio di strafare. Segno che l’horror, a quanto pare, non è affatto il campo di un regista come Luca Guadagnino.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: NERUDA di Pablo Larrain

neruda-luis-gneccoTITOLO: NERUDA; REGIA: Pablo Larrain; genere: drammatico, biografico; anno: 2016; paese: Cile; cast: Luis Gnecco, Gael Garcìa Bernal, Mercedes Moran, Alfredo Castro; durata: 107′

Nelle sale italiane dal 13 ottobre, Neruda è il penultimo lungometraggio del grande cineasta cileno Pablo Larrain, presentato all’ultima edizione del Festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.

Cile, 1948. La Guerra Fredda è arrivata anche qui. Dopo aver accusato il governo di tradire il Partito Comunista, il senatore e poeta Pablo Neruda viene messo sotto accusa dal Presidente Gonzalez Videla, il quale, a sua volta, incaricherà l’ispettore di polizia Oscar Pelluchonneau di arrestarlo. Neruda sarà, così, costretto a fuggire da suo paese insieme alla moglie. Durante la fuga, inoltre, scriverà la sua raccolta di poesie “Canto general” e si divertirà a lasciare indizi circa i suoi spostamenti a Pelluchonneau.

0-e1437860435563Che dire? Senza dubbio possiamo affermare a gran voce che Pablo Larrain è, al momento, uno degli autori più complessi, prolifici ed interessanti del panorama cinematografico mondiale. Uno dei pochi autori a mettere d’accordo tutti, pubblico e critica. E questo suo penultimo lavoro non è solo una conferma del suo talento, bensì quasi una summa di tutto quello che fino ad oggi è stata la sua poetica. Si tratta, infatti, di un’opera maestosa, talmente complessa e stratificata da distinguersi per grandezza dalla maggior parte dei prodotti attualmente in sala.

Ma, in sostanza, cos’è Neruda? Definirlo biopic potrebbe forse essere eccessivo, dal momento che lo stesso Larrain ha affermato di essersi voluto concentrare solo su un particolare aspetto della vita del poeta cileno, creando per l’occasione anche episodi e personaggi di fantasia. Egli ha definito il suo film, pertanto, un falso biopic. Definizione, questa, che cela un lavoro molto più minuzioso e complesso di quanto si possa immaginare.

maxresdefaultEppure non è il personaggio di Neruda la vera peculiarità del film. La vera chicca è, in realtà, la figura di Oscar Pelluchonneau. A lui spetta il compito – non facile – di tentare di comprendere la sfaccettata personalità del poeta. Lui è quella persona che lo odia e – allo stesso tempo – lo ammira profondamente. É con lui che Neruda si diverte a giocare, facendogli trovare indizi lungo il percorso e mandandolo, di conseguenza, su tutte le furie. É lui che – vittima di un forte desiderio di rivalsa dopo un’infanzia travagliata – cerca in tutti i modi di dimostrare – soprattutto a sé stesso – di essere un bravo poliziotto. É sua, infine, la voce narrante, costante dall’inizio alla fine, la quale – a sua volta – raggiunge il suo climax proprio nelle ultime scene. Voce narrante che mai come in questo caso risulta appropriata e che non fa altro che arricchire ulteriormente tutto il prodotto.

Un crescendo di emozioni. Un concentrato di ironia, dramma e poesia. Il tutto condito da una sapiente regia, da una fotografia dai colori tenui e retrò (tipica del cinema di Larrain), oltre che da un’appropriata e ben riuscita colonna sonora, realizzata da Federico Jusid. Neruda è, senza dubbio, quanto di meglio possiamo vedere al momento. Una vera perla che sembra a tutti gli effetti destinata ad entrare di diritto nella storia del cinema.

VOTO: 9/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: MA MA di Julio Medem

ma-maTITOLO: MA MA; REGIA: Julio Medem; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Spagna; cast: Penelope Cruz, Luis Tosar, Asier Etxeandia; durata: 110′

Nelle sale italiane dal 16 giugno Ma Ma è l’ultimo lungometraggio diretto da Julio Medem.

