LA RECENSIONE – L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE di Terry Gilliam

donchisciotteTITOLO: L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE; REGIA: Terry Gilliam; genere: fantastico, avventura; paese: Gran Bretagna, USA; anno: 2018; cast: Adam Driver, Jonathan Pryce, Olga Kurylenko; durata: 132′

Nelle sale italiane dal 27 settembre, L’Uomo che uccise Don Chisciotte è l’ultimo lavoro del celebre cineasta inglese Terry Gilliam, presentato in anteprima al Festival di Cannes 2018.

Dopo una lavorazione durata venticinque anni, la pellicola racconta le vicende di Toby, cinico regista pubblicitario che torna, al seguito di una troupe cinematografica, nel piccolo paesino della Spagna in cui, dieci anni prima, aveva girato il suo primo lungometraggio: L’Uomo che uccise Don Chisciotte. Vagando in cerca di ispirazione, il giovane si imbatterà nel vecchio calzolaio che aveva interpretato, a suo tempo, proprio il ruolo di Don Chisciotte. L’uomo, tuttavia, non è mai riuscito a uscire dal personaggio e, nel rivedere Toby, si convince che quest’ultimo è il suo fedele scudiero Sancho Panza.

Ed ecco che prende il via un’avventura strampalata che mescola sapientemente realtà e onirismo, passato e presente, in perfetta tradizione gilliamiana. L’umorismo sottile dei Monty Python risulta, a tal proposito, sempre azzeccato nel mettere in scena una storia che parla di genio, di follia, di libertà creativa e, soprattutto, di cinema. Il metacinema è, dunque, uno dei punti di forza di questo ultimo lavoro di Gilliam, il quale, a sua volta, vuole trasmetterci il messaggio che, a prescindere dal modo in cui cambino tempi e situazioni, l’amore per l’arte non morirà mai.

Una storia bizzarra per una messa in scena a dir poco spiazzante, con numerosi elementi e colori che convergono tutti insieme sul grande schermo e frequenti inquadrature sghembe che perfettamente riescono a trasmettere quel senso di spaesamento vissuto dal protagonista (un sempre ottimo Adam Driver).

E così, tutti questi anni di attesa sono valsi la pena, in quanto il presente lungometraggio è indubbiamente uno dei migliori del regista degli ultimi anni. Una metafora di Hollywood, dell’Arte e, più in generale, della Vita che resterà nelle nostre menti per ancora molto, molto tempo.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – CATTIVISSIMO ME 3 di Pierre Coffin e Kyle Balda

despicablemeTITOLO: CATTIVISSIMO ME 3; REGIA: Pierre Coffin, Kyle Balda; genere: animazione; paese: USA, Francia; anno: 2017; durata: 98′

Nelle sale italiane dal 24 agosto, Cattivissimo me 3 è l’ultimo (per ora) capitolo della fortunata saga di animazione iniziata nel 2010 con Cattivissimo me, a cui sono seguiti Cattivissimo me 2 (2013) e lo spin-off Minions (2015). Anche in occasione di questo ultimo capitolo, la regia è stata affidata al francese Pierre Coffin – a lui, tra l’altro, il compito di doppiare i simpatici minions – mentre il suo braccio destro Chris Renaud è stato sostituito da Kyle Balda.

A distanza di ben quattro anni dall’ultimo capitolo, ritroviamo, come sempre l’ex cattivissimo Gru, felicemente sposato con la simpatica spia Lucy e papà realizzato delle tre orfanelle – Margot, Edith e Agnes – adottate nel primo film. Il capo della Lega Anti Cattivi, Silas Caprachiappa, è ormai andato in pensione e la nuova direttrice non ci metterà molto a licenziare, senza tanti complimenti, Gru e Lucy, dopo che entrambi hanno fallito la loro ultima missione, che consisteva nel catturare un nuovo, pericoloso criminale: Balthasar Bratt, ex bambino prodigio degli anni ’80 intenzionato a radere al suolo Hollywood, che, a distanza di anni, sembra averlo del tutto dimenticato. Le novità, però, non finiscono qui: ormai senza lavoro, Gru riceve, un giorno, una lettera inaspettata che lo informa circa l’esistenza di un suo fratello gemello – Dru – intenzionato a conoscerlo ed a riallacciare i rapporti. A cosa porterà la nascita di questo nuovo legame?

downloadRicco di spunti l’incipit, perfettamente all’altezza degli altri film – se non, per certi versi, addirittura più interessante – il resto del lungometraggio, Cattivissimo me 3, rispetto ad altre fortunate saghe di animazione che, man mano che si è andati avanti con i capitoli, hanno perso di mordente – come, ad esempio, la saga di Madagascar o di Kung fu Panda – si classifica come un prodotto ricco di interessanti riflessioni sul passato, sul presente, sulla società del consumismo e, non per ultimo, su Hollywood e sul mondo del cinema e dello star system in generale.

