LE VIE DEL CINEMA 2015 – i film di Venezia e i Pardi di Locarno a Milano

Ricevo e volentieri pubblico

AGIS lombarda e Comune di Milano

Sono lieti di presentare

le vie del cinema 2015

i film di Venezia e i Pardi di Locarno

Milano, 21-28 settembre 2015

 42 film provenienti da 19 paesi, 14 sale cinematografiche,

72 proiezioni, 10 incontri

per l’edizione 2015 nell’ambito di Expo in città

 Un giro del mondo cinematografico

le vie del cinema 2015

A pochissimi giorni dall’assegnazione del Leone d’Oro, AGIS lombarda e Comune di Milano sono lieti di annunciare il secondo appuntamento dell’anno con le vie del cinema. I film di Venezia e i Pardi di Locarno a Milano, una rassegna -patrocinata anche da MiBACT, Regione Lombardia e Consolato Generale di Svizzera, in collaborazione con Corriere della Sera- che rientra quest’anno tra gli appuntamenti di Expo in città.

Da lunedì 21 a lunedì 28 settembre arriveranno a Milano una selezione di film presentati alla 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e i Pardi premiati al 68° Festival del film Locarno. Ad accompagnare la rassegna anche tre film premiati alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro e al Milano Film Festival nonché tantissimi incontri per il pubblico.

 

Il ricco cartellone di quest’anno propone infatti, in lingua originale con sottotitoli in italiano, un totale di 42 film provenienti da 19 paesi diversi che verranno programmati in 14 storiche sale cinematografiche milanesi a gestione diretta, da sempre attente alla programmazione di cinema di qualità (Anteo spazioCinema, Apollo spazioCinema, Arcobaleno Filmcenter, Ariosto, Arlecchino, Beltrade, Centrale Multisala, Colosseo Multisala, Ducale Multisala, Eliseo Multisala, Mexico, Orfeo Multisala, Palestrina, Plinius Multisala), offrendo agli spettatori un giro del mondo squisitamente “cinematografico” e dando vita ad oltre 70 proiezioni cittadine.

 

Un programma non solo per cinefili. Accanto alle proiezioni dei film premiati ai Festival di Venezia e Locarno (con un focus sul cinema sudamericano indicato da Barbera come uno dei più promettenti nel panorama internazionale), verranno proposti titoli per gli appassionati di arte e musica, ad esempio JANIS di Amy Berg e HEART OF A DOG di Laurie Anderson, e film di richiamo per il grande pubblico: BLACK MASS di Scott Cooper, EVEREST di Baltasar Kormákur, THE DANISH GIRL di Tom Hooper e SPOTLIGHT di Thomas McCarthy.

 

Tra gli altri dalla 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia verranno proposti 33 film tra cui il Leone d’Oro DESDE ALLÁ di Lorenzo Vigas; BEHEMOTH di Zhao Liang, Premio Signis; PER AMOR VOSTRO di Giuseppe M. Gaudino | Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Valeria Golino; e ancora FRANCOFONIA di Aleksandr Sokurov; LA CALLE DE LA AMARGURA di Arturo Ripstein; TEMPÊTE di Samuel Collardey | Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione a Dominique Leborne; TANNA di Martin Butler e Bentley Dean | Premio 30. Settimana Internazionale della Critica; EARLY WINTER di Michael Rowe | Premio Giornate degli Autori ; ARIANNA di Carlo Lavagna | Miglior Attrice Esordiente Ondina Quadri; LA PRIMA LUCE di Vincenzo Marra; VIVA LA SPOSA di Ascanio Celestini.

Dal 68° Festival del film Locarno RIGHT NOW, WRONG THEN di Hong Sang-soo, Pardo d’oro | Pardo per la miglior interpretazione maschile; COSMOS di Andrzej Zulawski, Pardo per la Migliore Regia; SUITE ARMORICAINE di Pascale Breton, Premio FIPRESCI; PARADISE (MA DAR BEHESHT) di Sina Ataeian Dena, Swatch Art Peace Hotel Award | Premio Ecumenico; CHEVALIER di Athina Tsangari; GENITORI di Alberto Fasulo.

