LA RECENSIONE DI MARINA: RINO – LA MIA ASCIA DI GUERRA di Andrea Zambelli

Batteria.Rino_-1024x684TITOLO: RINO – LA MIA ASCIA DI GUERRA; REGIA: Andrea Zambelli; genere: documentario; anno: 2016; paese: Italia; durata: 55′

Nelle sale italiane dal 23 aprile, Rino – La mia ascia di guerra è l’ultimo lavoro del giovane regista bergamasco Andrea Zambelli.

Il documentario, attraverso interviste e filmati di repertorio, ci racconta l’interessante figura di Rino, ex combattente della Resistenza bergamasca: la sua partecipazione alle lotte partigiane, la sua passione per i filmati amatoriali ed il suo rapporto con Andrea – autore del documentario stesso – con il quale, nel corso degli anni, è nato un forte legame, come se i due fossero stati davvero nonno e nipote.

rino-fotoUn uomo coraggioso. Un grande affetto. La memoria. Il cinema e tutto il suo potenziale espressivo e comunicativo. Questo ultimo lavoro di Andrea Zambelli tratta tutto ciò. E lo fa in modo pulito, fortemente sentito, mai didascalico ed appassionante, lasciando intendere allo spettatore che la storia ed il personaggio qui raccontati hanno avuto una grande importanza prima di tutto nella sua vita, oltre che per il nostro paese.

Rino è un uomo ormai anziano, che lentamente ha perso la memoria. I suoi racconti circa le lotte partigiane a cui ha preso parte, però, sono stati filmati, nel corso degli anni, dal giovane Andrea, il quale ha iniziato questo progetto più di vent’anni fa – in accordo con lo stesso Rino, che, a sua volta, gli ha regalato la telecamera per le riprese – e che, finalmente, oggi trova una sua conclusione regalandoci una storia intensa ed attuale più che mai, testimonianza di una voglia di lottare che oggi sembra del tutto scomparsa.

Z-Archivio2Ed ecco che a questo punto entra in gioco il tema della memoria: la memoria di Rino, oggi andata perduta, assume qui un significato metaforico, diventando, così, la memoria di un popolo intero, che oggi sembra aver dimenticato quanto è accaduto negli scorsi decenni. Un altro importante testimone è, a questo punto, proprio il cinema: grazie alla ricca collezione di vhs e di interviste, è possibile oggi conoscere da vicino la storia di questo uomo che tanto ha fatto per il proprio paese. L’occhio della macchina da presa, la forte componente metacinematografica e l’enorme potenziale della settima arte diventano, dunque, attori principali in questo lavoro di Zambelli. Segno che l’enorme potenza del mezzo comunicativo – oggi purtroppo spesso sottovalutata – resta sempre viva più che mai. Emblematica, a questo proposito, la scena in cui il regista osserva l’enorme quantità di vhs appartenenti a Rino: preziosi frammenti di storia rimasti impressi su pellicola.

Rino – La mia ascia di guerra è tutto questo: un prodotto fortemente sentito, a tratti commovente, che merita di essere visto per conoscere da vicino uno degli eroi della nostra Resistenza e per non dimenticare una porzione di storia che tanta importanza ha avuto per il nostro paese.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: ‘A FESTA D’A MUNTAGNA – di Luigi Scaglione e Luca Ranieri – Link per la visione online

Finalmente online (qui sopra trovate in versione integrale) è presente il suggestivo documentario “‘A festa d’a muntagna”, per la regia di Luigi Scaglione e Luca Ranieri, dell’associazione Oltrecielo.

Ogni anno, sulla vetta più alta del Monte Somma, a Napoli, si apre la tradizionale Festa della Montagna, la quale ha inizio il cosiddetto “sabato dei fuochi” e dura fino al 3 maggio. Un rituale, questo, che ha origine nel lontano 1650 e che da allora non ha mai smesso di coinvolgere migliaia di generazioni.

Quello che il documentario ci racconta, è la devozione della gente alla Madonna del Castello, alla tanto amata “Mamma Schiavona”, la quale viene portata fino al Ciglio, la vetta più alta del monte, dove le saranno dedicati balli, canti e fuochi d’artificio.

I due registi hanno seguito passo passo il gruppo di pellegrini che già dalle 4 del mattino ha iniziato il suo cammino. Grazie ad una regia attenta ed in perfetta sintonia con i personaggi – con un rigoroso uso di camera a spalla – lo spettatore diventa subito parte di questa festa tradizionale, sentendola fin da subito sua. La macchina da presa segue i pellegrini lungo tutto il percorso che li porterà alla vetta del monte. Quello che si percepisce è il lento scorrere del tempo e la fatica che ognuno di loro fa per raggiungere il suddetto Ciglio, segno di una forte devozione, oltre che di un grande senso di appartenenza a quella terra,  viva ed affascinante come non mai. Il susseguirsi delle ore è ben raccontato da riprese del sole che lentamente, tra i rami degli alberi, fa capolino dietro le montagne. Analogamente il paesaggio circostante diventa, così, una suggestiva cornice, testimone di un evento sì poco conosciuto, ma quantomai sentito dagli abitanti del posto.

Grazie ai primi piani dei personaggi intervistati, possiamo vedere la grande fede, la commozione e l’immensa gioia di questa gente, la quale si rivela orgogliosa di aver preso parte anche quell’anno, così come ogni anno, a questo tanto sentito rituale. “‘A festa d’a muntagna” riesce, in pochi minuti, a trasmettere lo spirito di questa importante tradizione, riesce a far percepire allo spettatore i colori, gli odori ed i sapori di una terra tanto ricca quanto troppo spesso dimenticata. É il racconto, questo, di qualcosa che, così come le stagioni, si ripete ciclicamente, che, nonostante il passare del tempo, non cesserà mai di esistere. Documentario corale, che, mediante il racconto di una singola tradizione, disegna il bisogno della società di avere una propria, certa identità e di preservare ciò che da secoli ci è stato tramandato.

VOTO: 6/10

Marina Pavido