LA RECENSIONE – IL CRIMINE NON VA IN PENSIONE di Fabio Fulco

scena_102_TITOLO: IL CRIMINE NON VA IN PENSIONE; REGIA: Fabio Fulco; genere: commedia; anno: 2017; paese: Italia; cast: Stefania Sandrelli, Ivano Marescotti, Fabio Fulco; durata: 90′

Nelle sale italiane dal 15 giugno, Il crimine non va in pensione è l’opera prima dell’attore Fabio Fulco.

Edda, anziana signora che vive in una casa di riposo, è stata costretta ad impegnare la propria fede nuziale al fine di aiutare la figlia in gravi ristrettezze economiche. In seguito a ciò, la donna viene colta da un malore ed i suoi amici, anche loro pensionanti della medesima residenza per anziani, decidono di organizzare una rapina – con l’aiuto dell’inserviente Sasà – in una sala bingo della zona, al fine di aiutare la loro amica.

Il-crimine-non-va-in-pensione-e1489310996663Indubbiamente, e già dai primi minuti, si notano ottime intenzioni da parte dell’attore/regista: il suo è uno sguardo che di certo vuol bene ai protagonisti e che denota particolare attenzione e sensibilità verso il mondo degli anziani stesso. Uno sguardo, dunque, sì onesto, ma che – vista la poca esperienza dietro la macchina da presa – risulta talvolta eccessivamente ingenuo e maldestro.

Troppo invadente, ad esempio, il commento musicale, condito da inquadrature e movimenti di macchina che tanto stanno a ricordarci un videoclip, ma che risultano, in realtà, decisamente forzate. Stesso discorso vale per i titoli di testa, quando ci vengono presentati i protagonisti alla tarantiniana maniera: una trovata tra le più abusate della storia del cinema (forse addirittura più del famoso fermo immagine a conclusione de I 400 colpi di François Truffaut).

maxresdefault (3)Il resto è, purtroppo, qualcosa di fortemente prevedibile: una sceneggiatura dove, condite di quando in quando da qualche trovata divertente, fa da protagonista una serie di battute decisamente poco naturali, insieme a pericolosi buchi all’interno dello script stesso; un malriuscito tentativo di dar luce ad una storia corale (ma, si sa, nessuno è Robert Altman) e, infine, una maldestra direzione attoriale e personaggi che non sempre risultano appropriati al contesto (la scelta di Stefania Sandrelli e di Ivano Marescotti, ad esempio, non si è rivelata troppo giusta, dal momento in cui entrambi gli interpreti sono decisamente troppo giovani per impersonare due anziani in una casa di riposo).

Opera prima sentita, ma poco riuscita, dunque. Peccato. Perché il tema di base avrebbe potuto dar vita a qualcosa di decisamente interessante. Eppure, basterebbe fare un salto di pochi anni indietro per ritrovarsi davanti un’altra opera prima, anch’essa diretta da un attore, anch’essa ambientata in una casa di riposo. Stiamo parlando del delizioso Quartet, di Dustin Hoffman. Ma questa è un’altra storia.

VOTO:4/10

Marina Pavido

11° FESTA DEL CINEMA DI ROMA -MOONLIGHT di Barry Jenkins

1663TITOLO: MOONLIGHT; REGIA: Barry Jenkins; genere: drammatico; anno: 2016; paese: USA; cast: Mahershala Ali, Naomie Harris, Trevante Rhodes; durata: 110′

Film di apertura dell’11° Festa del Cinema di Roma è Moonlight, diretto dal giovane regista statunitense Barry Jenkins.

Chiron è un bambino fragile, il quale viene bullizzato dai suoi coetanei e, come se non bastasse, vive una difficile situazione familiare, in quanto sua madre è dipendente dalla droga. Saranno l’incontro con uno spacciatore del luogo – che fin da subito prende a cuore la situazione del ragazzo – e l’amicizia con il coetaneo Kevin ad aiutare il ragazzino a sopravvivere all’ambiente in cui vive, a conoscersi e a crescere.

Apertura piuttosto deludente, quella di quest’ultima edizione della Festa del Cinema. Malgrado le attese, infatti, Moonlight risulta un prodotto decisamente deludente che non riesce a salvarsi da banali clichés, ma che, al contrario, si è classificato come un lungometraggio “furbo”, con il solo intento di accattivarsi consensi di pubblico e di critica. Senza riuscire del tutto nel suo scopo, però.

Facendo eccezione per la recitazione – di fatto, tutti gli interpreti si sono rivelati perfettamente all’altezza dei loro ruoli – e fatta eccezione anche per la regia – ottima la scelta dell’uso frequente di camera a spalla, così come particolarmente riuscita è l’operazione di ricostruzione di particolari ambienti ed atmosfere – questo ultimo lungometraggio di Jenkins, seppur adottando inizialmente un’interessante struttura narrativa (suddividendo il film stesso in tre sezioni: le principali fasi della vita di Chiron), non riesce a mantenere lo stesso ritmo durante tutta la durata, rendendo il tutto eccessivamente frammentato, fino a dargli pericolosamente la forma di una sorta di soap opera, man mano che ci si avvicina al finale.

Per quanto riguarda il tema trattato – la scoperta della propria omosessualità – va fatto un discorso a parte. Ora, volenti o nolenti, abbiamo avuto spesso modo di notare, negli ultimi anni, con quale frequenza analoghe situazioni siano state trasposte sul grande schermo. Ma, ovviamente, al di là di ciò che si vuole parlare, l’importante, alla fin fine, è come parlarne, come raccontarlo per immagini. E, purtroppo, in Moonlight troviamo una scarsa quanto raffazzonata indagine psicologica in merito, a causa della quale non ci si riesce a staccare da banali e sbagliati luoghi comuni. Oltre, ovviamente, a situazioni già abbondantemente viste e riviste.

