LA RECENSIONE DI MARINA: FUOCOAMMARE di Gianfranco Rosi

Attualmente in programmazione nelle sale italiane ed unico film italiano in concorso per l’Orso d’Oro al Festival di Berlino, “Fuocoammare” è l’ultima fatica del documentarista Gianfranco Rosi.

fuocoammareDue mondi, due diverse realtà sono protagoniste dell’opera di Rosi: la vita degli abitanti di Lampedusa, abitudinaria, tranquilla, “ottusa” e le vicende dei migranti che ormai da vent’anni sbarcano numerosi nella suddetta isola. Figura centrale: un bambino di nome Samuele, appassionato di fionde, di caccia e con problemi alla vista.

5c605240e8Questo ultimo documentario di Rosi – cineasta famoso per la sua totale immersione nei mondi che racconta – risulta piuttosto efficace nel mostrare allo spettatore aspetti di una quotidianità che ha luogo da molti, troppi anni e di cui si sa ancora molto poco. Non risparmia, il regista, la visione di immagini forti, crude (basti pensare ai cadaveri sulle barche), non risparmia la sofferenza dei migranti – alcuni coscienti, altri del tutto inconsapevoli su quella che è la loro situazione. E realizza tutto ciò con un accurato studio di regia: ogni immagine, ogni inquadratura è perfettamente calibrata, nulla è lasciato al caso. Al punto, quasi, di suscitare non poche critiche sfavorevoli circa l’autenticità del girato. Molte scene, infatti, risultano eccessivamente retoriche e manieriste (si pensi allo sfogo di uno dei migranti che si unisce al coro dei suoi compagni di viaggio).

Fuoco-ammareDetto questo, però, il risultato finale riesce appieno a raggiungere lo scopo che il regista si era prefissato: quello di mostrare una storia vera e tristemente attuale attraverso persone vere ed attraverso le loro sofferenze (particolarmente d’impatto sono i primissimi piani di alcuni migranti appena sbarcati a Lampedusa).

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Se si pensa al penultimo lavoro di Rosi – il documentario “Sacro G. R. A.”, vincitore del Leone d’Oro alla Mostra di Venezia nel 2013 – questa ultima opera è di gran lunga più “vera”, stilisticamente e visivamente di maggiore impatto, oltre a contenere un’importante metafora sulla società odierna. Proprio la figura di Samuele, infatti, con il suo “occhio pigro”, che lo costringe ad indossare una benda, sta a simboleggiare una società abituata a guardare più che a vedere, la quale volentieri distoglie lo sguardo da qualcosa di poco gradito.

“Fuocoammare”, di Gianfranco Rosi, è tutto questo: un crudo e trasparente documento su ciò che avviene intorno a noi e su ciò che noi stessi siamo.

VOTO: 8/10

Marina Pavido