 

Inoltre dalla 50+1 Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro verranno presentati UN JEUNE POÈTE di Damien Manivel, Premio Lino Micciché Miglior Film | Menzione Speciale 67° Festival del film Locarno; PETTING ZOO di Micah Magee,

Premio del Pubblico.

Infine, a chiusura della rassegna, verrà proiettato il film vincitore del Premio del Pubblico del 20° Milano Film Festival.

Quest’anno sono numerosissimi gli incontri che accompagneranno le proiezioni dei film, a partire dalla tradizionale presentazione dei film in programma a cura di Paolo Mereghetti e Bruno Fornara, giovedì 17 settembre alle 18.00 presso la libreria Rizzoli Galleria. Seguiranno poi appuntamenti con registi, attori e critici: da Lina Wertmüller a Enzo Gentile, da Carlo Lavagna a Vincenzo Marra, un ricco programma di approfondimento che si svolgerà come da calendario allegato. Come sempre il pubblico delle sale avrà poi la possibilità di costruire il proprio personale percorso all’interno della rassegna, anche prendendo spunto dagli itinerari tematici che si snodano tra i paesi di provenienza dei diversi film.

 

Come sottolinea poi il Presidente dell’ANEC lombarda – Associazione degli esercenti cinema, Enrico Signorelli, “le vie del cinema si conferma uno degli appuntamenti più amati dal pubblico milanese. Una manifestazione che, nell’anno di Expo più che mai, unisce la città di Milano al mondo intero grazie alla presentazione di film della cinematografia mondiale, proposti in anteprima assoluta e in lingua originale con sottotitoli in italiano. L’obiettivo è per noi quello di creare, anno dopo anno, spettatori più attenti e consapevoli, valorizzando il legame tra pubblico e sala cinematografica, il luogo per eccellenza in cui si crea il valore del film e la sua “affinità elettiva” con chi lo guarda. In questo caso sono 14 le sale cittadine che parteciperanno alla rassegna, offrendo un vasto calendario di appuntamenti a un pubblico sempre più variegato che comprende, oltre ai cinefili, gli amanti della musica, senza dimenticare il grande pubblico”.

Il nuovo trailer delle vie del cinema è disponibile a questo link http://bit.ly/1KeEdws ed è in rotazione nelle sale milanesi che aderiscono al progetto. AGIS lombarda terrà aggiornato il suo pubblico attraverso i canali social, Facebook https://www.facebook.com/agis.lombarda e Twitter https://twitter.com/AgisLombarda, dove sarà possibile avere notizie quotidiane e aggiornamenti sulla rassegna. Il progetto s’inserisce nell’ambito di una serie di iniziative con l’intento di valorizzare, attraverso le nuove tecnologie, le attività delle sale cinematografiche.

 

BIGLIETTI E CINECARD

  • Biglietto intero 7,50 euro
  • Cinecard (non più di due biglietti per film)

27 euro per 6 ingressi | 40 euro per 10 ingressi | 56 euro per 16 ingressi

 

CINECARD

da martedì 15 settembre, dalle ore 12.30. Dal sito lombardiaspettacolo.com nella sezione ACQUISTA ONLINE scegli “CINECARD” e segui le indicazioni di acquisto sulla piattaforma WebTic (previa registrazione alla piattaforma di vendita).

Le Cinecard saranno in prevendita anche presso Apollo spazioCinema, Arcobaleno Filmcenter e Colosseo Multisala (in orario di apertura dei cinema).

da venerdì 18 settembre utilizza la tua Cinecard per riservare i tuoi posti. Online, seguendo la medesima procedura indicata per acquistare i biglietti. Effettua il login per accedere alla schermata di acquisto e scegli CINECARD. Inserisci NUMERO ABBONAMENTO e PIN e riserva i tuoi posti in sala. Scegli STAMPA I BIGLIETTI per stamparli direttamente a procedura terminata e per riceverli via mail. Al cinema, presenta il biglietto stampato o mostra la schermata del biglietto sul tuo smartphone/tablet al personale addetto al controllo accesso sale, senza passare dalla cassa. Se invece scegli STAMPA LA RICEVUTA dovrai ritirare il biglietto all’Infopoint o alle casse dei cinema. Porta con te la Cinecard con cui hai fatto l’acquisto oppure la stampa della ricevuta arrivata via mail.

