19° FAR EAST FILM FESTIVAL – MY UNCLE di Nobuhiro Yamashita

TITOLO: MY UNCLE; REGIA: Nobuhiro Yamashita; genere: commedia; anno: 2016; paese: Giappone, cast: Ryuhei Matsuda, Riku Ohnishi; durata: 110′

Presentato in anteprima alla diciannovesima edizione del Far East Film Festival, My uncle è una divertente commedia diretta dal regista giapponese Nobuhiro Yamashita.

È questa la storia del giovane Yukio: un bambino dotato di grande sensibilità e molto maturo per la sua età al quale viene chiesto, a scuola, di scrivere un tema su di un adulto di sua conoscenza. Chi potrebbe essere, dunque, il prescelto, se non lo zio che vive a casa con lui? Pigro e taccagno, appassionato di filosofia ed imbranato, l’uomo non ci metterà molto a colpire l’attenzione della maestra di Yukio, la quale deciderà di far partecipare il ragazzo ad un concorso extrascolastico, dove verrà conferito un importante premio a chi avrà scritto il tema migliore. Yukio vincerà, dunque, un viaggio per due persone alle Hawaii e deciderà di andarci proprio con suo zio, il quale nel frattempo si è perdutamente innamorato di una ragazza appena trasferitasi lì.

Se si pensa alla cinematografia di Yamashita, questo suo penultimo film risulta quasi come “staccato” dal resto dei suoi lungometraggi. Interessante l’idea di dar vita ad una commedia brillante, ma, forse, malgrado la qualità nel complesso alta del prodotto in sé, con troppo poco nerbo il risultato finale, se si vuol ripensare, appunto, ad altri lavori dell’autore. Il problema principale è, in questo caso, proprio la gestione dei tempi: parte piuttosto bene la storia nel momento in cui Yukio inizia a scrivere il tema su suo zio. Anche la voce narrante del ragazzo risulta, qui, particolarmente appropriata. Lo stesso non si può dire per quanto riguarda la seconda parte del film, precisamente dal momento in cui i due partono per le Hawaii: il tono iniziale cambia inevitabilmente, le gag risultano eccessivamente forzate e tutto viene tirato per le lunghe. Stesso discorso vale per quanto riguarda la pseudo storia dello zio con la ragazza di cui è innamorato, così come per personaggi che sembrano creati ad hoc per fare da riempitivi, ma che, di fatto, risultano decisamente inutili al fine di far procedere la narrazione. Uno di questi è, ad esempio, l’uomo che lavora nella piantagione di caffè della ragazza dello zio.

Detto questo, però, non mancano momenti interessanti come le scene che vedono i due, zio e nipote – entrati a tal punto in sintonia da indossare addirittura camicie uguali – chiacchierare in riva al mare. Così come proprio quasi tutta la prima parte del film, dove le trovate comiche funzionano alla perfezione: esilaranti i tentativi da parte dello zio di estorcere dei soldi a Yukio per comprarsi dei manga o la sua ricerca spasmodica di lattine per raccogliere il maggior numero di bollini possibile al fine di avere la possibilità di vincere un viaggio alle Hawaii. Il regista, dal canto suo, ha saputo ben raccontare il mondo dal punto di vista del bambino. Un mondo dove, di base, fanno da padroni colori pastello, brevi inserti di animazione ed atmosfere al limite del surreale. Per la sua attenzione nei confronti dell’infanzia potrebbe addirittura, in alcuni momenti, far pensare a Hirokazu Kore’eda, anche se, in questo caso, ci troviamo di fronte ad un prodotto di tutt’altro genere.

Ma, di fatto, è proprio il personaggio dello zio la vera peculiarità di questo lavoro di Yamashita. Talmente ben scritto e ben interpretato dal bravo Ryuhei Matsuda, trova il suo completamento ideale al fianco del giovane nipote. Una coppia talmente ben riuscita, la loro, da far pensare anche ad un possibile sequel. E chissà che non ci abbia pensato lo stesso Yamashita, nel momento in cui ha optato per una sorta di finale aperto con l’ultima parola lasciata al gatto di casa!

VOTO: 7/10

Marina Pavido

FEFF 17: THE KINGDOM OF DREAMS AND MADNESS apre le porte dello Studio Ghibli

Ricevo e volentieri pubblico

#FEFF17 – 23 aprile/2 maggio 2015 – Udine – Teatro Nuovo e Visionario

 

FAR EAST FILM FESTIVAL 17

 

THE KINGDOM OF

DREAMS AND MADNESS


Venerdì 24 aprile: in collaborazione con Lucky Red,

in prima italiana, ecco l’incredibile documentario

che apre le porte dell’inespugnabile Studio Ghibli!

UDINE – Il countdown sta per raggiungere l’ora ics, cioè il concerto-evento con cui Joe Hisaishi aprirà ufficialmente il Far East Film Festival 17, e i colori del Giappone continuano a scintillare. Se, appunto, il 23 aprile salirà sul palco del Teatro Nuovo uno dei più grandi idoli nipponici, il 24 aprile verrà proiettato al Visionario (ore 14.00) un incredibile documentario che riguarda molto da vicino la sua anima artistica: stiamo ovviamente parlando di The Kingdom of Dreams and Madness (Il regno dei sogni e della follia), al FEFF 17 in prima italiana con la collaborazione della Lucky Red.

La regista Sunada Mami, cui è stato garantito un accesso praticamente privo di restrizioni all’inespugnabile Studio Ghibli, ha seguito i tre uomini che ne sono la linfa: il leggendario Miyazaki Hayao, il produttore Suzuki Toshio e lo sfuggente Takahata Isao. Un anno intero dentro le stanze segretissime del regno dei sogni e della pazzia, dunque, mentre la società si stava affrettando a completare due film: Si alza il vento di Miyazaki e La storia della principessa splendente di Takahata. Grazie a Sunada Mami siamo in grado di capire il processo creativo che è alla base delle illustrazioni di Miyazaki, la sua totale dedizione al disegno che lo spinge a girare per le stanze dello Studio con sempre indosso un grembiule quasi fosse un operaio della fantasia, sempre chino a dare vita ai sogni.

«Miyazaki – spiega Anderson Le, direttore del Festival internazionale delle Hawaii ed esperto di cinema a 360° – è riverito come il genio creativo che sta dietro a film affascinanti e pieni di magia come Il mio vicino Totoro, La città incantata e Kiki – Consegne a domicilio, e lo si potrebbe immaginare come una specie di nonno gentile con il cuore e gli occhi pieni di meraviglia. Ma si sbaglierebbe, perché Miyazaki, invece, è più assimilabile a un lavoratore educato e diligente che è stato benedetto da un colpo di genio, ma che è anche caratterizzato da momenti di cinismo e dubbi sul proprio lavoro, che suggeriscono una certa cupezza dietro le sue creazioni».

The Kingdom of Dreams and Madness, ricordiamo, inaugura la sezione che il FEFF dedica per il secondo anno consecutivo al cinema del reale: 4 documentari – selezionati dallo stesso Anderson Le – per indagare il ricco (ricchissimo) universo del cinema non-fiction orientale.