PHANTOM BOY -di Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli

hero_phantom-boy-2016TITOLO: PHANTOM BOY; REGIA: Alain Gagnol, Jean-Loup Felicioli; genere: animazione, fantastico, poliziesco; anno: 2015; paese: Belgio, Francia; durata: 84′

Nelle sale italiane dal 9 marzo, Phantom boy è l’ultimo lungometraggio di animazione di Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli, presentato in anteprima al 33° Torino Film Festival e vincitore del Platinum Grand Prize al 18° Future Film Festival.

Leo è un ragazzino di undici anni costretto a sottoporsi a pesanti cure in ospedale. Egli, da quando ha scoperto di essere malato, ha il potere di uscire dal proprio corpo durante il sonno, senza essere visto da nessuno. Alex, invece, è un giovane poliziotto ferito da un pericoloso malvivente dal volto sfigurato che minaccia di distruggere New York con un potente virus informatico. Grazie ai poteri di Leo – e grazie anche all’aiuto della caparbia giornalista Mary – però, l’uomo potrà portare avanti la sua inchiesta anche dall’ospedale.

phantom_boy_09Leo è, dunque, un piccolo fantasma che ogni notte vola sulla città di New York. La sua figura si snoda sinuosa tra i palazzi quasi come se stesse danzando. I disegni – rigorosamente a mano, bidimensionali, dai fondali spigolosissimi e dalle figure che stanno a ricordare le opere di Picasso (in particolare per quanto riguarda il volto del malvivente sfigurato) e di Modigliani – stanno bene a sottolineare questo contrasto sogno/realtà, così come la contrapposizione tra il mondo dell’infanzia e quello dell’età adulta. Al contempo, il genere polar – in piena tradizione francese, ovviamente – sembra inizialmente contrapporsi al surreale, all’onirico. Eppure, alla fine, tutto riesce a trovare un punto di incontro, in Phantom boy. Ed il risultato è un’armonia di immagini e di colori per una storia semplice ma raffinata, che fa di questo ultimo lavoro della coppia di registi una vera e propria perla dell’animazione europea.

phantom-boyE così, dunque, la Francia si conferma ancora una volta come una delle nazioni, in Europa, più prolifiche ed interessanti, per quanto riguarda l’animazione stessa. Infatti, se si ripensa anche solo alle produzioni degli ultimi anni, di nomi promettenti, di fatto, ce n’è parecchi: da Sylvain Chomet (L’illusionista) a Rémy Chayé (Tout en haut du monde), senza dimenticare Stephane Aubier, Vincent Patar e Benjamin Renner (Ernest e Célestine), oltre all’ottimo Jean-François Laguionie (Le stagioni di Louise).

Dopo il successo di Un gatto a Parigi (2011), candidato, tra l’altro, al Premio Oscar come Miglior Film di Animazione, ecco che la coppia Gagnol-Felicioli riconferma, dunque, il proprio talento con un lungometraggio che per stile e genere ricorda sì il precedente lavoro, ma con il quale, tutto sommato, sembra che i due abbiano dato prova di una loro ulteriore maturazione artistica.

VOTO: 8/10

Marina Pavido

 

VENEZIA 73 – THE WOMAN WHO LEFT di Lav Diaz

xmaxresdefault-jpg-pagespeed-ic-gd9ic1jyiiTITOLO: THE WOMAN WHO LEFT; REGIA: Lav Diaz; genere: drammatico; anno: 2016; paese: Filippine; cast: Charo Santos-Concio, Michael de Mesa, Nonie Buencomino; durata: 226′

Presentato in concorso alla 73° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, The woman who left è l’ultimo lungometraggio del pluripremiato regista filippino Lav Diaz, il quale, per questo suo lavoro, si è ispirato al romanzo di Lev Tolstoj Dio vede la verità ma non la rivela subito.

Horatia viene rilasciata, dopo trent’anni di carcere, in quanto dichiarata innocente. Una volta fuori scopre che suo marito è morto, riallaccia i rapporti con la figlia e parte alla ricerca di suo figlio, il quale ha deciso di sparire senza lasciare traccia. Durante il suo percorso, la donna farà degli incontri chela arricchiranno e le cambieranno la vita.

