RIFF 2016 – BUFFET di Santa De Santis e Alessandro D’Ambrosi

12961432_852182548261273_5100715260878523072_oTITOLO: BUFFET; REGIA: Santa De Santis, Alessandro D’Ambrosi; genere: commedia; anno: 2016; paese: Italia; cast: Ciro Scalera, Daniele Grassetti, Valentina Ghetti; durata: 18′

Presentato in anteprima alla XV edizione del Rome Independent Film Festival, Buffet è un simpatico cortometraggio diretto da Santa De Santis ed Alessandro D’Ambrosi, che scherza sull’amore “eccessivo” di noi italiani per la buona cucina e – in particolare – si diverte a mettere in scena il tipico approccio ad un buffet durante un ricevimento.

Fin dalle prime immagini avvertiamo subito che qualcosa di grande sta per accadere: nel retro di un furgone alcuni uomini – chi più nervoso, chi meno – si preparano ad “andare in missione”. Alcuni di loro fanno coraggio ai propri compagni, altri si limitano a guardare le foto dei loro cari, altri ancora appaiono più agguerriti che mai. Nel frattempo, la macchina da presa si sposta in una grande sala dove uomini eleganti, donne imbellettate ed un monsignore di felliniana memoria si sono riuniti in occasione di un ricevimento. Inizialmente composti e quasi affettati nei loro modi – e tutti intenti ad immortalare il momento con i cellulari – gli invitati sembrano perdere la dignità nel momento in cui da un furgone gli uomini che avevamo visto all’inizio fanno il loro ingresso in sala e sistemano su di un tavolo l’attesissimo buffet. Ma questo è solo l’inizio.

Perché, di fatto, non è un semplice corto a meccanismo, questo di Santa De Santis e Alessandro D’Ambrosi. In seguito al ribaltamento, infatti, la narrazione procede. E lo fa in modo giocoso, portando al massimo il grottesco che già era stato preannunciato all’inizio e divertendosi a citare diversi generi cinematografici: dal film di guerra all’horror/splatter, fino al western. Il tutto arricchito da un’indovinata colonna sonora e – soprattutto – dall’esperta fotografia di Daniele Ciprì, grazie alla quale – e grazie anche ad una regia essenziale, ma consapevole – ci vengono regalate immagini di grande impatto visivo, nella loro giocosità. Prima fra tutte, il gruppo di invitati alla festa che, muovendosi inizialmente quasi con circospezione, si avvicina lentamente al tavolo del buffet, ricordando quasi – per composizione del quadro e per luci e colori – Il quarto stato di Pelizza da Volpedo.

In poche parole, è un vero e proprio crescendo, questo nostro Buffet. Anche dopo i titoli di coda, infatti, vi sono non poche sorprese: in primo luogo – tornando al discorso sulle musiche – ottima trovata si è rivelata quella di scegliere il nostro inno nazionale ad accompagnare i nomi di chi ha realizzato il corto, per non parlare, poi, dell’azzeccato cliffhanger al termine di tutto, giusto coronamento di diciotto minuti di intrattenimento puro, ma raffinato.

Perché, in fin dei conti, Buffet – piacevole sorpresa del RIFF – è proprio questo: un piccolo corto davvero ben realizzato che sa strapparci un sorriso con il suo essere “nazionalista” e tanto, tanto cinefilo.

VOTO:7/10

Marina Pavido

EVENTO SPECIALE – HOSTILE di Nathan Ambrosioni

Cinema : HOSTILETITOLO: HOSTILE; REGIA: Nathan Ambrosioni; genere: horror; anno: 2016; paese: Francia; cast: Shelley Ward, Julie Venturelli, Luna Belan; durata: 90′

Nelle sale italiane dal 31 ottobre al 2 novembre, Hostile è l’opera prima del giovanissimo regista francese Nathan Ambrosioni.

Anna ed Emilie sono due giovani sorelle orfane che vengono adottate dalla benestante Meredith Langston. Inizialmente tutto sembra andare per il meglio, ma, dopo pochi giorni, le tre donne iniziano a vedere una misteriosa presenza in casa. Le ragazze sembrano stare al gioco e Meredith, spaventata dai loro comportamenti decide di chiedere aiuto a S. O. S. Adoption, un programma TV che segue i bambini durante il periodo di adattamento presso le famiglie adottive.

