LA RECENSIONE: RABBIA FURIOSA – ER CANARO di Sergio Stivaletti

rabbiafuriosaTITOLO: RABBIA FURIOSA – ER CANARO; REGIA: Sergio Stivaletti; genere: thriller; paese: Italia; anno: 2018; cast: Riccardo de Filippis, Romina Mondello, Virgilio Olivari; durata: 116′

Roma, quartiere Portuense, 18 febbraio 1988. Il toelettatore Pietro De Negri, detto “Er Canaro della Magliana”, uccide, dopo ore e ore di torture, il pugile Giancarlo Ricci. I due, amici e complici da anni, avevano architettato tempo prima una rapina, di cui era stato accusato solamente De Negri, e il forte rancore covato da quest’ultimo nei confronti di Ricci, lo porterà a compiere uno dei delitti più efferati d’Italia. Un delitto, ancora oggi, tristemente impresso nella memoria collettiva.

Ed ecco che, a trent’anni di distanza, sono ben due le pellicole cinematografiche a ispirarsi a tale fatto di cronaca. Se, infatti, da un lato, Matteo Garrone ha presentato in concorso alla 71° edizione del Festival di Cannes il suo Dogman (che ha visto la vittoria dell’esordiente Marcello Fonte, premiato con la Palma d’Oro alla Miglior Interpretazione Maschile), appena poche settimane dopo – e precisamente dal 7 giugno 2018 – vediamo in palinsesto un ulteriore prodotto che verte sul tema, realizzato questa volta dal maestro degli effetti speciali Sergio Stivaletti. Stiamo parlando di Rabbia Furiosa – Er Canaro, il quale differisce parecchio nella forma dal lavoro di Garrone, dimostrandosi, pertanto, una delle numerose, possibili declinazioni della Settima Arte nel momento in cui si vuol mettere in scena un determinato argomento.

Interessante sorpresa, dunque, questa presentataci da Stivaletti, il quale, forte della sua maestria nel campo degli effetti speciali e, non per ultima, della sua propensione verso lo splatter, ci ha regalato una rilettura del delitto del Canaro del tutto soggettiva, ma mai scontata. Se, infatti, i suoi precedenti lavori si sono contraddistinti (anche) per la violenza e i relativi spargimenti di sangue, questo suo Rabbia Furiosa prevede sì momenti del genere, ma è anche vero che relega questi agli ultimi minuti del lungometraggio stesso, prediligendo per quasi l’intera durata toni da thriller classico. Il risultato finale è un giustamente auspicato crescendo di tensione, smorzato, tuttavia, dal fatto di aver tirato un po’ troppo per le lunghe tutti i momenti che precedono il tanto atteso climax. Poco male, però. Ciò che alla fine arriva allo spettatore è l’interessante ricostruzione – senza edulcorazione alcuna – non soltanto di un fatto di cronaca, ma anche – e soprattutto – di uno spaccato di società odierno. A tal proposito, particolarmente interessante l’ambientazione scelta dal regista: con il quartiere del Mandrione sullo sfondo – che tanto sta a ricordare le location di alcuni film di Pier Paolo Pasolini, a cui viene anche fatto riferimento – vediamo una rilettura dei fatti in chiave contemporanea. Scelta, questa, dovuta anche a motivi di budget, ma che è stata ben gestita fin dall’inizio, rivelandosi infine del tutto azzeccata.

Se c’è, tuttavia, un qualcosa che nel presente lavoro di Stivaletti risulta particolarmente degno di nota, è il montaggio alternato che vede scene di violenza da parte del Pugile unite a momenti di tranquilla vita lavorativa del Canaro: gesti simili con uso di strumenti diversi ben si sposano con le note dell’aria Largo al Factotum de Il Barbiere di Siviglia come commento musicale. Ed è, dunque, (anche) con un copioso utilizzo del montaggio alternato, unito a dissolvenze incrociate che ci mostrano interessanti similitudini tra il Canaro e i suoi amici a quattro zampe (unici esseri viventi a cui il protagonista si sente realmente affine) che Sergio Stivaletti si è divertito a lasciare la propria firma.

Un lavoro di tutto rispetto, dunque, questo Rabbia Furiosa, il quale, tuttavia, poco convince nel momento in cui vengono realizzate poco appropriate scene oniriche che ci mostrano il protagonista e la sua cagnolina Bea mentre giocano spensierati sui prati. Scelte, queste, sempre rischiose, che spesso e volentieri finiscono per dare al tutto un che di stucchevole che – come in questo caso – mal si amalgama a un lavoro complessivamente dignitoso.

