VENEZIA 74 – L’ENIGMA DI JEAN ROUCH A TORINO di Marco di Castri, Paolo Favaro e Daniele Pianciola

L_Enigma_di_Jean_Rouch_a_Torino_18-1-655x430TITOLO: L’ENIGMA DI JEAN ROUCH A TORINO – CRONACA DI UN FILM RATÉ; REGIA: Marco di Castri, Paolo Favaro, Daniele Pianciola; genere: documentario; paese: Italia; anno: 2017; durata: 90′

Presentato in anteprima alla 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Venezia Classici documentari, L’enigma di Jean Rouch a Torino – Cronaca di un film raté è un interessante documentario dei registi Marco di Castri, Paolo Favaro e Daniele Pianciola, i quali hanno collaborato con il maestro Jean Rouch tra il 1984 e il 1986, durante la realizzazione del film Enigma.

Maestro del cinema d’Oltralpe, stimato documentarista, modello per i cineasti della Nouvelle Vague e, in particolare, per Jean-Luc Godard, verso la metà degli anni Ottanta Jean Rouch decise di allontanarsi temporaneamente dall’Africa – dove aveva già girato un gran numero di documentari – per girare un film che avesse come protagonista la città di Torino. Un film “demente e dionisiaco”, a detta dello stesso Rouch. Al suo fianco, tre giovani aspiranti registi, oltre ad una nutrita squadra di collaboratori. Ed ecco iniziare un’avventura singolare e bizzarra, dove la grammatica cinematografica veniva riscritta ogni giorno, senza avere paura di osare, e dove, finalmente, tutte le arti sembravano entrare in contatto tra loro per poi trovare una nuova, fluida armonia.

Particolarmente d’effetto, dunque, i momenti in cui vediamo il maestro Jean Rouch diventare un tutt’uno con la macchina da presa, prenderla in mano, danzare quasi con essa, sperimentare nuovi movimenti. Così come ci sentiamo parte del gruppo nel momento in cui lo vediamo scherzare con il resto della troupe nei momenti di pausa.

Di Castri, Favaro e Pianciola, dal canto loro, fatta eccezione per qualche breve frammento di intervista qua e là e per una voce fuori campo che non vuol togliere spazio alle immagini, hanno deciso di sfruttare al massimo il gran numero di filmati di repertorio arrivati fino ad oggi, rispettosi e riverenti nei confronti del loro maestro, oltre che perdutamente innamorati del suo modo di fare cinema.

Non molto ci viene detto della carriera di Rouch al di fuori del periodo di lavorazione del film, così come, in chiusura, non viene fatta menzione alcuna circa gli anni successivi ad Enigma o la morte stessa del regista: ciò che davvero conta è vivere il set, vivere il cinema di Rouch allo stato puro. È anche per questo che l’ultima immagine di lui che qui ci viene mostrata risale, appunto, alla fine della lavorazione, quando si poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo.

Soluzione più che appropriata, dunque, quella adottata dai tre documentaristi, i quali, al di là delle loro notevoli capacità, preferiscono fare qui quasi un passo indietro, ad omaggiare e, in qualche modo, ringraziare, colui che è stato maestro non solo per loro, ma per intere generazioni di cineasti. Per questo un documentario come L’Enigma di Jean Rouch a Torino è un lavoro prezioso da vedere e custodire dentro di sé a lungo. Un vero e proprio gioiellino all’interno di un contesto ricco e variegato come quello della Mostra del Cinema di Venezia.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA BIENNALE DI VENEZIA: JEAN-PAUL BELMONDO E JERZY SKOLIMOVSKI LEONI D’ORO ALLA CARRIERA ALLA 73° MOSTRA D’ARTE CINEMATOGRAFICA

Ricevo e volentieri pubblico

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Sono stati attribuiti all’attore francese Jean-Paul Belmondo e al regista polacco Jerzy Skolimowski i Leoni d’oro alla carriera della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2016).

La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera.

A partire da quest’anno, il Cda ha deciso l’attribuzione di due Leoni d’Oro alla carriera in ciascuna delle edizioni future della Mostra: il primo assegnato a registi o appartenenti al mondo della realizzazione; il secondo a un attore o un’attrice ovvero a personaggi appartenenti al mondo dell’interpretazione.

Jean-Paul Belmondo, icona del cinema francese e internazionale, ha saputo interpretare al meglio l’afflato di modernità tipico della Nouvelle Vague attraverso gli straniati personaggi di A doppia mandata (À double tour, 1959) di Claude Chabrol,Fino all’ultimo respiro (1960) e Il bandito delle 11 (1965, in concorso a Venezia) entrambi di Jean-Luc Godard, o La mia droga si chiama Julie (1969) di François Truffaut. In particolare, impersonando Michel Poiccard/László Kovács in Fino all’ultimo respiro, Belmondo ha imposto la figura di un antieroe provocatorio e seducente, molto diverso dagli stereotipi hollywoodiani ai quali lo stesso Godard si ispirava. La sua recitazione estroversa gli ha consentito poi di interpretare alcuni dei migliori gangster del cinema poliziesco francese, come in Asfalto che scotta (1960) di Claude Sautet, Lo spione (1962) di Jean-Pierre Melville e Il clan dei marsigliesi (1972) di José Giovanni, ottenendo un enorme successo popolare con i molti film successivi, da L’uomo di Rio (1964) di Philippe de Broca a Il poliziotto della brigata criminale (1975) di Henri Verneuil, da Joss il professionista (1981) di Georges Lautner a Una vita non basta (1988) di Claude Lelouch. “Un volto affascinante, una simpatia irresistibile, una straordinaria versatilità – ha dichiarato il Direttore Alberto Barbera nella motivazione – che gli ha consentito di interpretare di volta in volta ruoli drammatici, avventurosi e persino comici, e che hanno fatto di lui una star universalmente apprezzata, sia dagli autori impegnati che dal cinema di semplice intrattenimento”.