Fin da subito notiamo che Hostile è, prima di tutto, un film citazionista. Molti, infatti, sono i riferimenti a pellicole come The Blair Witch Project (per quanto riguarda l’uso frequente di camera a mano e riprese amatoriali), The conjuring (la coppia di coniugi esperti del paranormale) e L’esorcista (per quanto riguarda il tema delle possessioni demoniache). Eppure, nonostante la giovanissima età del regista (solo 14 anni), il lungometraggio in questione una propria identità ce l’ha eccome.

hostile_movie_nathan_ambrosioni_french_horror_filmcourage_1Certo, è chiaro che non poche sono le imperfezioni all’interno del prodotto: una maldestra direzione attoriale, personaggi che vengono abbandonati a sé stessi (in particolare i due reporter televisivi), o anche situazioni poco credibili (sembra strano, infatti, che due reporter debbano addirittura trasferirsi a casa delle famiglie da loro seguite o che ad occuparsi di fenomeni paranormali siano due psicologi). Nonostante tutto, però, il giovane Nathan Ambrosioni ha senza dubbio dimostrato di avere carattere, oltre ad un grande amore per la Settima Arte. Le suddette imperfezioni, d’altronde, sono senz’altro frutto di poca esperienza in materia, quindi del tutto naturali e prevedibili. Qualche maligno potrebbe addirittura affermare che – nonostante, appunto, la giovane età e nonostante il fatto che Hostile sie un’opera prima – Ambrosioni è riuscito nella sua impresa molto meglio di chi fa questo lavoro da anni. Ma, ovviamente, non vogliamo, in questo contesto, aprire eventuali dibattiti in merito.

Come già è stato detto, Hostile si presenta come un piccolo ma sentito film, come un’operazione cinefila ed onesta, che non può che far sperare in interessanti lavori futuri dello stesso Ambrosioni. Per il momento, però, non resta che approfittare di questi pochi giorni per entrare appieno nell’atmosfera di Halloween.

VOTO. 6/10

Marina Pavido

11° FESTA DEL CINEMA DI ROMA – FRITZ LANG di Gordian Maugg

c-belle-epoque-fotograf-tim-fulda-%ef%80%a2-fritz-lang-hTITOLO: FRITZ LANG; REGIA: Gordian Maugg; genere: drammatico, biografico; anno: 2016; paese: Germania; cast: Heino Ferch, Thomas Thieme, Samuel Finzi; durata: 104′

Presentato in anteprima – all’interno della Selezione Ufficiale – all’11° Festa del Cinema di Roma, Fritz Lang, diretto dal regista tedesco Gordian Maugg, è incentrato sul periodo antecedente la lavorazione di uno dei più grandi capolavori del regista, nonché colonna portante del cinema espressionista: M – Il mostro di Düsseldorf.

Un pericoloso serial killer viene, finalmente, arrestato. Il regista Fritz Lang è inizialmente curioso di capire cosa abbia spinto l’uomo a commettere tutti quei delitti. In seguito ad alcuni loro incontri, però, inizierà anche a ripensare al suo passato e, in qualche modo, riuscirà a trovare non pochi punti in comune con l’uomo stesso. Dalle loro conversazioni prenderà vita, successivamente, la sceneggiatura di M – Il mostro di Düsseldorf.

Quali sono le sensazioni che si hanno durante e dopo la visione di Fritz Lang? Dunque, ripercorrendo velocemente con la mente le varie tappe della messa in scena, dovrebbero essere nell’ordine: incredulità, rabbia, sconforto, ilarità, rassegnazione, sonno e di nuovo rabbia. Ecco, il lungometraggio di Maugg trasmette proprio questo. E non perché la storia raccontata sia talmente coinvolgente da farci vivere così tante emozioni. Al contrario, chiunque abbia avuto l’occasione di innamorarsi del cinema di Lang, ha qui l’impressione di trovarsi di fronte ad una vera e propria profanazione. Soprattutto se ci si accorge della furbizia con cui una simile operazione è stata portata a termine, dal momento che un biopic su una figura di tale portata di certo andrà ad attirare un buon numero di spettatori, cinefili e non.

Prima ancora di vedere qualsiasi immagine, ma limitandosi soltanto ad ascoltare – fissando lo schermo nero – il motivetto fischiettato continuamente da Peter Lorre in M, le speranze di assistere ad un lavoro come si deve sono ancora in piedi. Bastano pochi minuti, però, per rendersi conto di avere davanti un prodotto altamente manierista e pretenzioso, le cui scene di maggiore potenza sono proprio filmati di repertorio o spezzoni del film originale di Lang montati sulla paccottiglia piatta e dai ritmi discontinui girata da Maugg. Facile così. Soprattutto quando si vuol creare un finale d’effetto con Peter Lorre che recita il suo monologo durante l’ultima sequenza di M. Come già detto, però, al di là della riuscita messa in scena da un punto di vista prettamente tecnico, quel che maggiormente rende Fritz Lang un lungometraggio urticante è la grande presunzione alla base di tutto.