  • La Cinecard da sola non consente l’ingresso in sala. Per accedere alle proiezioni è necessario scaricare i biglietti per i film scelti (compatibilmente con i posti disponibili).
  • La Cinecard è valida solo se accompagnata dallo scontrino fiscale consegnato al momento dell’acquisto.
  • Il biglietto acquistato o riservato con Cinecard non può essere in alcun modo sostituito.

 

BIGLIETTI

da venerdì 18 settembre, dalle ore 12.30. Dal sito lombardiaspettacolo.com nella sezione ACQUISTA ONLINE scegli “BIGLIETTI” e segui le indicazioni di acquisto sulla piattaforma WebTic (previa registrazione alla piattaforma di vendita). La procedura di acquisto online consente di stampare direttamente a casa i biglietti a 7,50, evitando le code alle casse dei cinema. Per assistere alle proiezioni presenta il biglietto stampato o mostra la schermata del biglietto sul tuo smartphone/tablet al personale addetto al controllo accesso sale, senza passare dalla cassa. Non è prevista la funzione “carrello”. Di conseguenza l’acquisto dei biglietti andrà perfezionato per ciascuna proiezione con una nuova transazione con carta di credito. Si consiglia di lasciare intercorrere qualche minuto tra un acquisto e l’altro poiché nel caso di acquisti multipli consecutivi i sistemi di sicurezza bancari potrebbero inibire le ultime transazioni. L’acquisto è possibile attraverso carte di credito e carte prepagate dei circuiti Visa e Mastercard.

I biglietti saranno in vendita anche:

> all’Infopoint c/o l’Apollo spazioCinema, aperto tutti i giorni da 18 al 27 settembre, dalle ore 12.30 alle ore 20.00

> alle casse dei cinema il giorno stesso delle proiezioni

 

Informazioni: info@agislombarda.it

VENEZIA 72: VENICE DAYS AWARD – PALMARES 2015

Dal sito ufficiale della mostra

venice day

PALMARES 2015
VENICE DAYS AWARD

La Giuria Ufficiale del Venice Days Award presieduta da Laurent Cantet ha assegnato, nell’ambito della Selezione Ufficiale, il Premio Giornate degli Autori a:
EARLY WINTER di Michael Rowe
Canada – Vendite internazionali: Pyramide International
La Giuria era composta dai partecipanti al programma 28 Volte Cinema del Parlamento europeo.
Questa la motivazione: “La giuria ha apprezzato la compiutezza dell’esecuzione, l’originalità del ritratto della vita quotidiana e la maturità della mise en scène. La forza interpretativa degli attori, che si unisce a queste qualità, ha generato una forte empatia con personaggi che possono sembrare inizialmente sgradevoli.”
Il Premio comprende un contributo in denaro di 20.000 Euro che viene egualmente ripartito tra il regista e il venditore internazionale del film, che si impegna a utilizzare la cifra ricevuta per la promozione dell’opera.

PREMIO DEL PUBBLICO BNL Promosso da BNL Gruppo BNP Paribas
20802-As_I_Open_My_Eyes_3À PEINE J’OUVRE LES YEUX – AS I OPEN MY EYES di Leyla Bouzid
Francia, Tunisia, Belgio, Emirati Arabi Uniti – Vendite internazionali: Doc & Film International

LABEL EUROPA CINEMAS
À PEINE J’OUVRE LES YEUX – AS I OPEN MY EYES di Leyla Bouzid si è aggiudicato la dodicesima edizione del Label Europa Cinemas come miglior film europeo delle Giornate degli Autori.
Ricevendo questo riconoscimento, il film beneficerà di un supporto promozionale da Europa Cinemas e di una migliore visibilità grazie all’incentivo finanziario per una rete di sale che lo programmerà.
La Giuria ha attribuito il Premio con la seguente motivazione:
Leyla Bouzid crea un’opera prima che è allo stesso tempo originale e profonda, ambientata nella sua nativa Tunisia. È un confortante spaccato di società araba ritratta in un film che si concentra sul rapporto tra una figlia – una giovane ribelle cantante in una rock band politicamente impegnata – e sua madre, nel periodo immediatamente antecedente alla primavera araba. Lo sviluppo dei personaggi è eccellente e rifugge facili stereotipi, mentre l’approccio visivo del regista resta molto distinto. In un momento in cui in Europa siamo così consapevoli della crisi dei rifugiati, questo film porta un senso di ottimismo e di potenziale progresso e risoluzione per questa zona del mondo.