Jerzy Skolimovski_credits Robert Jaworski Jerzy Skolimowski – ha dichiarato il Direttore Alberto Barbera nella motivazione – è tra i cineasti più rappresentativi di quel cinema moderno nato in seno alle nouvelles vague degli anni Sessanta e, insieme con Roman Polanski, il regista che ha maggiormente contribuito al rinnovamento del cinema polacco del periodo”. Lo stesso Polanski (che lo volle accanto come sceneggiatore nel suo film d’esordio Il coltello nell’acqua), ebbe a predire: “Skolimowski sovrasterà la sua generazione con la testa e le spalle”. In realtà, la carriera del “boxeur poeta” (secondo la definizione datane da Andrzej Munk, il “padre” cinematografico di Skolimowski), durata ben oltre cinquant’anni con diciassette lungometraggi realizzati, è stata tutt’altro che facile, segnata da continui dislocamenti – dalla Polonia al Belgio, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, prima del definitivo ritorno in Patria avvenuto meno di dieci anni fa – che ne hanno contrassegnato l’opera: apolide in apparenza, perché assoggettata a strategie produttive eterogenee ed apparentemente diseguali, in realtà personalissima e originale in ciascuna delle opere in cui si è concretizzata. La trilogia realizzata in Polonia ai suoi esordi, Rysopis (1964), Walkover (1965) e Barriera (1966), fu per i Paesi dell’Est ciò che i primi film di Godard sono stati per il cinema occidentale, mentre i capolavori successivi – Il vergine (1967, Orso d’oro a Berlino), La ragazza del bagno pubblico (1970), L’australiano (1978, Grand Prix a Cannes), Mani in alto! (1981), Moonlighting (1982, migliore sceneggiatura a Cannes)sono tra i film più rappresentativi di un cinema moderno, libero e innovatore, radicalmente anticonformista e audace. I film più recenti realizzati dopo il ritorno in patria –Quattro notti con Anna (2008), Essential Killing (2010, Premio Speciale della Giuria a Venezia) e 11 minuti (2015, in concorso a Venezia)manifestano infine un’inesauribile e sorprendente capacità di rinnovamento, che lo collocano di diritto tra gli autori più combattivi e originali del cinema contemporaneo.

 Il programma completo della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia verrà presentato alla stampa il 28 luglio p.v. a Roma, all’Hotel Excelsior (ore 11).

 Venezia, 14 luglio 2016

LA RECENSIONE DI MARINA: GUEROS di Alonso Ruizpalacios

Gueros_web_3TITOLO: GÜEROS; REGIA: Alonso Ruizpalacios; genere: drammatico, commedia; anno: 2016; paese: Messico; cast: Tenoch Huerta, Sebastiàn Aguirre, Ilse Salas; durata: 111′

Nelle sale italiane dal 23 giugno, Güeros è un interessante lungometraggio diretto da Alonso Ruizpalacios, premiato come Miglior Opera Prima all’ultima edizione del Festival di Berlino.

Tomàs è un vivace adolescente che, dopo essersi trasferito a Città del Messico a casa di suo fratello Federico, convince quest’ultimo a raggiungere l’ospedale per rendere omaggio  al suo cantante preferito, in fin di vita. I due, insieme insieme all’amico Santos e ad Ana, un vecchio amore di Federico, partiranno, così, per un lungo viaggio durante il quale avranno modo di conoscersi meglio e di crescere insieme.

30034631_sfafyvebc8Un vero piacere per gli occhi, questo lavoro di Ruizpalacios. Fin da subito, infatti, quello che colpisce è un’interessante quanto curata regia, con un montaggio decisamente non convenzionale e dinamico, con primi piani di dettagli a prima vista quasi insignificanti, con un ben riuscito bianco e nero e con movimenti di macchina che stanno a raccontarci l’intimo dei personaggi come raramente viene fatto. C’è da dire questo: il lungometraggio, fin da subito, è stato presentato come un omaggio alla Nouvelle Vague. E a ragione. Il modo di girare, infatti, fa fin da subito pensare al Jean Luc Godard dei primi anni, con la sua regia ricca di scavalcamenti di campo e di jump cuts, che, se da un lato si diverte a giocare con lo spettatore disorientandolo, dall’altro riesce a dare alla narrazione quel tocco di leggerezza e di “giocosità” malgrado la drammaticità dei temi spesso trattati.

guerosUn altro elemento che fa pensare agli anni d’oro del cinema francese è proprio la figura di Tomàs: un adolescente ribelle, con un difficile rapporto con la madre – la quale, a sua volta, non se la sente di avere a che fare con lui e preferisce che sia qualcun altro a tenerlo in casa. Questo ragazzo, non può non farci pensare al vivace Antoine Doinel, indimenticabile protagonista de I 400 colpi, capolavoro di François Truffaut.

Güeros-770x433Ma, al di là di qualsivoglia citazione cinefila, Ruizpalacio con questa sua opera prima ha dimostrato non solo una grande conoscenza del mezzo cinematografico, ma anche un grande talento. Basti pensare alla scrittura stessa. I personaggi, intensi, ben scritti, mai stereotipati risultano inseriti alla perfezione nel contesto. La voglia di libertà, l’amore per la vita che traspare in tutto il film, inoltre, sono ulteriori punti a favore del giovane regista messicano.

Ultima considerazione: la scena finale, con Federico che si unisce alla folla di manifestanti e viene fotografato da Tomàs è la ciliegina sulla torta. Un giusto coronamento per un piccolo prodotto ben confezionato, il quale – malgrado le possibili critiche per quanto riguarda la sua estetica eccessivamente costruita – si classifica, in ogni caso, come una vera e propria perla della cinematografia sudamericana. Un film assolutamente da non perdere.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: MARGUERITE E JULIEN di Valérie Donzelli

marguerite-et-julienTITOLO: MARGUERITE E JULIEN; REGIA: Valérie Donzelli; genere: drammatico; anno: 2015; paese: Francia; cast: Anaïs Demoustier, Jérémie Elkaïm, Géraldine Chaplin; durata: 103′

Nelle sale italiane dal 1° giugno, Marguerite e Julien è l’ultima fatica della giovane regista francese Valérie Donzelli, presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2015.

