LUCIANO TOVOLI AL BIF&ST

Ricevo e volentieri pubblico

 

Luciano Tovoli: “Io regista grazie a Ferreri e a Marcello”

Bari: le Masterclass del Bif&st 2016

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Il grande direttore della fotografia Luciano Tovoli è stato protagonista della Masterclass di stamattina al Teatro Petruzzelli dove è stato proiettato il suo unico film da regista, “Il generale dell’armata morta” (o “L’armata ritorna”) interpretato da Marcello Mastroianni, prima dell’incontro moderato da Marco Spagnoli.

 

“Il cinema, e in particolare la regia, mi interessavano fin da giovanissimo ma quando fui preso al Centro Sperimentale di Cinematografia scelsi il corso di direttore della fotografia per tranquillizzare mia madre, dopo che si rese conto che avrei dovuto lasciare gli studi universitari che stavo facendo a Pisa. Pensava che magari avrei avuto più occasioni di lavoro, alla peggio potevo aprire un negozio di fotografia!”

Luciano Tovoli, l’autore della fotografia di tanti capolavori del cinema italiano e non solo, collaboratore di Antonioni, Ferreri, Scola, Argento e Barbet Schroeder, ha rievocato nella Masterclass al Teatro Petruzzelli di stamattina la sua prima e unica esperienza di regista per Il generale dell’armata morta, interpretato da Marcello Mastroianni, rispondendo alle domande di Marco Spagnoli.

“Un giorno stavamo girando L’ultima donna di Marco Ferreri quando, durante le riprese di un primo piano di Gérard Depardieu, ebbi l’impudenza di dire ‘Stop!’ che è una prerogativa del solo regista. Alle proteste di Ferreri, ribattei che avevo predisposto le luci per una scena in cui Depardieu avrebbe dovuto gridare una battuta, anziché mormorarla come aveva fatto. E che se avesse dovuto pronunciare la sua battuta così, era necessario cambiare illuminazione, cosa che feci. Dopodiché Ferreri mi disse: ‘ho capito, adesso finiamo questo film, poi magari ne facciamo un altro e poi te ne produco uno io, del quale dovrai essere il regista”.

“In cerca di un’idea o meglio di un testo da trasferire sullo schermo, ne parlai con Marcello Mastroianni che mandò un suo assistente a casa per portarmi un libro dalla sua biblioteca. Era “Il generale dell’armata morta”, il primo romanzo dello scrittore albanese Ismail Kadare, allora inedito in Italia ma che aveva avuto buone critiche in Francia. Me ne innamorai subito e chiesi a Mastroianni se voleva interpretare il film. Lui prese un pezzo di carta e vi scrisse: ‘non solo io farò questo film con Tovoli regista ma ne farò altri due che individueremo in seguito’. È il ricordo più bello che ho di lui insieme alla sua semplicità, alla capacità di ascolto, alla sua generosità e al suo rispetto per le persone”.

Sullo schermo, accanto a Marcello Mastroianni, c’era Michel Piccoli: “Lo adoravo, avevo già fatto un film in Francia con lui e quindi volevo proporgli il ruolo del cappellano militare. Piccoli conosceva il romanzo di Kadare, lo trovava meraviglioso, disse subito di sì e anzi manifestò l’intenzione di produrlo lui. Ma c’era un problema: qualche tempo prima Ferreri e Piccoli avevano litigato. Mi rivolsi ancora una volta a Marcello che mi invitò a cena per parlarne con calma. Dopo un po’ arrivò anche Ferreri che ci disse che si sarebbe ritirato lui dalla produzione per altri impegni sopraggiunti. In seguito, Piccoli e Ferreri sarebbero tornati a lavorare insieme”.

Sul titolo del film, che è stato proiettato al teatro Petruzzelli come L’armata ritorna, Tovoli ha chiarito che “fu girato con il titolo del romanzo, senonché a riprese ultimate la Rai, che era entrata in produzione, volle cambiarlo perché sosteneva che la parola ‘morte’ avrebbe spaventato gli spettatori televisivi. Solo in seguito avrebbe recuperato il titolo originale”.