Questa la giuria composta da esercenti che ha deciso l’attribuzione del Premio:
Nancy J Garceau, Spagna
Nico Marzano, UK
Krijn Meerburg, Olanda
Renate Wur, Austria

PREMI FEDEORA
La Giuria della Federazione dei Critici Cinematografici Europei e del Mediterraneo composta da Dubravka Lakic (Presidente), Rita Di Santo, Nenad Dukic e James Evans ha assegnato i seguenti premi ai film della Selezione Ufficiale:

MIGLIOR FILM
20908-Underground_Fragrance_4UNDERGROUND FRAGRANCE di Pengfei – Francia/Cina
Film sensibile e intelligente, “Underground Fragrance” rivela il ventre della società moderna cinese ed è diretto con grande abilità e determinazione.

MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE
island_city_03Ruchika Oberoi, ISLAND CITY – India
Island City ci ha colpito per la sua visione surrealista di un mondo pseudo-moderno che comunque affonda le sue radici nella realtà della vita quotidiana.

MIGLIOR ATTRICE ESORDIENTE
20780-Arianna_3Ondina Quadri, ARIANNA – Italia
Una potente e impressionante interpretazione che comunica giovanile fragilità bilanciata da uno spirito forte e indipendente.

PREMIO “LAGUNA SUD” Prima Edizione
La Giuria composta da cinque abitanti di Chioggia e Pellestrina – Giorgia Boscolo Meneguolo, Graziella Boscolo Todaro, Giovanni Scarpa, Paola Stefani, Alessandro Tiozzo – ha attribuito i seguenti premi ai film della Selezione Ufficiale delle Giornate degli Autori:

MIGLIOR FILM 20814-Lolo_1LOLO di Julie Delpy – Francia

MIGLIORE SCOPERTA ITALIANA ARIANNA di Carlo Lavagna

Le Giornate degli Autori sono promosse da ANAC e 100autori, in accordo con la 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Main Sponsor: Direzione Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, BNL Gruppo BNP Paribas

Creative Partner: Miu Miu.

Partner: SIAE, SubTi, Premio Lux del Parlamento Europeo.

Partner Tecnici:Frame by Frame, I-Club, L’Eco della Stampa, Europa Cinemas, Cinecittà News, Cineuropa.

VENEZIA 72: SCRITTORI A VENEZIA – MICHAEL ROWE

Dal sito ufficiale della Mostra

SCRITTORI A VENEZIA
Writers Guild Italia (WGI) incontra gli sceneggiatori presenti con le loro opere alla 72°
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2-12 settembre 2015)
MICHAEL ROWE
Ha scritto… EARLY WINTER
Michael Rowe australiano è sceneggiatore e regista di Early Winter. Il film è stato presentato alle Giornate degli autori.

E’ il suo terzo lungometraggio, dopo aver vinto la Camera d’or a Cannes nel
2010 con Ano Bisesto e presentato Manto Aquifero al festival di Roma nel 2013.

