LA RECENSIONE DI MARINA: TANGERINES – MANDARINI di Zaza Urushadze

mandariinid_tangerines_stillTITOLO: TANGERINES – MANDARINI; REGIA: Zaza Urushadze; genere: drammatico; anno: 2013; paese: Estonia, Georgia; cast: Lembit Ulfsak, Mikheil Meskhi, Giorgi Nakhashidze, Elmo Nuganen; durata: 89′

Nelle sale italiane dal 26 maggio, Tangerines – Mandarini è l’ultimo lungometraggio del regista georgiano Zaza Urushadze, candidato all’Oscar ed al Golden Globe nel 2015 come Miglior Film Straniero.

Georgia, 1992. In un piccolo villaggio di campagna abitano Ivo e l’amico Margus, gli unici due uomini rimasti a vivere in quel posto isolato – malgrado gli scontri vicini dovuti al conflitto tra la Georgia e la Repubblica separatista di Abcasia – al fine di salvare il loro raccolto di mandarini. Un giorno, in seguito ad uno scontro a fuoco presso le abitazioni dei due, vengono feriti un soldato georgiano ed un mercenario ceceno, facente parte della fazione nemica. Ivo deciderà di prendersi cura di entrambi, offrendogli riparo presso casa sua, ma la convivenza forzata non sarà affatto semplice.

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Un sanguinoso conflitto in atto. L’amore per la propria nazione. Il tentativo di salvaguardare una propria identità. Tutto ciò viene magistralmente raccontato in questo ultimo lungometraggio di Urushadze, che – nello specifico – è soprattutto per un’accurata scrittura, oltre che per la presenza di una valido cast, che si distingue. Quattro attori, quattro personaggi – ognuno con un diverso vissuto alle spalle – a stretto contatto per giorni ed una casa, teatro di conflitti, ma anche di solidi rapporti di amicizia. Sullo sfondo – oltre alla drammaticità della guerra e delle sue conseguenze sulla popolazione – una piantagione di mandarini, che va salvaguardata a tutti i costi e che qui, oltre ad essere una possibile fonte di reddito in tempi difficili, diventa anche simbolo di una propria identità, in quanto unico elemento appartenente ad un passato senza guerra e senza carestie.

Tangerines-22È con estremo realismo, ma – a tratti – anche con una sottile ironia, che Urushadze ci guida nella quotidianità dei quattro protagonisti. Non mancano momenti in cui la tensione viene stemperata (durante la grigliata in giardino, ad esempio, o quando – addirittura – uno dei protagonisti fa riferimento al cinema stesso, disprezzandolo per il fatto di creare scene decisamente poco aderenti alla realtà), così come non mancano scene in cui vediamo senza edulcorazione alcuna i danni della guerra (registicamente notevole, a questo proposito, il conflitto a fuoco finale). Il tutto viene raccontato attraverso una sguardo limpido ed onesto, evitando buonismi e pericolosi luoghi comuni. Il risultato è un prodotto semplice, ma, allo stesso tempo, ricercato, curato e – a tratti – anche commovente, che attraverso le vite di due uomini qualunque, ci sa raccontare le conseguenze di un conflitto di cui, purtroppo, si conosce davvero poco.

In poche parole, Tangerines – Mandarini si è rivelato una vera e propria perla della cinematografia dell’Est Europa. Un piccolo gioiello da recuperare in sala quanto prima.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

I PINGUINI DI MADAGASCAR in anteprima il 22 e 23 novembre su oltre 300 schermi in tutta Italia

Ricevo e volentieri pubblico

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