LA RECENSIONE DI MARINA: THE END OF THE TOUR di James Ponsoldt

Nelle sale italiane da giovedì 11 febbraio, “The end of the tour – Un viaggio con David Foster Wallace” è l’ultimo lungometraggio diretto da James Ponsoldt, per la sceneggiatura di Donald Margulies, presentato in anteprima all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma.

The-end-of-the-tour (1)California, 2008. Il celebre scrittore David Foster Wallace, in seguito ad una grave depressione, è morto suicida. David Lipsky, scrittore e giornalista di “Rolling Stone” viene chiamato a commemorarlo: dodici anni prima lo aveva seguito durante gli ultimi giorni del tour promozionale per il libro “Infinite Jest” e, in quel periodo, aveva realizzato con lui una lunga intervista, in seguito mai pubblicata.

31ENDTOUR-master675-v4Guardandoci intorno, possiamo vedere come lungometraggi in cui le sceneggiature facciano da protagoniste assolute siano particolarmente numerosi in sala in questi giorni: basti pensare a “Steve Jobs” di Danny Boyle, per la sceneggiatura di Aaron Sorkin, o a “The hateful eight”, scritto e diretto da Quentin Tarantino, in arrivo a breve. Cosa hanno in comune questi prodotti con “The end of the tour”? Semplice: una sceneggiatura di ferro, particolarmente ricca di dialoghi, addirittura decisamente al di sopra degli standard; una sceneggiatura che riesce a non far mai crollare il film, che riesce a tenere viva l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine e che evita il frequente errore di far sì che i dialoghi stessi tendano a doppiare le immagini o ad essere superflui e ridondanti. E nel caso di questo lungometraggio, i meriti sono da attribuire al drammaturgo e sceneggiatore Donald Margulies (“A cena da amici”, “The country house”).

end-of-the-tour-02“The end of the tour” è un film delicato e profondamente intimista, il quale ci racconta soltanto cinque giorni della vita del celebre scrittore americano: durante la lunga intervista con David Lipsky, vengono fuori le mille sfumature della personalità di Wallace, la sua timidezza, la sua fragilità e, non per ultimi, la sua arguta intelligenza ed il suo sottile senso dell’umorismo. Il risultato è la creazione di un personaggio fortemente empatico, che arriva dritto al cuore della gente. All’inizio del film, quando viene annunciata la morte dello scrittore, quest’ultimo, in quanto essere umano e non in quanto scrittore stesso, è ancora un totale estraneo per il pubblico. In poco meno di due ore, però, riesce a diventare quasi una sorta di “amico” dello spettatore, al punto che, pensando alla morte di quel personaggio che tanto si è amato, ci si sente amareggiati e profondamente commossi. Memorabile l’ultima scena in cui viene mostrato Wallace, negli anni della sua giovinezza, intento a ballare, divertito, con i membri di una comunità battista.

the-end-of-the-tour-3Merito del successo di questo personaggio è anche un grande interprete: Jason Segel (“Sex tape”, “Questi sono i 40” e “Slackers”), nel ruolo del protagonista, riesce a dare vita ad un David Foster Wallace vero ed intenso, ruvido in superficie, ma straordinariamente fragile, caratterizzandolo alla perfezione grazie anche ad una grande padronanza della gestualità e della mimica facciale e non andando mai sopra le righe. Convincente, in egual modo, la performance del giovane Jesse Eisenberg (“The social network”) nel ruolo del giornalista David Lipsky, degno compagno di scena di Segel.

the-end-of-the-tour (2)Un tema particolarmente importante del lungometraggio è, inoltre, quello del viaggio: il viaggio dei due personaggi durante il tour promozionale ed il viaggio come metafora di riscoperta interiore. Ed è qui che entra in gioco la regia di James Ponsoldt (“Smashed”, “The Spectacular now”): il paesaggio americano, grazie anche a magistrali inquadrature e carrellate che mostrano la sua vastità, diviene, insieme a Wallace ed a Lipsky, un terzo protagonista, testimone di quell’amicizia nata in pochi giorni e di quel percorso di crescita interiore che ognuno compie grazie all’aiuto dell’altro.

“The end of the tour” è un film che lascia un senso di amarezza e nostalgia allo stesso tempo. Un film che ci permette di conoscere da vicino una così importante personalità e di affezionarci a lei. Dopo la visione, vi sentirete sicuramente appagati.

VOTO: 7/10

Marina Pavido