Anche questa volta il grande cineasta filippino non delude le aspettative. E lo fa mettendo in scena un dramma personale di cui – per il tema trattato, oltre che per la magistrale messa in scena – sentiamo subito di far parte. Ed è proprio questa messa in scena – ormai marchio stilistico collaudato – a rendere il lungometraggio un prodotto a dir poco monumentale, malgrado la durata di gran lunga inferiore ai precedenti lavori del regista. Vediamo perché.

Colpisce – fin dalla prima inquadratura – il curato e contrastato bianco e nero. I personaggi principali vengono rappresentati spesso in ombra, perfettamente in linea con i loro stati d’animo, mentre – soprattutto per quanto riguarda le scene diurne in esterno – i bianchi, quasi bruciati, rendono alla perfezione quel senso di agorafobia di chi – essendo stato rinchiuso per molti anni – fa fatica ad abituarsi nuovamente alla vita. Quel particolare senso di realismo – tipico del regista filippino – anche qui viene messo in scena con inquadrature a camera fissa (facendo uso solo sporadicamente – e quando strettamente necessario – di primi piani), mostrandoci la realtà così com’è, semplicemente. Solo nel momento in cui arriviamo al principale snodo narrativo la camera fissa viene abbandonata e le immagini sono fuori fuoco, rispecchiando il punto di vista dei personaggi (a cosa corrisponde, in fondo, la verità?). Ottima realizzazione per una storia tenera e commovente che prevede anche scene particolarmente toccanti destinate a restare nella memoria. Prima fra tutte, il momento in cui la protagonista ed il transessuale Hollanda da lei ospitato danzano e cantano insieme.

Uno dei momenti più alti del film, però, sta proprio nel finale, quando vediamo Horatia alla costante ricerca del figlio scomparso. Un plongé di ¾ ci mostra la donna che cammina in tondo su di un pavimento completamente ricoperto di volantini raffiguranti la foto del ragazzo. Ed ecco che la vicenda si trasforma quasi in un dramma di Ibsen, con le sue indimenticabili protagoniste. Picchi altissimi, per un lungometraggio che già di per sé mantiene un livello molto alto per tutta la sua durata.

È un film che fa male e, allo stesso tempo, lascia piacevolmente appagati, The woman who left. Una storia semplice, ma complessa. Un dramma personale, ma universale. Un’ulteriore conferma del regista filippino, il quale, a sua volta, si è già da tempo rivelato uno dei più interessanti cineasti contemporanei. Un film di che, forse, non verrà apprezzato come merita. Soprattutto guardandolo nell’ottica di un possibile Leone d’Oro. Una visione, però, a dir poco imprescindibile nell’ambito di un concorso che quest’anno, purtroppo, fatta eccezione per pochi titoli, si è rivelato piuttosto tiepido.

VOTO: 9/10

Marina Pavido

ASPETTANDO “SGUARDI SUL REALE” – domenica 12 aprile

Ricevo e volentieri pubblico

Il 5/o Festival del cinema documentario “Sguardi sul reale” si svolgerà dal 16 al 19 aprile a Terranuova Bracciolini (AR)

Aspettando il festival del cinema documentario “Sguardi sul reale”,  tra incontri, proiezioni, concerti

Domenica 12 aprile presso il Quasi Quasi social café di Terranuova Bracciolini (via Roma n.21) si terrà “Aspettando Sguardi sul Reale”, la giornata di proiezioni, incontri e concerti che anticipa la 5a edizione del festival di cinema documentario, a cura dell’associazione Macma (16-19 aprile, Terranuova Bracciolini, http://auditoriumfornaci.com). 

il diario di  felixL’apertura sarà dedicata alle tematiche sociali: alle ore 17.15 sarà proiettato “Il diario di Felix” (Italia, 2014, 75′) opera prima di Emiliano Mancuso, fotografo dell’agenzia Contrasto, che ha filmato per un anno la vita quotidiana in una casa famiglia (Casa Felix, nel quartiere di Torrespaccata, a Roma) per raccontare le vite dei ragazzi che la abitano.  Alla proiezione sarà presente il regista Emiliano Mancuso, Valerio, protagonista del film, Daniela Recchia, responsabile della comunità Casa Felix, Cesare Menchi, educatore, e Monica Cellai, assistente sociale, entrambi del comune di Terranuova Bracciolini. 