Ultima considerazione: nel lontano 1959 un giovane critico cinematografico francese, tale François Truffaut, girò la sua opera prima, I 400 colpi: grande capolavoro della storia del cinema che si conclude con l’immagine del giovane protagonista Antoine Doinel, il quale, dopo una corsa sulla spiaggia, guarda in macchina. Bene, allora dov’è il problema? Il problema è che tale scena è stata citata e barbaramente scopiazzata così spesso che ogni volta che si presenta l’ennesimo film  con una simile conclusione, la reazione che si ha è quasi di rabbia, oltre che di sconforto. Non credo, a questo punto, serva dire altro.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA BIENNALE DI VENEZIA: JEAN-PAUL BELMONDO E JERZY SKOLIMOVSKI LEONI D’ORO ALLA CARRIERA ALLA 73° MOSTRA D’ARTE CINEMATOGRAFICA

Ricevo e volentieri pubblico

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Sono stati attribuiti all’attore francese Jean-Paul Belmondo e al regista polacco Jerzy Skolimowski i Leoni d’oro alla carriera della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2016).

La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera.

A partire da quest’anno, il Cda ha deciso l’attribuzione di due Leoni d’Oro alla carriera in ciascuna delle edizioni future della Mostra: il primo assegnato a registi o appartenenti al mondo della realizzazione; il secondo a un attore o un’attrice ovvero a personaggi appartenenti al mondo dell’interpretazione.

Jean-Paul Belmondo, icona del cinema francese e internazionale, ha saputo interpretare al meglio l’afflato di modernità tipico della Nouvelle Vague attraverso gli straniati personaggi di A doppia mandata (À double tour, 1959) di Claude Chabrol,Fino all’ultimo respiro (1960) e Il bandito delle 11 (1965, in concorso a Venezia) entrambi di Jean-Luc Godard, o La mia droga si chiama Julie (1969) di François Truffaut. In particolare, impersonando Michel Poiccard/László Kovács in Fino all’ultimo respiro, Belmondo ha imposto la figura di un antieroe provocatorio e seducente, molto diverso dagli stereotipi hollywoodiani ai quali lo stesso Godard si ispirava. La sua recitazione estroversa gli ha consentito poi di interpretare alcuni dei migliori gangster del cinema poliziesco francese, come in Asfalto che scotta (1960) di Claude Sautet, Lo spione (1962) di Jean-Pierre Melville e Il clan dei marsigliesi (1972) di José Giovanni, ottenendo un enorme successo popolare con i molti film successivi, da L’uomo di Rio (1964) di Philippe de Broca a Il poliziotto della brigata criminale (1975) di Henri Verneuil, da Joss il professionista (1981) di Georges Lautner a Una vita non basta (1988) di Claude Lelouch. “Un volto affascinante, una simpatia irresistibile, una straordinaria versatilità – ha dichiarato il Direttore Alberto Barbera nella motivazione – che gli ha consentito di interpretare di volta in volta ruoli drammatici, avventurosi e persino comici, e che hanno fatto di lui una star universalmente apprezzata, sia dagli autori impegnati che dal cinema di semplice intrattenimento”.

Jerzy Skolimovski_credits Robert Jaworski Jerzy Skolimowski – ha dichiarato il Direttore Alberto Barbera nella motivazione – è tra i cineasti più rappresentativi di quel cinema moderno nato in seno alle nouvelles vague degli anni Sessanta e, insieme con Roman Polanski, il regista che ha maggiormente contribuito al rinnovamento del cinema polacco del periodo”. Lo stesso Polanski (che lo volle accanto come sceneggiatore nel suo film d’esordio Il coltello nell’acqua), ebbe a predire: “Skolimowski sovrasterà la sua generazione con la testa e le spalle”. In realtà, la carriera del “boxeur poeta” (secondo la definizione datane da Andrzej Munk, il “padre” cinematografico di Skolimowski), durata ben oltre cinquant’anni con diciassette lungometraggi realizzati, è stata tutt’altro che facile, segnata da continui dislocamenti – dalla Polonia al Belgio, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, prima del definitivo ritorno in Patria avvenuto meno di dieci anni fa – che ne hanno contrassegnato l’opera: apolide in apparenza, perché assoggettata a strategie produttive eterogenee ed apparentemente diseguali, in realtà personalissima e originale in ciascuna delle opere in cui si è concretizzata. La trilogia realizzata in Polonia ai suoi esordi, Rysopis (1964), Walkover (1965) e Barriera (1966), fu per i Paesi dell’Est ciò che i primi film di Godard sono stati per il cinema occidentale, mentre i capolavori successivi – Il vergine (1967, Orso d’oro a Berlino), La ragazza del bagno pubblico (1970), L’australiano (1978, Grand Prix a Cannes), Mani in alto! (1981), Moonlighting (1982, migliore sceneggiatura a Cannes)sono tra i film più rappresentativi di un cinema moderno, libero e innovatore, radicalmente anticonformista e audace. I film più recenti realizzati dopo il ritorno in patria –Quattro notti con Anna (2008), Essential Killing (2010, Premio Speciale della Giuria a Venezia) e 11 minuti (2015, in concorso a Venezia)manifestano infine un’inesauribile e sorprendente capacità di rinnovamento, che lo collocano di diritto tra gli autori più combattivi e originali del cinema contemporaneo.

 Il programma completo della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia verrà presentato alla stampa il 28 luglio p.v. a Roma, all’Hotel Excelsior (ore 11).

 Venezia, 14 luglio 2016

LA RECENSIONE DI MARINA: GUEROS di Alonso Ruizpalacios

Gueros_web_3TITOLO: GÜEROS; REGIA: Alonso Ruizpalacios; genere: drammatico, commedia; anno: 2016; paese: Messico; cast: Tenoch Huerta, Sebastiàn Aguirre, Ilse Salas; durata: 111′

Nelle sale italiane dal 23 giugno, Güeros è un interessante lungometraggio diretto da Alonso Ruizpalacios, premiato come Miglior Opera Prima all’ultima edizione del Festival di Berlino.