Marguerite e Julien sono due fratelli appartenenti ad una famiglia benestante, che, fin da bambini, sono sempre stati molto legati. Questo legame si rafforzerà nel corso degli anni, al punto di trasformarsi in una vera e propria passione. Ovviamente, la cosa susciterà un enorme scandalo e, malgrado le nozze di Marguerite con l’unico uomo disposto a sposarla in seguito alle voci diffusesi, la storia tra i due giovani sembrerà divenire di giorno in giorno sempre più solida, al punto di portare i ragazzi ad organizzare una fuga per poter vivere il loro amore senza doversi più nascondere.

marguerite_e_julien_-_la_leggenda_degli_amanti_impossibili_aurelia_petit_frederic_pierrotInteressanti le origini di questo ultimo lavoro della Donzelli, la quale, nonostante la sua per ora breve carriera, ha già avuto modo di rivelarsi un’autrice piuttosto discontinua. Si pensi al fatto che la sceneggiatura stessa – ispirata a fatti realmente accaduti – è stata scritta nel 1973 da Jean Gruault per François Truffaut, il quale, però, si rifiutò di metterla in scena – forse per la scabrosità dell’argomento trattato o, forse, per la sua problematica ambientazione in epoca medievale. Però, a quanto pare, l’involontaria influenza che Truffaut stesso ha avuto sulla realizzazione del lungometraggio è pericolosamente evidente. Al di là di particolari scelte registiche (prima fra tutte, la frequente presenza di iridi alla truffautiana maniera), al di là dell’adozione di una voce narrante – in questo caso una ragazza ospite di un orfanotrofio che racconta la storia dei due fratelli alle sue compagne di stanza – il tentativo che qui viene fatto è quello – più e più volte adottato dal grande cineasta nouvellevaguista – di mettere in scena un tema drammatico dandogli dei toni delicati e, per quanto possibile, “leggeri”. Ovviamente, questa scelta presuppone una notevole sensibilità, oltre ad una totale conoscenza del mezzo cinematografico. E se è Truffaut stesso a compiere questa operazione, andiamo quasi sul sicuro. Lo stesso non si può dire di Valérie Donzelli, la quale, malgrado le buone intenzioni, inciampa spesso in soluzioni poco felici, che vedono una notevole discontinuità di registro, oltre a numerose forzature che poco legano con il resto della sceneggiatura. Quasi come se il film girato non fosse completamente suo.

marguerite_e_julien_-_la_leggenda_degli_amanti_impossibili_geraldine_chaplinE volendo parlare proprio della sceneggiatura – qui riscritta dalla stessa Donzelli insieme all’interprete Jérémie Elkaïm – anche in questo ambito troviamo non pochi buchi, come, ad esempio, ellissi temporali poco giustificate – ad esempio quando i due giovani scappano insieme a cavallo e, senza motivo alcuno, si ritrovano dopo pochi minuti a scappare a piedi, nascondendosi dalle guardie, oppure quando Marguerite, dopo essere stata bandita da casa dei suoi genitori, si ritrova tranquillamente a dormire nel proprio letto dopo aver lasciato la casa di suo marito – oltre a momenti drammatici in cui è stata calcata la mano al punto da scatenare anche qualche risatina involontaria.

Cannes-va-in-scena-lamore-incestuoso-di-Marguerite-e-Julien-640x358Detto ciò, questo ultimo lavoro della Donzelli presenta anche aspetti piuttosto interessanti: la scelta di creare un’ambientazione variegata – con elementi che rimandano sia al Medioevo che all’epoca contemporanea – ad esempio, è uno degli aspetti più riusciti ed interessanti di tutto il film. E, infine, non dimentichiamo le immagini finali: astratte, oniriche, con una voce narrante che recita una poesia di Walt Whitman. Una soluzione che dimostra che, malgrado i numerosi scivoloni, forse la Donzelli un certo talento ce l’ha. Basterebbe solo maturare un altro po’, al punto di aver ben certa la strada da percorrere, ed evitare che i grandi maestri del passato esercitino un’influenza troppo marcata sulla lavorazione dei suoi film. Con queste premesse, non ci resta che sperare in suoi nuovi, interessanti lavori.

VOTO: 5/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: LES SOUVENIRS di Jean-Paul Rouve

memories_les_souvenirs_stillTITOLO: LES SOUVENIRS; REGIA: Jean-Paul Rouve; genere: commedia, drammatico; anno: 2014; paese: Francia; cast: Annie Cordy, Michel Blanc, Mathieu Spinosi; durata: 92′

Nelle sale italiane dal 14 aprile, Les souvenirs è l’ultimo lungometraggio diretto da Jean-Paul Rouve, tratto dall’omonimo romanzo di David Foenkinos.

Romain ha 23 anni ed una famiglia non facile da gestire: suo padre, da poco andato in pensione, sta attraversando una crisi coniugale, mentre sua nonna paterna, rimasta da poco vedova, fa fatica ad adattarsi alla sua nuova vita in una casa di riposo. Un giorno, il ragazzo viene chiamato d’urgenza dal padre: la nonna è improvvisamente fuggita, per recarsi nel suo paesino natale e rivivere i ricordi d’infanzia.

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Il lungometraggio di Rouve tratta un tema non sempre facile da gestire: la terza età e le conseguenti difficoltà nel rapportarsi ad essa. In questo prodotto, nello specifico, viene messo in luce il rapporto tra due generazioni diverse: quello tra nonna e nipote. E tutto ciò viene fatto con delicatezza e con un tocco di poesia. Peccato, però, che, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte – e come può facilmente capitare nel momento in cui si decide di mettere in scena un tema del genere – i luoghi comuni si sprechino. Ma andiamo per ordine.

