LA RECENSIONE – CODICE CRIMINALE di Adam Smith

Codice_criminale_2016TITOLO: CODICE CRIMINALE; REGIA: Adam Smith; genere: drammatico; paese: Gran Bretagna; anno: 2017; cast: Michael Fassbender, Brendan Gleeson, Sean Harris; durata: 99′

Nelle sale italiane dal 28 giugno, Codice criminale è l’ultimo film del regista Adam Smith, con protagonisti Michael Fassbender e Brendan Gleeson.

La famiglia Cutler vive ai margini della società ed è da anni dedita alla malavita. Chad, padre di due bambini, è da tempo ricercato dalla polizia per numerosi furti  realizzati insieme al padre Colby. La sua condotta creerà non pochi problemi anche ai figli. L’uomo, tuttavia, tenterà in ogni modo di riscattarsi e di riacquistare la fiducia da parte dei bambini.

1494589838_10360-Tresspass-Against-Us-Photo-Nick-Wall-590x341Indubbiamente i personaggi qui messi in scena da Smith sono parecchio interessanti. Soprattutto per la loro complessità e le loro mille sfaccettature. Se poi portati avanti da un cast di tutto rispetto, ecco che immediatamente acquistano tutte le carte in regola per avere successo sul grande schermo. E così è, infatti, per il protagonista Chad, così come per sua moglie Kel o per suo padre Colby.

L’estrema periferia inglese, dal canto suo, si fa ottima location per un dramma famigliare e sociale, nonché interessante fotografia di una realtà apparentemente isolata dal resto del mondo e che, di fatto, sembra essere addirittura dimenticata dal mondo stesso.

1494590198_tau_reel_05_still.0003754-590x246Malgrado, però, la buona regia – particolarmente interessanti, a tal proposito,le scene delle corse in macchina e gli ultimi minuti, in cui vediamo Chad seduto con sui figlio su di un albero, al fine di salutarlo prima di consegnarsi alla polizia – e gli interessanti spunti iniziali, questo ultimo lavoro di Adam Smith sembra non riuscire a spiccare quel salto di qualità che gli permetta di distinguersi dai numerosi prodotti del genere che ogni anno escono in sala.

Peccato. Soprattutto perché le premesse per una buona riuscita c’erano tutte. Eppure, a livello di scrittura, manca forse quell’indagine, quell’approfondimento particolare che dia al prodotto finale uno sguardo del tutto personale, ma ben definito.

Gradevole? Sì. Appassionante? Abbastanza. La buona riuscita di Codice criminale, però, sembra limitarsi solo a ciò.

VOTO: 6/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA – LETTERE DA BERLINO di Vincent Perez

letteredaberlino3-maxw-654TITOLO: LETTERE DA BERLINO; REGIA: Vincent Perez; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Germania; cast: Emma Thompson, Brendan Gleeson, Daniel Brühl; durata: 97′

Nelle sale italiane dal 13 ottobre, Lettere da Berlino è l’ultimo lungometraggio diretto da Vincent Perez, tratto dal romanzo Ognuno muore solo di Hans Fallada ed ispirato ad una storia realmente accaduta.

Berlino, 1940. Otto ed Anna Quangel, due onesti cittadini appartenenti alla classe operaia, ricevono la triste notizia della morte, in guerra, del loro unico figlio, arruolatosi con l’esercito nazista. Sconvolti dalla perdita, i due inizieranno un lungo atto di rivolta diffondendo per tutta la città una serie di cartoline anonime, in cui vengono denunciate le brutture della dittatura hitleriana, e rischiando, così, di essere scoperti e giustiziati.