A tal proposito, la figura del cattivo Balthasar Bratt è emblematica: ex bambino prodigio, amante delle gomme da masticare – diventate, in seguito, la sua arma più terribile – e di Michael Jackson, di cui imita alla perfezione il look e le movenze, il criminale sta a rappresentare un passato che sembra ormai dimenticato da una “società dell’usa e getta”, la società dei fast food, degli speed date e di tutto ciò che non richieda troppo tempo e dedizione e che possa essere facilmente sostituito ogni volta da qualcosa di “nuovo”. Ed Hollywood stessa, in questo caso, non ne esce del tutto pulita, in quanto artefice della rovina dello stesso Bratt, così come di molti altri divi del passato.

cattivissimo-me-3-trailer-italiano-1280x720Alla luce di tali riflessioni, però, c’è qualcosa che, sebbene nato nei nostri giorni, sembra essere destinato, in un modo o nell’altro, a “passare alla storia”? Sembra proprio di sì. E sono proprio i minions il fortunato cavallo di battaglia di tutta la saga, che – piccoli, gialli e spassosi, pensati come una grade e chiassosa scolaresca di soli alunni maschi – fin dal primo Cattivissimo me hanno saputo conquistare grandi e piccini, al punto di diventare delle vere e proprie icone, spingendo la Universal a produrre uno spin-off a loro dedicato prima ancora di finire la saga. Senza contare che la Illumination Mac Guff, dove i simpatici esserini gialli hanno visto la luce, da grande sconosciuta qual era prima, adesso è diventata grazie a loro uno dei più acclamati studi di animazione. D’altronde, come non affezionarsi e divertirsi con questi simpatici personaggi?

Al termine della visione di Cattivissimo me 3, non possiamo affermare con esattezza se questo sia o meno l’ultimo capitolo della saga, dal momento che il finale è stato volutamente lasciato in sospeso. Eppure ci auguriamo soltanto che la Universal stessa trovi sempre la chiave giusta per portare avanti la storia di Gru, dei minions, delle bambine e di tutti i personaggi a cui noi tutti siamo affezionati. Chissà come ne sarebbe contento Stefano – cugino della sottoscritta – a cui è dedicato questo articolo!

VOTO: 7/10

Marina Pavido

19° FAR EAST FILM FESTIVAL – 52HZ, I LOVE YOU di Wei Te-sheng

MV5BNjhhZTlhNzQtYzI0ZC00ZTVlLTgxN2QtZjAwY2NjY2EwMjg1XkEyXkFqcGdeQXVyNzI1MDI2OTY@._V1_SY1000_CR0,0,1499,1000_AL_TITOLO: 52HZ, I LOVE YOU; REGIA: Wei Te-sheng; genere: musical; anno: 2017; paese: Taiwan; cast: Chuan-Ying Chuan, Chung-Yu Lin; durata: 110′

Presentato in anteprima alla diciannovesima edizione del Far East Film Festival, 52HZ, I love you è un musical diretto dal regista taiwanese Wei Te-sheng.

Taipei. Mattino. Ora di punta. La strada è gremita di automobili ferme per il troppo traffico. Una ragazza improvvisamente esce dall’auto, prende un monopattino e, intonando le note di una canzoncina orecchiabile, prosegue dritta per la strada. È il giorno di san Valentino e – tra amori non corrisposti, storie che durano da tanto tempo e che sono ormai al capolinea e coppie gay che sognano di sposarsi e di avere una famiglia tutta loro – tutti sono, chi più, chi meno, in vena di fare festa.

L’inizio, ovviamente, è quello del fortunato lungometraggio di Damien Chazelle, dunque. Il resto è un mix tra l’intramontabile Singining in the rain di Stanley Donen, il bellissimo Les parapluies di Cherbourg di Jacques Demy e lo stesso La La Land. Salvo che, al contrario dei lavori sopra menzionati, quello che questo ultimo lavoro di Wei Te-sheng vuole essere è un inno all’amore universale, senza se e senza ma, comprensivo di tutti i possibili clichés in cui si può incappare affrontando un tema abusato come questo.

Niente ombrelli ma rose rosse, stavolta. Niente Cathrine Deneuve – con tanto di madre dispotica al seguito – ma una giovane fioraia innamorata dell’amore con una zia che vuol essere cinica ma che, in fondo, non sembra proprio riuscirci. Fatta eccezione per le scene in interni, le strade di Taipei – ricostruite rigorosamente in studio, come da tradizione – stanno tanto a ricordarci i musical della Hollywood degli anni d’oro (oltre, ovviamente allo stesso Les parapliues de Cherbourg), quei musical gloriosi resi ottimamente sul grande schermo dallo stesso Stanley Donen, da Vincent Minnelli e compagnia bella. Ce li ricorda, o almeno vorrebbe ricordarceli. Vorrebbe ma non ci riesce. Se non altro i lavori sopra citati si sono distinti a loro tempo (anche) per delle ottime coreografie, cosa che qui pare sia stata quasi saltata a pie’ pari. Probabilmente anche involontariamente o, meglio ancora, inconsapevolmente.