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Il problema principale di Les souvenirs sta, di fatto, proprio nella scrittura. Frasi fatte, situazioni paradossali che vorrebbero creare un effetto comico – ma che di comico hanno ben poco – dialoghi che hanno tutta l’aria di sketch disposti a casaccio – quasi come una sorta di collage – all’interno della sceneggiatura, oltre ad attori sì capaci, ma poco convincenti nei loro ruoli (in quanto ridotti quasi alla stregua di macchiette) sono i principali punti deboli del lavoro di Rouve. Ad aggravare il tutto, una colonna sonora disturbante, eccessivamente patetica e smielata che, fin dai primi minuti del film, fa da protagonista assoluta. Tra le trovate peggiori, inoltre, troviamo la figura del cassiere di un autogrill, che viene considerato da Romain quasi come una sorta di guru, capace di dare una risposta giusta a qualsiasi domanda esistenziale, solo perché ha dato una buona ragione al ragazzo per scegliere un determinato tipo di snack, piuttosto che un altro.

video-still-1_800x450_VXOmYU_2_it_1_16642_81847_508624_1390A poco servono le scene che descrivono il rapporto che lega il giovane protagonista a sua nonna: seppur ben realizzate ed a tratti commoventi, non sono sufficienti al fine di ottenere una buona riuscita del film. Peccato, perché il cinema francese (senza voler tirare in ballo per forza la Nouvelle Vague) ha spesso prodotto lungometraggi interessanti, anche per quanto riguarda le commedie contemporanee.

Ultima considerazione: la scena finale, svoltasi nel celebre cimitero di Montmartre, è stata girata proprio vicino alla divisione dove è presente la tomba di François Truffaut (ed ecco che, alla fine, la Nouvelle Vague è stata tirata in ballo lo stesso). La semplice idea che una personalità che tanta importanza ha avuto per il cinema possa vedere sotto i propri occhi una delle peggiori declinazioni del cinema stesso fa venire a dir poco la pelle d’oca.

VOTO: 4/10

Marina Pavido

SPECIALE BERGAMO FILM MEETING – Al via la 34° edizione

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A cura di Marina Pavido

Ha finalmente inizio oggi, sabato 5 marzo, il Bergamo Film Meeting, la prestigiosa rassegna cinematografica organizzata da Lab 80 – con direttore artistico Angelo Signorelli – che prevede numerose sezioni dedicate al cinema contemporaneo e del passato – oltre ad un concorso ufficiale – e che, quest’anno, è giunta alla sua 34° edizione.

Già numerosi sono gli stand di fronte all’Auditorium di Piazza della Libertà, sede principale del festival. Nei prossimi giorni, infatti, si terranno, oltre alle consuete proiezioni, numerosi laboratori, workshop, incontri con gli autori, visioni dedicate alle scuole e mostre temporanee.

L’edizione di quest’anno è dedicata all’attrice Anna Karina, vera e propria icona della Nouvelle Vague, nonché musa del grande cineasta svizzero Jean-Luc Godard. Per l’occasione, saranno proiettate numerose pellicole a cui l’attrice ha preso parte.

Europe, now! è il titolo di una delle tante sezioni del Bergamo Film Meeting. Eppure, possiamo tranquillamente dire che questo slogan riguardi, in realtà, tutto il festival, dal momento che il Bergamo Film Meeting ha sempre concentrato la sua attenzione sul cinema europeo in particolare.

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MOSTRA CONCORSO

Dedicata ai giovani autori, la sezione comprende sette lungometraggi – inediti in Italia – che si contraddistinguono per la loro originalità tecnica e narrativa.

 

VISTI DA VICINO

Una selezione di corti, medi e lungometraggi inediti in Italia provenienti da produzioni indipendenti.

 

VISTI DA VICINO – FILMS FROM THE NORTH

Sottosezione di Visti da vicino, che comprende una serie di documentari provenienti dal Nord Europa.

 

EUROPE, NOW!

Sezione dedicata a tre importanti cineasti europei contemporanei: il ceco Petr Zelenka, l’inglese Shane Meadows e la bosniaca Jasmila Žbanič.

 

CINEMA D’ANIMAZIONE: VLADIMIR LESCHIOV

Sezione dedicata al grande cineasta lettone, del quale saranno esposti, durante i giorni del festival, anche numerosi bozzetti.

 

MIKLṒS JANKZṒ – LA SCRITTURA DELLA STORIA

Grande retrospettiva dedicata al cineasta ungherese, in occasione del restauro di molte sue opere.

 

OMAGGIO AD ANNA KARINA

Sezione dedicata alla grande attrice, icona della Nouvelle Vague.

 

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Entr’acte seguirà passo passo il Bergamo Film Meeting, durante questa sua 34° edizione e vi terrà aggiornati circa le sezioni principali. Chi di voi avesse la possibilità, prenda in considerazione di fare un salto al festival, in modo da poter apprezzare il cinema europeo da un punto di vista privilegiato e in una città meravigliosa, che fa da scenario perfetto a questo prezioso evento. Buon Cinema a tutti!

L’ISOLA DEL CINEMA alla sua XXI edizione dal 18 giugno al 6 settembre a Roma

Ricevo e volentieri pubblico

isola del cinema logoSi Parte per L’Isola del cinema |L’Ile Lumière giunta alla sua XXI° edizione

Roma, Isola Tiberina – 18 giugno/6 settembre 2015

E Luce Fu!

Con la velocità della luce sono passati già vent’anni da quando l’Isola Tiberina, uno dei luoghi più suggestivi della città di Roma è stata illuminata dalla magnificenza del cinema (ri)scoprendo la grande bellezza della settima arte.

E per la sua XXI° edizione L’Isola sta per aprire le sue porte offrendo al suo pubblico tutto un mondo che dal 18 giugno poco a poco si creerà, tassello per tassello, davanti agli occhi dei fruitori come uno straordinario work in progress per trovare il suo apogeo all’inizio del mese di Luglio con tutto il suo favoloso armamentario pronto a stupire, a colpire, a farci “vivere fantasticamente” un luogo che certo non e’ lontano dall’Isola che non c’è.