Partendo dal presupposto che cercare di comprendere una figura complessa come quella di Lang – soprattutto se la si osserva in luce di alcuni avvenimenti di natura oscura (primo fra tutti, il suicidio della giovane moglie)accaduti durante la gioventù – non è compito facile, nel caso in cui si volesse approfondire un particolare momento della vita del regista, ci sarebbe talmente tanto da raccontare che, al di là della forma di messa in scena preferita, di certo potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante. Ecco, a quanto pare Gordian Maugg – probabilmente talmente ansioso di creare a tutti i costi qualcosa di “rivoluzionario” – è riuscito in tutto e per tutto a dare vita a quanto di peggio si possa produrre. Il Fritz Lang qui raccontato è un violento, cocainomane e maniaco del sesso. Sembra ossessionato da qualsiasi cosa, fatta eccezione per il cinema stesso, a cui non viene fatto il benché minimo riferimento durante tutto il lungometraggio. Il suo personaggio viene talmente caricato da essere trattato involontariamente – a un certo punto – quasi alla stregua di una macchietta e perdendo totalmente di credibilità. Da ricordare – a questo proposito – la vera e propria scena madre del film, ossia quando vediamo Lang camminare da solo nel bosco e, di punto in bianco, prendere a sparare in aria all’impazzata. A questo punto, al pubblico – già fortemente provato da oltre un’ora di visione – non resta che lasciarsi andare – più per inerzia che per altro – a qualche stanca risata.

Tanto rumore per nulla, in pratica. Eppure, anche volendosi solo soffermare sul periodo antecedente la lavorazione di M, ci sarebbe talmente tanto da raccontare che i 104 minuti qui impiegati sarebbero fin troppo pochi. Basti pensare soltanto alle tematiche del film stesso, alla forte critica nei confronti della società, alla denuncia di quel “nazismo latente” che avrebbe visto, da lì a pochi anni, la nascita della dittatura vera e propria. Invece no. Gordian Maugg non racconta nulla di tutto ciò, impegnato com’è a dare vita a tutti i costi ad un Fritz Lang disturbato e disturbante come quello presentatoci in questa sua opera. E pensare che, anche solo volendosi concentrare sull’uomo piuttosto che sul cineasta, un bel documentario in merito, ad esempio, avrebbe avuto di sicuro una migliore riuscita. Ma, si sa, la presunzione, spesso e volentieri, gioca dei gran brutti scherzi.

VOTO: 3/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: A GIRL WALKS HOME ALONE AT NIGHT di Ana Lily Amirpour

9920527_origTITOLO: A GIRL WALKS HOME ALONE AT NIGHT; REGIA: Ana Lily Amirpour; genere: noir, horror; anno: 2013; paese: USA, Iran; cast: Sheila Vand, Arash Marandi, Marshall Manes; durata: 97′

Nelle sale italiane dal 30 giugno, A girl walks home alone at night è l’interessante opera prima della giovane regista iraniana Ana Lily Amirpour, la quale, insieme al film, ha realizzato anche una graphic novel – Death is the Answer – ispirata alla storia qui raccontata.

Bad City, la città iraniana dei fantasmi, è popolata da loschi individui, dediti allo spaccio di droga ed allo sfruttamento della prostituzione. Nella notte, però, una misteriosa ragazza, coperta da un velo nero, si aggira per le strade deserte, seguendo gli uomini peggiori della città e dando loro una lezione che non dimenticheranno facilmente. Le cosa cambieranno quando la giovane incontrerà un ragazzo, anch’egli pesce fuor d’acqua in quella malfamata città.

4a5La cinematografia iraniana, si sa, ci regala – spesso e volentieri – piacevoli sorprese. Ed in questo caso, la linea classica che la contraddistingue – ossia quella del realismo – viene del tutto abbandonata, prediligendo una storia di vampiri, ambientata in una città immaginaria ed inquietante, simbolo di tutto ciò che la società dell’Iran di oggi sta a nascondere.

Un film di denuncia, quello sì. E infatti questo singolare lavoro della Amirpour sta proprio a raccontare le ipocrisie, la corruzione, la criminalità – oltre alle condizioni in cui è costretta a vivere la donna – del suo paese. Il tutto, però, viene messo in scena in modo talmente personale ed insolito da far sì che A girl walks home alone at night entri di diritto a far parte della memoria collettiva, classificandosi come uno dei più interessanti prodotti che la cinematografia iraniana ha saputo creare negli ultimi anni. Vediamo perché.