Magda è una giovane donna, non ancora quarantenne. Un giorno le viene diagnosticato un tumore al seno destro, fortunatamente curabile. Durante una partita di calcio in cui gioca suo figlio, la donna conosce Arturo, un talent scout del Real Madrid, il quale, a sua volta, da subito nota le grandi capacità del ragazzo. Arturo, però, si troverà ben presto ad affrontare un grave lutto, dal momento che sua figlia è stata investita da una macchina e sua moglie è in coma. Entrambi impegnati a combattere due dure battaglie, Magda ed Arturo legheranno fin da subito e tra i due nascerà presto l’amore. Tutto sembra andare per il meglio, in seguito anche alla guarigione di Magda – finché non verrà diagnosticato un altro tumore – questa volta al seno sinistro – che, ad un primo esame, sembra incurabile. L’inaspettata gravidanza della donna, però, darà a tutti una nuova forza per affrontare la vita.

Ma-ma-tutto-andrà-beneInteressante il percorso interiore della protagonista, il quale si divide in due fasi ben distinte (come d’altronde suggerisce anche il titolo: Ma Ma). La prima Magda (Ma) prende coscienza di sé e di ciò che la fa star bene. La seconda Magda, invece, capisce cosa sia realmente importante nella vita – ossia la felicità dei propri cari e la possibilità di trascorrere più tempo possibile insieme a loro. In questa seconda fase, inoltre, la donna riceverà un dono speciale che, a sua volta, donerà alla sua famiglia, quasi come se la sua stessa vita avesse modo di continuare nel corpo della sua creatura.

Non ha paura Medem ad osare con la macchina da presa. Una fotografia fredda e quasi ipnotica allo stesso tempo – che dà l’idea che i personaggi stessi siano quasi sommersi in acqua (nel grembo materno) – e movimenti di macchina liberi da ogni convenzione che, tramite ribaltamenti della macchina da presa stessa e scavalcamenti di campo, rappresentano appieno lo stato d’animo della protagonista sono le vere, grandi peculiarità di questo suo ultimo lavoro, dal quale si evince che l’autore non ha paura di calcare la mano ed i suoi frequenti virtuosismi registici non risultano mai eccessivi o gratuiti.

ma_ma_stillIl vero problema del lungometraggio, però, è l’indugiare costante ed esagerato sull’aspetto melodrammatico della vicenda. Ciò avviene sia attraverso i dialoghi, sia attraverso precisi momenti. Si pensi – ad esempio – alla scena in cui, dopo essersi svegliata dal primo intervento, la protagonista sogna che Arturo vada a trovarla, regalandole un seno nuovo o a quando (con un risultato decisamente pacchiano) viene mostrato il cuore della protagonista che batte. Tutto questo, purtroppo, fa sì che il film assuma dei toni eccessivamente strappalacrime, addirittura stucchevoli. Ed è un peccato. Soprattutto perché – sia dal punto di vista dell’indagine introspettiva che dal punto di vista prettamente registico – le basi ci sono tutte.

mamaDopo la visione di Ma Ma, inoltre, viene immediatamente di pensare ad Haut les coeurs!, della recentemente scomparsa Solveig Anspach, la quale, in questo suo lavoro autobiografico, ha raccontato una storia per certi versi molto simile a quella messa in scena da Medem: una donna che scopre di essere malata e, allo stesso tempo, si trova ad affrontare una gravidanza. Ovviamente, nel lungometraggio della Anspach, sono stati evitati manierismi di ogni genere ed il risultato finale è di gran lunga migliore.

Che dire? Medem può rivelarsi – a seconda dei casi – una brutta o una piacevole sorpresa. Non ci resta che aspettare i suoi prossimi lavori, che certamente saranno diretti da una mano esperta, ma – si spera – saranno anche privi di imbarazzanti cadute di stile.

VOTO: 4/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: FLORIDA di Philippe Le Guay

55577_ppl

TITOLO: FLORIDA; REGIA: Philippe Le Guay; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Francia; cast: Jean Rochefort, Sandrine Kiberlain, Laurent Lucas; durata: 110′

Nelle sale italiane dal 5 maggio, Florida è l’ultimo lungometraggio diretto da Philippe Le Guay, acclamato regista di Le donne del 6° piano e Molière in bicicletta.

Claude ha ottantuno anni, viene accudito dalla figlia Carole ed inizia a mostrare i primi segni del morbo di Alzheimer. Dopo aver diretto per anni l’azienda di famiglia, ha subito la grave perdita di un’altra figlia, morta in un incidente stradale. La donna abitava a Miami, in Florida e l’uomo – che non vuole accettare il lutto – continuerà per tutta la vita a sognare ed a voler raggiungere a tutti i costi la città della figlia scomparsa.