Alle ore 19.00, con uno spostamento di focus sulla formazione e il cinema, seguirà la presentazione dell’anteprima del nuovo numero del “Quaderno del Cinemareale”, prima rivista in Italia dedicata ai processi creativi del cinema documentario, realizzata in collaborazione con gli autori e i professionisti del settore. Saranno presenti gli autori Pinangelo Marino e Livia Giunti, che dibatteranno sull’articolo “Dieci% ispirazione, novanta% relazione. Formatori e pratiche formative nel cinemareale” a cura di Livia Giunti, una riflessione su scuole, laboratori, metodi e approcci a partire da una serie di conversazioni realizzate con i rappresentati di alcune delle maggiori realtà formative presenti oggi in Italia. 

Alle ore 20.00, dopo l’Aperitivo-cena con il concerto del Valdarno Jazz Trio, formato da Daniele Malvisi, Gianmarco Scaglia e Giovanni Conversano, la serata proseguirà, alle ore 21.15, con la proiezione del cortometraggio “Afronapoli United” (Italia 2014, 15′), di Massimiliano Pacifico, che racconta le imprese di una squadra di calcio, formata da migranti, rifugiati politici e ragazzi a rischio, che si intrecciano con la battaglia di Lello per diventare cittadino italiano e ottenere il riconoscimento legale del figlio.

FUORIGIOCO_sguardi sul realeChiude la giornata il documentario “Fuorigioco” (Italia 2015, 61′), di Domenico Rizzo e Davide Vigone, incentrato sulla vita dell’ex-calciatore Maurizio Schillaci. Maurizio è un uomo a cui non manca nulla: fama, soldi, donne, macchine. Ma un incidente sportivo compromette la sua carriera facendolo sprofondare nel vortice dell’eccesso. Il documentario ne racconta il presente, in una Palermo sotterranea e oscura, in cui affiora il tema della solitudine. Al film seguirà l’incontro con i registi, coordinato da Pinangelo Marino e Livia Giunti. Curerà la presentazione dei film e degli incontri Daniele Corsi. La serata è realizzata in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo.

Il Festival “Sguardi sul reale” è dedicato al cinema del reale e all’attualità, tra proiezioni, laboratori, mostre fotografiche, concerti e incontri. Si svolgerà dal 16 al 19 aprile presso l’auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini (via Vittorio Veneto), con un occhio rivolto al mondo contemporaneo e al panorama culturale attuale. Alcuni dei temi trattati saranno la Resistenza, la memoria pubblica e privata, l’immigrazione, il rapporto tra l’uomo e le sue radici e con l’ambiente. Tra gli eventi in programma, un omaggio al Maestro Luca Ronconi (16 aprile), la proiezione del documentario “Slow Food Story” di Stefano Sardo in occasione dello Slow Food Day (17 aprile), l’incontro con la scrittrice Angela Terzani Staude, moglie di Tiziano Terzani (18 aprile). E ancora: la mostra fotografica “Sguardi altrove” dedicata al fotoreportage internazionale, che si terrà da venerdi 17 a domenica 19 aprile presso Palazzo Concini a Terranuova Bracciolini (Ar) e che racconterà attraverso gli scatti potenti di Alvaro Laiz, Fausto Podavini, Sara Naomi Lewkowicz, Donald Weber e Oriol Segon Torra, la diversità, la violenza, il potere e l’amore. Inoltre quest’anno si terranno due laboratori di alta formazione, quello di fotografia con Marco Pinna (photo editor del National Geographic Italia) e Antonio Manta (tra i maggiori stampatori italiani), e quello di cinema documentario con Gianluca Arcopinto (organizzatore generale della serie TV Gomorra), Alessandro Rossetto (regista di “Piccola Patria” e “Feltrinelli”) e Jacopo Quadri (montatore del Leone d’Oro Gianfranco Rosi).

Il Festival è organizzato dall’associazione MACMA e promosso dal Comune di Terranuova Bracciolini e dall’Istituzione Le Fornaci con il sostegno della Fondazione Sistema Toscana, con la collaborazione di Festival della Fotografia Etica di Lodi, Cortona on the Move, Centro Sperimentale di Cinematografia, Slow Food Italia, Associazione Valdarno Culture, Quasi Quasi Social Cafè, e con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Arezzo, del Comune di Montevarchi e della Fondazione Toscana Spettacolo.                                                                  

Ingresso libero Info: http://auditoriumfornaci.com https://www.facebook.com/sguardisulrealefestival macma.info@gmail.com +39 3387829224