Ciao Michael, ti faccio questa intervista per la Writers Guild Italia e vorrei parlare soprattutto del tuo lavoro come scrittore. Non so come sia la situazione in Australia o in Messico dove hai lavorato, ma in Italia gli sceneggiatori non sono molto considerati.
E’ lo stesso in ogni paese. E’ il motivo per cui sono diventato regista. Ho fatto lo sceneggiatore per dieci anni, ma nessuno voleva dirigere i miei script e allora mi sono deciso a farlo da solo.
Come prima cosa ti chiedo di parlarci di Early Winter, ci puoi fare un pitch del film?
Oh odio i pitch, sono terribili da fare, non li faccio mai, sono una delle cose più faticose. Comunque il film parla di una crisi matrimoniale, che sembrerebbe arrivare a una risoluzione alla fine del film, ma in effetti non ci arriva.
Hai dichiarato che è anche un film sulla solitudine, che è un tema che hai già esplorato nei tuoi film precedenti. Perché sei così interessato alla solitudine?
Credo che faccia sempre parte della condizione umana, ma in particolare il mondo moderno ci ha portati a una condizione di solitudine che non è realmente necessaria. Ciò che ci impedisce di essere soli nella realtà sono la famiglia e gli amici, le connessioni umane sono la risposta. Quando non abbiamo rapporti umani ci chiudiamo in noi stessi e diventiamo soli e in qualche modo anche disturbati. E questo diventa un paradosso con le tecnologie moderne, che danno accesso istantaneo a chiunque in qualunque parte del mondo, in qualsiasi paese, ma allo steso tempo ti lasciano più
isolato che mai, perché non si hanno reali contatti umani con le persone che ci circondano. E il contatto reale penso che sia l’unica forma di connessione che nutre a livello emotivo.
Il protagonista del film è un uomo profondamente solo, anche se in apparenza ha una bella famiglia: due figli, una moglie…
Credo che molte coppie nel mondo abbiano provato la solitudine, nonostante il matrimonio. Penso che sia facile lasciarsi andare alla solitudine. Il protagonista, David, si sforza di mantenere un legame con la sua famiglia, con sua moglie, anche se i suoi turni di lavoro (lavorando come infermiere in una casa di cura) rendono tutto molto difficile. Soprattutto per il poco tempo che riesce a passare con i figli, anche la relazione con sua moglie è difficile, perchè lei finisce per coltivare del risentimento nei suoi confronti, che la rende aggressiva. Inoltre anche la moglie ha dei problemi di solitudine, viene dalla Russia e vive in Canada da una quindicina di anni e questo l’ha segnata in un certo modo.
Come hai lavorato dalla scrittura della sceneggiatura alle riprese? Avevi già tutto scritto con precisione o hai fatto cambiamenti sul set?
Ho lavorato molto sullo script, ma una volta fatta la seconda stesura è cambiato poco nelle riprese e il risultato finale è molto vicino alla sceneggiatura. Ho lavorato molto con gli attori sui dettagli, riguardo alle motivazioni. Da sceneggiatore trovo che le persone fanno le stesse cose per motivi diversi e questo mi porta a riscrivere i dialoghi. Quindi ho lavorato anche con Paul e Suzanne su questo, abbiamo lavorato insieme sui personaggi per scoprire cose che avrebbero o non avrebbero potuto fare. In questo film più che negli altri miei film precedenti c’è improvvisazione, una cosa che di solito non mi piace e non la consento. Ma nel film ci sono un paio di scene dove Suzanne improvvisa. Prima ho girato sempre in poco tempo, anche solo 17 giorni, mentre questa volta ho avuto più tempo e degli attori molto bravi, c’era tempo di mettersi alla prova per scoprire cose nuove. Comunque non faccio mai prove prima di girare, perchè mi piace sfruttare l’energia viva della performance attoriale.
Ho notato che nel film non c’è tanto dialogo, anzi credo che nei momenti chiave i silenzi siano più significativi delle parole.
Credo sia nella natura della sceneggiatura veicolare le informazione attraverso le immagini. Il dialogo è necessario, perché naturalmente nella vita le persone parlano e sarebbe strano se non lo facessero, ma cerco sempre di dare la maggior parte delle informazioni attraverso le immagini. E’ difficile per me fare lo sceneggiatore perché non sono proprio nato per le immagini, vengo dalla poesia e dal teatro, che sono più orientati sull’uso del linguaggio verbale, ma ce la metto tutta perché il vero linguaggio del cinema sono le immagini.
Quindi come sei arrivato a fare lo sceneggiatore?