Festival di particolare interesse per la vita culturale della città 2014-2016, L’Isola del Cinema, quest’anno vuole celebrare 120 anni di cinema partendo dai suoi fondatori, i fratelli Lumière, e arrivando fino alle stelle di oggi, mixando in modo anche audace i linguaggi che il cinema stesso ha utilizzato mostrandosi unica fucina di immagini, parole, suoni e musica.

Il 2015 è anche l’Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce, come proclamato dall’UNESCO dal quale L’Isola del Cinema ha ottenuto il prestigioso Patrocinio.

Un’edizione speciale che si chiamerà, L’Ile Lumière! La nostra Isola Tiberina che per quasi ottanta giorni e, con la collaborazione di tanti amici, proverà a dimostrare che il cinematografo è ancora oggi l’arte più moderna del mondo.

L’apertura del Festival è fissata per Giovedì 18 Giugno e sarà all’insegna del legame cinema e cibo, con alcune straordinarie pellicole che permetteranno alla rassegna di essere anche assolutamente up to date, seguendo le linee dell’EXPO. Inoltre da non sottovalutare il fattore prezzo: il biglietto sarà scontato al 50% per cui si potrà andare al cinema con 3 euro; ed inoltre in collaborazione con i lounge bar e restaurant ci saranno dei pacchetti speciali per avvicinare il pubblico alle proposte enogastronomiche che caratterizzeranno questa estate sull’Isola Tiberina.

L’Isola del Cinema festeggia i suoi primi 20 anni con un programma ricco di film ed eventi speciali: 80 serate, 200 film, 3 sale cinematografiche, terrazze sul fiume: il meglio del cinema italiano ed internazionale con anteprime e tanti ospiti.

Spazio, infatti, all’Istituto Luce Cinecittà – e non poteva essere diversamente – la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione cinematografica a scopo didattico ed informativo (e del divertimento) nel mondo. Infatti si creerà un ‘museo diffuso’ della storia audiovisiva d’Italia: un viaggio fra grandi mostre e piccoli centri. In altre parole “ …e Luce fu!”

La serata di gala, organizzata in collaborazione con L’Istituto Luce, accenderà i riflettori su un film che in un abbraccio ideale unisce, in un clima di fratellanza costruttiva, Francia ed Italia.

Sarà proiettato il film  “La famiglia” di Ettore Scola uno dei più grandi registi della storia del Cinema, nominato nel 1987 alla Palma d’Oro, ed interpretato da un’attrice di enorme talento, un’icona: Fanny Ardant. E, regista ed interprete, illumineranno la serata con la loro presenza!

Inoltre saranno presentate alcune delle più recenti produzioni come lo straordinario Vergine Giurata di Laura Bispuri, passato al recente Festival di Berlino che ha raccolto premi in tutto il mondo. Oltre ad una serie di documentari frutto del talento delle migliori menti tra le giovani leve, proprio a testimoniare che, nonostante, le enormi difficoltà delle distribuzioni l’interesse per il cosiddetto “cinema del reale” rimane ancora alto nel nostro Paese.

E lo attestano le diverse attività che propone L’Isola del Cinema, come il Cinelab con le proiezioni di pellicole della nouvelle vague italiana che spopola nelle sezioni di Festival come quelli di Roma e Torino.

Quest’anno, in particolare, per celebrare i 120 anni di Cinema, prende vita il progetto “IL CINEMA INVENTATO” – il film degli amanti della pellicola. Il Cinema Inventato  è un film collettivo nel quale ogni partecipante riceverà 120 metri di pellicola super 16mm e realizzerà un cortometraggio con una tecnica simile a quella usata in occasione dell’invenzione della settima arte. Gli autori invitati a partecipare a questa opera collettiva saranno quindici, tra i quali, Valerio Mastandrea,  Claudio Noce, Paola Randi,  Aureliano Amadei, Davide Marengo, Claudio Giovannesi, Eleonora Danco, Libero De Rienzo.

Ovviamente non mancherà il grande Cinema, quest’anno condiviso con dieci straordinarie cinematografie dal mondo: Festival Isola Mondo, come ogni anno, propone una scelta dalla produzione cinematografica internazionale inedita. In questa estate del 2015, L’Isola tornerà ad ospitare Paesi la cui presenza e conoscenza è da tempo consolidata, a cominciare dall’Australia, la Francia, il Giappone ed Israele, si proseguirà con collaborazioni più recenti mostrando una finestra sul cinema catalano e sulla sorprendente produzione bulgara contemporanea.

Appuntamento da non perdere il Nordic Film Fest Summer che mostrerà una selezione dei migliori film della stagione cinematografica provenienti dalla Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia.

Forte la presenza degli appuntamenti  targati  Francia sostenuti dal Main Partner RENAULT. Da segnalare il 6 Luglio, che aprirà il ciclo di serate dedicate ai film francesi.  Grazie a L’Institut Français di Roma saranno presentati  quattro film, capitanati, il 6 Luglio, appunto, da l’anteprima romana di L’Art de la Fugue, alla presenza del regista Brice Cauvin che terrà un incontro con gli studenti e tutti gli interessati, prima della proiezione.

Questa collaborazione costituisce il lancio di un sodalizio importante tra L’Isola Tiberina e L’Ile de la Citè che a partire dal 2016, saranno unite da un ponte culturale che farà dialogare idealmente le loro due cinematografie.

Un ricco e composito calendario pensato per soddisfare e coinvolgere ogni appassionato di Arte e Cultura: il Salotto Letterario e Culturalel’Isola dei PoetiPerformance di Teatro, il cinema in lingua originale, incontri con i protagonisti, la solidarietà – in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, la rassegna di film in ospedale con il sostegno della Comunità del Fatebenefratelli, il contributo della Cultura ebraica alla Settima Arte, in cooperazione con il Centro di Cultura Ebraica di Roma e il Pitigliani.