L’amore qui raccontato è banale, estremamente idealizzato, non fiabesco ma irreale per il suo essere così costruito. Talmente finto nella sua rappresentazione da rendere il lungometraggio quasi un puro divertissement, un omaggio all’Omaggio al Cinema (l’Omaggio per eccellenza di cui si è tanto parlato ultimamente), privo di uno sguardo soggettivo dell’autore, così come di ogni qualsivoglia personale peculiarità. Un film apparentemente senza pretesa alcuna. Se non fosse per il fatto che l’autore stesso lo ha definito scherzando (ma non troppo) addirittura più bello di La La Land.

VOTO: 4/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – INFEDELMENTE TUA di Preston Sturges

REX HARRISONTITOLO: INFEDELMENTE TUA; REGIA: Preston Sturges; genere: commedia; anno: 1948; paese: USA; cast: Rex Harrison, Linda Darnell; durata: 100′

Nelle sale italiane dal 30 marzo, ecco in versione restaurata – distribuito grazie a Lab80 ed al progetto Happy returns! che vede rimasterizzati in versione digitale alcuni grandi film del passato – Infedelmente tua, classico intramontabile firmato Preston Sturges.

Sir Alfred De Carter è un acclamato direttore d’orchestra, felicemente sposato con la dolce Daphne. Un giorno, però, poco dopo essere tornato da un lungo viaggio, l’uomo verrà a conoscenza tramite suo cognato del fatto che, molto probabilmente, sua moglie lo tradisce con il giovane segretario. Al via, da questo punto, una serie di equivoci e situazioni al limite del paradossale.

unfaithfullyyoursAnalogamente alle sinfonie di Rossini, di Wagner, di Haendel dirette da sir Alfred, ecco che i sentimenti del protagonista vengono messi in scena sul grande schermo assumendo, di volta in volta, toni e colori diversi. Il tutto seguendo una struttura ben delineata, in cui realtà e proiezioni mentali si alternano secondo uno schema predefinito e mantenendo un ritmo in costante crescendo per tutto il lungometraggio. Notevole, a tal proposito, la scena in cui Alfred tenta in modo alquanto maldestro di mettere in atto la propria vendetta. Notevole e, proprio perché priva di dialoghi con il solo protagonista a muoversi in modo impacciato per casa, ottimo esempio di cinema allo stato puro con le sole immagini a portare avanti la narrazione.

Unfaithfully_Yours-4Pur essendo ricordato Sturges più per altri generi cinematografici (come dimenticare il cult del western I magnifici sette?), bisogna ammettere che anche nell’ambito della commedia il cineasta americano è riuscito a distinguersi in modo più che dignitoso, dando vita, in questo caso nello specifico, ad una pellicola frizzante ed ironica, a tratti addirittura esilarante, che – grazie anche alla mimica facciale di uno straordinario Rex Harrison – di certo può essere considerata una vera e propria perla della Hollywood degli anni d’oro.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

OSCAR 2017 – PREMI E CONCLUSIONI

063332506-1b6b1111-b93f-4b73-9679-1a73defda926Eccoci giunti, dunque, alla fine della cerimonia di premiazione dell’89° edizione degli Academy Awards, che ha visto Moonlight – diretto da Barry Jenkins – vincitore del Premio Oscar per il Miglior Film. Come sempre, molte sono state le sorprese, come molte le perplessità riguardo i premi assegnati. La La Land, candidato con 14 nominations, alla fine ha portato a casa “soltanto” sei Oscar, pur essendo, di fatto, il vincitore morale di questa edizione. Storica gaffe, a tal proposito, quella di Warren Beatty, il quale, al momento della lettura del titolo vincitore, ha pronunciato erroneamente il nome di La La Land al posto di Moonlight, facendo salire tutta la troupe sul palco a fare il discorso di ringraziamento. Finale a sorpresa, dunque. Ma, forse, tale gaffe ha ulteriormente ravvivato una serata che, pur portata avanti magistralmente dal comico Jimmy Kimmel – il quale ha sovente colto l’occasione per scagliarsi contro Donald Trump! – è sempre troppo lunga da seguire fino in fondo.

Grande delusione per quanto riguarda Jackie, di Pablo Larrain, il quale non ha portato a casa neanche un premio. E, di fatto, stupisce come un cineasta del calibro di Larrain stesso non abbia ancora ottenuto un riconoscimento importante. Così come sarà stato sicuramente deluso il nostro connazionale Gianfranco Rosi, visto che il Premio Oscar al Miglior Documentario è stato conferito a O. J.: Made in America. Nessuna sorpresa, invece, malgrado il buon livello degli altri film in concorso, per la vittoria come Miglior Film Straniero di Il cliente, di Asghar Farhadi, già vincitore dello stesso premio nel 2012 per Una separazione, il quale ha deciso, quest’anno, di non ritirare di persona il premio – delegando qualcuno a leggere una sua lettera di ringraziamento – per protestare contro le recenti leggi contro l’immigrazione promosse da Trump.

Ovviamente, non sono mancati momenti di grande emozione, come quando è stata omaggiata con un’ovazione la grande Meryl Streep o quando, come di consueto, sono stati ricordati i professionisti del mondo del cinema che ci hanno lasciato nello scorso anno. Commovente, a tal proposito, una non più giovanissima Carrie Fisher che, al termine del video commemorativo, ha pronunciato “May the force be with you!”.