Tomàs è un vivace adolescente che, dopo essersi trasferito a Città del Messico a casa di suo fratello Federico, convince quest’ultimo a raggiungere l’ospedale per rendere omaggio  al suo cantante preferito, in fin di vita. I due, insieme insieme all’amico Santos e ad Ana, un vecchio amore di Federico, partiranno, così, per un lungo viaggio durante il quale avranno modo di conoscersi meglio e di crescere insieme.

30034631_sfafyvebc8Un vero piacere per gli occhi, questo lavoro di Ruizpalacios. Fin da subito, infatti, quello che colpisce è un’interessante quanto curata regia, con un montaggio decisamente non convenzionale e dinamico, con primi piani di dettagli a prima vista quasi insignificanti, con un ben riuscito bianco e nero e con movimenti di macchina che stanno a raccontarci l’intimo dei personaggi come raramente viene fatto. C’è da dire questo: il lungometraggio, fin da subito, è stato presentato come un omaggio alla Nouvelle Vague. E a ragione. Il modo di girare, infatti, fa fin da subito pensare al Jean Luc Godard dei primi anni, con la sua regia ricca di scavalcamenti di campo e di jump cuts, che, se da un lato si diverte a giocare con lo spettatore disorientandolo, dall’altro riesce a dare alla narrazione quel tocco di leggerezza e di “giocosità” malgrado la drammaticità dei temi spesso trattati.

guerosUn altro elemento che fa pensare agli anni d’oro del cinema francese è proprio la figura di Tomàs: un adolescente ribelle, con un difficile rapporto con la madre – la quale, a sua volta, non se la sente di avere a che fare con lui e preferisce che sia qualcun altro a tenerlo in casa. Questo ragazzo, non può non farci pensare al vivace Antoine Doinel, indimenticabile protagonista de I 400 colpi, capolavoro di François Truffaut.

Güeros-770x433Ma, al di là di qualsivoglia citazione cinefila, Ruizpalacio con questa sua opera prima ha dimostrato non solo una grande conoscenza del mezzo cinematografico, ma anche un grande talento. Basti pensare alla scrittura stessa. I personaggi, intensi, ben scritti, mai stereotipati risultano inseriti alla perfezione nel contesto. La voglia di libertà, l’amore per la vita che traspare in tutto il film, inoltre, sono ulteriori punti a favore del giovane regista messicano.

Ultima considerazione: la scena finale, con Federico che si unisce alla folla di manifestanti e viene fotografato da Tomàs è la ciliegina sulla torta. Un giusto coronamento per un piccolo prodotto ben confezionato, il quale – malgrado le possibili critiche per quanto riguarda la sua estetica eccessivamente costruita – si classifica, in ogni caso, come una vera e propria perla della cinematografia sudamericana. Un film assolutamente da non perdere.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: MARGUERITE E JULIEN di Valérie Donzelli

marguerite-et-julienTITOLO: MARGUERITE E JULIEN; REGIA: Valérie Donzelli; genere: drammatico; anno: 2015; paese: Francia; cast: Anaïs Demoustier, Jérémie Elkaïm, Géraldine Chaplin; durata: 103′

Nelle sale italiane dal 1° giugno, Marguerite e Julien è l’ultima fatica della giovane regista francese Valérie Donzelli, presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2015.

Marguerite e Julien sono due fratelli appartenenti ad una famiglia benestante, che, fin da bambini, sono sempre stati molto legati. Questo legame si rafforzerà nel corso degli anni, al punto di trasformarsi in una vera e propria passione. Ovviamente, la cosa susciterà un enorme scandalo e, malgrado le nozze di Marguerite con l’unico uomo disposto a sposarla in seguito alle voci diffusesi, la storia tra i due giovani sembrerà divenire di giorno in giorno sempre più solida, al punto di portare i ragazzi ad organizzare una fuga per poter vivere il loro amore senza doversi più nascondere.

marguerite_e_julien_-_la_leggenda_degli_amanti_impossibili_aurelia_petit_frederic_pierrotInteressanti le origini di questo ultimo lavoro della Donzelli, la quale, nonostante la sua per ora breve carriera, ha già avuto modo di rivelarsi un’autrice piuttosto discontinua. Si pensi al fatto che la sceneggiatura stessa – ispirata a fatti realmente accaduti – è stata scritta nel 1973 da Jean Gruault per François Truffaut, il quale, però, si rifiutò di metterla in scena – forse per la scabrosità dell’argomento trattato o, forse, per la sua problematica ambientazione in epoca medievale. Però, a quanto pare, l’involontaria influenza che Truffaut stesso ha avuto sulla realizzazione del lungometraggio è pericolosamente evidente. Al di là di particolari scelte registiche (prima fra tutte, la frequente presenza di iridi alla truffautiana maniera), al di là dell’adozione di una voce narrante – in questo caso una ragazza ospite di un orfanotrofio che racconta la storia dei due fratelli alle sue compagne di stanza – il tentativo che qui viene fatto è quello – più e più volte adottato dal grande cineasta nouvellevaguista – di mettere in scena un tema drammatico dandogli dei toni delicati e, per quanto possibile, “leggeri”. Ovviamente, questa scelta presuppone una notevole sensibilità, oltre ad una totale conoscenza del mezzo cinematografico. E se è Truffaut stesso a compiere questa operazione, andiamo quasi sul sicuro. Lo stesso non si può dire di Valérie Donzelli, la quale, malgrado le buone intenzioni, inciampa spesso in soluzioni poco felici, che vedono una notevole discontinuità di registro, oltre a numerose forzature che poco legano con il resto della sceneggiatura. Quasi come se il film girato non fosse completamente suo.

marguerite_e_julien_-_la_leggenda_degli_amanti_impossibili_geraldine_chaplinE volendo parlare proprio della sceneggiatura – qui riscritta dalla stessa Donzelli insieme all’interprete Jérémie Elkaïm – anche in questo ambito troviamo non pochi buchi, come, ad esempio, ellissi temporali poco giustificate – ad esempio quando i due giovani scappano insieme a cavallo e, senza motivo alcuno, si ritrovano dopo pochi minuti a scappare a piedi, nascondendosi dalle guardie, oppure quando Marguerite, dopo essere stata bandita da casa dei suoi genitori, si ritrova tranquillamente a dormire nel proprio letto dopo aver lasciato la casa di suo marito – oltre a momenti drammatici in cui è stata calcata la mano al punto da scatenare anche qualche risatina involontaria.

