LA RECENSIONE – LAZZARO FELICE di Alice Rohrwacher

lazzaro feliceTITOLO: LAZZARO FELICE; REGIA: Alice Rohrwacher; genere: drammatico; paese: Italia; anno: 2018; cast: Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Nicoletta Braschi; durata: 130′

Nelle sale italiane dal 31 maggio, Lazzaro felice è l’ultima fatica della giovane regista Alice Rohrwacher, presentato in concorso alla 71° edizione del Festival di Cannes, dove ha vinto la Palma d’Oro alla Miglior Sceneggiatura, ex aequo con Three Faces di Jafar Panahi.

Il giovane Lazzaro, non ancora ventenne, vive in un casolare di campagna insieme alla sua numerosa famiglia, con la quale lavora come contadino a servizio di una nobildonna. La padrona della terra, tuttavia, altro non fa che sfruttare i suoi dipendenti, costringendoli a vivere come schiavi, senza che sappiano nulla di come vadano le cose al di fuori della campagna in cui vivono. Nel momento in cui le autorità si accorgeranno di tale situazione, saranno tutti finalmente liberati, ma non sarà affatto facile adattarsi alla vita al di fuori del loro piccolo mondo.

Un tema di grande potenza, che si fa metafora della nostra società, dei giochi di potere effettuati da padroni, datori di lavoro e banche, ma anche dell’ultimo secolo della storia della nostra Italia. Particolarmente interessante, a tal proposito, è l’ambientazione: durante le prime scene, girate all’interno del casolare di campagna (con atmosfere che tanto stanno a ricordarci il cinema del compianto Ermanno Olmi), si ha l’impressione di trovarsi nell’Italia degli anni Cinquanta. Eppure, vi sono piccoli, sporadici elementi che rimandano all’epoca contemporanea. La cosa si fa maggiormente evidente nel momento in cui i carabinieri fanno irruzione in quel piccolo mondo fuori dal tempo, riportandoci immediatamente ai giorni nostri. Il tutto resta comunque volutamente ambiguo, dal punto di vista spazio-temporale e, unitamente a piccole caratteristiche dei protagonisti e dello stesso Lazzaro, assume un che di surreale, di magico, addirittura di onirico. Particolarmente d’effetto, a tal proposito, l’abitudine – sia del protagonista che della sua famiglia – di soffiare uno strano vento che tanto sta a ricordarci il vento felliniano e il suo significato intrinseco di morte.

E poi, ovviamente, c’è lui, il giovane Lazzaro (interpretato da un ottimo Adriano Tardiolo, qui al suo esordio sul grande schermo). Sempre sereno, sorridente, sembra non desiderare mai nulla per sé, ma, al contrario, sembra sperare solo che agli altri possa capitare del bene. Il ragazzo – analogamente a molte figure della nostra stessa società che vengono banalmente emarginate – è talmente buono, da risultare addirittura stupido. Una sorta di santo che non fa miracoli e che vedrà nella figura di Tancredi – figlio della nobildonna per cui lavora – il suo primo, vero amico. Un amico che non smetterà mai di cercare per tutta la vita.

E così, questo complesso e stratificato lavoro della Rohrwacher – realizzato, tra l’altro, rigorosamente in pellicola – è riuscito a conquistare anche il pubblico di Cannes. La cosa, ovviamente, è stata del tutto meritata e non fa che confermare la giovane autrice come uno dei nomi maggiormente da tener d’occhio all’interno del panorama cinematografico nostrano.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE – INFEDELMENTE TUA di Preston Sturges

REX HARRISONTITOLO: INFEDELMENTE TUA; REGIA: Preston Sturges; genere: commedia; anno: 1948; paese: USA; cast: Rex Harrison, Linda Darnell; durata: 100′

Nelle sale italiane dal 30 marzo, ecco in versione restaurata – distribuito grazie a Lab80 ed al progetto Happy returns! che vede rimasterizzati in versione digitale alcuni grandi film del passato – Infedelmente tua, classico intramontabile firmato Preston Sturges.

Sir Alfred De Carter è un acclamato direttore d’orchestra, felicemente sposato con la dolce Daphne. Un giorno, però, poco dopo essere tornato da un lungo viaggio, l’uomo verrà a conoscenza tramite suo cognato del fatto che, molto probabilmente, sua moglie lo tradisce con il giovane segretario. Al via, da questo punto, una serie di equivoci e situazioni al limite del paradossale.

unfaithfullyyoursAnalogamente alle sinfonie di Rossini, di Wagner, di Haendel dirette da sir Alfred, ecco che i sentimenti del protagonista vengono messi in scena sul grande schermo assumendo, di volta in volta, toni e colori diversi. Il tutto seguendo una struttura ben delineata, in cui realtà e proiezioni mentali si alternano secondo uno schema predefinito e mantenendo un ritmo in costante crescendo per tutto il lungometraggio. Notevole, a tal proposito, la scena in cui Alfred tenta in modo alquanto maldestro di mettere in atto la propria vendetta. Notevole e, proprio perché priva di dialoghi con il solo protagonista a muoversi in modo impacciato per casa, ottimo esempio di cinema allo stato puro con le sole immagini a portare avanti la narrazione.