E così, nel bene o nel male, un’altra pagina della storia di Hollywood è stata scritta. Pagina ricca, anch’essa di spunti ed aneddoti interessanti, alcuni dei quali, molto probabilmente, verranno ricordati e raccontati anche negli anni a venire.

Di seguito, tutti i vincitori di questa 89° edizione degli Academy Awards.

Miglior film
Moonlight

Miglior regia
Damien Chazelle – La La Land

Miglior attore protagonista
Casey Affleck – Manchester by the Sea

Miglior attrice protagonista
Emma Stone – La La Land

Miglior attore non protagonista
Mahershala Ali  – Moonlight

Miglior attrice non protagonista
Viola Davis – Barriere

Miglior sceneggiatura originale
Manchester by the Sea

Miglior sceneggiatura non originale
Moonlight

Miglior film straniero
Il cliente

Miglior film d’animazione
Zootropolis

Miglior montaggio
La battaglia di Hacksaw Ridge

Miglior scenografia
La La Land

Miglior fotografia
La La Land

Migliori costumi
Animali fantastici e dove trovarli

Miglior trucco e acconciature
Suicide Squad

Migliori effetti speciali
Il libro della giungla

Miglior sonoro
La battaglia di Hacksaw Ridge

Miglior montaggio sonoro
Arrival

Miglior colonna sonora originale
La La Land

Miglior canzone
“City of Stars” – La La Land

Miglior documentario
O.J.: Made in America

Miglior corto documentario
The White Helmets

Miglior cortometraggio
Sing

Miglior cortometraggio d’animazione
Piper

Marina Pavido

VENEZIA 73 – LA LA LAND di Damien Chazelle

la-la-landTITOLO: LA LA LAND; REGIA: Damien Chazelle; genere: commedia, musical; anno: 2016; paese: USA; cast: Ryan Gosling, Emma Stone; durata: 127′

Film di apertura della 73° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, La La Land, diretto da Damien Chazelle, si è rivelato un lungometraggio frizzante e dal gusto retrò.

Mia e Sebastian vivono in una Los Angeles frenetica e cinica. Entrambi hanno importanti sogni nel cassetto – diventare attrice lei, aprire uno jazz club lui. Le mille difficoltà del quotidiano, però, metteranno a dura prova entrambi, facendo vacillare – giorno dopo giorno – le loro certezze.

Reduce dal successo di Whiplash, Chazelle non delude le aspettative del suo affezionato pubblico. Questo suo ultimo lavoro, infatti, è un ben riuscito musical nostalgico e citazionista, in cui l’amore per il cinema e per la musica fanno da protagonisti insieme alla città di Los Angeles. Ed il tutto viene messo in scena da una sapiente regia, mai autoreferenziale e mai prevedibile, con una macchina da presa attenta quasi all’inverosimile e che si muove quasi a passo di danza. Ebbene sì, Chazelle ha un vero e proprio debole per la musica (tema centrale proprio in Whiplash). Ma anche per la settima arte stessa e, in particolare, per i musical della Hollywood degli anni d’oro, qui più e più volte citati grazie alla presenza di numerosi manifesti presenti in scenografia e mediante la stessa messa in scena. Impossibile, infatti, non pensare – in particolare per quanto riguarda la scena in cui i due protagonisti stanno cercando la macchina di lei – a Un americano a Parigi di Vincente Minnelli, ad esempio. Così come è impossibile evitare di paragonare i due alla leggendaria coppia Ginger Rogers e Fred Astaire. Impegnativo, certamente. Ma c’è anche da dire che, in questo caso, la scelta di due interpreti come Emma Stone e Ryan Gosling si è rivelata particolarmente azzeccata, in quanto, sebbene i due abbiano spesso fatto storcere il naso a pubblico e critica in alcuni dei loro precedenti lavori, in La La La Land ci hanno regalato senza dubbio delle ottime performances, dimostrandosi perfettamente all’altezza dei loro ruoli.

Il cameo dell’ottimo J. K. Simmons – già vincitore del Premio Oscar come Miglior Attore Non Protagonista proprio in Whiplash – è, inoltre, a questo proposito, una vera e propria ciliegina sulla torta.

Una storia semplice, una storia come tante. Ma raccontata con garbo e con grande maestria. Una storia che – grazie alle ambientazioni, alla fotografia rétro e alle giuste scelte musicali – ci catapulta in un mondo che ci fa ridere, piangere e, soprattutto, sognare ad occhi aperti.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

 

FAR EAST FILM FESTIVAL: SOTTO IL SEGNO DELLA TIGRE!

Ricevo e volentieri pubblico

 

FAR EAST FILM FESTIVAL:

SOTTO IL SEGNO DELLA TIGRE!

 

 

Apertura con il kolossal sudcoreano The Tiger, venerdì 22 aprile, e chiusura con il thriller hongkonghese The Bodyguard, sabato 30, alla presenza del leggendario Sammo Hung.

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72 i titoli della selezione ufficiale (50 in concorso, 5 anteprime mondiali) e oltre 100 eventi organizzati in città. Da non perdere la preziosa retrospettiva dedicata alla fantascienza giapponese e i gioielli di Bruce Lee restaurati in 4K.

