LA RECENSIONE DI MARINA: LA MACCHINAZIONE di David Grieco

ranieri-sardelli-1-768x442TITOLO: LA MACCHINAZIONE; REGIA: David Grieco; genere: biografico, drammatico; anno: 2016; paese: Italia; cast: Massimo Ranieri, Libero De Rienzo, Roberto Citran, Milena Vukotic; durata: 115′

Nelle sale italiane dal 24 marzo, La Macchinazione è l’ultimo lungometraggio diretto dal giornalista e critico cinematografico David Grieco, tratto dal suo omonimo romanzo-inchiesta.

L’omicidio di Pier Paolo Pasolini, i suoi ultimi giorni di vita, le sue ultime indagini – volte alla redazione del romanzo Petrolio – ma anche la sua famiglia, le sue amicizie e, non per ultimo, il suo cinema. Il film di Grieco tratta tutto questo, cercando di mettere in scena una ricostruzione fedele di cosa sia successo realmente la fatidica notte del 2 novembre 1975 e di cosa abbia portato all’uccisione di uno dei maggiori intellettuali italiani del secolo scorso.

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Già dal suo romanzo, Grieco si è dimostrato particolarmente attento nell’analizzare tutte le informazioni a lui pervenute circa l’omicidio Pasolini. E per questo motivo, i seguaci del grande poeta, scrittore e regista sono da sempre forti sostenitori delle sue tesi. La lettura di Grieco, estremamente fedele alla realtà, ha visto, pertanto, lo schieramento in suo favore di molti pasoliniani, i quali, dal canto loro, hanno volentieri storto il naso in seguito alla visione di Pasolini di Abel Ferrara, recentemente presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Eppure, volendo parlare solo e semplicemente di cinema – mettendo, quindi, da parte per un momento le varie tesi sull’assassinio di Pasolini – il lungometraggio di Ferrara, visionario e con una lettura del tutto personale, di gran lunga supera in qualità questo ultimo film di Grieco. Vediamo perché.

In primo luogo, la scelta degli attori: Massimo Ranieri, cantante ed interprete di talento, nonostante la straordinaria somiglianza fisica con lo scomparso Pasolini, risulta qui decisamente fuori parte. Lo stesso, purtroppo, vale per la brava Milena Vukotic, alla quale è stato assegnato il ruolo di Susanna Colussi – madre dello scrittore – la quale è apparsa fin da subito troppo giovane per la parte assegnata.

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I veri problemi che questo lungometraggio presenta, però, sono ben altri. E riguardano, in particolare, la tecnica di realizzazione e la scrittura.

Poco convince, ad esempio, la scelta di Grieco di far iniziare alcune scene con transizioni dal bianco e nero al colore. Dal punto di vista semantico, infatti, la cosa risulta puramente insignificante e gratuita, dal momento che non c’è alcuna logica che colleghi tali scene tra di loro. Deludenti anche gli effetti speciali – in particolare per quanto riguarda la realizzazione di un’esplosione – palesemente finti e realizzati – si potrebbe pensare – addirittura con mezzi rudimentali. Il risultato d’insieme è un lungometraggio visivamente pacchiano e stereotipato, che – proprio a causa di ciò – poco riesce a coinvolgere lo spettatore.

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Dal punto di vista puramente narrativo, facendo eccezione per la fedeltà al romanzo, anche qui troviamo non pochi stereotipi – come, ad esempio, la scelta di far intendere allo spettatore che Giorgio Steimetz è stato ucciso per aver rivelato informazioni segrete a Pasolini, cosa, peraltro, mai verificata nella realtà – o, volendo concentrare l’attenzione sui dialoghi, non pochi luoghi comuni e frasi fatte portano alcune scene al limite del ridicolo. Peccato. Soprattutto perché il romanzo da cui Grieco ha tratto il film è davvero ben realizzato, appassionante e ben documentato. Per questo motivo, dallo stesso autore ci si sarebbe aspettato decisamente qualcosa di più.

Unica nota di merito: la colonna sonora. Ma le musiche dei Pink Floyd sono obiettivamente imprescindibili.

VOTO: 4/10

Marina Pavido