Unfaithfully_Yours-4Pur essendo ricordato Sturges più per altri generi cinematografici (come dimenticare il cult del western I magnifici sette?), bisogna ammettere che anche nell’ambito della commedia il cineasta americano è riuscito a distinguersi in modo più che dignitoso, dando vita, in questo caso nello specifico, ad una pellicola frizzante ed ironica, a tratti addirittura esilarante, che – grazie anche alla mimica facciale di uno straordinario Rex Harrison – di certo può essere considerata una vera e propria perla della Hollywood degli anni d’oro.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

PREAPERTURA VENEZIA 73 – TUTTI A CASA di LUIGI COMENCINI restaurato

Ricevo e volentieri pubblico

Tutti a casa 1la Biennale di Venezia

 Serata di Pre-apertura (martedì 30 agosto 2016)

della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

 In Sala Darsena al Lido

Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini nel centenario del regista

in una nuova copia restaurata, presentata in prima mondiale

 Sarà dedicata al grande regista Luigi Comencini (1916 – 2007) in occasione del centenario della nascita, la serata di Pre-apertura di martedì 30 agosto della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si terrà nella Sala Darsena (Palazzo del Cinema) al Lido.

Sarà proiettato, in un restauro digitale a cura di Filmauro e CSC – Cineteca Nazionale di Roma, il capolavoro diComencini Tutti a casa (Italia/Francia, 1960), con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina ed Eduardo De Filippo, prodotto da Dino De Laurentiis, sceneggiato da Age e Scarpelli e premiato all’epoca con due David di Donatello e un Nastro d’argento.

Tutti a casa 2Il restauro viene presentato in prima mondiale ed è stato realizzato in 4K a partire dai negativi originali messi a disposizione da Filmauro. Le lavorazioni in digitale sono state eseguite presso il laboratorio Cinecittà Digital Factory, Roma. Il ritorno in pellicola 35 mm è stato realizzato presso il laboratorio Augustus Color, Roma.

La 73. Mostra del Cinema di Venezia si terrà al Lido dal 31 agosto al 10 settembre 2016 diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Tutti a casa di Luigi Comencini è uno tra i più celebri e riusciti esempi di ciò che ha reso immortale la commedia all’italiana: l’impasto di comico e drammatico, di vero e grottesco, di coraggio e voglia di sopravvivere. Comencini, con la complicità autobiografica dei due grandi sceneggiatori Age e Scarpelli e con le amare risate provocate da un grandissimoAlberto Sordi, racconta tutto il caos dell’8 settembre 1943, quando con l’armistizio di Badoglio i soldati del re e del duce furono abbandonati a se stessi, tra mille paure. Nel film Alberto Sordi, al telefono sotto il tiro dei tedeschi, chiede ai superiori: “Signor colonnello, sono il tenente Innocenzi, è successa una cosa straordinaria, i tedeschi si sono alleati con gli americani. Cosa dobbiamo fare?”.

Tutti a casa è un film “on the road” lungo l’Italia disastrata e confusa di quel periodo, quando i soldati non ebbero più ordini e ciascuno decise di tornare al suo paese: tutti a casa, appunto. Nella vicenda, il sottotenente Alberto Innocenzi (Sordi), abituato a obbedire e a non contraddire, viene abbandonato dai suoi soldati e si mette in fuga dal nord al sud con l’amico ulceroso, il geniere Ceccarelli di Napoli (Serge Reggiani).  Incontra i tedeschi desiderosi di rappresaglie che gli sparano addosso, vede l’odissea di una ragazza ebrea in fuga (ci rimette la pelle un giovane soldato veneto), conosce un prigioniero americano nascosto in soffitta, si ricongiunge col padre (Eduardo De Filippo), che vorrebbe rimandarlo nelle file fasciste, fino al riscatto finale durante le 4 giornate di Napoli. Comencini dichiarò all’epoca: “L’8 settembre la gente fu abbandonata a se stessa, ed era questo che volevo descrivere”.  Il film fu premiato da un grande successo popolare, con oltre un miliardo di lire al box office.