Ca-agirlwalkhome-eAna Lily Amirpour è una regista che ha avuto modo di vivere diverse realtà, nel corso della sua vita. Questo, insieme ad una sfrenata cinefilia, ha fatto in modo che venisse messo in scena un prodotto di genere, che strizza l’occhio anche al cinema occidentale. Evidenti, ad esempio, sono le influenze di registi come Sergio Leone (in particolare per quanto riguarda i lunghi silenzi presenti) e di David Lynch (per l’atmosfera creata – resa ancora più intensa da uno studiato bianco e nero – e per l’interessante lavoro sul suono qui effettuato). Eppure, malgrado ciò, il lungometraggio della Amirpour una propria identità ce l’ha. Grazie ad una brillante scrittura – che non disdegna neanche una certa ironia – grazie a dettagli e personaggi ben delineati e grazie ad una struttura robusta in cui nulla è lasciato al caso.

a-girl-walks-aloneUltima considerazione: il gatto del protagonista e, in un certo senso, protagonista egli stesso, è una chicca che ha regalato a tutto il film quel qualcosa in più che lo farà restare impresso nella mente dello spettatore per molto, molto tempo. Assolutamente da non perdere.

VOTO: 9/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: GUEROS di Alonso Ruizpalacios

Gueros_web_3TITOLO: GÜEROS; REGIA: Alonso Ruizpalacios; genere: drammatico, commedia; anno: 2016; paese: Messico; cast: Tenoch Huerta, Sebastiàn Aguirre, Ilse Salas; durata: 111′

Nelle sale italiane dal 23 giugno, Güeros è un interessante lungometraggio diretto da Alonso Ruizpalacios, premiato come Miglior Opera Prima all’ultima edizione del Festival di Berlino.

Tomàs è un vivace adolescente che, dopo essersi trasferito a Città del Messico a casa di suo fratello Federico, convince quest’ultimo a raggiungere l’ospedale per rendere omaggio  al suo cantante preferito, in fin di vita. I due, insieme insieme all’amico Santos e ad Ana, un vecchio amore di Federico, partiranno, così, per un lungo viaggio durante il quale avranno modo di conoscersi meglio e di crescere insieme.

30034631_sfafyvebc8Un vero piacere per gli occhi, questo lavoro di Ruizpalacios. Fin da subito, infatti, quello che colpisce è un’interessante quanto curata regia, con un montaggio decisamente non convenzionale e dinamico, con primi piani di dettagli a prima vista quasi insignificanti, con un ben riuscito bianco e nero e con movimenti di macchina che stanno a raccontarci l’intimo dei personaggi come raramente viene fatto. C’è da dire questo: il lungometraggio, fin da subito, è stato presentato come un omaggio alla Nouvelle Vague. E a ragione. Il modo di girare, infatti, fa fin da subito pensare al Jean Luc Godard dei primi anni, con la sua regia ricca di scavalcamenti di campo e di jump cuts, che, se da un lato si diverte a giocare con lo spettatore disorientandolo, dall’altro riesce a dare alla narrazione quel tocco di leggerezza e di “giocosità” malgrado la drammaticità dei temi spesso trattati.

guerosUn altro elemento che fa pensare agli anni d’oro del cinema francese è proprio la figura di Tomàs: un adolescente ribelle, con un difficile rapporto con la madre – la quale, a sua volta, non se la sente di avere a che fare con lui e preferisce che sia qualcun altro a tenerlo in casa. Questo ragazzo, non può non farci pensare al vivace Antoine Doinel, indimenticabile protagonista de I 400 colpi, capolavoro di François Truffaut.

Güeros-770x433Ma, al di là di qualsivoglia citazione cinefila, Ruizpalacio con questa sua opera prima ha dimostrato non solo una grande conoscenza del mezzo cinematografico, ma anche un grande talento. Basti pensare alla scrittura stessa. I personaggi, intensi, ben scritti, mai stereotipati risultano inseriti alla perfezione nel contesto. La voglia di libertà, l’amore per la vita che traspare in tutto il film, inoltre, sono ulteriori punti a favore del giovane regista messicano.

Ultima considerazione: la scena finale, con Federico che si unisce alla folla di manifestanti e viene fotografato da Tomàs è la ciliegina sulla torta. Un giusto coronamento per un piccolo prodotto ben confezionato, il quale – malgrado le possibili critiche per quanto riguarda la sua estetica eccessivamente costruita – si classifica, in ogni caso, come una vera e propria perla della cinematografia sudamericana. Un film assolutamente da non perdere.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

OGGI AL CINEMA: tutte le novità in sala del 04/02/2016

Senza dubbio, uno dei film più attesi in uscita questa settimana è “The hateful eight”, ultima fatica del cineasta-cinefilo Quentin Tarantino. Eppure, anche oggi, numerose sono le nuove uscite in sala. E ce ne sarà davvero per tutti i gusti!