Ero un bambino strano, un po’ ossessivo e sognavo di cambiare il volto della poesia inglese, volevo proprio cambiare il modo in cui si fa poesia in lingua inglese. Ho iniziato a scrivere poesie a 6 anni e a 16 anni ho deciso che avrei fatto questo cambiamento e fino ai 22 anni scrivevo dalle 7 alle 30 poesie al giorno. E poi ho studiato la storia della poesia inglese dal medioevo al ventesimo secolo. E di tutti gli autori che leggevo pensavo “potrei scriverlo anche io”. E così sono arrivato al 1923 e a TS Eliot e improvvisamente ho pensato “questo non posso farlo”, così ho abbandonato la poesia. Ho smesso di scrivere poesie ed ero… non so insomma mi ero sempre immaginato come una sorta di poeta tragico e all’improvviso non sapevo che fare della mia vita. Dovevo guadagnarmi da vivere, per pagare le bollette e tutte quelle cose orribili. Quindi, avendo un certo talento per la scrittura, ho pensato di fare qualcos’altro, come il teatro e guadagnare con quello, un po’ come una sorta di prostituzione intellettuale. Ho partecipato a un concorso con due pièce teatrali e delle persone che avevano una compagnia di teatro mi hanno chiamato dicendo: abbiamo visto le tue pièce e vogliamo
lavorare con te. Ma poi è venuto fuori che il progetto era per la televisione e per me già il teatro era una forma di prostituzione, quindi la televisione era fuori questione. Ma le persone che mi avevano chiamato erano molto preparate e gentili e non sapevo come dire di no. Quindi ho speso tutti i miei risparmi per comprarmi un biglietto per il posto più lontano che potessi permettermi ed era il Messico. Così ho detto loro: mi spiace non posso lavorare con voi perché parto per il Messico. E sono partito e lì ho smesso di scrivere per tre anni, perché non credo nello scrivere in una lingua che non
sia quella del posto dove sei, penso sia disonesto. Quindi non ho scritto per tre anni, il che mi ha quasi ucciso. E quando sono tornato a scrivere, alla fine in spagnolo, poiché la mia grammatica non era tanto buona ho seguito un corso di sceneggiatura, perché la sceneggiatura è scritta al presente e quindi non dovevo coniugare i verbi e per il dialogo penso di aver un buon orecchio, quindi ho pensato che sarei stato capace di farlo. Poi dopo dieci anni passati a scrivere sceneggiature non trovavo nessuno che volesse dirigerle, quindi ho lasciato il lavoro e speso tutti i risparmi per comprarmi una telecamera, ho letto dei libri sulla regia cinematografica e ho scritto una sceneggiatura con due personaggi in una stanza e ho girato il mio primo cortometraggio. Il fatto è che
non ho trovato nessuno che dirigesse le mie sceneggiature, quindi ho dovuto farlo io. Non volevo fare il regista, anzi l’odiavo, credevo fosse un noioso lavoro tecnico, dove bisognava urlare alla gente cosa fare e sapere molte cose sulle ottiche e sulle macchine da presa e anche se pensavo fosse terribile dovevo imparare. Ma dopo un po’, quando ho iniziato davvero a lavorare, ho scoperto che non era necessario avere molte nozioni tecniche. La cosa importante è che quello che volevo nello script fosse poi tradotto nel film, quindi non è tanto difficile, anzi mi piace la regia, è molto meglio
della scrittura. Scrivere è un lavoro solitario, ti trovi da solo faccia a faccia con i tuoi peggiori demoni ed è terribile, nessuno può aiutarti. Invece sul set tutti sono lì per aiutare il regista! Gli attori e il direttore della fotografia con la loro esperienza vogliono aiutarti. E’ molto più difficile fare lo scrittore, sul set ti portano il caffè quando vuoi, mentre quando scrivi a casa tua devi farti il caffè da solo.
Quando scrivi hai in mente un pubblico di riferimento?
No mai. Credo che l’unico impegno e la sola responsabilità che abbiamo come scrittori sia nei confronti dei personaggi. E non bisogna mai dare ascolto alle parti cattive di noi stessi, ai dubbi. Nel mio secondo film avevo una scena con una ragazzina che aveva a che fare con lucertole e scarafaggi e a un certo punto ho pensato “Come farò a dirigere questa scena?” e mi sono detto “Stai zitto!” ci penserai quando ci arrivi. Non so per gli altri, ma la mia voce come scrittore è molto debole e fragile e se lascio entrare altri pensieri e preoccupazioni finirà per esserne danneggiata. Quindi devo fare molta attenzione a non pensare a niente eccetto, non me stesso, ma i personaggi. A volte scrivi qualcosa e poi ti chiedi: “Cosa penseranno quando vedranno questa scena?” e non si può pensare così, è il tuo personaggio, è lui che vuole così, tu come scrittore non hai responsabilità.