Luigi Comencini (1916 – 2007), a cui la Biennale di Venezia ha attribuito nel 1987 il Leone d’oro alla carriera, è considerato uno dei grandi maestri della commedia all’italiana, nonché “il regista dei bambini”. Sul fronte della commedia il suo primo capolavoro è Pane, amore e fantasia (1953), con Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica, vincitore dell’Orso d’argento a Berlino, prototipo del cosiddetto “neorealismo rosa” e uno dei più alti incassi nella storia del cinema italiano, seguito negli anni da altre commedie di successo come Pane, amore e gelosia (1954), Mariti in città (1957), Lo scopone scientifico (1972) e Mio Dio, come sono  caduta in basso! (1974).

Tutti a casa 3Sul tema dell’infanzia, Comencini cominciò subito nel 1946 con Bambini in città, il suo primo corto documentario (premiato a Venezia e col Nastro d’argento), mentre Proibito rubare (1948), ambientato tra gli scugnizzi di Napoli, è il suo primo lungometraggio. La sua importante linea “infantile” prosegue con La finestra sul Luna Park (1957), Incompreso (1966, in concorso a Cannes e premiato col David di Donatello), Voltati Eugenio (1980, presentato a Venezia), Un ragazzo di Calabria(1987, in concorso a Venezia), Marcellino pane e vino (1991), il suo ultimo film diretto con la figlia Francesca. Vanno inoltre ricordati gli incontri con due classici della letteratura infantile come Le avventure di Pinocchio (1972) e Cuore (1984).

Fondatore nel 1935 con Alberto Lattuada e Mario Ferrari della Cineteca italiana di Milano, Comencini ha diretto complessivamente una quarantina di lungometraggi, senza contare i documentari, gli sceneggiati e le inchieste per la Rai. Ha praticato molti generi oltre alla commedia, come il giallo (La donna della domenica, 1975), il melodramma (Incompreso, 1966), il film letterario (La ragazza di Bube, 1963), il film in costume (Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano, 1969), il film-opera (La Bohème, 1988), ma si è dedicato anche a film più singolari (Cercasi Gesù, 1982, premiato col Nastro d’argento). In un’intervista all’inizio degli anni ’80 Comencini dichiarò di essere disposto a difendere una decina dei suoi film, che però “non sarebbero mai nati se non avessi fatto altri film sbagliati, in parte o completamente. Ma film in cattiva fede non ne ho mai fatti”.

OGGI AL CINEMA: tutte le novità in sala del 09/06/2016

A cura di Marina Pavido

Anche questa settimana si preannuncia ricca di interessanti sorprese! Dall’ultimo lavoro di Nicholas Winding Refn, The Neon Demon – presentato in occasione dell’ultima edizione del Festival di Cannes – all’italiano Ciao Brother, dal francese In nome di mia figlia al biopic L’uomo che vide l’infinito. Come sempre, per voi, una breve guida per aiutarvi a scegliere ciò che maggiormente vi interessa e, sotto ad alcune trame, sarà possibile trovare anche qualche nostra recensione in merito. Buona lettura!

 

FRIEND REQUEST

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REGIA: Simon Verhoeven; genere: thriller; anno: 2016; paese: Germania; cast: Alycia Debnam-Carey, William Moseley, Connor Paolo

Laura è una studentessa molto popolare che fa un grande uso dei social network. Un giorno le arriva una richiesta di amicizia da parte della sconosciuta Marina. Dopo averla inserita tra gli amici, Laura vedrà molti dei suoi conoscenti morire in circostanze misteriose ed avrà solo pochi giorni per risolvere l’enigma.

NOW YOU SEE ME 2

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REGIA: Jon M. Chu; genere: azione, commedia, thriller; anno: 2016; paese: USA; cast: Daniel Radcliffe, Mark Ruffalo, Woody Harrelson

Un anno dopo aver ingannato l’FBI ed aver conquistato il pubblico con i loro spettacoli di magia, i Quattro Cavalieri si cimenteranno in una nuova impresa con il fine di smascherare le pratiche immorali di un magnate della tecnologia.

THE NEON DEMON

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REGIA: Nicholas Winding Refn; genere: thriller, horror; anno: 2016; paese: USA, Francia; cast: Elle Fanning, Jena Malone, Bella Heathcote

Jesse, aspirante modella, si trasferisce a Los Angeles con l’intento di perseguire la sua carriera. In questo mondo non facile, però, la sua bellezza e la sua freschezza verranno fagocitate da un inquietante gruppo di colleghe che cercheranno di rubarle tutto ciò che ha. Presentato in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes.