Cannes-va-in-scena-lamore-incestuoso-di-Marguerite-e-Julien-640x358Detto ciò, questo ultimo lavoro della Donzelli presenta anche aspetti piuttosto interessanti: la scelta di creare un’ambientazione variegata – con elementi che rimandano sia al Medioevo che all’epoca contemporanea – ad esempio, è uno degli aspetti più riusciti ed interessanti di tutto il film. E, infine, non dimentichiamo le immagini finali: astratte, oniriche, con una voce narrante che recita una poesia di Walt Whitman. Una soluzione che dimostra che, malgrado i numerosi scivoloni, forse la Donzelli un certo talento ce l’ha. Basterebbe solo maturare un altro po’, al punto di aver ben certa la strada da percorrere, ed evitare che i grandi maestri del passato esercitino un’influenza troppo marcata sulla lavorazione dei suoi film. Con queste premesse, non ci resta che sperare in suoi nuovi, interessanti lavori.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: LES SOUVENIRS di Jean-Paul Rouve

memories_les_souvenirs_stillTITOLO: LES SOUVENIRS; REGIA: Jean-Paul Rouve; genere: commedia, drammatico; anno: 2014; paese: Francia; cast: Annie Cordy, Michel Blanc, Mathieu Spinosi; durata: 92′

Nelle sale italiane dal 14 aprile, Les souvenirs è l’ultimo lungometraggio diretto da Jean-Paul Rouve, tratto dall’omonimo romanzo di David Foenkinos.

Romain ha 23 anni ed una famiglia non facile da gestire: suo padre, da poco andato in pensione, sta attraversando una crisi coniugale, mentre sua nonna paterna, rimasta da poco vedova, fa fatica ad adattarsi alla sua nuova vita in una casa di riposo. Un giorno, il ragazzo viene chiamato d’urgenza dal padre: la nonna è improvvisamente fuggita, per recarsi nel suo paesino natale e rivivere i ricordi d’infanzia.

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Il lungometraggio di Rouve tratta un tema non sempre facile da gestire: la terza età e le conseguenti difficoltà nel rapportarsi ad essa. In questo prodotto, nello specifico, viene messo in luce il rapporto tra due generazioni diverse: quello tra nonna e nipote. E tutto ciò viene fatto con delicatezza e con un tocco di poesia. Peccato, però, che, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte – e come può facilmente capitare nel momento in cui si decide di mettere in scena un tema del genere – i luoghi comuni si sprechino. Ma andiamo per ordine.

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Il problema principale di Les souvenirs sta, di fatto, proprio nella scrittura. Frasi fatte, situazioni paradossali che vorrebbero creare un effetto comico – ma che di comico hanno ben poco – dialoghi che hanno tutta l’aria di sketch disposti a casaccio – quasi come una sorta di collage – all’interno della sceneggiatura, oltre ad attori sì capaci, ma poco convincenti nei loro ruoli (in quanto ridotti quasi alla stregua di macchiette) sono i principali punti deboli del lavoro di Rouve. Ad aggravare il tutto, una colonna sonora disturbante, eccessivamente patetica e smielata che, fin dai primi minuti del film, fa da protagonista assoluta. Tra le trovate peggiori, inoltre, troviamo la figura del cassiere di un autogrill, che viene considerato da Romain quasi come una sorta di guru, capace di dare una risposta giusta a qualsiasi domanda esistenziale, solo perché ha dato una buona ragione al ragazzo per scegliere un determinato tipo di snack, piuttosto che un altro.

video-still-1_800x450_VXOmYU_2_it_1_16642_81847_508624_1390A poco servono le scene che descrivono il rapporto che lega il giovane protagonista a sua nonna: seppur ben realizzate ed a tratti commoventi, non sono sufficienti al fine di ottenere una buona riuscita del film. Peccato, perché il cinema francese (senza voler tirare in ballo per forza la Nouvelle Vague) ha spesso prodotto lungometraggi interessanti, anche per quanto riguarda le commedie contemporanee.

Ultima considerazione: la scena finale, svoltasi nel celebre cimitero di Montmartre, è stata girata proprio vicino alla divisione dove è presente la tomba di François Truffaut (ed ecco che, alla fine, la Nouvelle Vague è stata tirata in ballo lo stesso). La semplice idea che una personalità che tanta importanza ha avuto per il cinema possa vedere sotto i propri occhi una delle peggiori declinazioni del cinema stesso fa venire a dir poco la pelle d’oca.

VOTO: 4/10

Marina Pavido

RENDE ZVOUS CON IL NUOVO CINEMA FRANCESE

Ricevo e volentieri pubblico

 

VI Edizione

6-11 aprile | ROMA

Cinema Fiamma, Casa del Cinema, Institut français Centre Saint-Louis, Accademia di Francia a Roma – Villa Medici

7 aprile – 8 maggio

Bologna | Palermo | Torino | Napoli | Bergamo| Firenze | Lecce | Milano

mister_chocolat_1.jpgTorna a Roma, dal 6 all’11 aprile, il RendezVous con il nuovo cinema francese. Alla sua sesta edizione, il festival dedicato al nuovissimo cinema d’Oltralpe, parte dalla Capitale per poi toccare, con focus e invitati speciali, le città di Bologna, Napoli, Palermo, Torino, Milano, Lecce, e da quest’anno: Firenze e Bergamo.

Iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, la manifestazione è realizzata dall’Institut français Italia con il sostegno di Unifrance, e la collaborazione del Centre Saint-Louis e l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.

BNL Gruppo BNP Paribas, per il sesto anno consecutivo, è main sponsor della rassegna.

Il festival beneficia anche del sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati – fondazione franco-italiana per la creazione contemporanea, di Brioni, dell’Hotel Sofitel Rome – Villa Borghese, di L’Oreal Professionnel e di Groupama AssicurazioniAir France è il vettore ufficiale.

Un progetto ampio e articolato che coinvolge artisti e professionisti italiani e francesi e che si realizza sotto la direzione di Dragoslav Zachariev, responsabile dell’audiovisivo dell’Ambasciata di Francia, e di Vanessa Tonnini cui è affidata la direzione artistica. Un programma fortemente voluto dall’Ambasciatrice Catherine Colonna e dal Consigliere Culturale Eric Tallon.

Più di trenta i titoli di questa edizione, vetrina esclusiva che racconta le storie e i volti del cinema francese contemporaneo con una programmazione diversificata nei generi come nei contenuti, che propone accanto al cinema d’autore e indipendente, la produzione popolare dai grandi incassi.

A Roma sono quattro le sedi che ospiteranno la manifestazione: il Cinema Fiamma per la Sezione Novità e Anteprime, panoramica completata dalla trilogia dedicata ai temi della famiglia all’Institut français Centre Saint-Louis e un omaggio alla regista Solveigh Anspach presso l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Alla Casa del Cinema invece spazio a masterclass e incontri professionali.

I film, proiettati in versione originale, sottotitolati in italiano, sono presentati da autori e interpreti che saranno i protagonisti assoluti del festival.

Sito Ufficiale:

institutfrancais-italia.com

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#RVcinema

 

mister_chocolat_3.jpgIl successo del cinema francese in cifre

Per il terzo anno consecutivo, nel 2015, il cinema francese celebra i suoi migliori risultati all’estero degli ultimi venti anni, superiori persino a quelli riscossi all’interno delle frontiere nazionali. Ad assicurarsi il primato per il 2015 sono gli spettatori dell’emisfero orientale, con l’Asia prima zona d’esportazione (28,9 milioni di entrate), seguita dall’Europa occidentale (25,6 milioni di entrate), l’America latina e l’America del Nord. L’Italia al top con 5,2 milioni di spettatori.

Questi i numeri del successo: 100 milioni di spettatori oltre confine, 600 milioni di biglietti nelle sale straniere, il 20% delle entrate grazie al cinema di animazione, settore di punta del mondo audiovisivo. Non dobbiamo dimenticare che l’école des Gobelins è considerata a oggi la migliore scuola d’animazione al mondo, e altre 3 scuole di animazione francesi sono inserite nella top ten del 2015 dall’ACR (Animation Career Review). Dal Piccolo Principe, migliore successo d’animazione degli ultimi venti anni, a Taken 3, passando per La Famille Bélier, Qu’est-ce qu’on a fait au bon Dieu e Samba, è il trionfo del savoir-faire della creazione francese che si basa sull’offerta diversificata, la capacità di innovarsi e sperimentare, pur mantenendo una forte identità.

Chiara Mastroianni | la madrina

Madrina della VI edizione di RendeVous, una delle protagoniste più intense del cinema francese degli ultimi anni, interprete misteriosa e commovente, che incarna alla perfezione storie di perdite e rigenerazioni, sempre in bilico tra dramma e commedia, disincanto e leggerezza.

Carte Blanche di tre titoli. Si parte dai maestri con Racconto di Natale (2008) di Arnaud Desplechin e 3 Cuori (2014) di Benoît Jacquot per arrivare all’anteprima di Good Luck Algeria (2015), opera prima, co-prodotta dai fratelli Dardenne, dell’attore Farid Bentoumi che con ironia ed emozione racconta una storia vera.

film di apertura | Mister Chocolat di Roschdy Zem

L’attore e regista Roschdy Zem presenta, in anteprima a Roma, il suo ultimo film Mister Chocolat – distribuito da Videa – ritratto del clown Chocolat, interpretato dall’intenso Omar Sy, affiancato dal talento di James Thierrée. Un tributo all’incredibile destino del primo artista nero di Francia, appassionato omaggio al mondo dello spettacolo della Parigi della Belle Époque. Premio Rendez Vous France 24.

Anteprime, focus, omaggi |

bang-gang-une-histoire-d-amour-moderne_1Sul fronte talenti emergenti, approda a Roma BANG GANG (une histoire d’amour moderne) – distribuito da Good Films – opera prima di Éva Husson, film scandalo di Cannes 2015, dedicata a un’adolescenza “iperconnessa”, posta di fronte alla “prima volta” e ansiosa di superare i limiti. Ancora da Cannes, sezione Un Certain Regard, arriva MARYLAND – distribuito da Movies Inspired – di Alice Winocour, la regista di Augustine, questa volta alle prese con un thriller mozzafiato e originale, sullo sfondo di un mondo popolato da trafficanti d’armi e politici corrotti.

Torna anche il cinema di Thomas Lilti, dopo l’ottimo esordio del racconto autobiografico di Hippocrate, con MÉDECIN DE CAMPAGNE, cronaca di un medico di provincia affidato alla maestria di François Cluzet. Ancora anteprima italiana per UN DÉBUT PROMETTEUR, commedia solare e poetica, giocata sugli opposti, firmata da Emma Luchini che dirige un cast in stato di grazia e lo stesso formidabile padre Fabrice… Mentre su un registro malinconico si posiziona Mikhaël Hers, alla sua seconda regia, con CE SENTIMENT DE L’ÉTÉ: un racconto tra Berlino, Parigi e New York, che esplora il dolore dell’assenza e l’emozione della vita che ritorna. Sceglie invece i toni della commedia l’attore e comico di origine iraniana Kheiron che, per la sua opera prima NOUS TROIS OU RIEN, rilegge la storia di famiglia e di un pezzo di storia iraniana con ironia ed emozione (Premio Reset 2016).