E come scegli i tuoi personaggi?
Sono loro che scelgono me. Penso che quando scrivo come si deve in realtà sto canalizzando, non scrivendo. Mi si scalda la testa, sudo molto e di solito scrivo in mutande. Mi ricordo che mentre stavo scrivendo Ano Bisesto, il mio primo film, una volta alle tre di notte all’improvviso ho esclamato: “OH!”. Come prima cosa ho avuto paura di svegliare mia moglie e ho realizzato che l’avevo detto a voce alta, ma perché l’avevo fatto? E l’ho fatto perché nel dialogo qualcuno aveva detto qualcosa che
non mi aspettavo. E mi sono chiesto: ma come fai a dire questa cosa? Un momento, ma chi è che sta scrivendo? Perché non ero io! E ho capito che quando stai veramente scrivendo come si deve non sei per niente in controllo. I personaggi fanno quello che vogliono e tu stai solo leggendo.
Tu sei originario dell’Australia, poi ti sei trasferito in Messico e Early Winter è ambientato e girato in Canada. Come mai hai questa esperienza di viaggio continuo?
Quello che cerco di raggiungere è il fatto che le persone sono universali, non importa da dove vengano. Puoi essere russo e vivere in Canada, o venire dall’Australia e stare in Messico, o trasferirti da una grande città come Città del Messico in un piccolo villaggio. I miei film sono molto legati ai luoghi e stranamente i personaggi vengono spesso da altri posti, sono in qualche modo stranieri, intrappolati in un posto a cui non appartengono. Questo è un po’ inquietante, ma c’è sempre un profondo senso di spaesamento.
Il direttore del festival Barbera ha dichiarato che ci sono troppi film low budget che diventano film di cattiva qualità. Tu cosa ne pensi?
Non sono d’accordo. Ho girato il mio primo film con nulla, qualcosa tipo 15.000 dollari. Penso che bisogna essere intelligenti e scrivere per il budget che si ha a disposizione. Se sai che non puoi avere molti soldi devi scrivere una sceneggiatura con due persone in una stanza e devi essere abbastanza bravo per rendere la sceneggiatura profonda e interessante e piena di tensione. E si può fare, ma è necessario scrivere, devi sapere quello che stai facendo e prenderlo sul serio. Per me è un limite interessante, un limite che ti può liberare a volte. Se sai che non puoi andare da nessuna parte, sei chiuso dentro una stanza, devi davvero saper scrivere per arrivare a delle rivelazioni dei personaggi, a dei segreti nascosti, elementi che ti portano più in profondità nei personaggi. Per avere movimento drammatico se non ti puoi spostare fisicamente, devi comunque andare da qualche parte e devi andare a fondo, all’interno, per svelare strati di verità. Bisogna essere consci del budget, non puoi scrivere Star Wars per una produzione da 100.000 dollari. Penso sia questo che porta a una cattiva
qualità, quando il concept del film non è pensato per il low budget.
Credi sia utile lavorare perché si dia più riconoscimento al ruolo dello sceneggiatore? Di solito è il regista ad essere considerato autore del film, mentre lo sceneggiatore non ottiene molto credito, sia economico che artistico.
Sì, questa tendenza viene da Hollywood, negli anni venti i registi avevano molto potere, perché su un film erano loro a fare tutto quanto. Poi man mano che l’industria cresceva i produttori hanno cominciato a chieder più film e un regista non poteva fare un film ogni 4 anni, ma doveva farne un paio l’anno. Così i registi hanno detto: “Bene lo possiamo fare, ma abbiamo bisogno di uno script. Portami uno di quegli idioti scribacchini e potrai avere il tuo Romeo e Giulietta nel mondo dei gangster”. Quindi prendevano la sceneggiatura e la filmavano come volevano, cambiando quello che volevano, perché era il regista ad avere il potere e la firma del film. Era sempre un film di (il regista) e
poi scritto da (lo sceneggiatore). Io credo che per i credits dovrebbe essere il contrario, perché il lavoro più difficile a livello creativo è quello della sceneggiatura. Per me dovrebbe essere un film di (lo sceneggiatore) diretto da (il regista). E questo è qualcosa che farò nel mio prossimo film, di mettere il mio nome come sceneggiatore prima. A film by Michael Rowe, directed by Michael Rowe.
Puoi dirmi qualcosa sul tuo prossimo progetto?
Un sacco di sesso!
E’ un buon modo per mostrare senza linguaggio, il sesso è comunicazione senza parole…
Sì, esattamente. Quindi un sacco di sesso!