CIAO BROTHER

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REGIA: Nicola Barnaba; genere: comico, commedia; anno: 2016; paese: Italia; cast: Pablo, Pedro, Benedicta Boccoli

Angelo, simpatico ed imbranato truffatore, si ritrova a dover fuggire a Los Angeles, dopo aver venduto dei quadri falsi. Qui incontra per caso George, figlio di un ricco imprenditore, appena rimasto orfano del padre. Notando la straordinaria somiglianza con il milionario, Angelo si presenterà a casa sua spacciandosi per suo fratello.

CRISTIAN E PALLETTA CONTRO TUTTI

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REGIA: Antonio Manzini; genere: commedia; anno: 2016; paese: Italia; cast: Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Rocco Ciarmoli

Christian, dopo essere entrato in conflitto con un pericoloso boss della zona, si troverà nell’insolita quanto bizzarra situazione di dover recuperare la pipì di un giaguaro nelle sperdute campagne pugliesi. Ad aiutarlo, ci sarà il suo amico di sempre Palletta.

IN NOME DI MIA FIGLIA

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REGIA: Vincent Garenq; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Francia, Germania; cast: Daniel Auteuil, Sebastian Koch, Marie-Josée Croze

Nel 1982 Kalinka, una spensierata diciassettenne, muore improvvisamente durante le vacanze estive in Germania, a casa di sua madre e del patrigno. Dopo l’autopsia, il caso viene frettolosamente archiviato. Sarà compito del padre della ragazza portare avanti per trent’anni una battaglia al fine di far venire a galla la verità. Ispirato ad una storia vera.

LA RECENSIONE:

LA RECENSIONE DI MARINA: IN NOME DI MIA FIGLIA di Vincent Garenq

L’UOMO CHE VIDE L’INFINITO

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REGIA: Matt Brown; genere: biografico, drammatico; anno: 2016; paese: Gran Bretagna; cast: Jeremy Irons, Dev Patel, Toby Jones

La vera storia di Srinivasa Ramanujan, genio indiano della matematica, completamente autodidatta, che, per perseguire i suoi studi, lascerà la sua famiglia per partire alla volta di Cambridge, dove stringerà un forte legame con il suo mentore, il professor G. H. Hardy.

UN AMERICANO A PARIGI

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REGIA: Vincente Minnelli; genere: musical, commedia, sentimentale; anno: 1951; paese: USA; cast: Gene Kelly, Leslie Caron, Oscar Levant

Jerry è uno squattrinato pittore americano che si è trasferito a Parigi dopo la Prima Guerra Mondiale. Qui desterà l’attenzione di un’affascinante ereditiera, che gli prometterà una folgorante carriera. Il giovane, però, ben presto si innamorerà della commessa Lise, a sua volta fidanzata con un brillante pianista.

LA RECENSIONE:

EVENTO SPECIALE: UN AMERICANO A PARIGI di Vincente Minnelli torna in sala dal 9 giugno

 

La nostra rubrica vi dà appuntamento alla prossima settimana. In attesa di nuovi, interessanti titoli, vi auguriamo delle ottime visioni! Buon Cinema a tutti!

LA RECENSIONE DI MARINA: L’ETA’ D’ORO di Emanuela Piovano

laura-morante-letà-doroTITOLO: L’ETA’ D’ORO; REGIA: Emanuela Piovano; anno: 2016; paese: Italia; cast: Laura Morante, Dil Gabriele Dell’Aiera, Giselda Volodi, Pietro De Silva, Giulio Scarpati; durata: 94′

Nelle sale italiane dal 7 aprile – e presentato in anteprima mondiale il 6 aprile in occasione del Bif&st a Bari – L’età d’oro è l’ultimo lungometraggio diretto da Emanuela Piovano.

Arabella è una regista sperimentale che per anni ha gestito un’arena cinematografica nel paesino della Puglia in cui vive. Circondata da molti amici e persone che tengono a lei, la donna, però, non ha mai avuto un buon rapporto con il figlio Sid, di vedute diverse dalle sue. Un giorno, Sid sarà costretto a tornare al paese di sua madre a causa di questioni legali riguardanti l’arena. Avrà modo, in questi giorni, di riconciliarsi con Arabella e provare a comprendere meglio il mondo in cui vive.

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Questo ultimo lungometraggio della Piovano (Le rose blu, L’aria in testa, Amorfù) è ispirato alla vita della regista e scrittrice Annabella Miscuglio – scomparsa nel 2003 – la quale ha fondato e gestito per anni il celebre cineclub romano Filmstudio. Non si tratta, semplicemente, di un omaggio ad un personaggio che tanta importanza ha avuto nella vita culturale romana, ma anche di una vera e propria dichiarazione d’amore al cinema stesso, inteso, qui, anche come strumento di aggregazione collettiva.