LETTERE DA BERLINO, RESISTENZA ALL'ORRORE NAZISTA

Di lungometraggi ambientati durante il periodo nazista, si sa, ne sono stati prodotti molti fino ad oggi, alcuni dei quali sono dei veri e propri capolavori. Eppure, nonostante tutto, sembra che le storie da raccontare non siano ancora finite. E, di conseguenza, anche i film da girare siano ancora parecchi, i quali, a loro volta, possono rivelarsi anche particolarmente interessanti. Lettere da Berlino – malgrado la pessima traduzione del titolo originale – ne è un esempio. La storia di Anna ed Otto rapisce fin da subito lo spettatore – merito anche di una buona sceneggiatura, oltre che delle straordinarie performances attoriali di Emma Thompson e di Brendan Gleeson – ed ecco che ci si ritrova catapultati in un mondo che, anche non avendolo vissuto in prima persona, ci è ormai familiare. Merito sì dell’ambientazione, come anche di una fotografia che ci mostra una Berlino quantomai tetra e grigia, praticamente quasi morta.

lettere-da-berlino-4Vincent Perez, dal canto suo, si è dimostrato un regista attento e particolarmente sensibile all’argomento. Lo dimostrano, ad esempio, intensi primi piani e dettagli di mani ed oggetti personali, osservati con un occhio che non è mai troppo invadente. E, inoltre, malgrado Perez non sia di origini tedesche, troviamo nel prodotto anche un certo tocco espressionista, perfettamente in linea con ciò che si sta raccontando: luci cupe, ambienti angusti e le scale. Scale, scale ed ancora scale. Non possiamo, a questo punto, non pensare – osservando le numerose inquadrature dall’alto della tromba delle scale all’interno del palazzo dei due protagonisti – al capolavoro di Fritz Lang M- Il mostro di Düsseldorf.

C’è ancora molto da raccontare, dunque, sul periodo nazista? Pare proprio di sì. E, a questo proposito, Lettere da Berlino si è rivelato un lungometraggio particolarmente curato e ben riuscito. Che, di certo, riuscirà ad appassionare e ad emozionare molta gente.

VOTO: 7/10

Marina Pavido

SUFFRAGETTE di Sarah Gavron in sala l’8 marzo

Ricevo e volentieri pubblico

 

LE DONNE DEL CINEMA AMERICANO ELEGGONO SUFFRAGETTE COME FILM SIMBOLO

Nelle sale italiane dall’8 marzo, con anniversario 70 anni di voto alle donne italiane

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L’associazione Women Film Critics Circle, che rappresenta l’identità femminile nel cinema statunitense, ha annunciato la sua lista annuale di vincitori. Il film di Sarah Gavron, Suffragette, interpretato da Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Ben Whishaw, Anne Marie Duff, Brendan Gleeson, Romola Garaie e con Meryl Streep, ha ottenuto ben sette nomination, tra queste anche Miglior Film fatto da donne e riguardante donne, Miglior Immagine Femminile in un film, Miglior Attrice, Miglior Insieme e Miglior Regista.

Suffragette è il film sugli anni caldi della lotta per l’emancipazione femminile che portò le donne alla conquista del voto nel Regno Unito.

suffragetteNelle piazze Emmeline Pankhurst (il Premio Oscar Meryl Streep) attivista e politica britannica guidava il movimento suffragista femminile del Regno Unito alla vigilia della prima guerra mondiale, e infervorava le donne gridando “Noi non siamo contro la legge! Noi vogliamo fare la legge!”; intanto Maud Watts (Carey Mulligan, vincitrice del BAFTA e candidata all’Academy Award® per An Education per cui è diventata una delle attrici più acclamate della sua generazione) lavorava in fabbrica per 13 ore al giorno, dall’età di 8 anni. E subire le pesanti avances del padrone era normale… Maud e le sue compagne, sono tra le pioniere del lungo percorso verso la conquista della parità dei diritti. Questo si racconta in Suffragette un film che ci parla della lotta delle donne, iniziata con l’ottenimento del voto.

Il film che ha aperto il London Film Festival, oltre al Festival di Torino,  uscirà in Italia distribuito da Bim-Cinema di Valerio De Paolis, il giorno della Festa della Donna, l’8 marzo, anche in coincidenza con l’anniversario dei 70 anni del primo voto delle donne nel 1946 in Italia.