Intervista a cura di Fosca Gallesio
Traduzione in italiano di Fosca Gallesio

Venezia 72 by Marina – 1° giornata

Cari amici!

Nella giornata di apertura della 72° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, e in attesa dei lungometraggi in corsa per il Leone d’Oro, ecco i primi film in sala al Lido!

SEZIONE “SETTIMANA DELLA CRITICA”

JIA – THE FAMILY – di Shumin Liu

the familyUna coppia di anziani ed i loro figli. Tutta una vita insieme fatta di fatiche, gioie e dolori. Fino ad un inaspettato epilogo. Film intenso, ben scritto e ben interpretato. Il pubblico entra subito a far parte della storia e ne resta affascinato. Ottima regia, immagini indimenticabili. VOTO: 8/10

SEZIONE “ORIZZONTI” (CONCORSO)

UN MONSTRUO DE MIL CABEZAS – di Rodrigo Plà

Un_monstruo_de_mil_cabezas_-659x276Una donna cerca, disperatamente, di salvare la vita del marito malato di tumore, facendosi prescrivere farmaci illegali e minacciando chiunque le metta i bastoni tra le ruote. Interessante tema, ma, purtroppo, dopo un inizio avvincente, manca un crescendo necessario. Un film che fa fatica a reggere la durata di 75′. VOTO: 5/10

SEZIONE “GIORNATE DEGLI AUTORI”

EARLY WINTER – di Michael Rowe

early winterTerzo film di una trilogia sulla solitudine, racconta la vita di un coppia alla deriva per colpa della tecnologia che ha preso il sopravvento sulla vita reale. Ottima regia, ottimi attori, intenso e realistico, ma, purtroppo, inferiore rispetto ad i precedenti film dell’autore. VOTO: 7/10

MA – di Celia Rowison Hall

Ma-opera-prima-di-Celia-Rowlson-Hall1la figura della donna in tutte le sue accezioni, con una serie di rimando alla Bibbia. Interessante l’assenza di dialoghi unita a scenografiche coreografie. Il tutto, però, risuta oltremodo eccessivo e pretenzioso. VOTO: 5/10

LA MEMORIA DEL AGUA – di Matias Bize

la memoria del agua 2Una coppia decide di separarsi in seguito alla morte per annegamento del figlioletto di 4 anni. I due, però, non riusciranno mai a chiudere davvero con il passato. Film introspettivo quanto basta, ma, dal punto di vita della sceneggiatura, piuttosto scontato e banale. Qualcosa che è già stato visto e rivisto. VOTO: 6/10

ISLAND CITY – di Ruchika Oberoi

island_city_03Tre episodi collegati tra loro raccontano la vita in una grande metropoli indiana. Intelligente, tagliente ed a tratti esilarante, il film racconta una società in cui il lavoro, la televisione e, più in generale, le tecnologie hanno preso il sopravvento sulla vita reale. Divertente quanto spietato. E tristemente attuale. VOTO: 8/10

KLEZMER – di Piotr Chrzan

klemzerNella Polonia invasa dai nazisti, un gruppo di contadini polacchi trova, nei boschi, un ragazzo ebreo in fin di vita. Il dilemma è: consegnarlo o non consegnarlo ai tedeschi? Da qui un’interessante riflessione, sulla vita, sulla morte e sulla religione. Ben realizzato e per nulla scontato. VOTO: 7/10

FILM DI APERTURA – FUORI CONCORSO

EVEREST – di Baltasar Kormakur

everestLa storia vera di un gruppo di scalatori che, nel 1996, hanno perso la vita a causa di una tempesta e della mancanza di ossigeno, dopo aver raggiunto la cima dell’Everest. La sceneggiatura scarna potrebbe far pensare alla volontà di incentrare il film sugli effetti speciali (grazie anche all’uso del 3D), ma anche in questo ambito, purtroppo, il prodotto lascia piuttosto a desiderare. Una sorta di “Gravity” ambientato sulle pareti dell’Everest. Sopravvalutato. VOTO: 5/10