Numerose sono le citazioni presenti all’interno del film: locandine, fotografie, libri, oltre ad una rassegna cinematografica dedicata a Louis Buñuel. Tutto sta a celebrare la settima arte, regalando, così, al prodotto uno spiccato senso di nostalgia. Per questo motivo, oltre che per l’onestà con cui il lungometraggio è stato realizzato, L’età d’oro (riferimento a L’age d’or dello stesso Buñuel, appunto) risulta essere fino ad ora, uno dei più interessanti film realizzati dalla Piovano. Che, allo stesso tempo, però, presenta le sue debolezze.

 

22-03-2016-chi_e_gabriele_dell_aiera_in_l_eta_d_oroIn primo luogo, poco convincono le interpretazioni di Giulio Scarpati (nel ruolo di Bruno, amico di Arabella) e di Dil Gabriele Dell’Aiera (il figlio della protagonista). Diciamo pure che, in linea di massima, la direzione degli attori in generale è stata poco convincente: macchinosa, eccessivamente teatrale, non riesce a rendere i personaggi sufficientemente empatici. Anche per quanto riguarda gli effetti speciali – in particolare durante le scene in cui sul muro dell’arena vengono proiettati spezzoni di film – forse sarebbe stato necessario un lavoro di post produzione più accurato, in modo da rendere tutto più credibile. Allo stesso tempo, però, vi sono scene piuttosto suggestive, quali le immagini dell’arena illuminata di notte, con le luci che pian piano si spengono per dare inizio alla proiezione.

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L’età d’oro è, in poche parole, un piccolo film molto sentito e personale che riesce a trasmettere la passione – nonostante le numerose difficoltà – di chi da sempre si occupa del cinema in tutte le sue forme. Pur non essendo paragonabile a pellicole come Nuovo Cinema Paradiso, di Giuseppe Tornatore, o al più recente Be kind rewind, di Michel Gondry -probabilmente i titoli maggiormente rappresentativi per quanto riguarda il tema trattato – questo ultimo lavoro della Piovano risulta una visione piacevole e nostalgica, fortunatamente lontana dai numerosi stereotipi di cui il cinema italiano contemporaneo – soprattutto per quanto riguarda la grande distribuzione – è debordante.

VOTO: 6/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: THE HATEFUL EIGHT di Quentin Tarantino

Nelle sale italiane dal 4 febbraio, ecco l’ultimo, attesissimo lavoro di una dei più discussi ed acclamati cineasti dei giorni nostri: “The hateful eght” diretto da Quentin Tarantino.

hateful-eight-banner-whatWyoming, pochi anni dopo la fine della Guerra Civile. Una diligenza, diretta nella cittadina di Red Rock, sta trasportando il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell), il quale deve consegnare alla giustizia la spietata assassina Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh). Durante il percorso si uniranno al viaggio il Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), diventato anch’egli cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins), il nuovo sceriffo di Red Rock. A causa della bufera, i quattro sono costretti a fermarsi nell’emporio di Minnie, dove incontreranno altri quattro loschi figuri: Bob (Demian Bichir), che si occupa dell’emporio mentre Minnie è in visita alla madre, Oswaldo Mobray (Tim Roth), boia di Red Rock, il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) ed il Generale Sanfors Smithers (Bruce Dern). Durante il soggiorno nell’emporio, verranno fuori intrighi e cospirazioni, a seguito dei quali per ognuno degli otto diventerà difficile giungere, prima o poi, a Red Rock.hatefuleght

Quentin Tarantino è stato da sempre il cineasta più discusso dei nostri giorni. Famoso per le sue innumerevoli citazioni ed omaggi al cinema (in particolare al western italiano degli anni d’oro), per i lunghi dialoghi che caratterizzano i suoi film, oltre che per la violenza presente nelle sue opere, ha sovente sollevato non poche critiche nei confronti della sua cinematografia,
venendo accusato di “copiare” in qualche modo cineasti del passato, di essere tutta forma e poca sostanza, oltre che di rappresentare un fenomeno di cui presto si smetterà di parlare. Eppure bisogna ammettere una cosa: il regista ha, senza ombra di dubbio, un grande talento sia nel dirigere che nello scrivere le sceneggiature. Sarà, questo, frutto solo della sua cinefilia quasi maniacale? Non credo.

