LA RECENSIONE – SONG TO SONG di Terrence Malick

DSC_2102.NEFTITOLO: SONG TO SONG; REGIA: Terrence Malick; genere: drammatico; anno: 2017; paese: USA; cast: Ryan Gosling, Rooney Mara, Natalie Portman, Michael Fassbender, Cate Blanchett; durata: 129′

Nelle sale italiane dal 10 maggio, Song to song è l’ultimo lavoro del cineasta statunitense Terrence Malick.

BV è un musicista in cerca di successo. Un giorno, durante una festa a casa del suo produttore Cook, incontra e si innamora di Faye, la quale ha, però, già una relazione con Cook. Tra i tre si stabilirà un legame particolare, apparentemente forte, ma dagli equilibri in realtà molto più fragili di quanto si possa pensare.

song_to_song_portman_fassbender_1Dopo aver presentato in concorso alla 73° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia il documentario Voyage of Time, ecco che Terrence Malick torna ad essere stilisticamente parlando il Malick che noi tutti conosciamo (ed amiamo) con i suoi temi di sempre: il senso di spaesamento, la ricerca di sé stessi, l’effetto che ognuno di noi ha sugli altri e via dicendo. È stato così, ad esempio, per i suoi ultimi lungometraggi di finzione – To the wonder e Knight of Cups – ed è così anche per questo suo ultimo lavoro, dove le origini, la famiglia, l’amore e, soprattutto, la musica, si fanno colonne portanti di tutta la narrazione. Tale senso di spaesamento viene ben sottolineato dai grandangoli – che tanto piacciono a Malick – così come da scenografie che prevedono appartamenti iper moderni con pareti di vetro che sembrano quasi inesistenti e che rendono il tutto altamente agorafobico.

Ottima scelta si rivela, inoltre, il cast, dove vediamo praticamente il meglio di quanto il panorama hollywoodiano possa attualmente offrirci: da Ryan Gosling a Rooney Mara, senza dimenticare Michael Fassbender, Natalie Portman e la grandissima Cate Blanchett. Attori che, in ogni caso, sono già stati “testati” da Malick nei suoi precedenti lavori, talmente belli e perfetti da sembrare quasi irreali pur con tutte le loro debolezze qui messe in scena.

Song_to_Song (1)Al via, dunque, il flusso di coscienza tipicamente malickiano – con le sue voci fuoricampo e le sue numerose e fluide carrellate (con tanto di fotografia firmata Emmanuel Lubezki) – che sembra quasi voler metterci davanti alle nostre stesse debolezze e che, diciamolo pure, pur essendo uno stile talmente estremo da essere spesso odiato, risulta in Malick ormai vincente. D’altronde Terrence Malick è come è. E ci piace proprio per questo.

Diventato negli ultimi anni particolarmente prolifico, ha già pronto, tra l’altro, un nuovo lavoro: Radegund. E, siamo certi, sicuramente non ne resteremo delusi.

VOTO: 8/10

Marina Pavido