VENEZIA 74 – IL CONTAGIO di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini

indexTITOLO: IL CONTAGIO; REGIA: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini; genere: drammatico; paese: Italia; anno: 2017; cast: Vinicio Marchioni, Anna Foglietta, Vincenzo Salemme; durata: 110′

Presentato alla 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Giornate degli Autori, Il contagio è l’opera seconda dei giovani cineasti romani Matteo Botrugno e Daniele Coluccini.

Ci troviamo in via Vermeer, in una palazzina di borgata. Marcello, Chiara, Mauro, Simona ed il professor Walter – che ha il compito di raccontarci attraverso i suoi scritti la realtà che lo circonda, con il suo fare quasi pasoliniano – sono alle prese con i numerosi problemi della quotidianità e desiderosi di cambiare vita una volta per tutte. Al punto di farsi coinvolgere pericolosamente dalla malavita locale.

Nulla di apparentemente nuovo, vero? Eppure, analogamente alla loro opera prima Et in terra pax – anche se forse con meno mordente – questo lungometraggio di Botrugno e Coluccini, per lo sguardo intimista ma mai invasivo, per la spiccata capacità di raccontare la realtà evitando ogni retorica o cliché, per l’eccezionale maturità stilistica, unita ad un senso estetico che non scade mai in inutili virtuosismi registici, Il contagio riesce a classificarsi come un prodotto particolarmente interessante all’interno del panorama cinematografico italiano contemporaneo.

Il ritratto della periferia che ne viene fuori è sì crudo e doloroso, ma anche estremamente suggestivo e – strano ma vero! – incredibilmente tenero, se si osserva da lontano i personaggi come parte di un enorme dipinto. Ed è proprio alla stregua di un dipinto raffigurante i vari gironi danteschi che ci viene presentata, nei primi minuti, la palazzina di via Vermeer. Lo sguardo dei registi è, nei suoi confronti, incredibilmente affettuoso. Lo si nota non solo dalle pittoresche inquadrature che di quando in quando le vengono dedicate, ma anche dalle emozionanti parole del professor Walter in chiusura del lungometraggio.

Probabilmente l’unica pecca di questo ultimo lavoro di Botrugno e Coluccini sta proprio nello script, che vede – volutamente – l’opera suddivisa in due parti, ma che nella seconda metà tende a cambiare registro, somigliando a molti altri prodotti cinematografici italiani degli ultimi anni – primo fra tutti: Suburra – perdendo quasi di identità. Poco male, però. Se tutti i lungometraggi prodotti in Italia oggi fossero paragonabili per quanto riguarda la qualità a Il contagio, forse la situazione del cinema italiano contemporaneo non sarebbe poi così drammatica.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

SGOMBRATO IL CINEMA AMERICA A TRASTEVERE

Ricevo e volentieri pubblico

 

SGOMBRATO IL CINEMA AMERICA: LA LOTTA DEL COMITATO DI QUARTIERE CONTINUA SENZA TREGUA

La notizia dello sgombero del Cinema America di Trastevere è una ferita inferta non solo a una intera comunità di quartiere, che in quei locali aveva ritrovato un elemento di coesione e un luogo di ritrovo; è una ferita che viene inferta al Cinema stesso, che nei giorni del suo fulgore e della sua massima visibilità internazionale a Venezia, dove è in corso la Mostra del Cinema e dove il Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini ha additato il “caso America” come esempio di tutela delle sale storiche, vive il lutto di una ulteriore perdita.

La Progetto Uno Srl ha fatto sapere a mezzo stampa di avere ottenuto “ormai da anni tutte le autorizzazioni necessarie”. Ciò non corrisponde alla realtà dei fatti:

– Sugli uffici comunali (che quelle autorizzazioni devono ancora rilasciare) pesano infatti alcune diffide legate a problemi di carattere amministrativo e di sicurezza.

– Le indagini sull’assetto idrogeologico del sottosuolo, già avviate da uno dei palazzi adiacenti, e quelle archeologiche – dovute per legge – saranno degli ulteriori macigni sulla via dell’ottenimento dei permessi per l’abbattimento. 

– Qualsiasi permesso dovrà necessariamente aspettare l’esito di due istruttorie già avviate dalle Soprintendenze per sancire l’inviolabilità del Cinema America, proprietà privata – certo – ma che in quanto bene storico non può essere trattato alla stregua di qualsiasi altro stabile. 

– La famiglia del progettista ne ha chiesto il vincolo; il Comune di Roma, la Regione Lazio, il Ministero per i Beni Culturali ne hanno chiesto il vincolo.  

– Il Comitato Cinema America ha già bloccato il primo progetto, presentato nel 2006, che prevedeva una palazzina di 44 miniappartamenti – il doppio rispetto a quello attuale – e che è stato ritirato un minuto prima di essere dichiarato inammissibile, grazie al lavoro dei nostri legali. Il 3 febbraio scorso è stata fatta una ulteriore istanza urgente di accesso agli atti, l’ultima di una serie che vede il Comitato in prima linea contro ogni ipotesi di abbattimento. 

Per questo, all’interno di ogni strumento che la legge consentirà, il Comitato – sorto per volere di centinaia di residenti nel quartiere – si opporrà a ogni singolo provvedimento che vada nella direzione dell’abbattimento.

Il Comitato Cinema America dà il suo appoggio morale ai ragazzi che hanno occupato il cinema, che in soli due anni hanno riaperto uno stabile abbandonato e hanno dato vita a qualcosa di straordinario, che ha coinvolto l’intero quartiere e che non può andare perduto a fronte di un calcolo da “palazzinari”. La Progetto Uno è ancora in tempo a rinunciare ai disegni di abbattimento, e a trasformare il progetto in una rinascita del Cinema America, per salvare il quale continueremo a mettere in gioco tutte le competenze tecniche, architettoniche, storiche, archeologiche e legali di cui siamo in possesso.

Associazione Comitato Cinema America

il presidente

Alberto Toso Fei