Ultima considerazione: se in Dogman Marcello Fonte si è rivelato una vera e propria sorpresa, nel presente Rabbia Furiosa, Riccardo de Filippis (nel ruolo del Canaro) altro non ha fatto che confermare ancora una volta il proprio talento. Un’altra delle (non poche) chicche di questa ultima fatica di Stivaletti.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

12° FESTA DEL CINEMA DI ROMA – LOGAN LUCKY di Steven Soderbergh

DSC_3663.nefTITOLO: LOGAN LUCKY; REGIA: Steven Soderbergh; genere: commedia; paese: USA; anno: 2017; cast: Channing Tatum, Adam Driver, Daniel Craig, Hilary Swank; durata: 118′

Presentato in anteprima, all’interno della Selezione Ufficiale, alla 12° edizione della Festa del Cinema di Roma, Logan Lucky è l’ultimo lavoro del celebre cineasta statunitense Steven Soderbergh.

La storia raccontataci è quella di due fratelli: Jimmy e Clyde Logan. Il primo è separato, ha una figlioletta che adora ed è appena stato licenziato, mentre il secondo, in seguito alla perdita di un braccio durante una missione in Iraq, gestisce un bar. Al fine di risollevare le proprie sorti economiche, i due progettano una rapina alla Charlotte Motor Speedway, durante una corsa di auto, e, al fine di realizzare ciò, radunano un gruppo di vecchi amici (uno di loro viene addirittura aiutato ad evadere, per un solo giorno, dal carcere). Il piano sembra perfetto, gli imprevisti, tuttavia, sono sempre dietro l’angolo.

Basterebbe solo una sommaria lettura della sinossi per essere catturati fin da subito da questo ultimo lavoro di Soderbergh. Ed il bello è che, una volta entrati nel vivo della vicenda, il tutto si rivela come inizialmente auspicato: una singolare storia di una banda sgangherata ma, a suo modo, affiatata, ricca di colpi di scena, dai ritmi giusti e, soprattutto, con riuscite gag e momenti di pura ilarità. Merito di uno script inattaccabile? Indubbiamente. Eppure, come è ovvio, anche la regia – unita ad un montaggio (realizzato, come di consueto, dallo stesso Soderbergh) ed alle musiche giuste – fa sì che il prodotto non viva neanche un minuto di stanca, ma che, al contrario, veda al suo interno un vero e proprio crescendo. Particolarmente riusciti, ad esempio, la scena in cui i carcerati chiedono, in cambio del rilascio di tre guardie tenute come ostaggi, gli ultimi capitoli della saga letteraria Il Trono di Spade o il momento in cui, durante la rapina, il braccio finto di Clyde viene risucchiato da un bocchettone per l’aria. Lo stesso Soderbergh, come si può facilmente immaginare, pare si sia divertito non poco nella realizzazione di questo suo ottimo progetto e, per l’occasione, non ha esitato nemmeno ad auto-citarsi, quando in televisione si parla della rapina chiamando la banda “Ocean’s Seven-Eleven” (dal nome della nota catena di supermercati).

Un cast stellare e ben affiatato – capeggiato da Channing Tatum e da Adam Driver nel ruolo dei fratelli Lucky, insieme a Daniel Craig, Hilary Swank e Seth MacFarlane – si dimostra, inoltre, perfettamente a proprio agio nel progetto, dando vita a personaggi che potrebbero facilmente, in breve tempo, entrare a far parte dell’immaginario collettivo.

Che cos’è, dunque, questo ultimo lavoro di Steven Soderbergh? A pensarci bene, lo si potrebbe quasi definire una vera e propria corsa sulle montagne russe, dove raramente si riesce a tirare il fiato (salvo alcuni momenti di “pausa”, come quando la figlia di Jimmy canta una canzone dedicata al padre durante un concorso scolastico), ma che, al suo termine, fa sì che ci si senta pienamente soddisfatti e carichi di adrenalina. Una visione che dura quasi due ore, ma che va giù come un bicchiere d’acqua fresca. Un’esperienza consigliata a grandi e piccini. A chi lo vedrà, buon divertimento!