E poi l’attenzione al mondo della musica con l’istituzione del Premio Gillo Pontecorvo dedicato al rapporto dei rapporti, quello tra cinema e musica … immagini e suono.

E le sorprese non finiscono qui: dopo il successo delle edizioni precedenti, L’Isola del Cinema, in collaborazione con Maiora Film e con il Patrocinio di Assessorato Scuola, Sport, Politiche Giovanili e la Partecipazion di Biblioteche di Roma Biblioteche di Roma, presenta la quarta edizione di Mamma Roma e i suoi Quartieri, il CONCORSO di cortometraggi rivolto ai giovani appassionati di cinema che vogliono avvicinarsi per la prima volta al mondo dell’audiovisivo con la regia di un cortometraggio. In palio un premio in denaro pari a € 1.000 messo a disposizione dalle Biblioteche di Roma!

Le opere dovranno mettere in luce i quartieri di Roma, luoghi di narrazione e storici crocevia di realtà culturali veramente tra le più diversificate nel mondo, fonti inesauribili di ispirazione per cineasti come Pasolini, Fellini, De Sica, Monicelli e molti altri italiani e stranieri.

A partire dal 28 Giugno, ogni domenica,  L’Isola del cinema presenta il Concorso Groupama Assicurazioni – Opere Prime e seconde: una selezione delle migliori opere dell’ultima stagione cinematografica nazionale. Al miglior film, decretato da una giuria di esperti del mondo del Cinema, verrà consegnato il Premio Groupama Assicurazioni Opere Prime e Seconde; la consegna del Premio avverrà il 29 Luglio nell’Arena de L’Isola del Cinema.

E’ così, uno degli eventi storici dell’Estate Romana diventerà un luogo interattivo, rafforzato anche dalla collaborazione con Sky che presenterà sull’Isola alcune serie tv in assoluta anteprima e tra le più attese dal pubblico come: Mozart in the Jungle, I Delitti del Barlume, Master of Sex, 1992, un luogo in cui sarà possibile incontrare protagonisti italiani ed internazionali del mondo del cinema, dell’arte e della cultura.

Infine in una serata speciale con  Mario Sesti, direttamente dalla Festa di Roma, il quale illustrerà i rapporti che legheranno L’Isola con il Grande appuntamento cinematografico cittadino che si svolgerà quest’autunno.

Un’edizione davvero speciale e particolare per tutti noi che trasformerà L’Isola del Cinema ne L’Ile Lumière di questa estate 2015.

Tutti i giorni dalle ore 19.00 !

L’ISOLA DEL CINEMA
Viale Trastevere n. 203 – 00153 Roma
Tel. 06.58333113
www.isoladelcinema.com
https://www.facebook.com/pages/Isola-del-Cinema/64889501020

BIF&ST 2015: EDGARD REITZ: “Fare cinema per salvare gli uomini e renderli immortali”

Ricevo e volentieri pubblico

Bifest – Edgar Reitz: “Fare cinema per salvare gli uomini e renderli immortali”

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Ancora una volta sala gremita al Petruzzelli per la sesta Lezione di Cinema del Bif&st. Dopo la proiezione di Heimat Hermännchen, Klaus Eder, segretario generale Fipresci, ha presentato Edgar Reitz, regista dell’acclamata serie di Heimat ed esponente della corrente del nuovo cinema tedesco, fondata con il Manifesto di Oberhausen. “Negli anni ’60 era necessaria una nuova cinematografia. La mia era la prima generazione cresciuta in un contesto democratico, una generazione che voleva prendere le distanze dal cinema nazista. Il nostro motto era: il cinema dei padri è morto! Il nostro orizzonte era la nostra patria – ha spiegato Reitz; volevamo fare dei film sulla nostra realtà”. E a proposito dei suoi riferimenti dice: “Non avevamo nessun esempio nel nostro paese, così la mia ispirazione sono stati la Nouvelle Vague francese, il Neorealismo italiano. Conoscevo tutti i film di Vittorio De Sica e sapevo a memoria i film di Roberto Rossellini: ha caratterizzato tutta la mia opera e lo continua a fare”.

reitz3Edgar Reitz ha ripercorso l’inizio della sua carriera, da quando era ancora uno studente: “Inizialmente avrei voluto fare l’ingegnere come desiderava mio padre, ma poi mi sono iscritto alla scuola di cinema, dove ho studiato molto l’aspetto tecnico dei film”. Uno dei suoi primi lavori è stato il cortometraggio Velocità: “Un’analisi tecnica del fenomeno della velocità. A Berlino, quando fu eretto il Muro, mi resi conto che si trattava di un evento anacronistico rispetto al mondo globale, dove invece vigeva la mobilità. Il corto Velocità è dunque in perfetta antitesi con il Muro”.

A proposito del suo capolavoro, Heimat, Reitz ha ricordato di aver scritto, in un primo momento, la storia della sua famiglia partendo dai nonni e dando vita a un manoscritto di circa 100 pagine. “Quando poi l’ho tradotto in film, decisi di prenderne le distanze: Heimat è fittizio, non c’è nessuna figura che sia un ritratto diretto della mia famiglia, ma inevitabilmente ci sono dei caratteri in comune”. Reitz ha poi sottolineato l’importanza della sceneggiatura: “È il punto di partenza per formulare i pensieri. È un prodotto letterario espresso a livello linguistico, ma è un prodotto non finito […] poi occorre adattare la sceneggiatura alle persone”. Ma, soprattutto, occorre “amare i personaggi dei propri film. Tutte le figure che rappresento all’interno di un film, le amo. Solo così posso esprimere in maniera ottimale le loro contraddizioni e le loro ambivalenze”.

reitz2Il regista tedesco, infine, espone la sua visione del cinema: “Ogni film mette nella condizione di salvare gli uomini e di renderli immortali. Tutte le arti – conclude Reitz – hanno a che fare con la salvezza e il mantenimento di ciò che nella vita vera muore. Il cinema può bloccare gli esseri umani nell’immortalità”.