Fitta la presenza di grandi autori nella manifestazione. In diretta dalla Berlinale 2016, anteprima italiana di SAINT AMOUR – distribuito da Movies Inspired – del duo iconoclasta Gustave Kervern e Benoît Delépine alla guida di un altro scatenato duo: Gérard Depardieu e Benoît Poelvoorde, in una commedia on the road sulle strade del vino, divertente, poetica e immensamente umana. Ancora dall’ultima berlinale arriva DES NOUVELLES DE LA PLANÈTE MARS – distribuito da Good Films – la commedia “malincomica” che il regista Dominik Moll affida ad un altro duo comico eccezionale: François Damiens e Vincent Macaigne.

Microbe_et_gasoilNon poteva mancare sul filone di cinema di forte autorialità e di rinvenzione fantastica, la poetica unica del cinema di Michel Gondry che con MICROBE ET GASOIL – distribuito da Movies Inspired – sigla il suo inno all’amicizia, all’infanzia e alla libertà.

Ancora un racconto di libertà, ma affidato alle forme di un cinema classico e storico, e alle cure della musica del maestro Ennio Morricone, il film di Christian Carion EN MAI FAIS CE QU’IL TE PLAIT, ispirato alle memorie sul gigantesco esodo che mise sulle strade otto milioni di francesi durante l’invasione tedesca.

Sul fronte Focus una schiera di grandi autori che, dopo la presentazione nella Capitale, viaggeranno da sud a nord la penisola. Si parte da Benoît Jacquot, intellettuale serio e brillante insieme, dalla varia e ricca filmografia, maestro di un cinema depistante, indagatore dell’animo femminile, esploratore delle geometrie dell’amore e delle odissee dell’inconscio … Dopo la masterclass a Roma, al fianco di Chiara Mastroianni, incontrerà il pubblico alla Cineteca di Bologna per un focus a lui dedicato.

Reduce da tre premi César, presenta a Roma il pluripremiato FATIMA, il regista Philippe Faucon, ospite anche di un focus a Palermo. Un incontro con il cineasta che, con una visione vibrante e tesa, depurata da spettacolarizzazione e stereotipi, ha saputo meglio raccontare i più variegati aspetti dell’emigrazione maghrebina in Francia, l’estremismo religioso e anche la forza dell’integrazione.

Maestro della commedia agrodolce, regista di utopie e fantasmi, cantore ironico e dal tocco lieve dei capricci del desiderio e degli autoinganni, apprezzato dal pubblico italiano, Emmanuel Mouret presenta a Roma e a Napoli la commedia romantica CAPRICE.

Dopo i successi di Molière in bicicletta e Le donne del 6° piano, torna in Italia il poliedrico regista Philippe Le Guay che, prima a Roma poi a Bergamo, presenterà il suo ultimo film FLORIDE – distribuito da Academy Two – una commedia dolce-amara sull’avanzare dell’età e l’intermittenza della memoria che vede nel cast uno strepitoso Jean Rochefort e una bravissima Sandrine Kiberlain.

Non poteva mancare un omaggio Sólveig Anspach, la regista franco-islandese recentemente scomparsa, autrice di favole tragicomiche che esplorano turbamenti e spaesamenti intimi, spostamenti fisici e di senso, di personaggi alla ricerca di una seconda possibilità.

Arriveranno a Roma | LA DELEGAZIONE FRANCESE DI RDV 2016

Roschdy Zem, Chiara Mastroianni, Eva HussonEmmanuel Mouret, Virginie Efira, Benoit Delépine, Gustave Kervern, Philippe Faucon, Philippe Le Guay, Dominik Moll, Christian Carion.

Ad accompagnare il festival: la delegazione di UniFrance con la Direttrice Generale, Isabelle Giordano, il Presidente: Jean Paul Salomé, Gilles Renouard (Vice Direttore generale) e Maria Manthoulis (Responsabile dei festival e degli artisti).

I PREMI

NOVITÀ 2016 | PREMIO FRENCH CINEMA AWARD

Il 6 aprile, in occasione della serata di apertura della VI edizione di Rendez-vous, presso l’Ambasciata di Francia, sarà assegnato il French Cinema Award ad Andrea Occhipinti. Il premio sarà consegnato da Isabelle Giordano, direttrice generale di UniFrance e da Chiara Mastroianni, madrina della VI edizione del festival, durante la Serata di Gala sotto l’egida dell’Ambasciatrice di Francia, Catherine Colonna.

UniFrance ha voluto così rendere omaggio ad una personalità dell’industria cinematografica italiana che ha contribuito alla promozione del cinema francese nel mondo. Andrea Occhipinti, attraverso Lucky Red, la società che ha fondato nel 1987, ha distribuito in Italia, fino ad oggi, più di 80 film francesi. Con la recente uscita de Il Piccolo Principe – film che Andrea Occhipinti ha anche coprodotto – che ha registrato più di 1 500 000 spettatori a oggi, la Lucky Red ottiene il suo maggior successo proprio con un titolo francese. Il premio, in cristallo, è stato realizzato dalla manifattura di Saint-Louis, fondata nel 1586, simbolo dell’eccellenza del savoir-faire francese.