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – BRUTTI E CATTIVI di Cosimo Gomez

brutti e cattiviTITOLO: BRUTTI E CATTIVI; REGIA: Cosimo Gomez; genere: commedia; paese: Italia, Belgio, Francia; anno: 2017; cast: Claudio Santamaria, Sara Serraiocco, Marco D’Amore; durata: 87’

Nelle sale italiane dal 19 ottobre, Brutti e cattivi è l’ultimo lungometraggio di Cosimo Gomez, presentato nella sezione Orizzonti alla 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Un’insolita banda di criminali – capeggiata da un paraplegico detto il Papero e formata dalla moglie di lui, una bella ragazza senza braccia detta la Ballerina, da un tossico detto il Merda e da un nano rapper detto Plissé – mette a segno una rapina in una banca alla periferia di Roma, dove un mafioso cinese ha riposto i proventi delle sue attività illecite. Il Papero, tuttavia, non sospetta che, in realtà, sua moglie ed i suoi complici stanno tramando contro di lui. Una volta realizzato il colpo, quindi, le cose prenderanno una piega inaspettata.

Indubbiamente l’idea di mettere in scena la diversità senza ipocriti buonismi e senza scadere nel luogo comune è una trovata interessante. Il vero problema di un film come Brutti e cattivi sta, però, proprio nello script: tanti, troppi eventi ed intrecci di ogni genere si susseguono repentinamente senza, però, far prendere un attimo di respiro al film e seguendo un percorso pericolosamente banale e con esiti fortemente telefonati. Già nel momento in cui vediamo il Merda tradire il suo capo, ad esempio, possiamo facilmente immaginare il finale.

Persino personaggi potenzialmente interessanti come i protagonisti, tra l’altro, vengono tristemente “sprecati”, in quanto privi di reale spessore. Si ha l’impressione che lo stesso Gomez non abbia avuto interesse nello svilupparli come avrebbero meritato. Peccato, soprattutto perché – seguendo (quasi) le orme dei freaks di Tod Browning – tutti loro avrebbero di certo avuto tanto da regalarci.

Cos’è, dunque, Brutti e cattivi? Indubbiamente un tentativo da parte del cinema italiano di staccarsi da quel che è la commedia nostrana di grande distribuzione, ma anche, purtroppo, un’operazione maldestra che denota poca chiarezza di intenti.

VOTO: 4/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – LE ARDENNE di Robin Pront

coverlgTITOLO: LE ARDENNE; REGIA: Robin Pront; genere: drammatico; paese: Belgio; anno: 2017; cast: Jeroen Perceval, Kevin Janssen, Veerle Baetens; durata: 92′

Nelle sale italiane dal 29 giugno, Le Ardenne è l’ultimo lungometraggio diretto dal belga Robin Pront, presentato dal Belgio come candidato agli Oscar nel 2017 come Miglior Film Straniero.

In seguito ad un tentativo di rapina finito male, il giovane Kenneth viene arrestato e condannato a quattro anni di galera. Il ragazzo, però, non ha detto alla polizia che gli altri suoi complici erano suo fratello Dave e la sua ragazza Sylvie. Gli anni passano, il ragazzo finalmente esce di galera, ma, nel frattempo, la sua fidanzata ha iniziato una storia con Dave ed aspetta un figlio da lui. La verità, dunque, non potrà essere tenuta nascosta a lungo.

ardennes_02Per essere un’opera prima, questo lungometraggio del giovane Robin Pront ha indubbiamente degli spunti piuttosto interessanti. L’ambientazione, in primis, è molto ben strutturata: una periferia abbandonata dove anche chi ci vive sembra quasi abbandonato a sé stesso ed al proprio destino. Non è facile uscire indenni da una realtà del genere. Lo sanno bene i due protagonisti, che ogni giorno devono lottare per tenersi stretto il lavoro e per restare lontani da ogni ipotetico guaio. Un mondo duro, questo descritto da Pront. Duro e spietato, dove non vi sono buoni né cattivi, dove si è a turno vittime e carnefici.

Fatta eccezione per il personaggio di Kenneth, a volte un po’ troppo caricato, le altre figure sono molto ben caratterizzate, compresa la madre dei due ragazzi: una donna che, dopo aver visto davvero di tutto nella vita, non desidera altro che restare tranquilla e lontana da ogni qualsivoglia preoccupazione. Anche a costo di allontanare i suoi stessi figli.

coverlg_home (4)All’interno dello script forse c’è qualche incongruenza di troppo, a tratti – soprattutto nella parte centrale – il lungometraggio in sé potrebbe risultare poco credibile. Eppure tali “mancanze” vengono compensate da un più che riuscito ribaltamento finale, il quale, da solo, riesce a sollevare le sorti dell’intero lungometraggio.