Sulle riprese: “Iniziammo a girare in Albania, nei luoghi del romanzo ma dopo qualche giorno fummo cacciati dal Paese e ripiegammo sulle montagne dell’Abruzzo, che peraltro mi sembravano più adatte”.

Luciano Tovoli ha deliziato la platea del Teatro Petruzzelli con tanti altri aneddoti legati al film, alla sua carriera di direttore della fotografia e sui suoi rapporti non solo con gli attori (in Il generale dell’armata morta c’era anche un giovanissimo Sergio Castellitto, praticamente agli esordi) ma anche con il produttore Mario Cecchi Gori, con Ferreri, Scola con cui fece tre film, con Zurlini che è stato il suo modello per la regia dopo l’esperienza in Il deserto dei tartari. Per chiudere con un rimpianto: “Vorrei che la parola post-produzione fosse bandita dal cinema così come i nuovi monitor con i quali si osservano le riprese come se fosse un controllo notarile. Non sono un passatista, voglio ricordare che nel 1981 feci con Michelangelo Antonioni Il mistero di Oberwald, il primo film realizzato in elettronica. Però tutti questi nuovi procedimenti cancellano il concetto di fiducia che prima dominava nel cinema e che reputo fondamentale.”

OMAGGIO A SALVO RANDONE ALLO SPAZIO OBERDAN

Ricevo e volentieri pubblico

SALVO RANDONE

UN GRANDE ATTORE

DAL 19 FEBBRAIO ALL’1 MARZO 2015

 Salvo Randone

Dal 19 febbraio all’1 marzo 2015 presso Spazio Oberdan Milano, Fondazione Cineteca Italiana presenta SALVO RANDONE. UN GRANDE ATTORE, un omaggio in sette film che intende ricordare il grande attore siciliano.

 

Salvo Randone è stato uno dei più grandi attori teatrali, cinematografici e televisivi italiani. Della sua arte recitativa resta l’abilità nel rendere le ambigue sfaccettature psicologiche e l’inquietante tormento dei personaggi interpretati, testimonianza di un’acuta intelligenza d’attore risolta tanto nella secchezza del gesto e del tratto mimico, quanto nell’espressività di un volto tagliato come una maschera antica, ma dove lampeggiava il segno tutto moderno, pirandelliano, della condizione umana. Celebre per il suo carattere schivo e riservato, Randone univa asciuttezza e rigore alla ricchezza, anche barocca, di un mestiere appreso alla scuola di grandi maestri quali Ermete Zacconi e Ruggero Ruggeri.

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Cresciuto in teatro, dove lasciò interpretazioni memorabili come per esempio nella shakespeariana Dodicesima notte diretta da Orazio Costa, in Come le foglie di Giacosa per la regia di Luchino Visconti, e nell’Enrico IV di Pirandello, il suo primo approccio con il cinema avvenne negli anni ’40, ma fu solo all’inizio degli anni Sessanta che il suo rapporto con la settima arte si intensificò. Da quel momento Randone lavorò con alcuni dei maggiori registi italiani, da Petri a Rosi, da Zurlini a Fellini, in qualche caso in ruoli da protagonista (L’assassino, I giorni contati), più spesso in ruoli di secondo piano, ma anche in questo caso dando vita a personaggi che seppe rendere indimenticabili grazie alla straordinaria incisività espressiva delle sue interpretazioni. Sette i lungometraggi in programma nella rassegna a lui dedicata: oltre ai sopra citati L’assassino e I giorni contati (in edizioni restaurate), un altro film di Petri (A ciascuno il suo, da Sciascia), due film di Zurlini (La prima notte di quiete e Cronaca familiare, tratto dal bellissimo romanzo di Vasco Pratolini) ), uno di Carlo Lizzani (Il processo di Verona, con una intensissima Silvana Mangano) e uno di Rosi (il profetico, modernissimo Le mani sulla città).

GiorniContati

SCHEDE DEI FILM E CALENDARIO

 

Giovedì 19 febbraio (h 21.15) / Giovedì 26 febbraio (h 17)

L’assassino

R.. Elio Petri. Sc.: E. Petri, Tonino Guerra, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa. Int.: Marcello Mastroianni, Micheline Presle, Salvo Randone, Andrea Checchi, Cristina Gaioni, Paolo Panelli, Toni Ucci. Italia/Fr., 1961, b/n., 105’.