1453291219-1453291036-hateful-eight-1-1200x898“The hateful eight”, analogamente ad ogni altro film di Tarantino, presenta una sceneggiatura di ferro, nulla è lasciato al caso, tutto, prima o poi, torna. I dialoghi, lunghi oltre ogni standard, hanno sì la funzione di far crescere nello spettatore la tensione, in attesa di una svolta, di un avvenimento che ribalterà le sorti dei personaggi, però, allo stesso tempo, non sono mai superflui, mai ridondanti. 188 minuti che volano via in un batter d’occhio. E questo risultato è tutt’altro che facile da ottenere. Basti pensare a tutti gli sceneggiatori e registi che tentano di giungere allo stesso risultato creando degli effetti a dir poco imbarazzanti. Dopo la metà del film, il tutto prende una piega diversa: ritmi serrati, sparatorie, tensione, ma anche divertimento, tutto in piena tradizione tarantiniana, tutto secondo una logica inattaccabile.

hateful_eight_twc_2.0I personaggi, controversi, con un oscuro passato alle spalle e tutti, a loro modo, odiosi, sono caratterizzati fin nei minimi dettagli. Ricchi di sfumature raccontate in modo sottile ed arguto, riescono a far sì che lo spettatore si ricorderà di loro a lungo. Merito di uno script redatto in modo magistrale e merito, anche, di un cast stellare: Jennifer Jason Leigh, innanzitutto, nel ruolo della prigioniera condannata alla forca (candidata, per questa sua interpretazione, all’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista), Samuel L. Jackson, diventato, in qualche modo, attore feticcio di Tarantino, ma anche Michael Madsen, Bruce Dern e molti altri.

tim-roth-walton-goggins-hateful-eight-xlargeDal punto di vista della regia, i grandangoli ed i campi lunghi per gli esterni stanno a comunicare allo spettatore un senso di “agorafobia”, si avverte fin da subito che qualcosa di terribile sta per accadere. Lo stesso vale per le scene in cui i lunghi dialoghi fanno da protagonisti: i personaggi vengono sovente inquadrati insieme e di profilo, quasi si volesse mettere in evidenza quella sorta di “filo rosso” che li lega: ognuno di loro, in qual momento, conosce nel profondo, nell’intimo il proprio interlocutore ed è pronto a smascherare la sua farsa. Tarantino, senza ombra di dubbio, si diverte moltissimo a giocare con tutti questi aspetti, durante la lavorazione dei suoi film. Ed è particolarmente bravo anche a coinvolgere lo spettatore in questi suoi giochi: in questo suo ultimo lungometraggio, in particolare, il dialogo con il pubblico è quantomai evidente, grazie anche alla presenza di una voce narrante che sta a suggerire il tono di tutta l’opera. Lo stesso vale per le scene di violenza: spesso considerate eccessive, addirittura splatter, hanno, in realtà, un effetto catartico nello spettatore, allentano quanto mai la tensione, divertono. Ed è proprio questo il risultato sperato da Tarantino stesso. Egli è, in conclusione, il primo a volersi divertire durante i suoi film, il primo a dichiararsi un cinefilo sfegatato, il primo a presentare i suoi stessi film quasi come un gioco. Tutte le critiche a lui mosse, forse, a volte potrebbero risultare eccessive.

THE HATEFUL EIGHT

Ultima considerazione: il film è stato girato rigorosamente tutto in pellicola, addirittura in 70mm. Purtroppo, solo poche sale e poche città hanno la possibilità di mostrarlo nel formato originale. Informatevi sulla sala più vicina a casa vostra per poterlo vedere così come Tarantino l’ha pensato e creato, merita davvero.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI VALENTINA: ALFREDO BINI, OSPITE INATTESO di Simone Isola

ALFREDO BINI - Ritratto  “Pier Paolo Pasolini era un artista, capace di essere un poeta ma anche un profeta, di capire questa povera Italia come pochi hanno saputo fare. Sono orgoglioso di aver lavorato con lui e di essere stato l’artefice del suo debutto cinematografico. Ritorno in me. Lontano dal mondo, qui, con attorno i ricordi di una passione bruciante, vitale. Rimarranno le foto, le immagini, i ricordi e io resterò fino a quando mi sarà concesso”. Così Alfredo Bini, noto produttore italiano, si congeda e saluta la vita al termine del suo viaggio, all’interno del documentario che lo vede ritratto da Simone Isola, regista classe ’82.”Ho conosciuto Alfredo Bini pochi mesi prima della sua scomparsa; era un simpatico “guascone”, ancora pieno di vitalità nonostante un vissuto ricco di esperienze, con luci e ombre.Ho passato un pomeriggio con lui, poi un paio di telefonate. Era contento che qualcuno si interessasse al suo lavoro e alla sua figura di produttore. L’idea del film” aggiunge Isola ” è nata due anni dopo la sua morte, nel 2012.”