Un interessante esordio, dunque, questo di Robin Pront. Non resta che attendere altri suoi lavori, dunque, per vedere in che modo si evolverà e crescerà come cineasta.

VOTO: 6/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – IL CRIMINE NON VA IN PENSIONE di Fabio Fulco

scena_102_TITOLO: IL CRIMINE NON VA IN PENSIONE; REGIA: Fabio Fulco; genere: commedia; anno: 2017; paese: Italia; cast: Stefania Sandrelli, Ivano Marescotti, Fabio Fulco; durata: 90′

Nelle sale italiane dal 15 giugno, Il crimine non va in pensione è l’opera prima dell’attore Fabio Fulco.

Edda, anziana signora che vive in una casa di riposo, è stata costretta ad impegnare la propria fede nuziale al fine di aiutare la figlia in gravi ristrettezze economiche. In seguito a ciò, la donna viene colta da un malore ed i suoi amici, anche loro pensionanti della medesima residenza per anziani, decidono di organizzare una rapina – con l’aiuto dell’inserviente Sasà – in una sala bingo della zona, al fine di aiutare la loro amica.

Il-crimine-non-va-in-pensione-e1489310996663Indubbiamente, e già dai primi minuti, si notano ottime intenzioni da parte dell’attore/regista: il suo è uno sguardo che di certo vuol bene ai protagonisti e che denota particolare attenzione e sensibilità verso il mondo degli anziani stesso. Uno sguardo, dunque, sì onesto, ma che – vista la poca esperienza dietro la macchina da presa – risulta talvolta eccessivamente ingenuo e maldestro.

Troppo invadente, ad esempio, il commento musicale, condito da inquadrature e movimenti di macchina che tanto stanno a ricordarci un videoclip, ma che risultano, in realtà, decisamente forzate. Stesso discorso vale per i titoli di testa, quando ci vengono presentati i protagonisti alla tarantiniana maniera: una trovata tra le più abusate della storia del cinema (forse addirittura più del famoso fermo immagine a conclusione de I 400 colpi di François Truffaut).

maxresdefault (3)Il resto è, purtroppo, qualcosa di fortemente prevedibile: una sceneggiatura dove, condite di quando in quando da qualche trovata divertente, fa da protagonista una serie di battute decisamente poco naturali, insieme a pericolosi buchi all’interno dello script stesso; un malriuscito tentativo di dar luce ad una storia corale (ma, si sa, nessuno è Robert Altman) e, infine, una maldestra direzione attoriale e personaggi che non sempre risultano appropriati al contesto (la scelta di Stefania Sandrelli e di Ivano Marescotti, ad esempio, non si è rivelata troppo giusta, dal momento in cui entrambi gli interpreti sono decisamente troppo giovani per impersonare due anziani in una casa di riposo).

Opera prima sentita, ma poco riuscita, dunque. Peccato. Perché il tema di base avrebbe potuto dar vita a qualcosa di decisamente interessante. Eppure, basterebbe fare un salto di pochi anni indietro per ritrovarsi davanti un’altra opera prima, anch’essa diretta da un attore, anch’essa ambientata in una casa di riposo. Stiamo parlando del delizioso Quartet, di Dustin Hoffman. Ma questa è un’altra storia.

VOTO:4/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA – CAFFE’ di Cristiano Bortone

24856-29316-caff-1-2_jpg_620x250_crop_upscale_q85TITOLO: CAFFÈ; REGIA: Cristiano Bortone; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Italia, Cina, Belgio; cast: Hichem Yacoubi, Dario Aita, Fangsheng Lu; durata: 112′

Nelle sale italiane dal 13 ottobre, Caffè è l’ultimo lungometraggio diretto da Cristiano Bortone: una co-produzione italo-cinese-belga presentata in anteprima alla 73° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Giornate degli Autori.

