LA RECENSIONE DI MARINA – VI PRESENTO TONI ERDMANN di Maren Ade

toni-erdmann-3-rcm0x1920uTITOLO: VI PRESENTO TONI ERDMANN; REGIA: Maren Ade; genere: commedia; anno: 2016; paese: Germania; cast: Peter Simonischek, Sandra Hüller, Michael Wittenborn; durata: 162′

Nelle sale italiane dal 23 febbraio, Vi presento Toni Erdmann, diretto dalla giovane regista tedesca Maren Ade, è attualmente candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero perla Germania, oltre ad aver vinto ben cinque Premi EFA ed il Premio FIPRESCI Critica Internazionale all’ultima edizione del Festival di Cannes.

Un padre, una figlia. Decisamente anticonvenzionale il primo, tutta dedita alla carriera la seconda. Due mondi che, con il passare del tempo, si sono allontanati sempre di più. È questa la storia di Winfried, il quale, pur di recuperare il rapporto con sua figlia Ines – diventata, per lui, ormai quasi un’estranea – e di insegnarle a prendere la vita con più leggerezza, la raggiunge per un breve periodo a Bucarest. Le cose, ovviamente, non sembrano mettersi troppo bene per il bizzarro Winfred, il quale viene sempre visto come una presenza estranea ed invadente. L’uomo, però, non si dà per vinto e, pur di trovare un modo di avvicinarsi alla figlia, inizia a spacciarsi per un diplomatico tedesco di nome Toni Erdmann, indossando una parrucca ed una vistosa dentiera. Sua figlia Ines accetta la sfida e, da quel momento, ne accadranno di tutti i colori.

peter-simonischek-ist-in-toni-erdmann-in-einer-doppelrolle-zu-sehen-als-toni-und-als-winfriedGià da una sommaria lettura della trama si può intuire che Vi presento Toni Erdmann è un vero e proprio crescendo di gag e situazioni al limite del reale. Ciò che fin da subito colpisce, però, è la singolare messa in scena adottata, la quale fa sì che ciò che vediamo sullo schermo non sia mai eccessivamente “urlato”, mai del tutto esplicito, ma, al contrario, grazie ad una regia essenziale e priva di ogni qualsivoglia orpello e, soprattutto, grazie ad una colonna sonora che prevede la quasi totale assenza delle musiche – fatta eccezione, ovviamente, per quelle prettamente diegetiche – si tratti di qualcosa di fortemente sottile, grottesco e raffinato allo stesso tempo. Basti pensare, ad esempio, alle sole espressioni di Winfried/Toni Erdmann o a situazioni al limite del reale come l’improvvisata festa per nudisti organizzata “involontariamente” da Ines. Il risultato finale ricorda, addirittura, alcune tra le migliori commedie scandinave degli ultimi anni (di Ruben Östlund e di Hans Peter Moland, ad esempio), le quali, si sa, proprio per queste loro caratteristiche “estreme”, o le si odia o le si ama. Ma tant’è.

toniOvviamente, una così accurata messa in scena degli espedienti comici presuppone anche una grande attenzione ai rapporti umani raccontati: apparentemente freddo, ma in realtà tenerissimo il rapporto tra Winfried ed Ines, si evolve in modo lineare nella sua complessità, fino ad arrivare all’agognato abbraccio finale ed al bellissimo gesto della ragazza che decide di indossare, scherzosamente, la dentiera usata dal padre per impersonare Toni Erdmann. Gli interpreti Peter SImonischek e Sandra Hüller, dal canto loro, hanno fatto di tutto per rendere sullo schermo degli ottimi protagonisti, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Winfried, vero cavallo di battaglia di tutto il lungometraggio.