Il giovane antiquario Alfredo Martelli è fermato dalla polizia e accompagnato in questura senza alcuna spiegazione. L’uomo si chiede quale colpa abbia commesso, prima di essere avvisato di un’accusa di omicidio. È stata infatti assassinata la sua ex amante, una donna che Martelli ha incontrato la sera prima per chiederle la dilazione di un pagamento. Dopo lunghe ore di angoscia, l’interrogatorio di alcuni testimoni scagiona l’antiquario che può così fare ritorno a casa. Turbato dall’avvenimento, Martelli può ora ricominciare la sua vita di sempre.

Copia restaurata in collaborazione da Cineteca del Comune di Bologna, Museo Nazionale del Cinema di Torino e Titanus (lavorazioni eseguite presso il laboratorio L’Immagine ritrovata di Bologna).

 

Giovedì 19 febbraio (h 21.15) / Domenica 1 marzo (h 16.30)

Le mani sulla città

R.: Francesco Rosi. Sc.: F. Rosi, Raffaele La Capria, Enzo Provenzale, Enzo Forcella. Int.: Rod Steiger, Salvo Randone, Guido Alberti, Marcello Cannavale, Angelo D’Alessandro, Alberto Canocchia. Italia, 1963, b/n, 105’.

Dietro il crollo di un edificio in un quartiere di Napoli c’è la lunga mano del palazzinaro privo di scrupoli Edoardo Nottola. Grazie ai suoi agganci con il corrotto mondo politico, l’uomo non solo riuscirà a sottrarsi a qualunque responsabilità, ma finirà per diventare assessore all’edilizia.

 

Giovedì 19 febbraio h 16.30

Cronaca familiare

R.: Valerio Zurlini. Sc.: V. Zurlini, Mario Missiroli, Vasco Pratolini, dal racconto omonimo di Vasco Pratolini. Int.: Marcello Mastroianni, Jacques Perrin, Salvo Randone, Sylvie, Valeria Ciangottini. Italia, 1962, col., 122’.

Enrico, giornalista di un quotidiano romano, riceve la notizia della morte del fratello minore Lorenzo. Prostrato dal dolore, Enrico ripercorre la sua tormentata “cronaca familiare” e i rapporti con Lorenzo, da sempre incapace di adattarsi al mestiere di vivere.

Leone d’Oro alla XXIII Mostra di Venezia ex-aequo con L’infanzia di Ivan di A. Tarkovskij.

Venerdì 20 febbraio h 16.30 / Giovedì 26 febbraio h 21.15

Il processo di Verona

R.: Carlo Lizzani. Sc.: Ugo Pirro. Int.: Salvo Randone, Silvana Mangano, Frank Wolff, Vivi Gioi, Françoise Prevost. Italia/Fr., 1962, b/n, 115’.

Cinque membri del Gran Consiglio votano l’ordine del giorno, che conduce direttamente alla caduta del governo Mussolini. Uno dei cinque è Galeazzo Ciano. L’atto di ribellione di questi uomini viene pagato con il carcere e con un processo che si svolge a Verona. Il processo è manovrato dai tedeschi, con i quali Edda Ciano cerca di trattare promettendo loro i diari del marito. Fa da tramite una ragazza tedesca. All’improvviso però i tedeschi cambiano idea, i diari non interessano più. Ciano è consigliato di inoltrare la domanda di grazia a Mussolini, ma questa non raggiungerà mai la sua meta, perché l’ala estremista del partito la blocca. All’alba dell’11 gennaio i cinque uomini sono fucilati.

Sabato 21 febbraio h 14.45 / Martedì 24 febbraio h 19

I giorni contati

R.: Elio Petri. Sc.: E. Petri, Tonino Guerra, Carlo Romano. Int.: Salvo Randone, Regina Bianchi, Franco Sportelli, Paolo Ferrari, Vittorio Caprioli, Lando Buzzanca. Italia, 1962, b/n, 98’.