 

Il Festival trailer unisce due segni artistici d’eccezione: la regia di Johnnie To e le musiche di Lim Giong. 

 

UDINE – Per molti è un simbolo di forza. Per molti altri è un simbolo di libertà. Per molti ancora, specie per chi ha letto Salgari, è un simbolo di resistenza e di ribellione. Per il Far East Film Festival è, prima di tutto, un simbolo di energia: quella che serve per portare avanti un grande progetto culturale e quella che occorre, non senza qualche indispensabile dose di autoironia, per dichiararne gli intenti. Del resto, non è certo un caso se la diciottesima edizione si aprirà sotto il segno della tigre. Anzi: sotto il segno di The Tiger, per essere precisi, lo splendido e potente kolossal di Park Hoonjung che ruggirà in anteprima internazionale venerdì 22 aprile!

 

L’Opening Night sarebbe già memorabile così, va detto, ma la fierissima tigre sudcoreana di Park, assetata di sangue e di giustizia, non ruggirà da sola: sotto i riflettori del Teatro Nuovo farà ritorno uno dei più vecchi e cari amici del FEFF. Chi? Un genio chiamato Johnnie To! A lui, indimenticato trionfatore del primissimo Audience Award con A Hero Never Dies, spetteranno due compiti: presentare al pubblico il gangster movie Trivisa di cui è produttore, sontuoso compendio dello stile Milkyway (a proposito: buon ventesimo anniversario, ragazzi!), e tagliare ufficialmente il nastro con il Festival trailer che porta la sua firma!

 

Ebbene sì: il FEFF diventa maggiorenne e, per festeggiare come si deve, ha deciso di regalare a se stesso e al pubblico un gioiello davvero inestimabile. 30 secondi di pura bellezza d’autore. 30 secondi in cui Johnnie “debutta” nel cinema d’animazione (già questo, superfluo sottolinearlo, è un regalo nel regalo) e in cui il suo sguardo incontra le sonorità di un enorme compositore: Lim Giong (regalo nel regalo nel regalo), premiato a Cannes per le musiche di The Assassin di Hou Hsiao-Hsien (incoronato, a propria volta, per la regia)! Cos’altro chiedere, alla serata d’apertura?

 

Forse, per amor di simmetria, sarebbe giusto aspettarsi una serata di chiusura altrettanto memorabile. Ed ecco, allora, la Closing Night del 30 aprile: una data da segnare sul calendario, con un evidenziatore fluo, perché è la data in cui Sammo Hung salirà sul palco del Far East Film Festival! Dopo Joe Hisaishi e Jackie Chan, le due superstar del 2015, un altro mito assoluto ritirerà dunque il Gelso d’Oro alla Carriera. L’attore, regista e coreografo action che, nel corso dei decenni, ha saputo rivoluzionare indelebilmente il segno visivo delle arti marziali. Leggendario in patria, e amatissimo in tutto il mondo, Sammo accompagnerà a Udine il suo The Bodyguard (International Festival Premiere), entusiasmando i fan e consolidando la reputazione internazionale capitalizzata, anno dopo anno, dal FEFF.

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Ma lasciamo parlare – brevemente – le cifre di questo 18° capitolo: 72 film nella selezione ufficiale, di cui 50 in concorso, provenienti da 10 aree geografiche dell’Asia (5 anteprime mondiali, 10 anteprime internazionali, 8 Festival Premiere e 37 anteprime italiane, di cui 18 europee), oltre 100 eventi disseminati nel centro di Udine (citiamo, fra tutti, l’immancabile Far East Cosplay Contest del 24 aprile), 150 volontari prontissimi a scendere in campo, dal 22 al 30 aprile, spalleggiando lo staff del Festival.

 

Un calendario fitto e articolato dentro cui non mancheranno il secondo FEFF Campus, la scuola di giornalismo per giovani talenti europei e asiatici, e il workshop internazionale Ties That Bind, che ormai da 8 anni mette in connessione produttori occidentali e orientali. E non va certo dimenticato l’evento di pre-apertura: una serata straordinaria, quella del 21 aprile, con lo spettacolo The Ghosts di Constanza Macras (ennesima pietra preziosa del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia)!

 

Tra le novità del 2016, poi, spicca Focus Asia, l’appuntamento di business che si svolgerà al Cinema Visionario di Udine il 27, il 28 e il 29 aprile e vedrà il FEFF collaborare con MIA – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo di Roma (assieme al Fondo Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e in collaborazione con la DG Cinema – MIBACT). Un primo passo verso il rafforzamento delle relazioni tra Europa e Asia per offrire ai buyer una panoramica sulle più recenti produzioni di genere.

