35° TORINO FILM FESTIVAL – KISS AND CRY di Chloé Mahieu e Lila Pinell

kissandcryTITOLO: KISS AND CRY; REGIA: Chloé Mahieu, Lila Pinell; genere: drammatico; paese: Francia; anno: 2017; cast: Sarah Bramms, Dinara Drukarova, Xavier Dias; durata: 78′

Presentato in concorso alla 35° edizione del Torino Film Festival, Kiss and cry è l’ultimo lungometraggio diretto dalle giovani registe francesi Chloé Mahieu e Lila Pinell, ambientato nel mondo del pattinaggio sul ghiaccio e nato da un precedente mediometraggio documentario diretto dalle stesse autrici.

Davanti ad una macchina da presa che, pur raccontandoci storie di finzione, non vuol discostarsi troppo dalla realtà e dalla forma documentaristica, prendono il via, dunque, le storie di Sarah, di Carla, di Amanda e di molte altre adolescenti che ogni giorno si dividono tra la scuola, i duri allenamenti, le amicizie ed i nuovi amori. Sarah, nello specifico, sembra maggiormente soffrire di tale situazione, vogliosa di vivere appieno la sua età, ma, allo stesso tempo, pressata dalla madre, che vorrebbe vederla diventare una campionessa, e dal suo severo insegnante, con il quale ha avuto pesanti screzi in passato.

Chiara intenzione delle registe è, fin da subito, quella di rendere le giovani protagoniste il più vere possibile. E la cosa, di fatto, sembra essere riuscita piuttosto bene, dal momento che, pur non trattandosi di attrici professioniste, ognuna di loro – dopo la richiesta di continuare ad essere sé stesse anche davanti alla macchina da presa – è riuscita a rendere alla perfezione il proprio personaggio, contribuendo a realizzare un prodotto piccolo ma onesto che sa mostrarci gli aspetti più duri dell’ambito sportivo, ma anche un’età non facile, dove a rendere tutto più complicato contribuiscono le invidie, la forte competitività ed anche atti di vero e proprio bullismo da parte di coetanee. Più che il successo nello sport, ciò di cui le ragazze qui raccontate sembrano maggiormente aver bisogno è l’essere amate ed accettate. Oltre, ovviamente, alla libertà di essere sé stesse.

Fatta eccezione per brevi momenti in cui ci vengono mostrati i duri allenamenti delle ragazze, poco o niente ci viene fatto vedere del tempo dedicato allo sport. Ed è proprio in questo che un lungometraggio come Kiss and cry sembra differenziarsi dai molti prodotti che ci raccontano principalmente storie di sportivi di successo e delle difficoltà di questo mondo tanto affascinante quanto spietato. Quello a cui le due registe sembrano prestare maggiormente attenzione è, di fatto, l’essere umano in quanto tale. Ed ecco che anche lo sport, dunque, a dispetto dell’idea che inizialmente ci si può fare, sembra acquisire pian piano un ruolo sempre più marginale.

Particolarmente degna di nota, a tal proposito, è la scena finale, in cui vediamo Sarah che si accinge ad esibirsi durante un’importante manifestazione sportiva: subito dopo essere stata annunciata, vediamo direttamente la ragazza allontanarsi dal palazzetto dello sport con le note di Oci Ciornie in sottofondo (musica scelta per la propria esibizione). L’immagine della giovane che, finalmente, sembra essersi liberata di tutto ciò che la costringeva ad essere diversa da ciò che avrebbe voluto essere, ha quasi un che di truffautiano (pur non svolgendosi, come di consueto, sulla riva del mare), grazie all’essenza di libertà che ci viene trasmessa.

Un piccolo prodotto sentito ed onesto, in poche parole, questo di Chloé Mahieu e di Lila Pinell. Pulito e ben realizzato, Kiss and cry a suo modo riesce a spiccare all’interno di un concorso che spesso e volentieri ha fatto storcere il naso a non pochi spettatori.

VOTO:7/10

Marina Pavido

SPECIALE BERGAMO FILM MEETING – Al via la 34° edizione

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A cura di Marina Pavido

Ha finalmente inizio oggi, sabato 5 marzo, il Bergamo Film Meeting, la prestigiosa rassegna cinematografica organizzata da Lab 80 – con direttore artistico Angelo Signorelli – che prevede numerose sezioni dedicate al cinema contemporaneo e del passato – oltre ad un concorso ufficiale – e che, quest’anno, è giunta alla sua 34° edizione.

Già numerosi sono gli stand di fronte all’Auditorium di Piazza della Libertà, sede principale del festival. Nei prossimi giorni, infatti, si terranno, oltre alle consuete proiezioni, numerosi laboratori, workshop, incontri con gli autori, visioni dedicate alle scuole e mostre temporanee.