Cesare, un idraulico di cinquantacinque anni che ha lavorato sodo per tutta la vita, dopo la scomparsa della moglie si ri trova solo. Un giorno Cesare vede morire su un tram un uomo della sua età, e quell’episodio lo folgora come una riivelazione: egli sapeva che alla sua età si puo’ morire, ma ora lo ha “visto”. Questa consapevolezza matura in lui una decisione imprevedibile: smetterà da oggi, e per sempre, di lavorare, per potersi godere la vita prima che sia troppo tardi. Ma è già troppo tardi per lui. I giorni di vacanza di Cesare non sono che un inutile rincorrere la giovinezza; ogni strada presa da Cesare è un vicolo chiuso, ogni speranza una delusione. È rimasto irrimediabilmente indietro di diversi decenni. Perfino il modo di divertirsi della gente non è più il suo. Per questo, arrendendosi alla società che lo circonda,finirà per tornare a lavorare. La sua breve vacanza è servita solo ad aprirgli gli occhi e a spegnere, uno dopo l’altro, tutti i suoi sogni.

Copia restaurata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Cineteca del Comune di Bologna, in collaborazione con Titanus.

Domenica 22 febbraio h 18.45 / Domenica 1 marzo h 21

La prima notte di quiete

R.: Valerio Zurlini. Sc.: V. Zurlini, Enrico Medioli. Int.: Alain Delon, Sonia Petrova, Lea Massari, Giancarlo Giannini, Salvo Randone, Alida Valli, Renato Salvatori. Italia/Fr., 1972, col., 132’.

La storia di un professore stanco e disilluso che, nonostante l’età ancora giovane, scivola progressivamente verso la morte. La relazione che vive con una giovane allieva bella e sensibile non basterà a salvarlo.

Lunedì 23 febbraio h 19.15 / Mercoledì 25 febbraio h 17

A ciascuno il suo

R.: Elio Petri. Sc.: Elio Petri, Ugo Pirro, dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. Int.: Gian Maria Volonté, Irene Papas, Gabriele Ferzetti, Mario Scaccia, Salvo Randone. Italia, 1967, col., 93’.

Sicilia. Un donnaiolo di paese viene misteriosamente assassinato. La polizia classifica l’uccisione come delitto passionale. Un attento professore però scopre il coinvolgimento della mafia e inizia a indagare, mettendo ovviamente in pericolo la propria vita.

 

INFO:

T 02.87242114 / info@cinetecamilano.it / www.cinetecamilano.it

MODALITÀ D’INGRESSO:

Biglietto d’ingresso: intero € 7,00

Biglietto d’ingresso ridotto per possessori di Cinetessera o studenti universitari: € 5,50

Proiezione pomeridiana feriale: intero € 5,50, ridotto € 3,50.

Cinetessera annuale: € 6,00, valida anche per le proiezioni al MIC – Museo Interattivo del Cinema – e all’ Area Metropolis 2.0 – Paderno Dugnano.

TFF 2014 – IL CSC-CINETECA NAZIONALE presente con due eventi di grande rilievo

Ricevo e volentieri pubblico

Il CSC-Cineteca Nazionale alla 32^ edizione del Torino  Film Festival (21-29 novembre 2014) con due eventi di grande rilievo


 

Retrospettiva Giulio Questi

 

Il CSC- Cineteca Nazionale e il Torino Film Festival festeggiano i novant’anni di Giulio Questi con una retrospettiva, curata da Domenico Monetti, Emiliano Morreale, Luca Pallanch. Il regista e scrittore Giulio Questi, recentemente vincitore del premio Piero Chiara per la raccolta di racconti Uomini e comandanti (Einaudi, 2014), ha rievocato la sua avventurosa esistenza nel volume Se non ricordo male. Frammenti autobiografici raccolti da Domenico Monetti e Luca Pallanch (Rubbettino editore, in collaborazione con CSC – Cineteca Nazionale, 2014).