ALFREDO BINI OSPITE - Giuseppe Simonelli e Simone Isola“Alfredo Bini, ospite inatteso” è un documentario ben fatto: incuriosisce e non stanca mai. Riesce pienamente nel tentativo di sottolineare il coraggio e la storia mai banale di un produttore che, per quanto scomodo, ha contribuito a decretare il successo del cinema d’autore. Il film si avvale della partecipazione e dell’intervento di alcuni dei collaboratori più stretti del noto produttore che, a tratti teneramente a tratti nostalgicamente, delineano il mosaico della vita di Bini e dei suoi 50 film prodotti. Bini esordì con “Il bell’Antonio”, produsse il primo film di Pasolini “Accattone” e virò negli anni ’70 verso un cinema “erotico”, dopo che alla sua filmografia si aggiunsero i nomi di Bresson e Chabrol.”L’incontro tra Bini e Pasolini”, aggiunge Simone Isola “generó film che riuscirono a unire granda validità culturale al successo commerciale, un binomio oggi piuttosto raro. A questi risultati seguí per Bini un periodo di inesorabile declino. Lentamente iniziarono le difficoltà economiche, legate alla censura, alle cambiate condizioni del mercato. E forse alla delusione per un matrimonio finito, come suggeriscono molti testimoni.

20992-Alfredo_Bini__ospite_inatteso_2L’obiettivo di questo documentario è quello di andare “oltre” il tradizionale film biografico, costruendo il racconto con uno stile composito, che mescola in ritmo serrato insoliti inserti di “fuori scena” con interviste e repertori di tipo tradizionale”.

pasoliniLa pellicola, prodotta da Kimerafilm, Axelotilfilm e Istituto Luce, proiettata alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno all’interno della sezione Venezia Classici, probabilmente uscirà in qualche sala italiana entro pochi mesi. O così, almeno, ci auguriamo.

LA RECENSIONE DI VALENTINA: A BIGGER SPLASH di Luca Guadagnino

  bigger splashTra i quattro film italiani in concorso quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia 72, c’è il film di Luca Guadagnino, “A bigger Splash”.
La pellicola verte sulla figura leggendaria di Marianne Lane, che in vacanza a Pantelleria con il compagno Paul, riceve la visita di un produttore discografico che di scopre anche essere stato un suo ex. Questo incontro, però, improvvisamente deflagra in violenza.
“All’origine del film”, commenta Luca Guadagnino “ci sono un triplo desiderio e un duplice rifiuto. StudioCanal mi avvicinò chiedendomi di dirigere un rifacimento di “Le piscine” di Jacques Deray. Il film di Deray l’avevo visto da ragazzino e poi mai più.
Volevo che il paesaggio fosse il personaggio silenzioso che si aggiungeva ai quattro protagonisti. Pantelleria è un posto incredibilmente violento, è adagiata su un vulcano le cui attività sono silenziose, ma costanti. Il vento la sferza, il caldo non dà tregua, ma possono esserci sbalzi di temperatura quasi africani con notti inaspettatamente fredde. 23284-A_Bigger_Splash_-____Jack_EnglishE’ un luogo non riconciliato, e questo mi piaceva molto.
Pantelleria è Mediterraneo, è un luogo che urla la propria urgenza. E il mio più grande desiderio era quello di mostrare come il privato di uomini e donne potesse venire squadernato dal reale. Se ognuno dei quattro protagonisti del film si confronta con l’alterità all’interno del gruppo, era indispensabile che tutti fossero anche costretti a confrontarsi con l’alterità vera, che è quella del Mediterraneo, con la presenza dei migranti che irrompono nella storia”.
“Il rock’n’roll ho voluto che diventasse architrave del film. Ha un corpo, si incarna nella figura del giullare, l’eterno Peter Pan, l’ingiunzione al godimento fatta uomo. Harry, un produttore musicale che ha vissuto tutta la sua vita all’insegna della verità, della necessità bruciante di non mentire mai e al contempo di divertirsi sempre, si specchia in Paul, un uomo molto più giovane e che ha quindi forse la necessità di trovare in Harry un padre. Ma Harry è un padre del godimento che al contrario gli dice: “Sei libero, puoi fare quello che vuoi”.
19352-Luca_Guadagnino_-_A_Bigger_Splash_courtesy_Olivier_ZahmL’impossibilità di sostenere questa libertà scava tra due uomini fiumi carsici di risentimento. Innescando, senza accorgersene, reazioni estreme.
Dal punto di vista formale” aggiunge il regista “Viaggio in Italia di Rossellini ha certamente rappresentato una fonte di ispirazione. Come One Plus One di Godard e il film sulla creazione di Simpathy for the Devil dei Rolling Stones.”
La pellicola, prodotta da Frenesy Film e distribuita da Lucky Red, uscirà nelle sale italiane il 26 novembre 2015.
Valentina Giordano