In serata, sempre al Teatro Petruzzelli, Edgar Reitz riceverà il Fipresci 90 Platinum Award.

ARCIPELAGO 2.2 – FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CORTOMETRAGGI E NUOVE IMMAGINI – dal 7 all’11 novembre a Roma

Ricevo e volentieri pubblico

Festival Arcipelago 2014: tra il Muro di Berlino, la Street Art e i videogame, spuntano i corti inediti di Robert Altman e il cinema “oltre il cinema” di Pippo Delbono

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S’inaugura venerdì 7 novembre, per concludersi martedì 11, all’Ambra alla Garbatella e al Teatro Palladium di Roma, la 2.2a edizione di ARCIPELAGO – Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini, la più seguita e longeva tra le manifestazioni dedicate ai nuovi linguaggi audiovisivi e ai giovani talenti.

Ad ingresso totalmente gratuito, la popolare manifestazione romana compie un nuovo passo verso la ridefinizione della propria identità di evento costantemente in progress, con un programma come sempre variegato e ricco di spunti. E ciò malgrado le sempre più scarse risorse finanziarie: per la prima volta dal 2003, infatti, la Regione Lazio ha sorprendentemente ritenuto Arcipelago “privo dei requisiti” per poter godere del contributo economico dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili per il 2014, confermando – anche, e insospettabilmente, con la “nuova” amministrazione di centro-sinistra – un sostanziale disinteresse per la promozione cinematografica, e in particolare per i festival regionali con una spiccata vocazione all’innovazione e alla ricerca, i cui rappresentanti non hanno ancora avuto la possibilità di incontrare – ad un anno e mezzo dal suo insediamento – l’Assessore Lidia Ravera, unici tra le diverse categorie del cinema.

ConcoCorto_Coincidenze_01Oltre a ConCorto, la competizione tradizionalmente riservata ai cortometraggi italiani e realizzata anche quest’anno in collaborazione con il Bif&st – Bari International Film Festival (tra i 16 film in concorso, il Pardino d’Argento a Locarno Zima di Cristina Picchi, La gita di Giampiero Bazzu, ispirato ad un graphic novel di Gipi, e l’horror “anticapitalista” Starving di Mike De Caro), e alla seconda edizione del concorso World Wide Series dedicato alle serie web internazionali (in cartellone, tra le altre, Tutte le ragazze con una certa cultura, la prima prodotta da Luca Argentero con la sua Megatube Creators, Under del “veterano” Ivan Silvestrini, la spassosa animazione americana 8-Bit Cinema e la serie cinese Men, impossible), una prima novità riguarda la competizione internazionale The Short Planet, che raccoglie i migliori short film provenienti da tutto il mondo: è infatti suddivisa quest’anno in quattro programmi tematici (Metamorfosi e corpi da urlo, Femminile (è) singolare, Tutto a posto, niente in ordine, Geografie fuori luogo) preceduti da brevi reading letterari – tratti da Maupassant, Theroux, Misha e Keret – tenuti, tra gli altri attori, da Regina Orioli e Paolo Sassanelli. 23 i film in concorso, dove fanno spicco gli italiani Giacomo Cimini (con il sorprendente sci-fi The Nostalgist, interpretato da Lambert Wilson) e il sempre ispirato “animatore resistente” Simone Massi (L’attesa del maggio, reduce dall’ultima Mostra di Venezia), oltre a O umbră de nor del romeno Radu Jude (peraltro autore già di tre lungometraggi) e al “coheniano” in salsa horror Sequence di Carles Torrens, solo per citarne alcuni.

 INVISIBLE_FRAME_05Uno dei momenti più alti del programma di Arcipelago 2014, in collaborazione con il Goethe-Institut di Roma, la galleria 999Contemporary e il Municipio Roma VIII, sarà la celebrazione del 25° anniversario della caduta del Muro con l’evento speciale Berlino 1989-2014. Da Kreuzberg a Garbatella, il Muro che (non) c’è. La sezione comprende un evento street art – il giovane artista filippino Jerico dipingerà, il 9 novembre davanti al Teatro Palladium, un simbolico muro che verrà poi donato al Municipio – e proiezioni di film, tra i quali Cycling the Frame (1988) e The Invisible Frame (2009) di Cinthya Beatt, entrambi con Tilda Swinton, il cortometraggio di un giovanissimo George Lucas Freiheit (1966), il documentario-capolavoro di Jürgen Böttcher (filmmaker e pittore, più conosciuto come Strawalde) Die Mauer (1990), realizzato proprio nei giorni della caduta del Muro, Coming Out (1989) di Heiner Carow (il primo film dichiaratamente gay prodotto nella exDDR, uscito per caso nelle sale di Berlino Est proprio la sera in cui la città tornò una e indivisa) e – per la prima volta in Italia – il mockumentary Der Mauerhase (2007) di Bartek Konopka, metafora graffiante sugli “effetti collaterali” del regime repressivo nella Germania ex-comunista. L’evento “berlinese” sarà anche l’occasione per lanciare, in una sorta di ideale “gemellaggio culturale” tra il quartiere romano di Garbatella (dove da quest’anno si svolge interamente il festival) e il distretto berlinese della Street Art Kreuzberg, la realizzazione di un documentario sul progetto di “arte pubblica partecipata” Big City Life, destinato a ridefinire il volto del limitrofo quartiere di Tor Marancia, per il quale Arcipelago affiancherà i suoi ideatori di 999Contemporary nel ruolo di co-produttore.