Partigiano, collaboratore del «Politecnico» di Vittorini, attore per caso per Fellini ne La dolce vita e per Germi in Signore & Signori, aiuto regista di Zurlini e Rosi, amico e collaboratore ombra di Antonioni. È diventato famoso nella Roma anni Cinquanta per aver fatto cadere in Lambretta Pratolini. Ha fatto coppia con il geniale montatore Kim Arcalli. Ha girato il mondo con il produttore Daniele Senatore: insieme hanno tirato coca nel bagno di Richard Burton, dormito nel letto della Loren a Central Park, aperto uffici a New York, Los Angeles e Cartagena. Si è divertito con Gabriel García Marquez nell’isola di Baru. Insomma, nella vita non si è fatto mancare nulla…

A Torino si potranno rivedere il western di culto, interpretato da un magnetico Tomas Milian, Se sei vivo spara (1967); la versione integrale e vista solamente all’epoca del visionario thriller pop con Trintignant e Lollobrigida, La morte ha fatto l’uovo (1968), l’etnografico Arcana (1972) con Lucia Bosé e il gotico Il passo, episodio di Amori pericolosi (1964). Verranno, inoltre, proiettati alcuni suoi cortometraggi realizzati in totale solitudine, autarchici e fuori dagli schemi, editati in dvd dalla Ripley’s con il titolo By Giulio Questi.

Durante il Festival, verrà presentata l’autobiografia di questo «Buñuel della Val Brembana», come al tempo lo definì uno spettatore d’eccezione, Oreste Del Buono.

Profondo rosso di Dario Argento

Il CSC-Cineteca Nazionale, in collaborazione con Rti, presenta il restauro digitale di Profondo rosso (1975), capolavoro del maestro dell’horror Dario Argento. Film indimenticabile: per il geniale puzzle narrativo, per l’esasperante suspense, per la presenza del protagonista di Blow-up David Hemmings, per il clamoroso ritorno sulle scene della diva dei telefoni bianchi Clara Calamai, per l’inquietante colonna sonora, in cui il rock progressive dei Goblin incrocia le sonorità jazz di Giorgio Gaslini, per la capacità di racchiudere e portare a compimento l’irripetibile stagione del thriller all’italiana. Un vertice della cinematografia italiana, conosciuto, studiato e imitato in tutto il mondo.

Il restauro digitale è stato eseguito presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata (Bologna), avvalendosi della collaborazione di Luciano Tovoli, direttore della fotografia dei film di Argento ma anche di De Seta, Antonioni, Pialat.

NOTE DI RESTAURO

Il film fu realizzato da Dario Argento – con lo scomparso Luigi Kuveiller Direttore della Fotografia – utilizzando il sistema di ripresa Techniscope, inventato nei laboratori romani della Technicolor nei primi anni Sessanta.

Invenzione – poi  brevettata dalla multinazionale USA – che sposava alto artigianato artistico – marchio doc del cinema italiano  da sempre – e razionalità tecnico-industriale: si utilizza il negativo standard 35 mm ma riprendendo  fotogrammi più piccoli – la metà – ciascuno “alto”  solo due perforazioni anziché le quattro canoniche, risparmiando così il 50% di pellicola; poi l’immagine viene “gonfiata” fino a raggiungere in altezza le quattro perforazioni, ma date le proporzioni rettangolari del fotogramma, questo raddoppio di altezza è più che un raddoppio in larghezza così che nel duplicato l’immagine viene anamorfizzata e così si ha un formato Cinemascope da una ripresa ordinaria, aggiungendo al risparmio di materia prima il prodotto finale di maggior spettacolarità.

Se il primo film italiano – e probabilmente il primo in assoluto – realizzato con il nuovo sistema fu IERI, OGGI E DOMANI nel 1963, l’elenco dei titoli che utilizzarono il sistema negli anni seguenti è un magnifico campionario del miglior “cinema-cinema” del tempo: PIERROT LE FOU uno dei tanti fra gli stranieri e, fra gli italiani, tutti western di Sergio Leone e i primi film di Dario Argento (la “trilogia”).

La rivoluzione digitale in corso ha offerto all’arte cinematografica molte nuove opportunità, anche sul piano creativo e delle risorse per il restauro dell’immagine; ma al contempo, con la brusca accelerazione imposta da esigenze soprattutto di mercato prima che industriali, implicando in tempi rapidissimi la dismissione della pellicola come medium di diffusione delle opere cinematografiche sul grande schermo – che è la destinazione genetica naturale e significativa di un film come questo – ha drasticamente limitato le potenzialità espressive e di trasmissione al pubblico di gran parte del patrimonio cinematografico dei primi 120 anni della Settima Arte.