Forse tutti i premi assegnati a Vi presento Toni Erdmann sono stati eccessivi? Può darsi. Il punto, però, è questo: se si pensa al lungometraggio della Ade come a qualcosa di sottile, raffinato e ben confezionato, di sicuro non si resterà delusi al termine della visione. E questa, ovviamente, non è cosa da poco.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

LA RECENSIONE DI MARINA: VIAGGIO DA PAURA di Alì F. Mostafa

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TITOLO: VIAGGIO DA PAURA; REGIA: Alì F. Mostafa; genere: commedia, drammatico; anno: 2015; paese: Emirati Arabi; cast: Fahad Albutairi, Shadi Alfons, Fadi Rifaai; durata: 108′

Nelle sale italiane dal 12 maggio, Viaggio da paura è l’ultimo lungometraggio diretto da Alì F. Mostafa, che ampi consensi di pubblico ha già ottenuto per i suoi precedenti lavori, City of Life e From A to B.

I protagonisti sono tre amici: Omar –insegnante di educazione fisica che a breve diventerà papà – Ramy – aspirante giornalista freelance orgoglioso dei suoi 737 followers su Twitter – e Jay – DJ squattrinato oppresso dalla dispotica figura paterna. I ragazzi decideranno di partire per Beirut, al fine di visitare la tomba del loro amico Hadi, morto anni prima durante un bombardamento. Tra situazioni al limite del surreale e rocambolesche avventure, i giovani avranno modo di rafforzare ancora di più il loro rapporto, oltre ad imparare a conoscere sé stessi.

un_viaggio_da_paura_madeline_zima_christina_ulfsparre_fahad_albutairi_shadi_alfons2Ciò che qui viene raccontato è, principalmente, la storia di una grande amicizia e del suo evolversi nel corso degli anni, oltre alla singolare commistione di tre differenti culture che vengono a contatto tra loro e che, proprio grazie ad importanti sentimenti in gioco, riescono a trovare validi punti d’incontro.

A metà strada tra il classico road movie irriverente, scanzonato e – spesso e volentieri politically scorrect – che tanto successo ha avuto negli Stati Uniti, e tra il prodotto crudo e realistico tipico della cinematografia mediorientale, il lungometraggio di Mostafa vede il regolare alternarsi di due diversi registri – dal comico al drammatico – fotografando con fedeltà e senza eccessivi buonismi tante diverse culture a stretto contatto tra loro, con tutta la drammaticità della guerra sullo sfondo.

From_AtoB_PR_Stills_141030.038Onesto, sentito, ma allo stesso tempo ironico e spensierato, Viaggio da paura ha dalla sua il fatto che, nonostante la grande attualità e l’imponenza dei temi trattati, un certo distacco abbia fatto da grande protagonista durante la lavorazione stessa, evitando, quindi, di rendere il prodotto eccessivamente autocommiserante e ricco di forti stereotipi. Allo stesso modo, gli interpreti si sono dimostrati perfettamente all’altezza dei ruoli loro assegnati, cambiando di volta in volta registro, ma senza mai andare sopra le righe e mantenendo – per tutta la durata del lungometraggio – una soddisfacente credibilità.

viaggio-da-paura-hdimgEppure sono, a volte, proprio questi cambi di registro a creare problemi a livello di scrittura. Essendo, infatti, spesso e volentieri, pericolosamente repentini, non sempre mantengono la necessaria linearità richiesta, ma fanno sì, al contrario, che determinate scene risultino eccessivamente finte, artefatte, oltre che decisamente poco coinvolgenti. Lo stesso si potrebbe affermare per quanto riguarda le numerose gag presenti nel film: interessante l’idea di alleggerire il tutto con qualche elemento comico, ma in questo caso, gli espedienti scelti risultano visti e rivisti, al punto da diventare quasi prevedibili. Peccato, perché per la sua onestà e per lo sguardo ingenuo e smaliziato allo stesso tempo, questo ultimo lavoro di Mostafa avrebbe potuto avere una riuscita di gran lunga migliore.

Detto questo, comunque, ci troviamo in ogni caso davanti ad un prodotto singolare nel suo genere, che – proprio per la personale lettura della società qui raccontata – senza dubbio merita, da parte dello spettatore, una certa fiducia.

VOTO: 6/10

Marina Pavido