Pippo_Delbono_Amore_carne_10_regista Tra gli altri eventi speciali e retrospettive, il festival proporrà inoltre Pippo Delbono: l’amore, la carne, il sangue…, probabilmente la più completa personale – dopo quella dedicatagli dal Festival di Locarno nel 2009 – sul cinema “oltre” del provocatorio regista e attore teatrale e cinematografico ligure (il quale l’8 novembre sarà anche protagonista di un incontro/spettacolo, “guidato” dalla giornalista e critica Cristina Piccino, che seguirà la proiezione dell’anteprima italiana del documentario di Béatrice Ilardi Pippo Delbono, un poète en colère, del 2011), in cui sono inclusi anche film raramente visti di o con lui, come la sua prima regia video L’India che danza (2003), il primo documentario sul suo lavoro in teatro L’Arsenale di Pippo (1999) di Francesco Cabras/Alberto Molinari e il lungometraggio francese Henri di Yolande Moreau (2013), mai distribuito in Italia e del quale Delbono è protagonista.

ShortPlanet_Nashorn im galopp_02 In collaborazione con Feltrinelli Real Cinema, Arcipelago presenterà anche – nella sezione (Home) Made in Altman – tre inediti e divertenti cortometraggi “domestici” del celebre regista di M*A*S*H e Nashville (si tratta di The Kathryn Reed Story, The Party e Pot-au-feu, tutti del 1966). Nel Focus Romania, dedicato alla nouvelle vague di Bucarest, oltre ad un significativo pugno di cortometraggi firmati da Cristian Mungiu, Radu Jude, Costantin Popescu e Cristian Nemescu, il 10 novembre verrà presentato in anteprima internazionale Love Bus: Five Love Stories from Bucharest, film collettivo ad episodi in cui il regista Paul Negoescu, qui nelle vesti di produttore, lancia l’ultima generazione di cineasti romeni. In quest’occasione, una grande novità della 2.2a edizione di Arcipelago è l’inaugurazione di un progetto di trasmissione streaming in partnership con MYmovies.it che, l’11 novembre, in contemporanea con la closing night del festival, mostrerà Love Bus sulla piattaforma MyMoviesLive!. Per accedere alla visione streaming basterà collegarsi alla pagina www.mymovies.it/film/2014/lovebus/live, attivare un profilo Free o Unlimited e prenotare il proprio posto nell’esclusivo teatro di MyMoviesLive!.

Grido4 Nell’Omaggio a Roberto De Francesco, l’attore casertano – presto di nuovo sulle scene con Mario Martone nella versione della Carmen firmata da Enzo Moscato – sarà ospite ad Arcipelago nelle meno consuete vesti di regista, con L’amico (1994), Pugni nell’aria (1999) e Patrizia Cavalli, stanze e versi (2005), oltre che come gradito protagonista di un incontro con il pubblico l’11 novembre. Fanno anche parte degli Eventi Speciali il concorso #ForseItalia – Cronache e visioni da un paese senza (13 brevi video che compongono una sorta di videoritratto “social” dell’Italia contemporanea), lo spazio autogestito Carta Bianca DAMS Roma Tre (dedicato all’ultima edizione del Roma Tre Film Festival e importante momento di rilancio – proprio al Teatro Palladium di Roma Tre – di una collaborazione, iniziata nel lontano 2000, che ha portato alla scoperta di nuovi autori come Claudio Giovannesi, Chiara Malta e Piero Messina) e il meeting sull’ibridazione dei linguaggi audiovisivi Play the Cinema Game. La sala “indossabile”, tra film immersivi e videogame, condotto da  Ilaria Ravarino, giornalista esperta di cinema e nuovi media, in cui si parlerà di realtà aumentata applicata al cinema e dei progetti di film e game basati su Oculus Rift (il dispositivo di realtà virtuale con il quale, tra gli altri, si è cimentato Christopher Nolan per il suo nuovo film Interstellar).

SuperVenus_ShortPlanet Ultima novità dell’edizione 2014, in cui Arcipelago apre – ma a suo modo – anche al lungometraggio, la sezione A distanza ravvicinata: anticipazioni, work in progress, anteprime e/o film da rivedere, sempre alla presenza degli autori, tra cui – entrambi il 7 novembre – alcune anticipazioni del progetto collettivo sull’erotismo al femminile Le ragazze del porno di Monica Stambrini, Anna Negri, Roberta Torre, Regina Orioli & C. (si vocifera di una possibile ospite a sorpresa molto hot…) e il lungometraggio Index Zero, opera prima di Lorenzo Sportiello (in passato tre volte in concorso ad Arcipelago con i suoi cortometraggi) reduce dal Festival di Roma sulla scorta di un notevole successo di pubblico. Nella stessa sezione anche l’anteprima – in apertura della cerimonia di premiazione dell’11 sera – del corto Dietro un grande uomo, debutto nella regia dell’attrice Michela Andreozzi, che l’ha anche interpretato assieme a Luca Argentero, Giorgia Wurth e Massimiliano Vado. Ancora Argentero è anche nel cast di Souvenoir, ritorno al lungometraggio – a distanza di 14 anni dall’opera prima Il prezzo – di Rolando Stefanelli, che il 9 novembre mostrerà in anteprima al pubblico di Arcipelago alcune sequenze del film, in compagnia degli attori Stefano Dionisi e Tullio Sorrentino, del direttore della fotografia Eleonora Patriarca e del compositore Nicola Puglielli.

Tilda_Swinton_INVISIBLE_FRAME_02 Dulcis in fundo, l’ultimo work in progress di Arcipelago 2014 sarà un assaggio – dal sapore spiccatamente hitech – del lungometraggio d’animazione East End di Giuseppe Squillaci, Luca Scarfella e Federico Moccia, un’ambiziosa co-produzione internazionale che in qualche modo si colloca tra la satira urticante di South Park e l’attenzione alle storie tipica della Pixar. L’appuntamento, in questo caso, è per il 10 novembre.

 

Festival di particolare interesse per la vita culturale della Città 2014-2016,

 

ARCIPELAGO

2.2° Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini

è realizzato con il sostegno di

 

ROMA CAPITALE

Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica

Dipartimento Cultura

 

con il contributo di

MINISTERO DEI BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO

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