L’edizione di quest’anno è dedicata all’attrice Anna Karina, vera e propria icona della Nouvelle Vague, nonché musa del grande cineasta svizzero Jean-Luc Godard. Per l’occasione, saranno proiettate numerose pellicole a cui l’attrice ha preso parte.

Europe, now! è il titolo di una delle tante sezioni del Bergamo Film Meeting. Eppure, possiamo tranquillamente dire che questo slogan riguardi, in realtà, tutto il festival, dal momento che il Bergamo Film Meeting ha sempre concentrato la sua attenzione sul cinema europeo in particolare.

bergamo-film-meeting-ecologicoagli-abbonati-atb-e-teb-gratis-sabato_9f444446-dfa7-11e5-9a27-5eec089c7790_700_455_big_story_linked_imaVolendo fare una panoramica su ciò che si terrà a Bergamo nei prossimi giorni, ecco un elenco delle principali sezioni del festival:

MOSTRA CONCORSO

Dedicata ai giovani autori, la sezione comprende sette lungometraggi – inediti in Italia – che si contraddistinguono per la loro originalità tecnica e narrativa.

 

VISTI DA VICINO

Una selezione di corti, medi e lungometraggi inediti in Italia provenienti da produzioni indipendenti.

 

VISTI DA VICINO – FILMS FROM THE NORTH

Sottosezione di Visti da vicino, che comprende una serie di documentari provenienti dal Nord Europa.

 

EUROPE, NOW!

Sezione dedicata a tre importanti cineasti europei contemporanei: il ceco Petr Zelenka, l’inglese Shane Meadows e la bosniaca Jasmila Žbanič.

 

CINEMA D’ANIMAZIONE: VLADIMIR LESCHIOV

Sezione dedicata al grande cineasta lettone, del quale saranno esposti, durante i giorni del festival, anche numerosi bozzetti.

 

MIKLṒS JANKZṒ – LA SCRITTURA DELLA STORIA

Grande retrospettiva dedicata al cineasta ungherese, in occasione del restauro di molte sue opere.

 

OMAGGIO AD ANNA KARINA

Sezione dedicata alla grande attrice, icona della Nouvelle Vague.

 

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Entr’acte seguirà passo passo il Bergamo Film Meeting, durante questa sua 34° edizione e vi terrà aggiornati circa le sezioni principali. Chi di voi avesse la possibilità, prenda in considerazione di fare un salto al festival, in modo da poter apprezzare il cinema europeo da un punto di vista privilegiato e in una città meravigliosa, che fa da scenario perfetto a questo prezioso evento. Buon Cinema a tutti!

TORINO FILM FESTIVAL 2015: FELLINI, BAVA E TRETTI per la Cineteca Nazionale

Ricevo e volentieri pubblico


​LA CINETECA NAZIONALE AL 33. TORINO FILM FESTIVAL CON FEDERICO FELLINI, MARIO BAVA E AUGUSTO TRETTI

La collaborazione tra il CSC – Cineteca Nazionale e il Torino Film Festival – che nelle ultime edizioni ha portato al TFF di Federico Fellini, i materiali espansi di Anna di Alberto Grifi, la retrospettiva Giulio Questi e Profondo rosso di Dario Argento – si rinnova anche quest’anno con la presentazione in anteprima di due restauri e un omaggio.

Nel cinquantesimo anniversario dell’uscita, tornano sul grande schermo due classici firmati da due delle personalità più geniali della storia del cinema italiano: Giulietta degli spiriti di Federico Fellini (con un restauro per la prima volta integrale, che comprende quasi 15 minuti in più della versione corrente) e Terrore nello spazio di Mario Bava.

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GIULIETTA DEGLI SPIRITI (c) foto di G.B. Poletto proveniente dalla Fototeca del Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale(c) foto di G.B. Poletto proveniente dalla Fototeca del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale

Il restauro di Giulietta degli spiriti (1965) permetterà di riscoprire il primo film a colori di Fellini, consentendo di apprezzare come mai prima d’ora lo straordinario lavoro del direttore della fotografia Gianni Di Venanzo. Al culmine della propria stagione creativa – e coadiuvato per l’ultima volta da Ennio Flaiano (sceneggiatore insieme al regista, Tullio Pinelli e Brunello Rondi) – Fellini intreccia realtà, memoria e incubo per raccontare il mondo interiore di una moglie borghese frustrata (interpretata da una magnifica Giulietta Masina, ma accanto a lei è da segnalare la prova di una maiuscola Sandra Milo in un triplo ruolo), in cui si affacciano i fantasmi della sua educazione cattolica.