312784-thumb-full-florida_trl_edit_ita_90_mix_yout

Tema delicato e non facile, questo trattato da Le Guay in questo suo ultimo lavoro. Tema che, comunque, continua ad attirare l’attenzione di numerosi cineasti, i quali, negli ultimi anni in particolare, hanno prodotto una ricca serie di opere, ognuna delle quali ha scelto un diverso approccio all’argomento: dalla scelta di conferire al tutto i toni leggeri della commedia, al tentativo di raccontare la malattia in tutta la sua drammaticità e focalizzando, di volta in volta, l’attenzione sull’aspetto clinico in sé, oppure sui rapporti del malato con famigliari ed amici.

florida

Florida, in questo senso, si colloca a metà tra i due filoni, in quanto non mancano momenti in cui viene strappata una risata, ma, allo stesso tempo, sono presenti numerose scene in cui vediamo il dramma della malattia senza edulcorazione alcuna. Alla base c’è, comunque, un approfondito studio della malattia in sé e, inoltre, il complicato rapporto padre-figlia viene qui descritto in modo delicato, a tratti commovente, senza mai scadere nel patetico.

Ciò che meno convince di questo ultimo lavoro di Le Guay sta proprio nella sceneggiatura: vi sono qui diversi elementi lasciati in sospeso o mal approfonditi, oltre a personaggi del tutto inutili nello sviluppo della trama, come ad esempio la figura di Thomas – compagno di Carole – o di Robin – figlio della donna. Coraggiosa e ben riuscita, invece, si è rivelata la scelta di alternare ciò che accade nella realtà con proiezioni che hanno luogo solo nella mente del protagonista. Chissà, magari se il regista avesse calcato maggiormente la mano in merito, si sarebbe ottenuto un risultato ancora migliore.

florida (1)Detto questo, si potrebbe addirittura affermare che Florida è il film di Jean Rochefort (Claude) e di Sandrine Kiberlain (Carole), in quanto sta proprio nelle interpretazioni di questi due attori il maggiore punto di forza dell’opera di Le Guay. Ma, come sappiamo, nonostante tutto, ciò non è sufficiente a far sì che un prodotto possa dirsi perfettamente riuscito.

Decisamente inferiore ai precedenti lavori dell’autore, Florida resta comunque un prodotto semplice ed onesto, ma che, molto probabilmente, tra le tante opere che trattano lo stesso argomento, farà fatica a trovare una propria, marcata identità.

VOTO: 6/10

Marina Pavido

WILDE SALOMÈ di Al Pacino in anteprima a Milano

Ricevo e volentieri pubblico

Spazio Oberdan Milano

Viale Vittorio Veneto 2

WILDE SALOMÈ

ANTEPRIMA

DAL 29 MARZO AL 7 APRILE 2015

 Wilde Salomè 1

Dal 29 marzo al 7 aprile 2015 presso Spazio Oberdan, Fondazione Cineteca Italiana presenta in anteprima italiana WILDE SALOMÈ, lungometraggio che vede Al Pacino in veste di regista e interprete principale presentato nel 2011 alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, e mai distribuito in sala nel nostro paese.

Ha dichiarato Al Pacino: «Wilde Salomè è l’esplorazione di una pièce teatrale che mi ha impegnato per molto tempo. Non è un film di finzione né un documentario, è l’emancipazione di un’opera che continua a vivere. Jessica Chastain è sensazionale nel ruolo di Salomè e mi ha aiutato molto nella mia personale scoperta del mondo di Oscar Wilde». Parole che testimoniano quanto il grande attore americano sia affascinato dalla figura di un autore ribelle e pronto a pagare di persona le proprie scelte anticonformiste, individuando in Salomè quasi la sintesi dell’universo letterario wildiano e mostrandosi ammaliato dalla perversa innocenza della protagonista. Oltre alle proiezioni di Wilde Salomè, sono in programma altri due preziosi titoli in cui il cinema incontra il mito della giovane e diabolica carnefice del profeta Giovanni Battista: il classico, visionario e quasi parodico film di Carmelo Bene e un rarissimo lungometraggio muto del 1923, opera dal gusto immaginifico che rende omaggio a Oscar Wilde in quanto autentica icona della comunità omosessuale più alla moda dell’epoca.