Belgio. Hamed è fuggito dall’Iraq ed ha aperto un’attività insieme alla sua famiglia. Egli è un padre premuroso ed affettuoso. Un giorno, però, qualcuno rapina il suo negozio e l’uomo riesce a rintracciare il ladro – un giovane ragazzo padre disoccupato –al fine di farsi ridare almeno una preziosa macchina del caffè a cui è molto legato. Le cose, però, avranno un esito inaspettato.

Italia. Renzo è un giovane sommelier del caffè appena trasferitosi a Trieste con la sua ragazza, la quale aspetta un bambino. Il ragazzo, però, non riuscendo a trovare lavoro, verrà coinvolto da un gruppo di conoscenti nell’organizzazione di una rapina.

caffeCina. Fei è il giovane manager di un’industria chimica, il quale è in procinto di sposare la figlia del suo capo. Un giorno viene mandato nello Yunnan – la sua terra d’origine – al fine di occuparsi di un grave incidente in alcuni stabilimenti del posto. Qui, grazie anche ad una giovane pittrice solita dipingere i suoi quadri con del caffè, il ragazzo riscoprirà i veri valori della vita.

Senza dubbio, dal punto di vista della scrittura, l’operazione effettuata da Bortone è parecchio interessante. Soprattutto se si pensa ad una società come quella odierna, sempre più xenofoba ed individualista, all’interno della quale ognuno sembra pensare solo a sé stesso e a ciò che lo riguarda in prima persona. E, in questo caso, il caffè – al giorno d’oggi uno dei prodotti più diffusi del mondo – fa da perfetto McGuffin, nonché da indovinato collante all’interno delle tre storie. Storie, queste, che, nonostante tutto, non si incrociano mai. Ma che hanno, appunto, molto più in comune di quanto si possa pensare.

caff_hishem_yacoubi_jpg_351x0_crop_q85Detto questo, il fattore che meno convince è proprio la regia. Dopo una suggestiva scena iniziale in cui vediamo inquadrata una tazzina di caffè con la voce fuoricampo del figlioletto di Hamed intento a leggerne i fondi, tutto il resto del film non riesce a reggere la stessa poesia e la stessa potenza visiva. Saranno il troppo spazio dedicato ai dialoghi a scapito quasi delle immagini, sarà l’universale difficoltà nello scrivere film corali (il buon Robert Altman è stato, in questo settore, una vera e propria mosca bianca), sarà, appunto il troppo “detto” ed il troppo poco “non detto”, ma Caffè ha, purtroppo, tutto l’aspetto di una fiction televisiva. Interessanti le scene in cui viene operato un montaggio alternato (forse eccessivamente usato, però), ad esempio, ma la musica in sottofondo non sempre si rivela appropriata. Al contrario, soprattutto per quanto riguarda la scena del pestaggio di Hamed a casa del ladro, riesce quasi a disturbare lo spettatore.

Peccato. Soprattutto perché – malgrado il tema dell’universalità sia già stato sfruttato – l’idea di unire varie storie e varie culture grazie al caffè è senza dubbio originale, accattivante ed indovinata. Se non altro perché ci regala anche quel tocco di speranza e di ottimismo di cui tutti, in fondo, abbiamo bisogno. Almeno quanto abbiamo bisogno di caffè!

VOTO: 6/10

Marina Pavido

OGGI AL CINEMA: tutte le novità in sala del 26/05/2016

A cura di Marina Pavido

Grandi novità in sala, anche questa settimana! Dall’attesisimo Alice attraverso lo specchio all’horror Somnia, dall’ultimo lavoro di Pedro Almodovar, Julieta, all’estone Tangerines – Mandarini. Come ogni settimana, ecco per voi una breve guida per poter scegliere ciò che più vi piace e, sotto alcune trame, potrete leggere qualche nostra recensione. Ce ne sarà davvero per tutti i gusti!

 

ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO

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REGIA: James Bobin; genere: avventura, fantasy; anno: 2016; paese: USA; cast: Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter

Alice ha trascorso gli ultimi anni navigando per il mare aperto, seguendo le orme paterne. Al suo ritorno attraverserà uno specchio magico che la riporterà nel Sottomondo, dove incontrerà gli amici di sempre e dove scoprirà che il Cappellaio Matto, dopo aver perso la sua Moltezza, non è più in forma come una volta. Sarà compito della giovane Alice far sì che il suo amico possa salvarsi. Atteso sequel di Alice in Wonderland, diretto da Tim Burton.