 

1981 – INDAGINE A NEW YORK

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REGIA: J. C. Chandor; genere: drammatico, thriller; anno: 2015; paese: USA; cast: Oscar Isaac, Jessica Chastain, David Ojelowo

Abel Morales è un imprenditore nel settore petrolifero, che cerca di far crescere la propria attività mediante l’acquisto di un nuovo terreno. Qualcuno, però, cerca di ostacolare questa sua ascesa mediante furti e minacce alla sua famiglia, trascinandolo in un vortice di violenza e corruzione.

 

IL VIAGGIO DI NORM

il-viaggio-di-norm-primo-trailer-italiano-del-film-danimazione-lionsgate-8REGIA: Trevor Wall; genere: animazione, avventura, commedia, family; anno: 2015; paese: USA, India; cast: Rob Schneider, Heather Graham, Ken Jeong

Norm è un giovane orso polare che possiede il dono di parlare la lingua degli umani. Quando un imprenditore immobiliare senza scrupoli minaccia il suo territorio progettando la costruzione di residenze di lusso, Norm, insieme a tre vivaci lemming, deciderà di imbarcarsi alla volta di New York per salvare il suo mondo e la sua gente.

 

LA QUINTA ONDA

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Quattro ondate di attacchi alieni hanno decimato la popolazione sulla Terra. L’adolescente Cassie, insieme al fratellino Sammy, incontra un giovane misterioso che, in attesa del quinto attacco, potrebbe rivelarsi la sua unica speranza di salvezza.

 

PPZ – PRIDE AND PREJUDICE AND ZOMBIES

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REGIA: Burr Steers; genere: commedia, horror, thriller, sentimentale; anno: 2016; paese: USA; cast: Lily James, Lena Headey, Sam Riley

Liberamente ispirato al celebre “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen, il lungometraggio, tratto dall’omonimo romanzo di Seth Grahame-Smith, racconta la storia della coraggiosa Elizabeth Bennett, la quale, insieme alle sue sorelle esperte di arti marziali, dovrà far fronte ad un enorme esercito di zombies, giunti sulla Terra in seguito ad una terribile epidemia.

 

REMEMBER

christopher-plummer-and-dean-norris-star-in-atom-egoyans-filREGIA: Atom Egoyan; genere: thriller, drammatico; anno: 2015; paese: Canada; cast: Christopher Plummer, Martin Landau, Dean Norris

Zev (Christopher Plummer), affetto da demenza senile, scappa dalla sua casa di cura nel momento in cui scopre che il comandante nazista che aveva sterminato la sua famiglia è ancora vivo ed abita in America sotto falso nome. Vendicarsi diventerà, in questo momento, l’unico scopo della sua vita. Grandissima interpretazione di Christopher Plummer, all’unanimità vincitore morale della Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Maschile all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

 

SECONDA PRIMAVERA

secondaprimaveraREGIA: Francesco Calogero; genere: commedia, drammatico; anno: 2015; paese: Italia; cast: Claudio Botosso, Desirée Noferini, Angelo Campolo

Quattro storie, quattro stagioni della vita che si incrociano e, a loro modo, si arricchiscono a vicenda. L’architetto Andrea, rimasto vedovo parecchi anni addietro, ospita a casa sua la studentessa Hikma, la quale aspetta un figlio, insieme al compagno di lei Riccardo, reduce dalla separazione dalla moglie Rosanna. La condivisione, la convivenza non saranno, però, così semplici.

 

THE HATEFUL EIGHT

hateful-eight-banner-whatREGIA: Quentin Tarantino; genere: azione, western, drammatico; anno: 2015; paese: USA; cast: Samuel L. Jackson, Jennifer Jason Leigh, Kurt Russell, Michael Madsen

Otto personaggi poco raccomandabili si incontrano all’emporio di Minnie, dove dovranno attendere la fine di una bufera per giungere alla vicina cittadina di Red Rock. Qualcuno di loro, però, ha un segreto che renderà difficile a tutto il gruppo giungere a destinazione. Cast stellare, regia magistrale. Jennifer Jason Leigh, nel ruolo dell’assassina Daisy Domergue candidata all’Oscar alla Miglior Attrice Non Protagonista.

 

La nostra rubrica vi dà appuntamento alla prossima settimana. Nel frattempo continuate ad andare al cinema e perdetevi nell’affascinante labirinto della Settima Arte!

Marina Pavido