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Ad affiancare la ricca sezione-concorso, che vedrà in sfida per l’Audience Award 2016 i migliori titoli panasiatici dell’ultima stagione (blockbuster, cult movie, outsider su cui scommettere, ma anche “oasi d’autore”, come l’attesissimo Three Stories of Love di Hashiguchi Ryosuke), ci sarà l’info-screening della controversa opera collettiva Ten Years e ci saranno ancora una volta diverse traiettorie parallele: quella dedicata ai documentari (da non perdere The Lovers and the Despot, preview del Biografilm Festival, cioè l’incredibile storia del rapimento del regista sudcoreano Shin Sang-ok da parte del dittatore nordcoreano Kim Jong-il), quella dedicata al Fresh Wave Festival (le giovani voci di Hong Kong), quella dedicata alla paura (grandissimo ritorno dell’Horror Day e primissimo approdo, sullo schermo udinese, per il sommo Kurosawa Kiyoshi: un crudele viaggio nel buio, e nella psiche, intitolato Creepy!), quella dedicata alle mostre (dall’arte contemporanea giapponese di Paradoxa all’universo del fumetto con il Viaggio a Tokyo di Vincenzo Filosa).

 

Se quest’anno l’immancabile – devoto – omaggio alla storia del cinema asiatico sfiorerà la tuta gialla di Bruce Lee, proponendo nei nuovissimi restauri 4k alcuni autentici must (Dalla Cina con furore, Il furore della Cina colpisce ancora, L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente e The Game of Death) , l’occhio del FEFF indagherà a fondo sulla gloriosa fantascienza giapponese. Una retrospettiva di 10 film e una pubblicazione, entrambe intitolate Oltre Godzilla – Futuri alternativi e scenari fantastici del cinema giapponese ed entrambe curate dall’espertissimo Mark Schilling, che vedranno come ospite d’onore il mitico regista Obayashi Nobuhiko!

 

«Gli appassionati – scrive Mark Schilling – considerano da molto tempo il Giappone una superpotenza del cinema di fantascienza, soprattutto per un sottogenere, i film di mostri (kaiju eiga), e per un personaggio, Godzilla. In realtà, i film di fantascienza giapponesi degli anni Cinquanta e Sessanta, affollati di razzi spaziali, UFO e vari tipi di armi e gadget esotici, saranno pure stati ispirati ai film sulle invasioni aliene di Hollywood, ma il loro stile unico, la loro energia e la loro immaginazione hanno influenzato non solo registi e animatori giapponesi, ma anche le loro controparti in tutto l’Occidente».

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Non resta che darsi appuntamento al Teatro Nuovo, sede storica del Far East Film Festival, e aspettare che il trailer di Johnnie To apra ufficialmente le danze. Quale sarà il colpo di fulmine che, quest’anno, trafiggerà gli spettatori? Un esordio con la “e” maiuscola come The World of Us di Yoon Ga-eun o, magari, il sorprendente Ola Bola che ci parla del calcio malaysiano? Un intenso dramma sentimentale come Mountain Cry di Larry Yang o, magari, l’insolito road movie Lost in Hong Kong di Xu Zheng che ha letteralmente polverizzato il botteghino dell’ex colonia britannica? Una buffa e tragica storia di redenzione come Mohican Comes to Home di Okita Shuichi (con un inedito Matsuda Ryuhei in versione punk-hipster) o, magari, la prima mondiale di Hime-Anole, che il 25 aprile porterà sul red carpet del FEFF 18 (è tutto vero, care ammiratrici, è tutto vero!) l’idol giapponese Morita Go?

 

Per scoprirlo, bisognerà pazientare fino alla notte del 30 aprile. Anche se le tigri, è risaputo, di pazienza ne hanno poca!

OGGI AL CINEMA: tutte le novità in sala del 10/03/2016

A cura di Marina Pavido

Grandi novità, anche questa settimana, nelle sale italiane! Senza ombra di dubbio, il film più atteso è Ave, Cesare!, l’ultimo lavoro dei fratelli Coen, nonché film di apertura all’ultima edizione del Festival di Berlino. Ma la gamma di scelta è molto più vasta. Ecco, per voi, un elenco di tutte le nuove uscite al cinema!

 

THE DIVERGENT SERIES: ALLEGIANT

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REGIA: Robert Schwentke; genere: avventura, fantascienza; anno: 2016; paese: USA; cast: Shailene Woodley, Miles Teller, Theo James

Terzo capitolo della serie Divergent, che vede gli stessi protagonisti dei precedenti lungometraggi. Qui Beatrice Prior e Tobias Eaton si avventureranno in un mondo per loro nuovo, al di fuori di Chicago, e verranno presi in custodia da una misteriosa agenzia, conosciuta come il Dipartimento di Sanità Genetica.

 

AVE, CESARE!

Ave,_Cesare!REGIA: Joel e Ethan Coen; genere: commedia; anno: 2016; paese: USA; cast: Josh Brolin, Ralph Fiennes, George Clooney

Le rocambolesche ed esilaranti avventure di Eddie Mannix, che, nella Hollywood d’oro degli anni ’50, ha il compito di risolvere qualsiasi incidente o imprevisto sui set dei film che vengono girati. Una perla firmata dai fratelli Coen che è stata presentata in anteprima come film di apertura all’ultima edizione del Festival di Berlino.