 

FIORE

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REGIA: Claudio Giovannesi; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Italia; cast: Daphne Scoccia, Josciua Algeri, Valerio Mastandrea

Daphne, detenuta in un carcere minorile per aver preso parte ad una rapina, si innamora di Josh, anch’egli ex rapinatore. All’interno del carcere, però, maschi e femmine non possono incontrarsi ed il loro amore verrà ostacolato in ogni modo.

 

SOMNIA

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REGIA: Mike Flanagan; genere: horror, thriller; anno: 2016; paese: USA; cast: Kate Bosworth, Thomas Jane, Jacob Tremblay

Jessie e Mark, in seguito alla scomparsa del loro unico figlio, decidono di adottare il piccolo Cody, un bambino di otto anni. Il piccolo, però, nasconde un inquietante segreto, che lo rende terrorizzato all’idea di addormentarsi.

 

COLONIA

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REGIA: Florian Gallenberger; genere: drammatico, thriller; anno: 2015; paese: Germania; cast: Emma Watson, Daniel Bruehl, Michael Nyqvist

Lena e Daniel sono una giovane coppia che rimane implicata nel colpo di stato che ha avuto luogo in Cile nel 1973. Quando Daniel viene rapito dalla polizia segreta di Pinochet, Lena seguirà i suoi passi, scoprendo un’area inespugnabile situata a sud del Paese, chiamata Colonia Dignidad. Ispirato a fatti realmente accaduti.

 

FRÄULEIN – UNA FIABA D’INVERNO

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REGIA: Carolina Carona; genere: commedia; anno: 2016; paese: Italia; cast: Christian De Sica, Lucia Mascino, Therese Hämer

Regina, una scontrosa zitella, si imbatte casualmente in un misterioso turista sessantenne ed imbranato. Tra i due nascerà una turbolenta quanto improbabile convivenza.

 

IL TRADUTTORE

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REGIA: Massimo Natale; genere: drammatico, thriller; anno: 2016; paese: Italia, Polonia; cast: Claudia Gerini, Kamil Kula, Silvia Delfino

Andrei è un giovane studente rumeno che saltuariamente lavora in questura come traduttore, conoscendo alla perfezione l’italiano, il rumeno ed il tedesco. Un giorno viene messo in contatto dalla sua tutor con Anna, un’antiquaria che gli chiederà di tradurre il diario di suo marito, un tedesco scomparso in circostanze misteriose.

 

JULIETA

Julieta

REGIA: Pedro Almodovar; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Spagna; cast: Emma Suárez, Adriana Ugarte, Rossy De Palma

Julieta, una professoressa di cinquantacinque anni, scrive a sua figlia Antia, raccontandole tutto ciò che negli ultimi trent’anni – dal suo concepimento – ha messo a tacere. Una volta finita la confessione, però, non sa dove spedire la lettera, dal momento che sua figlia se n’è andata di casa a diciotto anni ed è ormai diventata una perfetta sconosciuta.

 

PELÉ

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REGIA: Jeff Zimbalist, Michael Zimbalist; genere: biografico, drammatico; anno: 2016; paese: USA; cast: Kevin de Paula, Leonardo Lima Carvalho, Diego Boneta

Il lungometraggio racconta la storia vera del celebre calciatore Pelé, che, da ragazzo di strada, arrivò al successo a soli diciassette anni, portando la nazionale brasiliana alla vittoria del Mondiali del 1958.

 

TANGERINES – MANDARINI

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REGIA: Zaza Urushadze; genere: drammatico; anno: 2013; paese: Estonia, Georgia; cast: Misha Meskhi, Giorgi Nakashidze, Elmo Nuganen

1991. Al culmine del conflitto tra la Georgia e la Repubblica separatista di Abcasia, in una piccola enclave di estoni stanziali ormai deserta, sono rimasti solo Ivo e Margus, intenti a coltivare la loro piantagione di mandarini. Un giorno, durante uno scontro a fuoco, i due soccorreranno due soldati appartenenti a schieramenti opposti, ospitandoli nella loro casa. Candidato all’Oscar al Miglior Film Straniero nel 2015.

LA RECENSIONE:

LA RECENSIONE DI MARINA: TANGERINES – MANDARINI di Zaza Urushadze

 

La nostra rubrica vi dà appuntamento alla prossima settimana! Nel frattempo, continuate ad andare numerosi al cinema e lasciatevi rapire dalla magia del grande schermo. Buon Cinema a tutti!