LA MACCHINA PERFETTA – un film per realizzare un sogno

GUARDA LO SPOT

“La macchina perfetta”, un sogno da realizzare
Gli anziani de “I binari della vita Onlus” vogliono raccontarsi attraverso un film.
Parte il crowdfunding su http://www.lamacchinaperfetta.it

 La-macchina-perfetta---Frame-B
Voglia di fare, di conoscere e di superarsi. Ecco cosa trasudano i muri della sede de I binari della vita Onlus , un’associazione attiva su vari fronti, dalla cultura al benessere,
dall’artigianato alle nuove tecnologie, che è costituita da persone d’ogni età. Gli anziani sono soci attivi in prima linea su ogni iniziativa. Dai loro momenti di condivisione e confronto nasce l’idea, anzi, il sogno di realizzare un film che racconti la terza età emancipandosi dai cliché forgiati dalle trasmissioni del pomeriggio e dalla pubblicità.
Negli ultimi mesi, ciò che era soltanto un’impalpabile fantasia ha preso corpo nelle pagine di una sceneggiatura cinematografica intitolata “La macchina perfetta”. La pellicola che le darà vita racconterà l’impresa di un vecchio sognatore che vuole regalare speranza alle nuove generazioni. Partirà per un’avventura donchisciottesca, ricca di singolari incontri, che attraverserà i luoghi più suggestivi d’Italia.
“È bello che gli anziani dell’associazione abbiano maturato il desiderio e il coraggio di
raccontarsi. Li guardo negli occhi e vedo una grande ambizione. Già questo, a mio avviso, è un grande risultato – ha dichiarato Matteo Martora, il presidente della Onlus, aggiungendo – Lavoreranno insieme ai giovani dell’associazione, in tutte le fasi di produzione della pellicola.
Ognuno metterà a disposizione le sue competenze e le sue forze, senza pregiudizi”.
Per reperire le risorse necessarie alla concretizzazione del progetto, la Onlus ha scelto il
“crowdfunding”, la nuova frontiera della produzione cinematografica, una modalità di
finanziamento popolare che ha già ampiamente dimostrato di funzionare anche qui in Italia.
La-macchina-perfetta---Frame-ACosì, già da qualche giorno, sul sito http://www.lamacchinaperfetta.it è possibile partecipare alla
produzione del film. Con pochi click e, cosa fondamentale, nella massima sicurezza, si può scegliere fra varie modalità di donazione, dalla carta di credito al bonifico bancario. A coloro che sosterranno il progetto verranno offerte ricompense e riconoscimenti, diversi in base alla cifra devoluta. Sul sito sarà anche possibile seguire lo stato dei lavori e interagire con gli autori del progetto, proponendo suggerimenti e intavolando discussioni.
Per promuovere la raccolta fondi, su radio, tv e social network è stato diffuso uno spot
(https://youtu.be/xkWJV1xaAA), prodotto in collaborazione con ADAP (Associazione
Doppiatori Attori Pubblicitari) che è diventata partner dell’iniziativa. Infatti, nello spot è
possibile riconoscere la celebre voce dell’attrice Grazia Migneco, udita in innumerevoli film, cartoni animati, pubblicità.
A coadiuvare la Onlus nella realizzazione de “La macchina perfetta” ci sarà Quadra Film ,
casa di produzione cinematografica che da dieci anni realizza fiction e docufilm a carattere storico e sociale.
“Siamo abituati a sentir parlare di giovani autori. Stavolta, finalmente, a sorprendere saranno degli anziani autori esordienti! – Afferma sorridente il presidente di Quadra Film, Carmelo Ramundo – Il nostro obiettivo? Realizzare un’opera importante, che dia voce a chi di solito non ce l’ha, stando alla larga dai noiosi luoghi comuni. E poi, presenziare nei più importanti festival internazionali, per distribuire il film in Italia e all’estero».
Verso il progetto stanno convergendo vari, prestigiosi partner.

Ecco i primi ad aderire:

FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta Onlus)
Telefono Amico Onlus
A.D.A.P. (Associazione Doppiatori Attori Pubblicitari)
Centro Alfredo Rampi Onlus

Per informazioni, delucidazioni, o per offrire altre forme di collaborazione, basta scrivere a
info@lamacchinaperfetta.it o mandare un messaggio alla fanpage facebook del film:
http://www.facebook.com/lamacchinaperfetta
Sito: http://www.lamacchinaperfetta.it
Video: https://youtu.be/xkWJV1xaAA
Pagina Fb: http://www.facebook.com/lamacchinaperfetta
Email: info@lamacchinaperfetta.it