 

FOREVER YOUNG

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REGIA: Fausto Brizzi; genere: commedia; anno: 2016; paese: Italia; cast: Fabrizio Bentivoglio, Sabrina Ferilli, Teo Teocoli

La storie di un gruppo di amici non più giovanissimi, che, però, non riescono a rassegnarsi al fatto di non essere più degli adolescenti: da Franco, patito di sport, che scopre che sta per diventare nonno ad Angela, estetista di 49 anni che ha una storia con un ragazzo di 20, da Diego, DJ di mezza età alle prese con un giovane collega che tenta di fargli le scarpe, a Giorgio, cinquantenne con una giovane compagna che, però, tradisce con una sua coetanea.

 

UN NUOVO GIORNO

UnNuovoGiorno_9.11.2015_phJHauf_075REGIA: Stefano Calvagna; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Italia; cast: Luca Filippi, Niccolò Calvagna, Sveva Cardinale

Giulio, fin da bambino, sente di vivere in un corpo che non gli appartiene ed invidia le bambine, sue coetanee. Al compimento del ventisettesimo anno d’età, si recherà in Thailandia per sottoporsi ad una delicata operazione e diventare, finalmente, una donna.

 

WEEKEND

weekend-06REGIA: Andrew Haigh; genere: drammatico, sentimentale; anno: 2011; paese: Gran Bretagna; cast: Tom Cullen, Chris New

Russel conosce Glen in un locale e trascorre la notte con lui. Quella che sembra solo una semplice avventura, si rivelerà, nell’arco di un weekend, qualcosa di più profondo ed importante.

La nostra rubrica vi dà appuntamento alla prossima settimana. Nel frattempo, godetevi i film che più vi piacciono ed andate numerosi al cinema! Ce n’è davvero per tutti i gusti!

IL CONDOMINIO DEI CUORI INFRANTI di Samuel Benchetrit in sala dal 24 marzo

Ricevo e volentieri pubblico

 

IL CONDOMINIO DEI CUORI INFRANTI (Macadam Stories) di Samuel Benchetrit

con Isabelle HUPPERT, Gustave KERVERN, Valeria BRUNI TEDESCHI e Michael PITT

 

In sala dal 24 marzo con Cinema di Valerio de Paolis

 condominio cuori infranti

 

Un’eccentrica e accattivante commedia urbana  Hollywood Reporter

 

Un film meraviglioso  Le Figaro

 

Un vero gioiello, selvaggio e stravagante  Télérama

 

Un grande film, divertente e insolito  Le Nouvel Observateur

 

 

Un palazzo di periferia in una anonima cittadina francese. Un ascensore in panne. Tre incontri improbabili. Sei personaggi insoliti. Il vecchio Sternkowitz e l’infermiera, l’attrice in pensione Jeanne, il giovane Charly, l’astronauta McKenzie e la signora Hamida. Dei solitari che si troveranno uniti da un grande sentimento di tenerezza, rispetto, compassione.

 

Ispirato ai racconti del regista Samuel Benchetrit “Cronache dall’asfalto” (pubblicato in Italia da Neri Pozza), il film è pervaso di una piccola comicità sentimentale. «Avevo voglia di raccontare la periferia in modo diverso – afferma Benchetrit – attraverso personaggi insoliti […] Se dovessi riassumere il film direi che si tratta di storie di cadute. Come si può cadere – dal cielo, da una sedia a rotelle o da un piedistallo – e riuscire a risollevarsi? Ecco la questione che attraversa ogni istante del film. Perché gli abitanti delle periferie hanno grandi capacità di recupero. So, perché ci ho vissuto, che in nessun altro luogo esiste una solidarietà così forte come nella banlieue».

 

Presentato Fuori Concorso alla 68esima edizione del Festival di Cannes, il film sarà in sala dal 24 marzo distribuito da Cinema di Valerio De Paolis.

USA E GETTA – tre giorni di incontri alla Casa del Cinema

Ricevo e volentieri pubblico

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USA E GETTA

scarti, ricordi e ri-narrazioni

dell’immagine cinematografica nell’era digitale

tre giorni di incontri a cura di Angela Prudenzi e Mario Sesti

22-23-24 gennaio a Casa del Cinema

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marechiarofilm, in collaborazione con Casa del Cinema, presenta tre giorni di incontri, proiezioni e riflessioni su che cos’è il found footage e su come si sono evoluti nel corso del tempo il suo utilizzo e la sua teorizzazione.

Che provenga da archivi, da film hollywoodiani, da home movies o dal repertorio di attualità, ogni immagine può essere presa, smontata, rimontata e risignificata.

Nell’era digitale il found footage diventa pratica costante nella nostra vita quotidiana in cui le immagini vengono riutilizzate non solo dai professionisti del cinema ma anche a livello amatoriale. USA E GETTA offre quindi interessanti spunti di riflessione sulla natura dell’immagine e sull’evoluzione del linguaggio cinematografico. Fino ad arrivare al film partecipato di marechiarofilm che nasce dal desiderio di un cinema sostenibile e solidale in cui le stesse immagini possono servire diverse narrazioni.