OGGI AL CINEMA: tutte le novità in sala del 19/05/2016

A cura di Marina Pavido

Mentre numerosi ed interessanti film vengono presentati, in anteprima, in questi giorni al festival di Cannes, anche nelle sale italiane vediamo in palinsesto parecchi nuovi titoli che sembrano venire incontro a tutti gli spettatori. Dall’atteso lungometraggio di Paolo Virzì, La pazza gioia (presentato proprio nei giorni scorsi a Cannes), al film di animazione Mortadello e Polpetta contro Jimmy lo Sguercio, da X-Men: Apocalisse al documentario di Antonietta De Lillo Oggi insieme domani anche. Come ogni settimana, ecco una breve guida per aiutarvi a scegliere ciò che più fa per voi!

 

LA PAZZA GIOIA

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REGIA: Paolo Virzì; genere: commedia, drammatico; anno: 2016; paese: Italia, Francia; cast: Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti

Beatrice e Donatella sono due donne agli antipodi, entrambe ospiti di una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali. Presto le due stringeranno una forte amicizia, che le porterà ad organizzare una bizzarra e strampalata fuga. Attualmente in corsa per la Palma d’Oro al Festival di Cannes.

 

SI VIS PACEM PARA BELLUM

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REGIA: Stefano Calvagna; genere: thriller; anno: 2016; paese: Italia; cast: Stefano Calvagna, Francesca Fiume, Massimo Bonetti

Stefano è un ragazzo di strada che lavora come buttafuori in una discoteca ed è appassionato di cucina cinese. Un giorno conosce Lee Ang, che lavora come cameriera nel ristorante di famiglia. I due si innamorano, ma la famiglia di lei ostacolerà la loro unione. Pian piano, inoltre, i due verranno a conoscenza dei loschi traffici in cui è coinvolto il padre della ragazza.

 

X MEN: APOCALISSE

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REGIA: Bryan Singer; genere: azione, avventura, fantasy; anno: 2016; paese: USA; cast: Jennifer Lawrence, James McAvoy, Michael Fassbender

Siamo nel 1983. Il terribile mutante Apocalisse – liberato da un millenario sepolcro – ha intenzione, insieme al suo gruppo di adepti, di distruggere l’umanità e di creare un nuovo ordine su cui regnare. Sarà compito degli X-Men proteggere il genere umano e fermare il pericoloso Apocalisse, in questo nuovo capitolo della saga.

 

MORTADELLO E POLPETTA CONTRO JIMMY LO SGUERCIO

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REGIA: Javier Fesser; genere: animazione; anno: 2016; paese: Spagna

Jimmy lo Sguercio ruba una preziosa cassaforte alla T.I.A., l’azienda per cui lavorano Mortadello e Polpetta. Sarà compito dei due – in un turbinio di disavventure di ogni genere – recuperare il prezioso oggetto.

 

MY FATHER JACK

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REGIA: Tonino Zangardi; genere: commedia; anno: 2016; paese: Italia; cast: Francesco Pannofino, Matteo Branciamore, Eleonora Giorgi

Matteo, avvocato di successo, sta per sposare la bella Clara, figlia del titolare dello studio legale per cui lavora. Le nozze dei due, però, verranno messe a repentaglio da una serie di improbabili e bizzarri imprevisti.

 

OGGI INSIEME DOMANI ANCHE

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REGIA: Antonietta De Lillo; genere: documentario; anno: 2016; paese: Italia

Il documentario partecipato – sotto la supervisione di Antonietta De Lillo – attraverso testimonianze, filmati ed animazione ci racconta l’amore ai giorni nostri.

 

WHISKEY TANGO FOXTROT

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REGIA: Glenn Ficarra, John Requa; genere: commedia, drammatico, guerra, biografico; anno: 2016; paese: USA; cast: Tina Fey, Margot Robbie, Martin Freeman

Tratto dal romanzo The Taliban Shuffle: Strange Days in Afghanistan and Pakistan della giornalista Kim Barker, il lungometraggio racconta in versione tragicomica la storia vera della producer di notiziari,che, insoddisfatta della propria vita, deciderà di diventare inviata di guerra.

 

La nostra rubrica vi dà appuntamento alla prossima settimana! Nel frattempo, continuate ad andare numerosi al cinema e lasciatevi rapire da quella magia che solo il grande schermo sa regalare!