NOVITÀ 2016 | Premio RendezVous – FRANCE 24

France 24, il canale di informazione internazionale, celebra la sua missione di testata di informazione che sostiene la diversità e il confronto dei punti di vista, con un premio dedicato al cinema dell’impegno e delle storie, in collaborazione con il festival RendezVous. In occasione della proiezione di apertura, il Direttore della strategia e dello sviluppo della rete, Jean-Emmanuel Casalta, consegnerà al regista Roschdy Zem il premio France 24 “per aver regalato sullo schermo con limpidezza, passione e senso civile, la storia del clown Chocolat, prima artista nero della scena francese”.

Premio Reset Dialogues 2016

Continua la collaborazione, per il quarto anno consecutivo, con l’associazione culturale internazionale Reset-Dialogues on Civilizations (www.resetdoc.org) che assegna un premio speciale all’autore capace di raccontare, grazie ad un uso personale del linguaggio filmico, un mondo plurale, che rinnova concetti quali: identità, diversità, dialogo, cittadinanza, dissenso, pluralismo. Il premio di questa edizione va a NOUS TROIS OU RIEN, opera prima dell’attore e comico Kheiron che reinventa la complicata e dolorosa storia personale della sua famiglia con ironia, emozione e fantasia. Il film sarà presentato a Roma e a Milano (dal 3 all’8 maggio) in occasione del Festival dei Diritti Umani (www.festivaldirittiumani.it), la nuova inziativa nata da Reset-Dialogues on Civilization.

EVENTI SPECIALI 2016

A moderare la masterclass del 6 aprile (Casa del Cinema, ore 17) con Benoit Jacquot e Chiara Mastroianni sarà Angela Prudenzi, critico, membro del comitato di selezione del Festival di Venezia.

L‘incontro del 7 aprile (Centre Saint Louis, ore 19) con Chiara Mastroianni sarà moderato invece da Chiara Ugolini, giornalista de La Repubblica. Infine, sarà Carlo Verdone a presentare Ascensore per il patibolo di Louis Malle, l’11 aprile (Cinema Farnese Persol, ore 20.30), evento organizzato in collaborazione con la Cineteca di Bologna | Il cinema ritrovato.

Rendez-vous@RAIMOVIE

Continua la collaborazione con RAIMOVIE, main media partner della manifestazione, che dedicherà una vetrina speciale al cinema francese.

La programmazione, varia e trasversale, in onda dal 5 al 15 aprile, avvicina i grandi maestri del cinema d’Oltralpe alle nuove voci, ecco i titoli: L’occhio del ciclone di Bertrand Tavernier (2009), Maniac di Franck Khalfoun (2012), Un sapore di Ruggine e Ossa di Jacques Audiard (2012), Il primo bacio di Riad Sattouf (2009), L’Eletto di Guillaume Nicloux (2006), Travolti dalla cicogna di Rémi Bezançon (2011), Angel et Tony di Alix Delaporte (2010), L’innocenza del peccato di Claude Chabrol (2007), Le nevi del Kilimangiaro di Robert Guédiguian (2011), L’Amore fugge di François Truffaut (1979), Antoine e Colette di François Truffaut (1962), Ti amerò sempre di Philippe Claudel (2008).

La sala digitale | RendezVous@Mymovies

Continua la collaborazione tra il festival Rendez-vous, UniFrance e MYmovies.it, il sito italiano leader nei contenuti di cinema. UniFrance, per il secondo anno consecutivo, dal 2 al 5 aprile realizzerà con MYmovies.it una sala digitale con una selezione di quattro titoli scelti da MyFrenchFilmFestival.com, il primo festival di cinema francese su internet del mondo, curato da UniFrance. Il tema di quest’edizione: l’amore e l’incontro, visto attraverso gli occhi di quattro autori, con: Un peu, beaucoup, aveuglément di Clovis Cornillac; La Belle Saison di Catherine Corsini; A trois on y va di Jérôme Bonnell; Un français di Diastème.

SPECIALE CINEMA RITROVATO – Ascenseur pour l’échafaud | Ascensore per il patibolo di Louis Malle

L’11 aprile presso il Cinema Farnese Persol, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, viene presentato da un ospite d’eccezione Carlo Verdone il film: Ascenseur pour l’échafaud | Ascensore per il patibolo di Louis Malle, nella versione restaurata da Gaumont presso i Laboratoires Éclair a partire dal materiale originale conservato presso gli Archives Françaises du Film. L’elemento di partenza è stato il negativo camera di cui è stata effettuata una scansione 2K in immersione. Restauro sonoro eseguito da Diapason a partire dal negativo colonna 35mm. La tromba di Miles Davis non è mai stata più squillante…

Gli incontri professionali@ Rendez-vous

Casa del Cinema 7 & 13 Aprile

In occasione della sesta edizione del festival Rendez-vous, l’Institut français Italia e l’Ambasciata di Francia in Italia, con UniFrance, rinnovano di nuovi protagonisti e contenuti, gli incontri-dibattito destinati ai professionisti del settore francesi e italiani. Il 7 aprile si discuterà su due temi: la nuova legge sul cinema in Italia, le sfide e le possibilità che emergono dal nuovo quadro normativo, e il confronto con il modello francese. Nella seconda parte dell’incontro, attenzione puntata sull’esportazione dei film, con una riflessione attorno alle commedie di maggior successo nei due Paesi.

Il 13 aprile, in collaborazione con il Pôle Image Magelis e la Roma Lazio Film Commission, al centro del dibattito ci sarà invece il mondo dell’animazione e il suo sviluppo economico visto in ambito creativo, produttivo, al fine di rafforzare le coproduzioni tra i due paesi.

Sito Ufficiale:

institutfrancais-italia.com

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twitter.com/IF_Italia

#RVcinema

I 400 COLPI di Francois Truffaut per “Il cinema Ritrovato”

Ricevo e volentieri pubblico

CIRCUITO D’AUTORE IN COLLABORAZIONE CON CINETECA DI BOLOGNA

PRESENTA

IL CINEMA RITROVATO

NUOVO APPUNTAMENTO DA GIOVEDì 25 SETTEMBRE

I 400 colpi di Francois Truffaut

da giovedì 25 settembre

 I_400_colpi

Dopo il successo della passata stagione, ritorna il ciclo “Il cinema ritrovato”, curato dalla Cineteca di Bologna e proposto in Puglia dal Circuito D’Autore di Apulia Film Commission. Ricomincia quindi il viaggio alla riscoperta di grandi titoli del passato, restaurati e presentati nelle versioni originali con i sottotitoli.