Attraverso la visione di film, documentari, materiali reperiti sulla rete, l’incontro con autori che hanno utilizzato in varie forme il found footage, critici che lo hanno teorizzato e analizzato, responsabili dei più importanti archivi nazionali e docenti delle scuole di cinema e delle università, Usa e getta si propone di allargare la sua riflessione su quanto la consapevolezza della potenzialità di rielaborazione soggettiva dell’immagine possa portare a ripensare il linguaggio e le modalità di fare cinema per realizzare opere che siano più rappresentative e adeguate alla realtà che ci circonda.

 

Interverranno: Maria Pia Ammirati, Marco Bertozzi, Daniela Brogi, Antonietta De Lillo, Virginia Eleuteri Serpieri, Roberto Faenza, Agostino Ferrente, Ilaria Fraioli, Claudio Giapponesi, Giorgio Gosetti, Ilaria Jovine, Francesco Linguiti, Pietro Montani, Mazzino Montinari, Aglaia Mora, Emiliano Morreale, Susanna Nicchiarelli, Gabriele Niola, Anna Maria Pasetti, Antonio Pezzuto, Giovanni Piperno, Angela Prudenzi, Costanza Quatriglio, Giacomo Ravesi, Roland Sejko, Mario Sesti, Luca Scivoletto, Daniele Vicari.

 

 

 

PROGRAMMA USA E GETTA

a cura di Angela Prudenzi e Mario Sesti

22-23-24 gennaio a Casa del Cinema – sala Kodak

 

venerdì 22 gennaio

FILM D’ARCHIVIO E FILM DI FOUND FOOTAGE

– 10:30 La pazza della porta accanto di Antonietta De Lillo – 2013, 52’
– 11:30 Ogni sedia ha il suo rumore di Antonietta De Lillo – 1995, 25’
– 12:00 Introduzione dei curatori Angela Prudenzi e Mario Sesti

Introduzione di Antonietta De Lillo, fondatrice di marechiarofilm

Interventi

Marco Bertozzi, Storia e storie del cinema riciclato

Francesco Linguiti, Uso intermediale dei materiali d’archivio

Emiliano Morreale, Archivi: Cineteca Nazionale
– 13:30/14:30 pausa

– 14:30 My Sister is a Painter di Virginia Eleuteri Serpieri – 2014, 37’

– 15:10 La voce di Berlinguer di Mario Sesti e Teho Teardo – 2013, 20’

15:30 Incontro con Maria Pia Ammirati, Virginia Eleuteri Serpieri, Roberto Faenza, Claudio Giapponesi, Mario Sesti, Daniele Vicari

 

– 17:30 Bambini nel tempo di Roberto Faenza e Filippo Macelloni – 2015, 60’

– 18:30 La nave dolce di Daniele Vicari – 2012, 90’

 
sabato 23 gennaio

LA NOSTRA STORIA

–   9:30 Le cose belle di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno – 2013, 88’
– 11:00 Intervista a mia madre di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno –

2000, 52’ – 12:00 InterventiPietro Montani, Teorie del found footage

Gabriele Niola, Il found footage nella rete

Roland Sejko, Archivi: Archivio Storico Istituto Luce

 

durante gli interventi sarà mostrato

Simmetrie Vol. V Echi di luce di Roland Sejko – 9’
– 13:30/14:30 pausa

 

– 14:30 Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi – 2002, 55’

 

– 15:30 Incontro con Agostino Ferrente, Ilaria Fraioli, Susanna Nicchiarelli, Giovanni Piperno, Costanza Quatriglio, Roland Sejko
– 17:30 Per tutta la vita di Susanna Nicchiarelli – 2014, 52’

– 18:30 87 ore di Costanza Quatriglio – 2015, 75’

 
domenica 24 gennaio

CHE COS’E’ IL FILM PARTECIPATO

incontri introdotti da Mazzino Montinari e Antonio Pezzuto

 

– 15:00 breve cronologia del film partecipato di marechiarofilm

dalla clip di lancio del primo progetto Il pranzo di Natale (dicembre 2010), attraverso estratti del primo e del secondo film, Oggi insieme domani anche (in uscita nel 2016) fino alla clip di lancio del progetto in corso L’uomo e la Bestia

 

– 15:30 Incontro con Antonietta De Lillo introdotto da Daniela Brogi

che cos’è il film partecipato, come e perché nasce

 

I protagonisti dei due film partecipati di marechiarofilm

Anna Maria Pasetti, critica, coordinamento artistico

Giovanni Piperno, regista, coordinamento artistico

Luca Scivoletto, documentaristi 100autori

Aglaia Mora, attrice, partecipante e coordinamento artistico

Ilaria Jovine, regista, vincitrice del workshop presso la Casa del Cinema sul secondo film partecipato

Giacomo Ravesi, MoliseCinema, studioso di cinema e partecipante all’inchiesta collettiva L’amore è un noceto

Alice Mariani, redazione marechiarofilm

 

– 17:30 Chiusura degli incontri

Giorgio Gosetti, Direttore di Casa del Cinema, Angela Prudenzi e Mario Sesti

breve presentazione di Oggi insieme domani anche – film partecipato, nell’ambito della rassegna ItaliaDoc a cura di Maurizio Di Rienzo (ore 18:00, sala Volonté)