 

SCHEDE DEI FILM E CALENDARIO

Domenica 29 marzo (h 15 e h 21)/ Martedì 31 marzo (h 21)/ Mercoledì 1 aprile (h 19)/ Giovedì 2 aprile (h 17)/ Venerdì 3 aprile (h 21.15)/ Sabato 4 aprile (h 18.30)/ Domenica 5 aprile (h 15)/ Lunedì 6 aprile (h 19.15)/ Martedì 7 aprile (h 19)

Wilde Salomè – Anteprima

Wilde Salomèe sc.: Al Pacino, dal dramma Salomè di Oscar Wilde. Fot.:Benoit Delhomme. Mont.: Roberto Silvi, David Leonard. Int.: Al Pacino, Jessica Chastain. USA, 2011, 95’, v.o. sott. it.

Il ritratto intimo e profondo di una delle più grande icone del cinema contemporaneo alle prese con il ruolo più impegnativo mai interpretato: se stesso e il re Erode. Traboccante di verità e candore, Wilde Salomè conduce Al Pacino in giro per il mondo, a Londra, Parigi, Dublino, New York, Los Angeles, e dentro il suo camerino. Niente è off limits mentre l’attore esplora le complessità del dramma di Wilde, nonché i processi e le tribolazioni che hanno segnato la vita dello scrittore, offrendo al tempo stesso uno sguardo senza precedenti anche sulle proprie. Un viaggio toccante e divertente, fatto di passione, determinazione e, soprattutto, di ossessione. Al film hanno partecipato Tom Stoppard, Gore Vidal, Bono, Tony Kushner e Merlin Holland, nipote di Oscar Wilde.

Lunedì 30 marzo (21)

Salomè

Salomè 1923R.: Charles Bryant. Sc.:Natacha Rambova, dall’omonimo dramma di Oscar Wilde. Int.: Alla Nazimova, Rose Dione, Mitchell Lewis, Arthur Jasmine, Nigel De Brulier. USA, 1923, 73’, muto

Un film ostinatamente voluto dalla celebre attrice di origine russe Alla Nazimova per rendere omaggio a Oscar Wilde, autentica icona della comunità omosessuale più alla moda dell’epoca. Il risultato fu quest’opera dal gusto decadente e immaginifico, interamente realizzata da artisti e tecnici omosessuali.

Accompagnamento dal vivo al pianoforte di Francesca Badalini.

Domenica 29 marzo (h 19)/ Mercoledì 1 aprile (h 17)

Salomè

Salomè Carmelo BeneR., scene e dialoghi: Carmelo Bene. Musiche (coordinate da C. Bene): Brahams, Schubert, Sibelius, R. Strauss. Int.: Carmelo Bene, Lidya Mancinelli, A. Vincenti, D. Luna, Veruschka, P. Vida, F. Leo, G. Davoli, T. Galieés, O. Ferrari. Int. spec.: G. Marotta. Italia, 1972, col., 80’.

Il film, che segue le varianti teatrali della Salomè messe in scena da Bene nel 1964 e nel 1967, vuol essere una parodia dell’opera di Wilde che il regista, come scrisse Moravia, «non riuscendo a superare in bellezza, si sforza di distruggere.»

INFO:

T 02.87242114 / info@cinetecamilano.it / www.cinetecamilano.it

MODALITÀ D’INGRESSO:

Biglietto d’ingresso:intero €7,00

Biglietto d’ingresso ridotto per possessori di Cinetessera o studenti universitari: € 5,50

Primo spettacolo pomeridiano (giorni feriali): intero € 5,50, ridotto € 3,50

Cinetessera annuale: € 6,00, valida anche per le proiezioni al MIC – Museo Interattivo del Cinema – e all’ Area Metropolis 2.0 – Paderno Dugnano.

COMUNICAZIONI INTERESSANTI: MEDEA live dal National Theater di Londra il 7 aprile

Ricevo e volentieri pubblico

Nexo Digital è lieta di presentare

 

LIVE DAL NATIONAL THEATRE DI LONDRA

MEDEA

CON UN’IMPRESSIONANTE HELEN MCCRORY

 

Martedì 7 aprile, solo per un giorno, arriva nelle sale italiane

direttamente dal palcoscenico del National Theatre la nuova versione dell’opera di Euripide