È “I 400 colpi” di Francois Truffaut (1959) il primo titolo in programma da giovedì 25 settembre in sette delle venti sale del Circuito. Il calendario prevede le proiezioni: giovedì 25 settembre all’ABC Centro di cultura cinematografica di Bari (spettacoli alle 18.15; 20.00 e 21.30) e all’Opera di Barletta (spettacoli alle 18.00, 20.00, 22.00); venerdì 26 settembre al Piccolo di Bari Santo Spirito (spettacoli alle 19.00 e alle 21.00); sabato 27 e domenica 28 settembre allo Splendor di Bari (spettacolo unico alle 17.00); lunedì 29 settembre al Db d’essai di Lecce (spettacoli alle 19.00 e alle 21.00); giovedì 2 ottobre al Metropolis di Mola di Bari (spettacoli alle 19 e alle 21.00), venerdì 3 ottobre al Garzia di Terlizzi (spettacoli alle 21.15).

Girato fra la fine del 1958 e l’inizio del 1959 a Parigi, “I 400 colpi” è il primo lungometraggio di Truffaut e venne presentato al 12° festival di Cannes dove vinse il Premio per la miglior regia. Manifesto della Nouvelle Vague francese, a tratti divertente e spesso commovente, “I 400 colpi” racconta di Antoine Doinel, un vivace quattordicenne che vive con i genitori in un piccolo appartamento a Parigi. Incompreso dalla famiglia e dagli insegnanti, incapaci di interpretare i bisogni affettivi e le inquietudini tipiche dell’adolescenza, il ragazzo si fa notare per la sua irrequietezza, lo scarso profitto e per gli scherzi che combina, tanto che finisce, in molte occasioni, per diventare il capro espiatorio di marachelle altrui. Le sue azioni sono un messo, non sempre consapevole, per attirare l’attenzione degli adulti e per protestare contro la loro insensibilità e la loro ostilità. Il solo conforto alla sua solitudine è l’amicizia col coetaneo Renè, con cui marina frequentemente la scuola andando al cinema, nei parchi parigini o al Luna Park. Una serie di episodi e incomprensioni portano Antoine al riformatorio, abbandonato a se stesso il giovane manifesta una continua malinconia che gli farà decidere per una fuga rocambolesca verso il mare.

Antoine è un po’ il cugino del giovane Holden, come lui vaga in giro per la città, che lo ospita, ma non lo difende, come lui scappa, sempre in fuga, sempre di corsa.

Il programma proseguirà con “Gioventù bruciata” di Nicholas Ray dal 6 novembre e “Tempi moderni” di Charlie Chaplin, dal 9 dicembre.

Info dautore.apuliafilmcommission.it

DAL TRAMONTO ALL’ALBA – torna la maratona notturna all’Ambra alla Garbatella

Ricevo e volentieri pubblico

Dal tramonto all’alba: torna all’Ambra alla Garbatella la maratona notturna di cinema, teatro, letteratura e musica

 image001Torna sabato 20 Settembre, a grande richiesta dopo lo straordinario successo dello scorso anno, Dal tramonto all’alba. La lunga notte del #corto, maratona notturna di cinema, letteratura, teatro e musica organizzata all’Ambra alla Garbatella di Roma da ARCIPELAGO – Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini.

image003Dalle 21.00 di sabato 20 all’alba di domenica 21, la kermesse prevede – ad ingresso gratuito – quattro programmi tematici di cortometraggi ispirati ad altrettanti brani musicali (I’ll Be Your Mirror dei Velvet Underground, For Today I’m A Boy di Antony & the Johnsons, Neighborhood #1 degli Arcade Fire e The End dei Doors), per un totale di 22 straordinari titoli internazionali, perlopiù commedie, tra cui l’esordio di Aida Begic, regista di Buongiorno Sarajevo, e L’orrore di vivere di Rezza & Mastrella.

Carlo_Alighiero©Fabio Lovino_MG_3163Ogni proiezione verrà introdotta da un reading, con la regia di Maria Libera Ranaudo: aprono la Notte Carlo Alighiero e Pier Giorgio Bellocchio con un omaggio a François Truffaut a trent’anni dalla sua scomparsa (il brano è tratto da Il cinema secondo Hitchcock, dello stesso Truffaut); seguiranno Lorenza Indovina (leggerà il racconto di Raymond Carver Vicini), Ivano De Matteo (con Gente del Wyoming/Brokeback Mountain, il racconto di Annie Proulx diventato celebre per il film Oscar di Ang Lee) e Roberto De Francesco (I morti di James Joyce, da cui John Huston trasse il suo ultimo film). Una fitta trama musicale all night long sarà invece ricamata dai ritmi jazz-funk del duo composto da Claudio Giovannesi (il regista di Alì ha gli occhi azzurri) alla chitarra e dal sassofonista Gianluca Vigliar.

Pier_Giorgio_Bellocchio©Fabio Lovino_MG_3163Evento speciale del Festival Arcipelago, Dal tramonto all’alba. La lunga notte del #corto (che gode del patrocinio di Biblioteche di Roma e del Municipio Roma VIII) ne annuncia la prossima edizione, che si svolgerà all’Ambra alla Garbatella e al Teatro Palladium dal 7 all’11 Novembre.

 Per informazioni:

Infoline Ambra: 06-81173900

Web: www.arcipelagofilmfestival.org

L’evento su Facebook: http://www.facebook.com/events/771656472875817