Il progetto di restauro per via digitale varato dalla Cineteca Nazionale risponde quindi all’esigenza di continuare a offrire sul grande schermo anche nell’era digitale questo come altri film coevi del nostro patrimonio: esigenza condivisa anche in altri paesi (la Francia in particolare fra i nostri partner europei) e alla quale si sta facendo fronte in varia misura nel contesto europeo con una politica culturale in via di evoluzione, in necessaria sinergia con le produzioni che detengono diritti e materiali originari delle opere.

Per PROFONDO ROSSO, il progetto della Cineteca si è avvalso della collaborazione di Mediaset, proprietaria dei materiali originari.

Le lavorazioni sono state eseguite presso il laboratorio L’IMMAGINE RITROVATA (Bologna) dove il negativo Techniscope è stato acquisito digitalmente alla risoluzione di 2K (il formato standard corrente del cinema digitale) e le immagini digitali sono state restaurate per poi procedere alla fase più delicata del grading e della correzione del colore per restituire al film le intenzioni espressive originarie: per questo aspetto, il progetto si è avvalso della collaborazione eccellente e generosa di Luciano Tovoli.

Restaurata digitalmente anche la colonna sonora, il film è stato riprodotto su copia digitale (DCP: Digital Cinema)

PROSEGUE A ROMA LA RETROSPETTIVA “EFFETTO LUCE”

Ricevo e volentieri pubblico

 

EFFETTO LUCE

DAI FORI IMPERIALI A SANTA CROCE PROSEGUE LA RETROSPETTIVA

DI GRANDI FILM DELL’ESTATE ROMANA ORGANIZZATA DA ISTITUTO LUCE PER I 90 ANNI DALLA FONDAZIONE.

Da oggi al 5 settembre il grande cinema italiano e internazionale con film di Fellini, Scola, Olmi, Bertolucci, Taviani, Sokurov, Greenaway, Resnais, Cavani, Rosi

e tanti altri.

60 titoli – in copie 35 mm – da non perdere

IL PORTIERE DI NOTTE - Italian Poster 2 Proseguono gli appuntamenti con EFFETTO LUCE, la grande retrospettiva curata dal critico Gianni Canova e organizzata da Istituto Luce-Cinecittà con il patrocinio di Mibact e Regione Lazio, in collaborazione con Roma Capitale nell’ambito dell’Estate Romana 2014 e Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, che offre oltre 60 film a ingresso gratuito fino al 5 settembre.

Dopo i primi sette appuntamenti nella cornice dei Fori Imperiali, con proiezioni tutteesaurite di film di Fellini, Monicelli, Zurlini e Bellocchio, la retrospettiva si sposta oggi nel suggestivo sito del Parco Archeologico di Piazza Santa Croce in Gerusalemme.

L’appuntamento per questa sera è con The Baby of Mâcon di un maestro come Peter Greenaway, poi domani con Moloch di Alexandr Sokurov e Giovedì 31 luglio con Il portiere di notte, il capolavoro di Liliana Cavani con Charlotte Rampling e Dirk Bogarde.Per accompagnare il pubblico lungo tutto il mese di Agosto contitoli che hanno fatto la storia del nostro cinema, e altriraramente visibili su grande schermo, di autori come Fellini, Pasolini, Olmi, Resnais, Iosseliani, Bellocchio, Luca Ronconi, Carmelo Bene, i fratelli Taviani, Montaldo, Bertolucci, Ferreri e molti altri.

 ginger e fred3Proiezioni tutte le sere, all’aperto e a ingresso liberodalle 21.30.

 La retrospettiva ‘Effetto Luce’ accompagna la grande mostra LUCE – L’IMMAGINARIO ITALIANO, al Complesso del Vittoriano, che celebra i 90 anni dalla fondazione dell’Istituto Luce. Due eventi che si stanno rivelando tra i più interessanti e seguiti dell’Estate romana 2014.

Per tutte le informazioni e il programma completo della retrospettivawww.cinecitta.com