Ecco il trailer http://youtu.be/6OduPGKO4B8

 Medea_POSTER_100x140

E’ assoluta necessità che essi muoiano; e poiché è necessario,

li uccideremo noi che li abbiamo generati

Medea

La Medea di Euripide, una delle tragedie più rappresentate al mondo sin dal suo debutto ateniese nel 431 a.C., porta in scena il dramma di un amore assoluto che si trasforma, a causa del tradimento di Giasone, in feroce odio e puro desiderio di vendetta. Una vendetta atroce e “modernissima” che coinvolgerà anche i figli che Medea ha avuto dall’uomo tanto amato. Anche la “barbara” Medea però è una vittima: sa bene, infatti, che per arrecare dolore a Giasone uccidendone i figli condannerà in primo luogo se stessa…

Oggi Medea, che dal palcoscenico de National Theatre di Londra arriva nei cinema italiani in lingua originale con sottotitoli in italiano solo per un giorno martedì 7 aprile (elenco dei cinema a breve disponibile su www.nexodigital.it e trailer qui http://youtu.be/6OduPGKO4B8), presenta un testo rivisto nella nuova e moderna versione di Ben Power, affidata dalla regista britannica Carrie Cracknell all’incredibile interpretazione di Helen McCrory, nota al grande pubblico come Narcissa Malfoy nella saga di Harry Potter e come Cherie Blair nel premiatissimo The Queen con Helen Mirren. Tutti gli amanti del cinema e del teatro potranno confrontare questa versione di Medea con l’indimenticabile interpretazione di Maria Callas diretta da Pasolini.

Nata a Londra e figlia di un diplomatico inglese, Helen McCrory ha vissuto in diverse parti del mondo, imparando numerose lingue, tra cui l’italiano e alcune lingue africane. Ha esordito al cinema con un ruolo minore in Intervista col vampiro, accanto a Brad Pitt e Tom Cruise. Ha quindi interpretato Anna Karenina in un film per la televisione inglese e ha avuto molti altri ruoli in produzioni come Becoming Jane – Il ritratto di una donna contro al fianco di Anne Hathaway. Madre di Giacomo Casanova in Casanova, accanto ad Heath Ledger, nel 2005 la McCrory venne scelta per interpretare Bellatrix Lestrange nei film della saga di Harry Potter; a causa della sua gravidanza, il ruolo venne affidato a Helena Bonham Carter. Nella serie, però, a partire da Il principe mezzosangue Helen McCrory interpreta Narcissa Malfoy. Nel 2006 veste i panni di Cherie Blair nel film The Queen e nel 2010 si unisce al cast di I due presidenti, film in cui interpreta nuovamente la signora Blair. Nel 2011 viene diretta da Martin Scorsese in Hugo Cabret dove intrepreta Mama Jeanne.

 

Regia: Carrie CRACKNELL

Tratto dalla tragedia di EURIPIDE

Nuova versione di: Ben POWER

Scenografie e Costumi: Tom SCUTT

Cast

 

Michaela COEL

Helen McCRORY

Dominic ROWAN

Danny SAPANI

Clemmie SVEAAS

Martin TURNER

Toby WHARTON

Joel McDERMOTT e Jude PEARCE

 

Durata

1h40 min

Ecco i prossimi appuntamenti della stagione del National Theatre Live

Medea | Martedì 7 Aprile

La Medea di Euripide porta in scena il dramma di un amore assoluto che si trasforma, a causa del tradimento di Giasone, in feroce odio e puro desiderio di vendetta. Una vendetta che coinvolgerà anche i figli che Medea ha avuto dall’uomo tanto amato. Anche la “barbara” Medea però è una vittima: sa bene, infatti, che per arrecare dolore a Giasone uccidendone i figli condannerà in primo luogo se stessa… La parte di Medea, il cui testo è stato rivisto per l’occasione nella nuova e moderna versione di Ben Power, è affidata dalla regista britannica Carrie Cracknell a un’incredibile Helen McCrory, nota al grande pubblico per le interpretazioni di Narcissa Malfoy nella saga di Harry Potter e di Cherie Blair nel premiatissimo The Queen con Helen Mirren.

The Curious Incident Of The Dog In The Night-Time | Martedì 5 Maggio 

Christopher (interpretato da Luke Treadaway) è un quindicenne colpito dal morbo di Asperger, una forma di autismo. Ha quindi una mente straordinariamente portata per la matematica, ma assolutamente non avvezza ai rapporti umani. Per questo odia il giallo, il marrone e l’essere sfiorato. Ama invece gli schemi, gli elenchi, l’astronomia e la deduzione logica. Non è mai andato più in là del negozio dietro l’angolo, ma, quando un giorno scopre il cane della vicina trafitto da un forcone, capisce di trovarsi di fronte a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, era così bravo a risolvere. Inizia così a indagare, cominciando a far luce su un mistero ben più importante. Com’è morta sua madre? Perché suo padre non vuole che lui faccia troppe domande ai vicini?  La pièce teatrale è tratta dal libro dello scrittore e poeta britannico Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, un best seller da milioni di copie in tutto il mondo, edito in Italia da Einaudi.