Realizzato in collaborazione con RTI, il restauro di Giulietta degli spiriti prosegue l’opera che negli ultimi anni ha visto la Cineteca Nazionale in prima fila nel recupero di tutti i film per il cinema firmati da Fellini negli anni ’60, da La dolce vita a Fellini Satyricon, passando per gli episodi Le tentazioni del dottor Antonio e Toby Dammit.

«Grazie a un colore che accentua la ricerca simbolica e antinaturalistica, Fellini non pone più alcun freno ai suoi istinti immaginativi. Tra tutti i viaggi nella memoria effettuati nel corso della sua attività questo è l’unico che cerca di esplorare il mondo della controparte femminile, vedendolo animato e coabitato da una folla di presenze uscite direttamente dall’iconografia della religione cattolica e da figure di sacerdotesse del sesso, che invitano alla liberazione del corpo e alla trasgressione dei comandamenti e dei tabù. Giulietta mette in scena riti e comportamenti in via di sparizione, quasi frammenti residuali di civiltà che stanno scomparendo e stabilisce un ulteriore punto d’orientamento per l’opera del regista» (Gian Piero Brunetta)

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TERRORE NELLO SPAZIO (c) fotogramma tratto dalla pellicola conservata presso la Cineteca Nazionale_IMG_7131

(c) fotogramma tratto dalla pellicola conservata presso la Cineteca Nazionale

Il restauro di Terrore nello spazio (1965) è invece l’occasione per celebrare uno dei titoli più noti di un regista di culto come Mario Bava: un autentico classico, omaggiato da registi di tutto il mondo, da Ridley Scott in Alien a Joe Dante in Burying the Ex fino a Quentin Tarantino, che in Kill Bill “replicherà” nella tuta di Uma Thurman quelle del film, a colori invertiti.

In questa storia di entità aliene che possiedono i corpi di alcuni astronauti (sceneggiata, tra gli altri, da Alberto Bevilacqua e Callisto Cosulich), Bava inserisce in ambito fantascientifico il proprio talento gotico, dando libero sfogo alla sua vena pop nell’uso dei colori, dei costumi e delle scenografie: come scrisse all’epoca Ugo Casiraghi, «il suo stile potrebbe definirsi un rococò violaceo, nel quale gocce di sangue rosso colano nei momenti cruciali».

Il restauro di Terrore nello spazio è realizzato da CSC – Cineteca Nazionale in collaborazione con Italian International Film.

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IL POTERE di Augusto Tretti - (c) foto proveniente dalla Fototeca del Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale - Fondo Tretti(c) foto proveniente dalla Fototeca del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale/Fondo Tretti

Con l’omaggio ad Augusto Tretti (Verona, 1924-2013) – che comprende, oltre ai lungometraggi La legge della tromba e Il potere, la proiezione di frammenti del mediometraggio inedito La mala vita, depositato alla Cineteca Nazionale nel 2014 e del documentario di Maurizio Zaccaro Augusto Tretti: un ritratto – si ricorda invece il più originale e irregolare tra i registi italiani, protagonista di una delle più lunghe e tortuose avventure produttive della storia del cinema italiano.

Autore di tre film e mezzo in venticinque anni di carriera, Tretti vede il suo talento riconosciuto dalle figure più rilevanti della cultura italiana (tra tutti Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Ennio Flaiano, Franco Fortini, Alberto Moravia, Cesare Zavattini, Tonino Guerra), ma la sua opera finirà puntualmente ostacolata da fantomatici produttori (è il caso de La legge della tromba), beffe del destino (il fallimento della Titanus che investe Il potere), silenzi reiterati del servizio pubblico televisivo (i progetti degli anni ’70/’80).

In occasione dell’omaggio verrà pubblicato il volume Il caso Tretti a cura di Domenico Monetti e Luca Pallanch.

«Resterà un fenomeno isolato o, peggio, da isolare. Forse avrà, in questo paese di manieristi, degli imitatori, ma sicuramente goffi o soltanto furbi. Il dono di Tretti è una semplicità che non si copia, presuppone la superba innocenza dell’eremita. È una semplicità che riporta l’immagine fotografica alle composizioni di Nadar, di Daguerre, e anche al non-realismo, cioè agli spazi e al nitore dell’affresco. Eppure Tretti non è un esteta, né chiede all’immagine se non di sostenere un suo elementare discorso. Lo si può, volendo, liquidare con due definizioni: goliardico, naïf. Alcuni lo fanno. Ma sono definizioni sbagliate. I goliardi e i naïfs non hanno rigore, si fermano alle prime osterie, si divertono, riempiono le domeniche. Tretti non si diverte, benché sia difficile non divertirsi anche, vedendo i suoi films» (Ennio Flaiano)