LA RECENSIONE – L’INFANZIA DI UN CAPO di Brady Corbet

coverlg (1)TITOLO: L’INFANZIA DI UN CAPO; REGIA: Brady Corbet; genere: drammatico; paese: USA, Francia, Canada, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Svezia; anno: 2015; cast: Robert Pattinson, Berenice Bejo, Stacy Martin; durata: 113′

Nelle sale italiane dal 29 giugno, L’infanzia di un capo – ispirato all’omonimo racconto di Jean-Paul Sartre ed al romanzo Il mago di John Fowles – è la pluripremiata opera prima dell’attore Brady Corbet, vincitrice, nel 2015, del Premio Orizzonti alla Miglior Regia e del Premio Luigi De Laurentiis alla Miglior Opera Prima alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il film si divide in quattro atti che segnano la formazione del carattere del giovane Prescott. La Prima Guerra Mondiale è finita da poco. Il bambino, figlio di un diplomatico e di una donna molto religiosa, vive appena fuori Parigi ed è soggetto a frequenti scatti d’ira che, di volta in volta, staranno a stravolgere gli equilibri famigliari costituitisi. La sua formazione caratteriale ed il suo divenire un importante uomo di potere staranno a simboleggiare il male del fascismo che proprio in quegli anni iniziò a prendere piede.

linfanzia_di_un_capo_scenaGirato in 35mm, questo primo lungometraggio di Corbet non stupisce solo per l’impeccabile confezione stilistica in sé, ma soprattutto per la straordinaria maturità e lucidità che traspaiono da un lavoro così complesso e così profondo. Fin dai primi minuti le immagini di un treno in corsa di notte, unite ad una musica quasi ansiogena riescono fin da subito a catapultare lo spettatore in un ambiente sinistro, che è quello della casa di Prescott, culla di pericolosi ideali nascituri.

La macchina da presa è nelle mani di Corbet agile e coraggiosa: non ha paura di osare ed andare oltre gli schemi. Particolarmente degne di nota, a tal proposito, sono la sequenza finale, in cui vediamo un Prescott adulto scendere dalla macchina tra una folla adorante, e la fine del terzo atto, quando il protagonista, ancora bambino, cade per terra al termine di un ultimo scatto d’ira e la stessa macchina da presa si capovolge, indicandoci la distruzione di ogni equilibrio.

The_Childhood_of_a_Leader_1_-_Tom_SweetDalle ambientazioni alle musiche, dalla scelta degli interpreti all’ottima qualità delle immagini, tutto sembra impeccabile. E, in seguito alla visione di questo primo lungometraggio di Corbet in molti – a ragione – hanno urlato al miracolo. Si pensi che il compianto Jonathan Demme – presidente della giuria Orizzonti all’epoca – ha addirittura paragonato il giovane cineasta ad Orson Welles. E, di fatto, L’infanzia di un capo, opera imponente e maestosa, i premi vinti li ha meritati eccome. Peccato solo che in Italia ci abbia messo ben due anni ad uscire in sala.

VOTO: 8/10

Marina Pavido