Il progetto del National Theatre al cinema è distribuito da Nexo Digital in collaborazione con MYmovies.it.

FEFF 16 – POKER D’ASSI PER APERTURA E CHIUSURA

Ricevo e volentieri pubblico

Immagine

Poker d’assi per l’apertura e la chiusura:

4 prime internazionali destinate a lasciare il segno!

 Pang Ho-cheung super ospite dell’opening night.

 

E giovedì 24 aprile, al Visionario, pre-apertura con la

prima italiana di Thermae Romae (in sala a giugno).

 

 

 Poker d’assi per l’apertura e la chiusura del FEFF 16: quattro prime internazionali che, spaziando tra commedia e dramma d’autore, sono già destinate a lasciare il segno. Dal grandissimo ritorno del bad boy hongkongese Pang Ho-cheung, con Aberdeen, alle dolcezze surreali di Fuku-chan of FukuFuku Flats, dalla love story filippina Shift all’irresistibile Thermae Romae II, l’opening night del 25 aprile e la closing night del 3 maggio condenseranno alcuni tra i migliori titoli del nuovo cinema asiatico.

Ricordiamo che la prevendita per il film d’apertura, Aberdeen, sarà attiva da martedì 22 aprile alla cassa del cinema Visionario

Se il Teatro Nuovo, ancora una volta, sarà la base operativa del Festival, non bisogna dimenticare che spetterà al Visionario il compito di ospitare l’attesa pre-apertura di giovedì 24 aprile. Una serata davvero imperdibile, con la prima italiana di Thermae Romae (il mitico peplum fantasy uscirà poi nelle migliori sale italiane a giugno, grazie alla Tucker Film) e due super ospiti: Fujita Yosuke e Oshima Miyuki, rispettivamente regista e protagonista di Fuku-chan of FukuFuku Flats.

Immagine

Ma andiamo ora a conoscere, più da vicino, i due film dell’opening night, cominciando dalla partitura altmaniana di Aberdeen. Ognuno nasconde un segreto. La famiglia di Wai-ching ne nasconde molti. Il marito la tradisce con una giovane infermiera, il fratello non sopporta di essere toccato dalla moglie, una splendida modella, il patriarca organizza cerimonie funebri per espiare le colpe degli avi. Pang Ho-cheung (super ospite della serata) costruisce una struttura a mosaico dove ogni storia si intreccia alle altre dipingendo il ritratto amaro di una famiglie e di una Hong Kong con molte più ombre che luci.

Immagine

Dolce e surreale, Fuku-chan of FukuFuku Flats racconta invece la storia di Tatsuo, un imbianchino perennemente single che trascorre le proprie giornate tra il lavoro e il cazzeggio con gli amici: un bizzarro gruppo di loser… La nuova commedia di Fujita Yosuke è il primo film giapponese che coinvolge una family produttiva e distributiva internazionale (i colori italiani sono rappresentati dalla Tucker Film).

Immagine

Ed ecco, quindi, la doppietta finale del 3 maggio. Con il suo sguardo contemporaneo e brillante sulla «generazione dei call center», Shift (opera prima della regista Siege Ledesma) si è aggiudicato il Gran Premio all’Asian Film Festival di Osaka e testimonia il momento d’oro del nuovo cinema filippino. Una godibilissima commedia romantica dove la giovane protagonista si trova costretta, come tanti (troppi) coetanei, ad archiviare la laurea e a chiudere i sogni in un cassetto. Ma l’amore è in agguato…

Immagine

Lo avevamo lasciato alle prese con le terme di Adriano e lo ritroviamo alle prese con un bagno termale da incastonare dentro il Colosseo, per la gioia dei gladiatori acciaccati… Il baldo architetto Lucius Modestus fa ritorno a Udine con il sequel di Thermae Romae, ancora griffato da Takeuchi Hideki, e non perde l’abitudine di viaggiare nel tempo, fra l’Antica Roma e il Giappone contemporaneo! Set monumentali, location mozzafiato, risate garantite.